"Così non va.
L’obiettivo dev’essere la riduzione dei costi". Nell’Unione della Romagna
faentina aumento medio del 14,9%. I picchi a Casole e Brisighella con + 23 e +
21,5%
Tari, in arrivo aumenti
sui rifiuti tra il 3 e il 23% in provincia. Contrariamente a quanto avvenuto
per la Tasi, la cui concertazione con le amministrazioni locali è stata
«positiva» secondo la Cisl
Romagna ("In tutti i comuni ad eccezione di Cervia, dove
però l’aliquota base è stata abbassata dal 2,5% al 2,2%, siamo riusciti ad
ottenere le detrazioni, a Ravenna il risultato migliore", spiega il segretario responsabile dell’area di
Ravenna Antonio Cinosi), sulla determinazione della Tari,
secondo il sindacato, il confronto non è stato altrettanto positivo. "Nei
verbali di accordo sottoscritti con le diverse amministrazioni, come organizzazioni
sindacali abbiamo potuto condividere solo la riconferma del fondo di
restituzione denominato Tia, oggi ribattezzato Tari, non le modalità di
attuazione della tassa sui rifiuti", chiarisce Cinosi. E i risultati si
vedono. Gli incrementi degli importi che i ravennati hanno già iniziato a
pagare per la Tari nel 2014, sono cospicui: «Si va da un 3% medio nel comune di
Russi, cifre tutto sommato accettabili – stima Cinosi sulla base dei dati
forniti alle organizzazioni sindacali dalle amministrazioni stesse -, al 6%
medio di Ravenna, ad un incremento dell’8,31% medio per i comuni dell’Unione
della Bassa Romagna fino ad arrivare rispettivamente al 23% e al 21,5% in più
che pagheranno i residenti a Casola Valsenio e Brisighella".
Nell’Unione della Romagna faentina
l’aumento medio della tassa sui rifiuti sarà del 14,9% e a Faenza del
10-11%. In Bassa Romagna,
si va da un aumento del 3,12% di Alfonsine ad uno di 12,36% per Conselice,
mentre Lugo si ferma al 5,28%. "E stiamo parlando solo di utenze domestiche
– ricorda il segretario -: sulle attività produttive graverà di base un aumento
del 10% per la mancata possibilità di recupero dell’Iva: la preoccupazione
degli imprenditori è comprensibile". Incrementi inevitabili con
l’introduzione della Tari? Niente affatto per la Cisl, che in particolare non
ha condiviso tre scelte delle
amministrazioni, che hanno
influenzato la tariffa: il costo di riscossione affidato ad Hera, il cosiddetto
«carc», la cui incidenza ipotizzata inizialmente attorno all'1,5%, in realtà si
è attestata tra il 2,5 e 3% ("Ci sono comuni, come Rimini ad esempio, che
hanno fatto la scelta di gestirsi in proprio questo servizio e l’incremento
delle tariffe registrato è stato molto contenuto, in alcuni casi azzerato",
esemplifica Cinosi), l'aver caricato già da quest’anno il presunto costo degli
insoluti, stimato sulla base dei dati di Hera del 2013, sulla tariffa di tutti
("È un po’ come farmi pagare in anticipo per quelli che presumibilmente
evaderanno la tassa") e la ripartizione della percentuale del costo tra
l’utenza domestica e non domestica a macchia di leopardo, sulla base sempre dei
dati di Hera, che ha creato disparità enormi tra comune e comune (mentre prima
c’era una quota fissa per tutta la provincia).
"In un momento così
difficile per le famiglie ravennati – commenta
il segretario Cisl Romagna – ci saremmo aspettati scelte di
maggior gradualità nella transizione alla Tari. Terremo comunque ben presente
l’intenzione espressa da parte delle amministrazioni di verificare con le
organizzazioni sindacali come poter intervenire per correggere le tariffe nel
2015, tenendo fermo l’obiettivo, almeno, di non aumentarle ulteriormente l’anno
prossimo".
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