mercoledì 31 agosto 2011

MALE LA NOSTRA REGIONE PER LA TASSA SULLA MALATTIA

LO RICONOSCE ANCHE UNA PARTE DELLA SINISTRA


Ha iniziato male, proseguito peggio, speriamo che rimedi. E’ il mio, ovviamente come sempre personale, giudizio sulle scelte compiute dalla Regione Emilia Romagna sul nuovo balzello sulla sanità. Male l’inizio, quando scelse, appena emanato il decreto del Governo sull’aumento dei ticket, di affrettarsi a far sape-re che non li avrebbe applicati, volendosi distinguere dalla stragrande maggioranza delle altre Regioni. La materia, sosteneva la nostra Regione, è di mia competenza, quindi cittadini, state tranquilli, da noi nessun aumento.. Non è andata proprio così. Ha proseguito male regolamentando l’applicazione con cri-teri caotici ma soprattutto politicamente inacettabili, sia da destra che da sinistra. In primo luogo ci si aspettava una critica fortissima al governo se non altro per non far passare sotto silenzio l’affermazione della maggioranza che la sanità non sarebbe stata toccata dalla necessità di fare cassa, dal momento che questo,“evidentemente”, è una bugia. Ma soprattutto perchè non può essere sottaciu-to, in politica, che la sanità pubblica non si tocca. Si può chiedere al cittadino di andare in tasca su tut-to quando ce ne sia la necessità, e che questa ci sia è fuori discussione, ma non sulla sua salute. In una collettività solidaristica la tassa deve essere sulla salute, non sulla malattia. La persona che deve acqui-stare farmaci, che deve ricorrere al medico o fare esami per accertare il suo stato di salute, è una per-sona “sfortunata”, verso la quale va espressa solidarietà, non richiesta di denaro che aggiunge sfortuna a sfortuna. E’ colui che a fine anno ha avuto al fortuna di non avere avuto spese mediche che deve paga-re un contributo di solidarietà, non chi è stato ammalato, se in un vivere in comunità la solidarietà è un principio concreto, non una parola astratta.

PAZZI PER LA BOTTA SECCA: LE ASPIRAZIONI FRUSTATE DEL PARTITO DEI CAPITALISTI VOGLIOSI DI PATRIMONIALE

BERLUSCONI DELUDE LE INVOCAZIONI DI AMATO, CAPALDO E ABETE



Strano ma vero. Il partito dei capitalisti “patrimonialisti”, sconfitto dal capitalista Silvio Berlusconi, ora fa appello alla Svizzera. Anche se in una maniera che probabilmente non solleverà l’interesse di frau Eveline Widmer-Schlumpf, il neo ministro delle Finanze di Berna che nell’ultimo mese ha concluso un accordo fiscale sia con la Germania che con il Regno Unito. Facciamolo anche noi, ha detto ieri la capogruppo del Pd in Senato, Anna Finocchiaro. Anzi, portiamoci avanti: prima tassiamo i capitali scudati, poi facciamo una bella convenzione fiscale con la Confederazione elvetica che preveda l’obbligo per gli italiani di dichiarare i conti in Svizzera. Peccato che le convenzioni con Berlino e Londra prevedano l’esatto opposto. In sostanza il fisco tedesco, così come quello inglese, si accontenta di ricevere un pagamento forfettario dalla Svizzera per i conti correnti dei suoi cittadini che hanno scelto Ubs piuttosto che il Credit Suisse. Il fisco così incassa, seppur con lo sconto, soldi che non avrebbe visto. In cambio, viene riconosciuto il segreto bancario della Confederazione ormai area proibita per gli 007 delle Finanze tedesche o inglesi. Proprio quel che Giulio Tremonti non vuole. E, probabilmente, nemmeno la senatrice Finocchiaro. Ma la febbre da patrimoniale può giocare brutti scherzi. Da mesi, lo spettro della tassazione dei grandi patrimoni sembra la panacea di ogni male della Repubblica oberata dai debiti. Una botta secca da 30 mila euro cadauno per i 30 mila italiani più fortunati, esordì l’ex premier Giuliano Amato. Ma non chiamatela patrimoniale, semmai “una tassa sulla ricchezza”, anzi, sull’ostentazione della ricchezza che fa tanto plebeo. “Non mi interessa tassare la proprietà dello yacht, ma chi lo usa dimostrando la propria opulenza”, spiegò nel corso di “Ballarò” il dottor Sottile. Ancor più sofisticato fu l’ex banchiere Pellegrino Capaldo, che consigliò un’imposta sugli incrementi di valore (non osteggiata dai grandi immobiliaristi, si mormora). Più spiccio Luigi Abete, presidente di Assonime e di Bnl: basta l’uno per mille sulla ricchezza italiana “per raccogliere nove miliardi all’anno”.

martedì 30 agosto 2011

IL COCOMERO DI BAGNACAVALLO



Il cocomero non serve solo per dissetarsi, ma anche per cambiare il mondo e per rimettere le cose nel luogo giusto. Gli autori di questa storia sono alcuni coltivatori biologici romagnoli che hanno riscoperto una specie di cocomero che era diffuso fino a pochi decenni fa e poi abbandonata perché non rispettava le specifiche della grande distribuzione. Ma è successo l’imprevedibile. E’ successo che durante l’emigrazione italiana in Canada una famiglia di Bagnacavallo porta con sé i semi di questo cocomero e lo riproduce. Il risultato è che mentre da noi questa specie era scomparsa in Canada è sopravvissuta. Insomma i migranti sono una ricchezza in ogni senso. Senza di loro il cocomero di Bagnacavallo sarebbe definitivamente scomparso dalla faccia della Terra. Non sarebbe stata una gran perdita per molti, ma per me che l’ho mangiato vi garantisco che è una gran bella cosa che sia tornato a casa. Per sapere tutto sul cocomero di Bagnacavallo: http://www.radisa.it/ il fatto quotidiano

TIKET SANITARI: FALSITA’ E DEMAGOGIA NELLE DECISIONI DELLA GIUNTA REGIONALE


I tiket che vengono messi sulle prestazioni sanitarie e sui farmaci sono presentati come un’imposizione malvagia del Governo che le Regioni ed i cittadini devono subire senza che vi sia una motivazione. In realtà la gravissima crisi, che rischia di destabilizzare la nostra Repubblica, impone a tutti di valutare sacrifici e riduzioni di spese e il servizio sanitario non può certamente chiamarsi fuori, visto che rappresenta quasi l’80% di tutte le spese della Regione. E’ falso che i tiket vengano messi solamente per un’imposizione del Governo; in realtà la regione Emilia-Romagna faceva già pagare un tiket uguale per tutti su pronto soccorso, laboratorio, visite specialistiche ecc. La novità, per quel che riguarda anche i farmaci, è che la Regione, per la solita demagogia, ha creato un meccanismo che penalizza le famiglie, dal momento che ha previsto esenzioni e gradualità del tiket in base al reddito familiare, in modo che anche redditi bassi, ma sommati, fanno scattare il pagamento. Si Verifica così una situazione paradossale in cui il figlio quindicenne di una coppia sposata con reddito di 20.000,00 euro a testa paga il tiket (20+20= 40 che è superiore alla soglia esente dei 36 mila euro), mentre il figlio quindicenne di una coppia non sposata regolarmente con un reddito di 35.000,00 euro a testa (35+35 farebbe 70) non paga nessun tiket, così come non lo pagano i suoi genitori. Questa è la solita politica della Regione Emilia-Romagna che non perde occasione per penalizzare la famiglia sul piano economico e sociale, salvo poi prendere posizione per gay, lesbiche, matrimoni omosessuali e compagnia bella. Chiediamo alla Regione, oltre che smetterla di contrastare con puntiglio ogni decisione del Governo all’insegna del “tanto meglio tanto peggio”, di modificare la propria delibera immediatamente; in caso contrario ci faremo promotori di un’iniziativa politica e legislativa che corregga questa ennesima vessazione della Giunta Errani. Gianguido Bazzoni

TIKET ALL’EMILIANA

LA CURIA DI BOLOGNA BOCCIA LA REGIONE: “SPOSI DISCRIMINATI”


 
- TICKET, il giorno è arrivato: da oggi scatteranno in Emilia Romagna i rincari su ricette farmaceutiche, visite ed esami specialistici, Tac, Risonanza magnetica, chirurgia della cataratta e della sindrome del tunnel carpale. Intanto, sulla scelta della Regione di considerare solo il nucleo familiare fiscale come parametro per determinare il costo dei ticket continua la polemica. Ieri la Curia di Bologna, tramite ‘Bologna Sette’ (l’inserto domenicale del quotidiano Avvenire) ha preso posizione contro questa scelta: «Ne risultano favoriti single e conviventi — ha scritto il giurista Paolo Cavana —. Il sistema è iniquo e discriminante per le coppie coniugate».

MANOVRA, INTERVENTO SULLE PENSIONI. SALTA LA SUPER-TASSA. VIA LE PROVINCE

COSI BERLUSCONI MANTIENE LO SPIRITO LIBERALE DEL PDL. PURTROPPO ENNESIMO LAMENTO DEL SINDACO DI ROMA ALEMANNO. BASTA SOLDI A ROMA. SI TOCCANO LE COOPERATIVE



1) Interventi di natura costituzionale: - dimezzamento del numero dei parlamentari; - soppressione delle province quali enti statali e conferimento alle regioni delle relative competenze ordinamentali.

2) Il decreto dovrà essere approvato nei tempi previsti e a saldi invariati con le seguenti principali modifiche:

- sostituzione dell’articolo della manovra relativo ai piccoli comuni con un nuovo testo che preveda l’obbligo dello svolgimento in forma di unione di tutte le funzioni fondamentali a partire dall’anno 2013 nonché il mantenimento dei consigli comunali con riduzione dei loro componenti senza indennità o gettone alcuno per i loro membri;

- riduzione dell’impatto della manovra per comuni, province, regioni e regioni a statuto speciale. Attribuzione agli enti territoriali di maggiori poteri e responsabilità nel contrasto all’evasione fiscale con vincolo di destinazione agli stessi del ricavato delle conseguenti maggiori entrate;

- sostituzione del contributo di solidarietà con nuove misure fiscali finalizzate a eliminare l’abuso di intestazioni e interposizioni patrimoniali elusive nonché riduzione delle misure di vantaggio fiscale alle società cooperative; - contributo di solidarietà a carico dei membri del parlamento;

- mantenimento dell’attuale regime previdenziale già previsto per coloro che abbiano maturato quarant’anni di contributi con esclusione dei periodi relativi al percorso di laurea e al servizio militare che rimangono comunque utili ai fini del calcolo della pensione;

Manovra deve essere, e manovra oggi sarà, ma non quella lacrime e sangue immaginata e scritta dal mi-nistro Tremonti. La tassa cosiddetta di solidarietà sui redditi medio alti sarà cancellata del tutto, so-stituita da un piccolo balzello sull'Iva, esclusa quella sui generi di prima necessità. E poi via libera alla legge che abolirà tutte le Province e dimezzerà il numero di deputati e senatori.. Quindi niente patri

lunedì 29 agosto 2011

E IO PAGO: I VITALIZI AI CONSIGLIERI REGIONALI

BERLUSCONI FACCI SOGNARE: TAGLIA I VITALIZI
VENTI ANNI D’IMPEGNO POLITICO COME IL DOTT. RIVOLA, NON TUTTI SIAMO UGUALI



Ho letto l’intervista all’ex assessore regionale dell’Emilia-Romagna Pier Antonio Rivola, che dopo venti anni di consigliere e assessore per la pubblica amministrazione riceve una rendita mensile di €. 3.666 netti (lordi €. 4.950) a carico della Regione, ne prendo atto con grande sdegno per Lui e tutti gli altri a livello regionale e nazionale, il tutto appreso in questi mesi di sdegno popolare per la “casta”.

In un momento di crisi come quello attuale, sarebbe opportuno che il Parlamento eliminasse immediatamente a tutti i “vitalizi” dalla Regione, al Parlamento e chissà in quanti altri enti esiste tale situazione, per me un vero scandalo.

Anch’io forse faccio parte della casta? O forse come dice la sinistra sono “Figlio di un Dio minore”?

Rivola ha ottenuto il vitalizio, come afferma, per avere fatto il consigliere regionale per 10 anni all’opposizione e assessore per 10 anni (di cui 5 anni con nomina del Presidente non essendo stato eletto), complessivamente 20 anni, continuando nel frattempo a svolgere il suo lavoro.

Galassini ha fatto per 10 anni il capo gruppo di opposizione della Provincia di Ravenna e, negli anni ’80, per dieci anni il sindaco di Brisighella, con responsabilità giuridiche diverse a quelle di Rivola (2000) essendo cambiate nel frattempo le norme delle responsabilità degli amministratori pubblici (art. V costituzione), continuando a svolgere il lavoro iniziale, complessivamente 20 anni nella vita pubblica e non prende giustamente il “vitalizio”.

Le scelte politiche si fanno per passione e volontà, con impegno a tutti i livelli, la scelta di fare l’amministratore pubblico (eletto dai cittadini) non è obbligatorio e nessuno l’obbliga pertanto è giusto non erogare “Vitalizi” a nessun livello. Il vitalizio, compresa la reversibilità, è un anacronismo, un schiaffo a chi ha lavorato per tanti anni e non prende cifre simili, questo va CANCELLATO al più presto. Il presidente Berlusconi afferma che è difficile che il “Tacchino” decida di farsi fare la festa per Natale, io sono per natura ottimista, e spero che riesca a fare il “miracolo”, altrimenti sono pronto insieme a tanti altri a raccogliere le firme per l’iniziative necessarie.

Al termine degli incarichi elettivi sono sempre tornato al mio lavoro, ora sono in pensione, questo non vale per la “sinistra” in Romagna e a Roma, di norma gli ex sindaci, gli ex assessori regionali, gli ex deputati, gli ex Presidenti del Consiglio, infatti sono premiati con altri incarichi in enti pubblici, con lauti stipendi, non me ne voglia l’amico Rivola, ora è presidente del MIC (museo ceramiche e stipendio mensile) come tantissimi altri della sinistra in Provincia di Ravenna, con tre indennità mensili (indennità di carica, vitalizio, pensione). Presidente Berlusconi intervenga ci faccia sognare!. Ravenna 27 agosto 2011 Vincenzo Galassini

LEGGI ARTICOLO LA VOCE INTERVISTA A RIVOLA

E IO PAGO: TUTTI I GIORNI PIANGONO CHE NON HANNO SOLDI E SPENDONO EURO IN OPERE NON PRIORITARIE 360.000 EURO PER I PIPISTRELLI!


TREMONTI NON CEDERE A DARE ULTERIORI SOLDI ALLE REGIONI E VIETARE L’AUMENTO DELL’IRP

sabato 27 agosto 2011

COMUNE DI BAGNACAVALLO I CONTRIBUTI EROGATI NEL 2010


CLICCA E VEDRAI COME SPENDE I NOSTRI SOLDI IL COMUNE


COMUNE DI BAGNACAVALLO GIUNTA NEL PALLONE: NIENTE CAMPO A GLORIE


COMUNE DI BAGNACAVALLO GIUNTA NEL PALLONE: UN NUOVO ASSESSORE CHE SI POTEVA EVITARE


LA POLITICA PEGGIORE


I PRIVILEGI FISCALI DELLE COOPERATIVE

Rodolfo Ridolfi* Nella recente conferenza stampa a Ravenna ho avuto modo di ricordare come le coop rosse  rappresentino il più grande conflitto di interessi dell’Italia  del dopoguerra. Giovanni Monti una delle personificazioni più evidenti dell’intreccio imbarazzante fra politica di sinistra ed economia  rossa che ha proprio a Ravenna e nella sua area uno dei suoi disinvolti paradisi,  ha creduto di rispondere. Insisto affinchè i politici da Bersani a  Tremonti spieghino come è possibile mentre si chiedono sacrifici a tutti ci siano ancora gli intoccabili delle cooperative rosse. Da sempre insisto che il patrimonio del movimento cooperativo deve essere assoggettato allo stesso trattamento delle altre aziende. Bersani non ne parla ma neppure il MEF ha posto l’accento sui privilegi fiscali delle coop. Fortunatamente Giuliano Cazzola, vicepresidente della Commissione Lavoro della Camera, con una intervista ad Affaritaliani.it rilancia la proposta di togliere i privilegi fiscali alle aziende cooperative, che con la mutualità hanno poco a che fare Pensiamo alla grande distribuzione Coop . Queste aziende non hanno nulla di cooperativa e sono sostanzialmente delle società di capitali". Speriamo si discuta seriamente di modificare il regime di tassazione delle cooperative per eliminare alcuni privilegi di cui godono secondo quanto indicato da anni anche dall'Unione Europea e cioè che bisogna distinguere tra aziende cooperative, la cui caratteristica principale è quella di pensare ad organizzarsi per dare benefici ai soci, e aziende che invece cooperative non sono. Quando una Spa è patrimonio del movimento cooperativo non mi pare che abbia ragione di avere una particolare differenza di trattamento rispetto ad altre aziende". Cazzola molto opportunamente cita anche Unipol e Manutencoop che magari ha trecento soci e poi migliaia di dipendenti assunti da una società di somministrazione. Oppure grandi cooperative metalmeccaniche, dove il nucleo dei soci è molto limitato e poi ci sono i dipendenti. Sono forme abbastanza diffuse di cooperative che in verità entrano nell'ipotesi dell'impresa tout court".
* del Coordinamento Provinciale e Regionale del PDL

venerdì 26 agosto 2011

UNA PROPOSTA PER I PARCHEGGI NEL CENTRO STORICO DEL COMUNE DI FAENZA


GUARDA UN PO’ L’ULTIMA NOVITA’ LA DISTRUZIONE URBANISTICA DI BRISIGHELLA E’ COLPA DI GALASSINI



Ho letto sul Corriere di Romagna le dichiarazioni del cav. Cesare Sangiorgi in merito alla mia denuncia per la completa distruzione del Parco Diletti con l’abbattimento di un ultimo pino. Evitare la distruzione del parco era stata chiesta da tutti gli ex Sindaci. Prendo atto dell’accusa rivoltami, la rovina urbanistica di Brisighella è la mia!  Avrei fatto costruire l’anfiteatro in Via Spada denominato, dalla sinistra,  “Galaseo” dall’ amministrazione da me diretta negli anni ‘80. Nel tempo, preso atto che tutti dichiaravano che era un “orrore”, ho proposto in consiglio comunale nel 2005, di demolirlo, la maggioranza, con i soli due voti contrari (FI) la respinse. Nel frattempo il sindaco Cav. Sangiorgi l’ha ampliato in cubatura con una rifinitura in legno naturale. I danni di Brisighella, oltre che urbanistici, da me denunciati da sempre non sto ad elencarli, purtroppo sono “FINANZIARI” procurati dall’ex sindaco Sangiorgi:: -1 Il legno dell’anfiteatro è già deteriorato e costerà nel tempo, annualmente, tantissimo per la manutenzione del legno naturale.  -2 GHIARONA, una lottizzazione illegittima, quanti miliardi dovrà esborsare il Comune, per risolvere la grana? -3 La pavimentazione in sasso del centro storico che si sgretola e rifatta parzialmente diverse volte, la mancanza dei sifoni che crea una puzza enorme quanto costerà per rifarla, -4 Palazzo delle ex Poste non conforme con le norme sismiche per i provvedimenti non presi cosa comporterà; -5 I danni del terremoto pagati e non riscossi; -6 Il danno all’immagine di Brisighella per causa dell’ing. Ragazzini, da Lei sostenuto, e accusato a suo tempo, come fa ancora oggi di dire “cavolate”?
Mi fermo, per ora, l’assicuro che ho sempre continuato a girare per Brisighella, a testa alta, chi mi incontra sostiene che in comune di Brisighella comanda ancora Lei e, purtroppo, non il giovane sindaco Davide Missiroli. Le sue dichiarazioni sono l’amara conferma, se il pino è da abbattere e sostituire non spettava a Lei!.
Stia calmo e tranquillo, per la democrazia e la libertà, continuerò ad esprimere le mie idee e farò di tutto, come da sempre sostengo,  per fare “pagare ai responsabili” gli enormi costi “finanziari”  posti a carico della comunità di Brisighella che non hanno colpe. Vincenzo Galassini

L’ARTICOLO SUL CORRIERE DI ROMAGNA

NEL PD SPUNTA UN DOCUMENTO CHE CENSURA LO SCIOPERO CGIL


UN GRUPPO DI PARLAMENTARI PREPARA UN DURO TESTO CONTRO LA SCELTA DELLA CAMUSSO. LA CAUTELA DI BERSANI

No: non ci dobbiamo essere”. Questa volta c’è qualcosa di più della tradizionale protesta del tradizionale gruppetto di cattolici di tendenza cislina, che di fronte al tradizionale sciopero convocato periodicamente dal sindacato confederale più importante d’Italia non perde mai l’occasione per criticare con convinzione “gli irresponsabili” dirigenti della Cgil, “ostaggi” di quei vecchi e assai poco riformisti volponi dei sindacalisti della Fiom.

giovedì 25 agosto 2011

DIMENTICATA NEL PULMINO


NON CI SIAMO PROPRIO



Dalle 9,30 alle 17 una signora disabile è rimasta chiusa in un pulmino, "dimenticata" dagli operatori della cooperativa il Mulino, convenzionata con l'Asp. L'operatore della cooperativa è sceso dal pulmino, salito sulla sua auto ed è tornato a casa al termine del suo turno di lavoro, si legge. Lasciamo la cronaca dei fatti e fermiamoci sull'estrema gravità dell'accaduto che qui da noi ci umilia, come già altri casi recenti. Casi che hanno per protagonisti le cooperative sociali verso le quali non abbiamo alcuna intenzione di scagliare pietre. Ma già per i fatti Conselice si riaprì giustamente un dibattito sul tema dell'appalto dei servizi da parte degli Enti Locali, i titolari delle funzioni. Appalti non di pulizia di locali o di chiusura di buchi sulle strade, ma di custodia ed educazione dei bimbi, di accompagnamento e tutela degli anziani.  Ci aspettiamo dal presidente dell'Asp Ravagli, particolarmente attivo nel portare alle cronache locali le tante ottime iniziative per gli anziani, un'indagine rigorosissima e una punizione esemplare. Non per inutile sadismo verso chi ha sbagliato, ma come monito. Monito alle cooperative e ai loro operatori perchè abbiano sempre ben presente che il posto di lavoro, per il dipendente, e l'appalto, per la cooperativa, è sul mercato! Non c'è niente di storicamente acquisito, il metro di giudizio è la qualità della prestazione. Se non si è "bravi" si viene licenziati, si perde l'appalto. Arrigo Antonellini

CAMBIA IL VENTO: MA ALLA FESTA DELL’UNITA’ LO SCONTRINO RESTA UN TABU’. TOGLIERE LE AGEVOLAZIONI E ANCHE GLI SGRAVI FISCALI ALLE COOPERATIVE

I PRIVILEGI DEL PD PER FESTE. I PRIVATI DEBBONO PAGARE. E’ ORA DI CAMBIARE

Maledetti evasori! Il Partito democratico lancia l’ennesima crociata contro l’evasione fiscale, alza i toni, se la prende con la destra, chiede di far pagar dazio a chi non lo ha mai fatto, scolpisce parole d’ordine come tracciabilità e trasparenza, arriva con Romano Prodi a ipotizzare una completa transizione verso l’elettronico - leggi Bancomat e carte di credito - per arrivare al controllo perfetto, all’assoluto monitoraggio di tutte le spese del contribuente. È un momento storico, dicono, e non si può più scherzare, bisogna abbandonare il fioretto e prendere la sciabola, illuminare le zona d’ombra, abbattere i privilegi. Fin qui le parole, le reprimende, i j’accuse firmati a Roma da Pier Luigi Bersani. Basta, però, cambiare scenario e spostarsi nella rossa Emilia, a un’ora e mezza di auto da Rimini e dal Meeting, e si accendono i riflettori su una realtà apertamente dissonante rispetto alla grande campagna d’estate del partito di Via del Nazareno. Domani, infatti, a Bologna si apre la Festa dell’Unità al Parco Nord alla presenza del sindaco Virginio Merola. Ma soprattutto parte l’ennesima manifestazione di partito gioiosamente esentasse. Sì, perché come ricordato ieri dal Corriere di Bologna, nella kermesse felsinea anche quest’anno ci sarà un grande assente: lo scontrino fiscale. E così piadine e lambrusco, spillette e poster del Che, sandali di cuoio fatti a mano e incensi saranno venduti con un incasso accompagnato al massimo da un sorriso o una pacca sulle spalle. Un trattamento ben diverso rispetto a quello del Meeting dove ogni incasso è rigidamente «scontrinato» e registrato, come fa notare Giorgio Vittadini. In un altro momento la circostanza sarebbe passata sotto silenzio. Quest’anno, però, nella Festa celebrata ai tempi della crisi, la polemica sull’assenza del registratore di cassa si fa strada e viene rilanciata su Internet, dove le perplessità per il privilegio fiscale - normato per legge e quindi perfettamente in regola, è bene precisarlo - crescono. La domanda sorge spontanea: se Romano Prodi sostiene che la democrazia si sostiene con la ricevuta fiscale, questo regime parallelo come deve essere considerato? È giusto richiamare tutti all’ordine, rivendicare la propria diversità e poi lasciare che negli esercizi delle Feste dell’Unità gestiti direttamente dai volontari non si emetta scontrino o ricevuta, e quindi non si paghino le tasse? Gli incassi, d’altra parte, sono tutt’altro che trascurabili: 4 milioni di euro per la festa di Bologna città nel 2010, circa 12 milioni di euro per l’insieme delle feste provinciali.  Molto più ridotti, invece, a detta degli organizzatori gli utili che quest’anno dovrebbero toccare quota 200mila euro. In ogni caso il Pd è ora sotto pressione e le richieste di un beau geste che faccia uscire le feste dalla ridotta del privilegio si moltiplicano. Una inversione di rotta anomala per le «feste di popolo». Ma che magari regalerebbe al Pd il voto di qualcuno dei tanti ristoratori da sempre in trincea contro la concorrenza sleale della piadina esentasse.

mercoledì 24 agosto 2011

E IO PAGO: IL CORAGGIO DELLE SCELTE IN UN MOMENTO DIFFICILE, RITROVARE LO SPIRITO DEL ‘94



Per trenta anni hanno detto che avrebbero messo in ordine i conti e invece il debito è sempre aumentato. La spesa pubblica è arrivata ad essere il 52 per cento del reddito nazionale, la fiscalità è alle stelle. Per rimediare si deve sradicare il consociativismo cattocomunista. Si deve  adeguare l'età pensionabile agli standard europei. Alcune persone percepiscono la pensione in età lavorativa e poi lavorano in nero, fregando l'Erario due volte. Non si deve aumentare la pressione fiscale. Il sistema sanitario nazionale va smantellato: costa troppo, è inefficiente e non fa che creare corruzione. Deve essere riformato. Si devono ridurre gli enti locali, non si può accettare la commedia della Regione Emilia-Romagna, per legge del Governo Berlusconi ha tolto le Comunità Montana  nella realtà  le ha trasformate in Unione dei Comuni, senza cambiare nulla, l’iniziale “carrozzone” è rimasto come pure le stesse spese. Non finanziare le richieste delle Regioni ad iniziare da Formigoni e la Polverini, ma obbligarle a fare le scelte vere. tagli e riduzione degli enti locali, vietare l’aumento dell’IRPEF, altrimenti è la fine. I fondi ci sono c’è ancora tanto “grasso che cola”  in tutti gli enti locali dalla Regione, alle Province,  ai comuni. In periodo di crisi bisogna “tagliare” come fa un “buon padre di famiglia. Come pure vanno abolite  tutte le Province». Ma non basta. Bisogna ridurre il numero dei Comuni di almeno un terzo e ripensare il sistema delle Regioni. La Lombardia con i suoi 9 milioni di abitanti non è un ente locale». La Lega credo abbia oggi abbia un problema. Non che sia un problema. Non è più monolitica come in passato. Al suo interno ci sono posizioni diverse sulla manovra. La leadership di Bossi si è incrinata, non è più in grado di garantire l'omogeneità dell'intero partito. Molti leghisti la pensano come noi sulla manovra e gli interventi da prendere. Anche il Capo dello Stato, secondo me,  dovrebbe astenersi dall'esprimersi su temi che riguardano la politica vera e propria, spero faccia il presidente della Repubblica e lasci al governo le responsabilità che spettano al governo. Il Presidente deve prendere in mano la situazione  deve tornare allo spirito del ‘94 quando nacque Forza Italia non possiamo andare  nella direzione diametralmente opposta a quello che ha e abbiamo detto negli ultimi 18 anni».   Vincenzo Galassini

TRENI DA INCUBO


1911-2011 NEMMENO UNA NOTA DAL COMUNE DI LUGO SUL CONCITTADINO PRATELLA


martedì 23 agosto 2011

LA MEMORIA CORTA DELLA SINISTRA COSA DICEVA NEL 2006 CON L’ABOLIZIONE DELL’ICI: I COMUNI CHIUDERANNO! PURTROPPO HANNO CONTINUATO A SPERPERARE I NOSTRI EURO


PRESIDENTE BERLUSCONI NON CREDA ALLE LAMENTELE DEI SINDACI E DEI PRESIDENTI REGIONE, BOSSI E FORMIGONI. I SOLDI CI SONO, DEL GRASSO CHE COLA C’E’ NE’ ANCORA TANTO. LE BUGIE E  IL CATASTROFISMO SONO UN MALE ITALIANO NON SI FACCIA CONVINCERE!



APRILE 2006  Silvio Berlusconi ha detto che se rieletto abolirà l'Ici e Prodi afferma: "Su questo voglio sentire i sindaci eletti con la Casa delle libertà...". "C'è una differenza di serietà e di credibilità - osserva il leader dell'Unione - ora siamo addirittura arrivati al botto finale dell'abolizione dell'Ici, cioè della chiusura di tutti Comuni italiani. Non partecipo a una gara a chi le spara più grosse. Del tipo 'già che ci siamo abolisco anche l'Ire e l'Iva. Credo che gli italiani abbiano diritto a più serietà e a più considerazione. "Forse stamperà carta moneta...". Poi, a chi gli chiede se è soddisfatto, ribatte deciso: "Vorrei vedere!" Rutelli: "Bancarotta dei comuni con taglio ici". Per il leader della Margherita, Francesco Rutelli, Prodi ha vinto anche il secondo confronto televisivo. "La mossa disperata di annunciare un comico taglio dell'Ici, ovvero la bancarotta di tutti i comuni italiani - ha detto il presidente Dl - è la conclusione naturale della vicenda di un governo e di un premier che hanno sfasciato il paese. Dall'11 aprile tocca a Prodi e al centrosinistra ricostruire e far ripartire l'Italia". dice Capezzone - e non è stato capace di fare un solo 'tiro in porta' pericoloso (a parte la bufala finale Pecoraro Scanio: "Bugia record". Il leader dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, afferma che "dal leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, arriva la bugia record sull'Ici, una proposta irrealizzabile - dice - frutto della fantasia e della disperazione di un premier alla fine del suo mandato, che in cinque anni ha combinato solo disastri. Berlusconi ha superato sé stesso nel racconto di una realtà inesistente e in promesse palesemente irrealizzabili". Secondo Pecoraro, "grande assente in questo dibattito è stato ancora una volta l'ambiente, che pure è una delle priorità per il rilancio dell'Italia". Presidente Anci: "Abolizione Ici bancarotta sicura". Leonardo Domenici, sindaco di Firenze e presidente dell'associazione che riunisce i comuni italiani, risponde così all'annuncio di Berlusconi: "L'abolizione dell'Ici vale 3 miliardi di euro, con questi fondi i Comuni garantiscono servizi sociali essenziali ai cittadini: il taglio annunciato è la bancarotta, il Presidente del Consiglio ha il dovere di dire da subito come risolve il problema". (3 aprile 2006)

E IO PAGO: COMUNI – VAMPIRI: IN 15 ANNI LE TASSE LOCALI CRESCIUTE DEL 138%


SECONDO L’UFFICIO STUDI DI MESTRE TRA IL 1995 E IL 2010 LA TASSAZIONE LOCALE E’ AUMENTATA DEL 137,9 PER CENTO. MA IL PIL SOLO DEL 19,1 PER CENTO.L’AMMINISTRAZIONE CENTRALE SOLO DEL 6,8 PER CENTO



Tra il 1995 e il 2010 la tassazione a livello locale è aumentata del 137,9%. È quanto riferisce uno studio della Cgia di Mestre secondo cui "in termini assoluti, le entrate fiscali delle amministrazioni locali (Comuni, Province, Regioni) sono passate da 40,58 miliardi a 96,55 miliardi di euro". L`amministrazione centrale, invece, ha incrementato le entrate solo del 6,8%. Se nel 1995 il gettito era di 326,69 miliardi, nel 2010 ha raggiunto i 348,92 miliardi di euro, mentre il Pil, sempre in questi ultimi 15 anni, è cresciuto nel nostro Paese del 19,1%. I dati sono a prezzi costanti 2010, ovvero al netto dell`inflazione. "L`aumento della tassazione locale - ha commenta to Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre - è il risultato del forte decentramento fiscale iniziato negli anni `90. L`introduzione dell`Ici, dell`Irap e delle addizionali comunali e regionali Irpef - ha sottolineato - hanno fatto impennare il gettito della tassazione locale, che è servito a coprire le nuove funzioni e le nuove competenze che sono state trasferite alle autonomie locali. Negli ultimi 20 anni Regioni e Comuni - sono diventate responsabili della gestione di settori importanti come la sanità, il sociale e il trasporto pubblico locale senza aver ricevuto un corrispondente aumento dei trasferimenti. Anzi". "La situazione dei nostri conti pubblici ha costretto lo Stato centrale a ridurli progressivamente, creando non pochi problemi di bilancio a tante piccole realtà amministrative locali che si sono "difese" aumentando le tasse locali. I fortissimi tagli imposti dalle manovre correttive di luglio e di Ferragosto - ha aggiunto - rischiano di peggiorare la situazione e di demolire lo strumento che in qualche modo poteva invertire la tendenza, ovvero il federalismo fiscale. Pertanto, nei prossimi anni alle Autonomie locali non resteranno che due strade da percorrere: o tagliare i servizi erogati od aumentare le entrate locali. In entrambi i casi a rimetterci saranno comunque i cittadini e le imprese".

domenica 21 agosto 2011

E IO PAGO: REGIONE AI PENSIONATI RAVENNATI 433MILA EURO L’ANNO

SONO DODICI CHE HANNO DIRITTO AL VITALIZIO PER AVER COPERTO L’INCARICO DI ASSESSORE O CONSIGLIERE

Resto del Carlino - ALL’ INIZIO di quest’anno, il consiglio regionale ha abolito all’unanimità i vitalizi per gli ex consiglieri. La misura, fortemente voluta dal presidente dell’assemblea (il ‘rottamatore’ Pd Matteo Richetti), entrerà in vigore dalla prossima legislatura, dato che, naturalmente non può essere retroattiva. Vediamo allora quanto percepiscono ogni mese gli ex consiglieri e assessori provenienti dalla provincia di Ravenna.  Il vitalizio più alto è quello del faentino Pier Antonio Rivola, oggi presidente del Museo internazionale delle ceramiche, ma in passato prima consigliere per la Dc, poi assessore regionale: per lui, 3.656 euro netti. Appena cinque euro in meno (la cifra lorda è uguale, cambia solo la tassazione) per Natalino Guerra, consigliere fin dall’istituzione della Regione, e per tre anni presidente dell’assemblea: per lui la pensione netta da consigliere ammonta a 3.651 euro. SEGUE a ruota Guido Tampieri: consigliere dal 1992 e assessore dal 1993 al 2005 (prima di diventare sottosegretario nel secondo governo Prodi), oggi percepisce 3.157 euro al mese. Continuando a scorrere l’elenco, ecco l’ex assessore al turismo Guido Pasi (Rifondazione Comunista), con 2.277 euro netti. Stessa cifra lorda (2.888 euro) ma aliquota fiscale più alta per Rodolfo Ridolfi, due legislature al suo attivo da consigliere per Forza Italia: il suo vitalizio netto scende a 1.896 euro. A seguire, troviamo Cesare Baccarini con 2.228 euro, Elsa Signorino (oggi presidente della Fondazione RavennAntica) con 2.204, stessa cifra percepita da Decimo Triossi, ex consigliere e poi assessore alla sanità negli anni Settanta, tutti e tre del Pci—Pds. Restano sotto i duemila euro netti le pensioni del faentino Pietro Albonetti (1.838), dell’altra faentina Anna Maria Dapporto (1.322) e di Cesare Germano Leoni (1.489). Cifra analoga per il verde lughese Paolo Galletti (1.495). In tutto, per i vitalizi dei ‘ravennati’, la Regione spende poco più di 36 mila euro al mese, circa 433 mila l’anno. La base di calcolo del vitalizio è pari al 65 per cento dell’indennità parlamentare, e la percentuale effettivamente percepita dipende dagli anni di anzianità contributiva. Si inizia a percepire lo stipendio a partire dai 60 anni di età.
IN UN CLIMA di particolare sensibilità per i cosiddetti costi della politica, viene naturale chiedere ai diretti interessati se queste cifre siano da considerare troppo alte. Guido Tampieri invita a considerare la questione in termini razionali: «Per quanto mi riguarda — dice — sono stato in Regione per 15 anni. Durante tutto questo tempo, naturalmente, non ho svolto un’altra attività lavorativa: la mia carriera di dirigente comunale, ovvero il mio lavoro prima di essere eletto, si è bloccata lì, e con essa anche la pensione. Dal Comune, infatti, percepisco una cifra minima, e anche con i tremila euro della Regione non è che mi arricchisca». Peraltro, fa notare Tampieri, «c’è anche chi non ha mai avuto un altro lavoro: è chiaro che, anche dopo l’abolizione dei vitalizi, si dovrà trovare un’altra via per garantire il trattamento previdenziale. Comunque il problema dei costi della politica non sta nell’ammontare di stipendi e vitalizi, ma nel numero eccessivo degli eletti». Anche uno storico esponente dell’opposizione come Rodolfo Ridolfi crede che i veri sprechi stiano altrove: «Le giunte e i consigli sono troppo ampi, e bisognerebbe dare un taglio ai doppi incarichi. Per non parlare dei ben noti incroci tra politica ed economia ‘rossa’: lì stanno i veri sprechi». Preferisce non commentare, invece, Elsa Signorino. di Francesco Monti Resto del Carlino

sabato 20 agosto 2011

FAENZA, STRADE RIDOTTE A LATRINE A CIELO APERTO.

DIVERSE ZONE DEL CENTRO SONO PARTICOLARMENTE SPORCHE E NON SOLO PER COLPA DEI PICCIONI

Ravenna RESTO DEL  CARLINO, - QUANDO la maleducazione prevale e le strade restano sporche, con buona pace dei residenti. Nel periodo estivo, quando le temperature si alzano, i miasmi diventano insopportabili. Chi abita nei vicoli del centro storico lo sa bene: a volte la puzza di urina è così pungente da costringere a turarsi il naso. Non è una novità che i vicoli siano preda di maleducati a due gambe che conducono gli amici a quattro zampe lungo vicoli lontani dalle proprie abitazioni. Ma i padroni dei cani non sono gli unici a credere che i vicoli del centro siano vespasiani a cielo aperto; anche genitori di bambini, giovani e a volte anche adulti utilizzano le stradine come toilette, malgrado la presenza di diversi bagni pubblici in centro. A PROPOSITO di questi ultimi, anche qui l’inciviltà della gente alle volte pare non avere limiti. Giorni fa alcuni addetti alle pulizie si sono trovati di fronte una situazione di estrema inciviltà. Pretendere maggiori controlli appare fuori luogo: tutto dovrebbe essere demandato al senso civico, che però sembra mancare a non pochi cittadini.  LE STRADINE più bersagliate sono come al solito quelle attorno alla piazza e ai corsi principali. Lamentele sono arrivate alla Polizia municipale da residenti in via Emiliani. Basta poi passeggiare da via XX Settembre verso i corsi Garibaldi e Mazzini per rendere conto della sgradevole situazione. La pulizia in questi casi spetta a Hera che, in accordo con l’amministrazione, pianifica una serie di interventi ordinari e alcuni straordinari. I primi sono eseguiti con il passaggio settimanale della spazzatrice, che però, essendo molto larga, passa dove può, trovando spesso come ostacoli le auto parcheggiate lungo i muri, proprio le aree predilette da cani e persone. Le manutenzioni straordinarie, con l’uso di idropulitrici ad alta pressione, sono pianificate una sola volta l’anno, anche per i costi che esulano dalla convenzione della pulizia strade. Così non resta che sperare nell’opera purificatrice della pioggia. Oppure estendere al centro quanto già applicato in alcune vie del Borgo, dove, un giorno prestabilito a settimana, è vietata la sosta nelle prime ore della mattina. Questo permette alle spazzatrici di pulire bene lungo muri e marciapiedi. Ultima soluzione, per i residenti, copiare dall’esercito di commessi delle attività commerciali che ogni mattina hanno il compito di lavare e ripulire gli angoli perennemente presi di mira dai cani di proprietari maleducati.

I QUINDICI COMUNI DELLA PROVINCIA DI RAVENNA SI ADOPERINO PER APPROVARE CELERMENTE LE CONVENZIONI CON IL TRIBUNALE PER LO SVOLGIMENTO DI LAVORI DI PUBBLICA UTILITA’



Foschini: “mi stupisco che un Sindaco che ha fatto delle ordinanze per la sicurezza la sua bandiera non abbia ancora provveduto a porre in essere la convenzione con il Tribunale di Ravenna finalizzata alla disciplina delle prestazioni di lavoro socialmente utile come previsto dall’art. 54 del D.lvo del 28 agosto 200 n. 274 che prevede che il Giudice di Pace può applicare su richiesta dell’imputato, la pena del lavoro di pubblica utilità, consistente nella prestazione di attività non  retribuita in favore della collettività da svolgere presso lo Stato, le Regioni, le Province ed i Comuni o presso enti o organizzazioni di assistenza sociale e volontariato. Un argomento prioritario per chi siede al tavolo della sicurezza e mi riferisco all’assessore Monti. Continua il Consigliere regionale Gianguido Bazzoni: “Il Ministero della Giustizia ha delegato i Presidenti dei Tribunali alla stipula delle convenzioni in questione. Questa possibilità è prevista anche per i soggetti condannati per le contravvenzioni di cui agli art. 186 comma 9 – bis e 187 comma 8 bis del Codice della Strada, che riguardano la guida in stato di ebbrezza e in stato di alterazione psico-fisica, così come modificati dalla Legge 120/2010 in via prioritaria nel campo della sicurezza e dell’educazione stradale.  Un provvedimento di buon senso che auspichiamo che tutti i Comuni della Provincia pongano in essere quanto prima. Una misura introdotta dal Governo Berlusconi approvata dal Senato il 30 luglio 2010. La  possibilità di accedere per una sola volta ai lavori di pubblica utilità in sostituzione di pene detentive e pecuniarie da parte di chi ha guidato sotto l’effetto di alcol o stupefacenti ma senza mai provocare incidenti è il primo caso in cui finalmente viene dato corso al richiamo costituzionale che all’art. 27 dispone che le pene devono tendere alla rieducazione del condannato.

venerdì 19 agosto 2011

EX ERIDANIA RUSSI. STRANI BALLETTI E CONFLITTI D’INTERESSI DI VICE PRESDIENTE DI PROVINCIA DI RAVENNA, ASSESSORE ALL’AMBIENTE E SINDACO DI RUSSI. ED INTANTO SI SPERPERA DENARO PUBBLICO….

RICEVIAMO DA RAVENNA VIRTUOSA CINZIA PASI E ROBERTA BABINI


 
Da PowerCrop c’era da aspettarselo, per gli enormi interessi che ruotano attorno all’affare “biomasse” (a occhio e croce poco meno di 60 milioni di euro all’anno), ma per il Comune di Russi e la Provincia di Ravenna che hanno deciso di impugnare l’ordinanza di sospensiva della centrale, proprio non ne vediamo la ragione, anzi. Risultano così pubblicate le delibere con le quali si conferisce l’incarico agli studi legali per costituirsi in giudizio avanti il Consiglio di Stato avverso l’ordinanza del Tar Emilia Romagna che aveva accolto la richiesta di sospensiva promossa dalla nostra associazione sottoscritta da oltre 130 cittadini oltre che da Italia Nostra e WWf nazionale. Anche in questa occasione la Provincia di Ravenna ha deciso di affidare nuovamente l’incarico al medesimo avvocatodello stesso Studio Legale Roversi Monaco, che assiste PowerCrop. 10.000 e 7.000 , 6.000 e 5.000…. quasi 30.000 !!! Non stiamo dando i numeri ma sono gli euro, centesimo più centesimo meno che le Giunte della Provincia di Ravenna e del Comune di Russi hanno deciso di “prelevare” dalle tasche dei cittadini costituendosi fino ad ora nei vari livelli di giudizio: denari che forse in questi tempi di carenza di risorse si potevano spendere per la collettività (privilegiando la messa in sicurezza di strade, i sussidi a famiglie in difficoltà economiche, la cultura e l’educazione, l’aggiornamento bibliografico ecc.) piuttosto che a tutela di un interesse privato. A questa “Euro Parata” di denaro pubblico dissipato, mancano ancora i dati ufficiali relativi all’impegno economico di migliaia di euro sostenuto dalla Regione Emilia Romagna. Da segnalare che la Giunta della Provincia di Ravenna, che ha deliberato all’unanimità di fare appello al Consiglio di Stato, era presieduta dal Vice di Casadio, quel Gianni Bessi, figlio di Gianfranco, Presidente della Camera di Commercio di Ravenna nonché Presidente di CICLAT, azienda legata a Confcooperative dove dai primi mesi del 2009 si annovera anche come dipendente (in aspettativa) l’attuale sindaco di Russi Retini, che, con il suo stipendio “extralusso” che si aggira intorno ad 8.000 euro mensili, costa alle tasche dei Russiani oltre 3.000 euro mese di contributi previdenziali. Degna di nota anche la posizione della neo-nominata Assessora Mara Roncuzzi che nella vicenda Eridania potrebbe forse non essere totalmente “super partes”. Infatti, prima di essere nominata all’ambiente, l’Architetto Roncuzzi risultava in forza alla SERVIN, azienda legata a Legacoop, alla quale è stato affidato in più occasioni una parte importantissima del progetto di riconversione dell’ex zuccherificio legato al recupero delle vasche interne, quelle al centro della disputa per la presenza di mercurio ed altri inquinanti derivanti dalla lavorazione dello zucchero. E se questi non sono conflitti di interesse …

ALFONSINE CASA DELL’ACQUA: COSTO ESAGERATO

DENUNCIA DEL MOVIMENTO 5 STELLE


Acqua pubblica? Beviamola liberamente. Abbiamo appreso dai giornali dell'apertura de "La casa dell'acqua" ad Alfonsine. Il progetto ci pare lodevole ma i 60.000,00 € per realizzarlo sono assolutamente esagerati ed il risultato ottenuto non soddisfacente. Il fatto che la spesa sia finanziata dalla Comunità Europea non deve essere una giustificazione per sperperare denaro, mai. Spendere una montagna di soldi per essere in grado di erogare acqua gassata è una spesa, di qualunque entità, inutile. Mentre la politica locale tergiversa sulla ripubblicizzazione del servizio idrico, denuncia il Movimento 5 Stelle che vuole tenere alta l'attenzione sul tema "Acqua pubblica" e sul diritto all'acqua, parlando della sua accessibilità e dell'uso efficiente di questa risorsa preziosa. E chiede il censimento delle fontanelle pubbliche, quelle già esistenti, quelle funzionanti e non, per potere verificare se con poca spesa, un bene primario com'è l'acqua, possa essere erogato gratuitamente alla cittadinanza.

MANOVRA AGOSTO 2011: I CONTENUTI PRINCIPALI



La manovra approvata dal governo il 12 agosto 2011, per mettere definitivamente al sicuro l’Italia e garantire il pareggio di bilancio dal 2013 si compone di tre parti: riduzione dei costi degli apparati burocratici e politici, interventi per lavoro e sviluppo e finanza pubblica. La manovra non prevede tagli per sanità, scuola, ricerca, cultura, 5x1.000, edilizia carceraria.

A. RIDUZIONE DEI COSTI DELLA POLITICA

1. Riduzione e accorpamento di Province sotto i 300.000 abitanti o fino a 3.000 km quadrati di superficie e corrispondente soppressione delle Prefetture e di tutti gli uffici corrispondenti. Il taglio sarà effettuato in base la censimento previsto nel 2012. La stima è di un taglio tra le 29 e le 35 province. Le province che rimarranno avranno dimezzati il numero dei consiglieri e degli assessori. All’abolizione delle province secondo i criteri della popolazione e della superficie va aggiunto l’effetto dell’istituzione delle 10 città metropolitane destinate a sostituire altrettante province, previste dal federalismo fiscale. Inoltre va ricordato che il governo aveva già ridotto del 20% il numero dei consiglieri provinciali e degli assessori provinciali, a partire dalle recenti elezioni della scorsa primavera

2. Accorpamento dei piccoli comuni, sotto i mille abitanti, che sono circa 1.500. I cittadini sceglieranno solo il sindaco, che svolgerà le funzioni prima assegnate agli assessori. Il provvedimento porterà alla riduzione di quasi 50 mila cariche politiche. 3. Riduzione del 20% dei consiglieri regionali e conseguente riduzione degli assessori e degli stipendi. Istituzioni dei revisori dei conti anche per le Regioni. Alla fine del processo previsto nei punti precedenti, il rapporto tra popolazione e rappresentanti sarà di uno ogni 1.100 cittadini: attualmente il rapporto è di un eletto ogni 428 cittadini.

4. Incompatibilità del ruolo di parlamentare con quello di sindaco o di presidente di provincia.

5. Ridotta del 50% l’indennità per i parlamentari che hanno un altro reddito uguale o superiore a quello percepito come parlamentare. 6. Raddoppiato il contributo di solidarietà per i parlamentari: sarà del 10% tra 90 e 150.000 euro e del 20% sopra i 150.000. Va inoltre ricordato il disegno di legge costituzionale approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 21 luglio, che prevede il dimezzamento del numero dei parlamentari. 7. Politici, amministratori pubblici, dipendenti dello Stato e componenti di enti, potranno volare solo in classe economica. 8. Ulteriore taglio di 12 miliardi alle spese per il

mercoledì 17 agosto 2011

QUALI FINAZIAMENTI REGIONALI ALLE DISSESTATE STRADE RAVENNATE?

INTERROGAZIONE DI GIANGUIDO BAZZONI


 
"In data 11 luglio 2011 la Giunta regionale - scrive in una interrogazione il consigliere regionale Pdl Gianguido Bazzoni - ha concesso un finanziamento alla provincia di Modena di euro 240.000 euro a fronte di una richiesta di 150.000 per la strada 324 e 250.000 euro per la strada provinciale 486 per il ripristino della transitabilità in condizioni di sicurezza, a seguito di eventi eccezionali e/o calamitosi. "Sempre in data 11 luglio 2011 la Giunta regionale ha concesso un finanziamento alla provincia di Piacenza di euro 250.000 a fronte di una richiesta pari a 250.000 euro per le Strade provinciali 359 e 586; sempre in data 11 luglio 2011 la Giunta regionale ha concesso un finanziamento alla provincia di Forlì - Cesena pere la strada provinciale SP 138 e strada ex Statale 71 a fronte di una richiesta di finanziamento di lavori pari al 70% ovvero 140.000  a fronte di una spesa stimata euro 200.000; sempre in data 11 luglio 2011 la Giunta regionale ha concesso un finanziamento alla provincia di Bologna per le strade provinciali 325 e 65 pari a 224.000 euro a fronte di una richiesta di 320.000 euro che corrisponde al 70% dell'importo richiesto; in data 27 giugno 2011 la Giunta regionale ha concesso un finanziamento alla provincia di Parma per le strade provinciali 665, 359, 308 per un importo pari a 301.000 euro a fronte di una richiesta di 430.000 euro; tali finanziamenti sono stati richiesti e

PROPOSTE SENSATE SONO BENE ACCETTE A PRESCINDERE DA DOVE ARRIVINO.


Un deputato del PD si ribella: “non ne posso più”. Non capisco perchè la vecchia guardia (quelli per intenderci che i vitalizi se li sono intascati anche stando anche un sol giorno in Parlamento e dal giorno dopo – non a 65 anni – li stanno prendendo – ce ne sono tanti anche nel PD non solo negli altri partiti e ora vogliono dare lezioni!!!), quella che da 20 anni parla di riforme e non le fa; quella che non usa il fondo spese segreteria per assumere il suo personale ma se lo intasca e lo fa assumere dal partito, dalla Regione, dall’ente o dall’imprenditore amico (quando tanti di noi, “ultimi arrivati”, assumono almeno due persone e si finanziano da soli le iniziative politiche…). Quella che…e mi fermo qui…Ora, che questa classe dirigente voglia dare lezioni da quattro soldi sulla politica e i suoi costi dopo aver distrutto la politica italiana e la sua credibilità è semplicemente inaccettabile. Eppure, le cose da fare, che si possono fare rapidamente, sono tante. L’ho detto a Bersani, glielo ridirò martedì: costi della politica, democrazia, burocrazia. Aboliamo le province (macchè 500.000 abitanti, vanno abolite tutte e sostituite da cooperazione intercomunale); fusioni dei comuni sotto i 15.000 abitanti; fare “le barricate” in Parlamento e fuori per cambiare la legge elettorale e introdurre uninominale, maggioritario, doppio turno (ma cos’è questa “quota proprozionale”???); aboliamo il Senato; azzeriamo o tagliamo di almeno il 75% i finanziamenti ai partiti; applichiamo a tutti i parlamentari il regolamento stipendi/spese del parlamento UE (anzichè guardare all’Emilia-Romagna e alla storia “Maastricht della politica”, vitalizi sì, vitalizi no, con tutto il rispetto, guardiamo all’Europa che questo dibattito lo ha già fatto e lo ha risolto). Le altre proposte sono fumo populista, che rincorre l’ultimo articolo di antipolitica della stampa, non cambia nulla e farà arrabbiare ancora di più gli elettori.

sabato 13 agosto 2011

TUTTI I PRESIDENTI DI REGIONE, I SINDACI DA ALEMANNO, MATTEUCCI A TOSI, I PRESIDENTI DELLE PROVINCE PIANGONO: PERCHE’IL GOVERNO A TAGLIATO I FONDI, COMINCINO A RISPARMIARE NELLE SPESE

QUESTO E IL CASO DI FASSINO STIPENDIO DOPPIO AL CIT MANEGER 49.000 EURO AL MESE, MA QUANTI ALTRI CASI CI SONO SE ANDIAMO A SCAVARE A FONDO. COMINCINO A RIPARMIARE, MENO ASSESSORI, MENO SPESE PER NOTTI BIANCHE O ROSA.



Ancora Torino, ancora Fassino. Dopo i 187.000 euro all’anno di stipendio elargiti all’addetto stampa Giovanni Giovannetti (64.000 euro all’anno in più rispetto al precedente portavoce di Chiamparino), la “stipendiopoli” di Fassino colpisce nuovamente. Il capoluogo piemontese si conferma primo laboratorio a livello nazionale delle ambiguità della sinistra italiana. Questa volta è la controversa figura del city manager, ossia il direttore del Comune, a fare scalpore. Confermato Cesare Vaciago, ma con uno stipendio raddoppiato: 49mila euro al mese. Una follia. Da ricordare che Torino continua ad essere la città più indebitata d’Italia con i suoi 5,7 miliardi di debito, corrispondenti a 5.781 euro a singolo cittadino. E che Fassino si è dichiarato costretto ad introdurre nuove tasse comunali: prossimamente anche il biglietto Gtt (l’azienda di trasporto locale) aumenterà da 1 euro a 1 euro e 20 per una corsa unica. Eppure, a giudicare dagli stipendi d’oro, il Comune di Torino non sembra piangere miseria da quando si è insediato Fassino. Per quanto riguarda il city manager, l’impegno di spesa assunto per l’anno 2012 è pari a 589.000 euro, come si può apprendere dalle determinazioni dirigenziali pubblicate sul sito del Comune di Torino: la terza partendo dal basso, contrassegnata dal numero cronologico 821, è quella che ci interessa.

ELIMINATE 38 PROVINCE, ACCORPATI I COMUNI SOTTO I 1000 ABITANTI ……..

IL COMMENTO DI GIANGUIDO BAZZONI E RODOLFO RIDOLFI


 
“Tutto il mondo occidentale si è indebolito perché ha smarrito l’idea di se stesso, del suo ruolo nel mondo e nella storia. La globalizzazione ha cambiato le regole, tanto che oggi è il più grande Paese formalmente comunista a dirci che sarebbe il caso di tagliare il welfare, Barack Obama in primis deve trovare la forza per rinegoziare la finanza globale. Rispetto alla situazione italiana è bene ricordare che entrammo nell’euro senza colpo ferire, dopo che Prodi tentò di rinviare tale evento, proprio festeggiando il vincolo esterno, vale a dire l’obbligatoria della rispondenza a parametri finanziari con un cambio impostoci dai tedeschi, da allora siamo stati “commissariati” nelle scelte economiche e la sovranità monetaria è stata ceduta con la nascita dell’euro. Il difetto strutturale di quell’architettura, concepita quando il problema era l’inflazione e non la recessione, consiste nel fatto che federa economie diverse e lascia a ciascuno la gestione dei propri debiti. I Francesi hanno un deficit largamente superiore al nostro e i tedeschi hanno preteso di difendere le loro banche senza intervenire sui debitori; finiranno sommersi, se l’argine non viene posto al di là dei Paesi oggi più esposti ai marosi. Le classi dirigenti occidentali hanno potuto governare Paesi che vivono al di sopra dei loro mezzi. Prima dell’euro si spendeva più o meno bene, ma la ricchezza complessiva cresceva. Nessuno ha mai pensato di vendere i propri debiti all’Unione Sovietica, anche perché il mondo libero era assai più ricco di quella dittatura sanguinaria e immiserente. La crisi è globale e pesante, ma se porterà a liberare i nostri imprenditori, i nostri lavoratori, le nostre scuole, dal morbo contagioso dello statalismo burocratico clientelare intrecciato con le corporazioni improduttive, restituendo valore politico all’azione di uno Stato trasparente ed efficiente, affrancato dagli orpelli della cattiva politica e dei cattivi maestri, che hanno portato al massacro dei voti referendari il mercato, la libertà e la modernità, sarà superata.

venerdì 12 agosto 2011

BALDININI IL COMUNE DI LUGO RISPETTI LE NORME DEL BANDO PER LA REALIZZAZIONE DEL MONUMENTO

E IO PAGO: IL MENU’ DEL SENATO, PRANZO ALLA BUVETTE A 1,50 EURO

RECUPERARE I COSTI PRIMA DELLA MANOVRA ANTICRISI, IMPEGNO DI SCHIFANI


Le istituzioni dilagano su internet e non esattamente per raccogliere un consenso diffuso sulla manovra anticrisi. In concomitanza con la seduta di stamane delle 4 commissioni parlamentari per le comunicazione di Tremonti, il popolo del web ha fatto una scoperta "culinaria": qualcuno ha trafugato materialmente un menù del ristorante dei senatori e lo ha pubblicato tal quale. Un enorme successo mediatico. Chi ha la possibilità di frequentare la "mensa" di palazzo Madama sa bene che non si tratta di un falso. Il documento è stato sfilato da uno dei tanti menù distribuiti ai "clienti" e custodito in una cartellina rigida in pelle blu. La sua attendibilità è quindi fuori discussione. Compresi i prezzi. Un pasto medio costa poco più di dieci euro. L'iva non viene applicata perché, come in tutti gli esercizi interni alle aziende private o alla pubblica amministrazione, non è previsto dalla legge. Si tratta infatti di un servizio che non ha scopo di lucro: viene fornito per agevolare la vita dei lavoratori, anche se di alto rango, come si presume che siano i parlamentari. La gestione del ristorante del Senato è affidata ad una ditta privata, la Gemeaz Cusin, con sede a Milano. Il Senato fornisce il locale al piano terra in stile liberty: quasi 200 coperti, su una superficie di circa 400 metri quadrati, cucine a parte. E anche le attrezzature per la cottura, le tovaglie,i bicchieri e le posate. Queste ultime debbono essere periodicamente rinnovate perchè recano lo stemma senatoriale e sono spesso «predate»come souvenir. Ovviamente il prezzo pagato dagli avventori non basta a pagare le spese. Così per ogni coperto del ristorante la «Camera alta» deve raddoppiare la cifra corrisposta dai commensali. L'operazione costa circa 1.200.000 euro l'anno. Il presidente del Senato ha fatto sapere in serata che i prezzi della ristorazione interna verranno presto adeguati ai costi effettivi. È una vittoria del web. Intanto il Senato rassicura: si pagherà il costo effettivo. Rincari in vista al ristorante del Senato. Ancorché previsti dal bilancio interno, è nel giorno in cui sul web scattano le polemiche per la pubblicazione di un menu del ristorante di Palazzo Madama e dei suoi prezzi, è l'Ufficio stampa del Senato a ricordare che "in sede di approvazione del bilancio interno è stato approvato un ordine del giorno specifico (G100) che intende porre a carico degli utenti del ristorante del Senato il costo effettivo dei pasti consumati". Ed è ancora l'Ufficio stampa del Senato a rendere noto inoltre che "il presidente del Senato, Renato Schifani, ha già invitato i senatori Questori ad assumere nel piu' breve tempo possibile tutte le necessarie iniziative e decisioni".

giovedì 11 agosto 2011

LA RICETTA DI BRUNETTA: PER FARE LE RIFORME BASTANO TRE MESI

BRUNETTA PREME SULL’ACCELERATORE: PENSIONI, TASSE, FEDERALISMO, ACCORPAMENTO DELLE PROVINCE, PRONTI ALLE RIFORME, DA SETTEMBRE SI PUO’


 
di Alessandro Sallusti . Ministro Brunetta, questo famoso governo del fa-re, se non ora quando? «Non c’è alcun dubbio: ora». Non crede sia tardi? «A parte che in questi anni non è che siamo stati pro-prio con le mani in mano, non è mai troppo tardi. Anzi, le dirò di più». Dica... «Non soltanto abbiamo il dovere del fare per salvare il Paese dalla crisi, ma è la nostra grande occasione per in-vertire il vento e avviarci a rivincere le elezioni nel 2013 ». Buona notizia, ma come? Affidandosi alla Banca centrale europea, alla Merkel e a Sarkozy? «Balle della sinistra. Siamo nati nel ’94 per cambiare questo Paese, dobbia-m-o solo completare l’opera stando esatta-mente nel solco tracciato dal presidente Berlusconi». Già, 17 anni appunto. Come mai solo ora tutto questo ottimismo? Gli italia-ni ne hanno molto meno... «Capisco l’ironia ma la risposta è semplice ». Cioè? «La crisi economica ha messo a nudo le ipocrisie della sinistra, le miopie e le posi-zioni di rendita del sindacato. Le ricette che tutti invocano per non soccombere noi le avevamo già scritte. Alcune sono soltanto rimaste imbrigliate nei riti della poli-tica e nell’antiberlusconismo militante. Adesso non ci sono più alibi per nessuno ». L’opposizione fa il suo mestiere, i nu-meri li ha chi governa . «Sfasciare il Paese non è un bel mestiere. Comunque adesso si deve cambiare. Il nemico per noi non deve più essere l’opposizione, ma il tempo». Il tempo? «Già, dobbiamo accelerare e possiamo farlo perché la benzina nel motore c’è già». E come? «Da subito servirebbe che il Consiglio dei ministri si riunisse non una ma due volte alla settimana, per deliberare ma anche per monitorare i processi legislativi. Così come il Cipe si deve riunire una volta al me-se. Decisioni, controlli e risorse: questa è la ricetta». Ma se poi in Parlamento le cose vanno come vanno... «Oltre che per noi, la crisi deve essere un test anche per l’opposizione. Vediamo chi ci sta e chi invece preferisce rimanere sulle vecchie barricate». Si riferisce a Casini? «Soprattutto a lui, tiriamo fuori le carte, parliamone e votiamo. Ma subito, il tempo dei rinvii è finito». Per esempio? «Riforma fiscale e assistenziale. Il testo c’è. Corsia preferenziale e, in parallelo,decreti attuativi. Se c’è la volontà politica, dal 2012 può essere in vigore». Costi della politica? «Fatto». Fatto? «Certo. Quanto crede che possa metterci la Commissione che deve rendere concreti gli allineamenti delle retribuzioni dei costi italiani a quelli europei»? Non lo so, a occhio anni . «Io dico tre settimane, ma stando larghi ». Se va a finire come sulle Province da abolire... «Il disegno di legge per accorparle

mercoledì 10 agosto 2011

LA GIUSTA PROPOSTA DI ARRIGO ANTONELLINI

L'unità nazionale è inevitabile


Non c'è alternativa al dare la propria disponibilità, e tutta ed incondizionata, quando la propria famiglia, il proprio paese è in pericolo, viene attaccato, deve difendersi. E che così sarebbe stato necessario per l'Italia lo si sa già da diverse settimane solo se si ha un minimo di nozioni di economia e soprattutto di finanza internazionale. Ma forse questo è troppo da chiedere ai nostri politici. Le guerre hanno sempre avuto motivazioni economiche e ora che l'economia non è più fatta da bulloni ma da movimenti finanziari, in questa economia prossima al collasso e a lasciare il passo al "nuovo", come accade ogni 4 o 5 secoli, le guerre si fanno in borsa, in Rete e non in mare o in cielo o in terra con le armi. L'italia, come tutta l'Europa come gli Stati Uniti è attaccata, deve difendersi. Impensabile che in uno di questi Stati, qualcuno, dai banchi delle minoranze possa giocare a fare i dispetti. In Italia, il Pd e la sinistra hanno avuto quasi vent'anni per sconfiggere, cacciare il berlusconiosmo, questo di oggi non è proprio il tempo per continuare a cercare di farlo. Che il Governo, che un Governo ci sia, buono o pessimo che sia, è indispensabile: ci sono decisioni da prendere che non consentono una crisi, un vuoto di potere, tanto più in assenza di un’alternativa chiara, definita in tutti i dettagli. Meglio, molto meglio, se il Pd avesse dimostrato prima quella disponibilità che invece ha dato Casini, avrebbe dovuto prevedere che avrebbe dovuto comunque darla. Un ritardo grave il suo, che mette in luce un partito che cambia linea ma che soprattutto ha penalizzato il Paese. Ne sa qualcosa Obama, per non essere riuscito ad avere l'unità parecchi giorni prima della scadenza dei termini. E per di più forse ora è troppo tardi. Quale garanzia di una disponibilità convinta, può dare chi prende in mano il secchio solo quando la casa brucia? Ancora una volta, in Italia, gli interessi di partito rischiano di prevalere sul bene comune, ma ora è davvero tempo di rimboccarsi le maniche TUTTI insieme. TUTTO il resto verrà poi........ Arrigo Antonellini Pubblicato da PavaglioneLugo a 00:28

CRISI: GLI ITALIANI TIRANO LA CINGHIA E RISPARMIANO