Il momento è drammatico. A tener banco, come succede ormai da più di due anni a questa parte, è l’economia. La politica per far fronte alla crisi del debito e alla speculazione vuole tagliare le spese e raggiungere il nobile – e imprescindibile – obiettivo del pareggio di bilancio (per l’Italia, una vera e propria rivoluzione). L’asticella, dopo essere stata fissata con la manovra, è stata subito spostata più in alto: lo storico traguardo dovrà essere raggiunto già nel 2013, un anno in anticipo rispetto a quanto previsto dal pacchetto di provvedimenti recentemente varato dal nostro esecutivo.
Nel mirino le pensioni – Mercoledì è stato fissato un nuovo incontro tra il governo Berlusconi e le parti sociali, e c’è grande attesa per scoprire quali carte verranno messe in tavola. Il capitolo di spesa sul quale, plausibilmente, più si andrà a incidere è quello delle pensioni. Lo spettro degli interventi allo studio in materia previdenziale è però ampio, e secondo quanti si è appreso – a fronte della nuova crisi – i tecnici dell’esecutivo starebbero pensando di recuperare molte delle drastiche misure che erano state messe a punto per la manovra di luglio, e successivamente ammorbidite. Nel dettaglio, il governo potrebbe agire sul blocco delle pensioni di anzianità per 12 o 18 mesi, e potrebbe anche anticipare – già nel 2012 – le norme di allungamento dell’età pensionabile per le donne. Nel mirino ci dovrebbero finire anche le pensioni di invalidità, le indennità di accompagnamento, la reversibilità e i doppioni tra detrazioni fiscali e misure assistenziali.
La casta non taglia – Misure dure, probabilmente necessarie. Il problema, però, sorge poiché in questo momento difficile la fiducia che i cittadini nutrono nella classe politica è sempre più esile. A contribuire in modo decisivo a questa ‘disaffezione’ pesa più che mai il fatto che la tanto chiacchierata ‘casta’ – a fronte delle misure di austerità – persiste nel non volersi infliggere i tagli e i sacrifici che, al contrario, dovranno sopportare tutti i cittadini ‘normali’. Certo, non sarà l’adeguamento dello stipendio di un parlamentare, l’abolizione dei doppi incarichi o la sforbiciata ad auto e aerei blu a far respirare il bilancio dello Stato. Ma se la politica chiede – pescando nelle tasche dei cittadini e tagliando la previdenza – deve anche dare. A maggior ragione in un momento come questo.
Astio contro la politica – La difficile congiuntura economica, così, fa montare l’astio della gente nei confronti della casta. Come ricordano Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera, “è in gioco la loro credibilità”, quella dei politici. Il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, rispondendo a un lettore sottolinea: “Un esemplare cambio di passo è non solo possibile, ma indispensabile. E a ognuno di noi – prosegue – spetta una parte della fatica e del sacrificio. A chi fa politica, cioè a chi si è impegnato a servire il bene comune, ne tocca di più e non di meno. Ai nostri eletti rappresentanti non vanno indirizzati insulti e minacce, bensì una richiesta ragionevole e pressante a fare ciò che devono, a dimostrarci che si fanno carico per primi delle difficoltà del Paese”.
Anche Libero, da tempo, ha avanzato le sue richieste ai rappresentati del mondo politico. Prima fra tutte quella di abolire le Province, una battaglia nella quale il nostro quotidiano è in prima linea da sempre. Ma contestualmente al taglio degli enti inutili, dovrebbe essere adottata un’intera costellazione di provvedimenti dalla decisiva importanza simbolica, quali rendere trasparenti i costi della politica, abolire i doppi incarichi e dimezzare lo spropositato numero dei parlamentari italiani.
Nessun commento:
Posta un commento