giovedì 28 aprile 2016

PROVINCIA DI RAVENNA RENDICONTO 2015, CONSUNTIVO NEGATIVO DI 5 ANNI DI GOVERNO



Il consiglio provinciale di Ravenna ha approvato ieri il rendiconto di gestione del 2015 ma è anche l’ultimo. Il presidente Casadio e soci di sinistra in questi cinque anni non hanno lasciato un segno tangibile di quanto,  ancora peggio, della precedente giunta Giangrandi. Un segno negativo certo lo lasciano con l’aumento delle multe agli automobilisti, nel 2014 302mila euro corrispondente a un aumento del 185% al 2012, sino a arrivare al 2015 con un aumento, rispetto al 2014, dell’1.457 % con ben 4,700milioni euro, di cui 3.977.347 già incassati, come attestano i Revisori dei conti!!!!
Ancora più grave lo scandalo STEPRA, per nuove aree industriali con oltre 30milioni di debiti scaricati alle banche, (tolgono denaro alle imprese) insieme alla Camera di commercio ma nessuno è responsabile. La politica urbanistica ha portato all’aumento della cementificazione e mancanza d’infrastrutture. Realizzare (nel tempo) un nuovo Casello dell’A14 a Castelbolognese, con altri 100 ettari di  aree produttive, ma non ha risolto il nodo della circonvallazione portando nuovo traffico nel centro storico. Si doveva utilizzare un intervento minimo con modica spesa a monte di Castelbolognese utilizzando in parte la viabilità esistente. E' mancata la lotta per l’E55, il porto di Ravenna e la liberalizzazione del traffico di Bagnacavallo (passaggio livello), arrivando ora a uno svincolo sull’autostrada dopo l’inutile strada parallela dal costo proibitivo. Siamo la peggiore provincia dell’Emilia-Romagna per il numero gli incidenti stradali. (10,8 per 100mila 37 morti)
Nei settori di competenza come le scuole nell’ultimo periodo hanno risolto il problema dell’ascensore al liceo di Ravenna e dell’Istituto Ballardini carente nelle fondazioni e struttura del tetto! Per cinque anni gli interventi sono stati modestissimi. In compenso in passato sono stati sperperati fondi per l’acquisto del Palazzo Mazzolani (ISIA a Faenza),  il liceo scientifico di Ravenna (inutilizzato) per oltre 4milioni senza decidere nulla per recuperare gli euro spesi per altri lavori!
A conclusione, nonostante le “balle” di Renzi la Provincia rimane, l’unico risparmio, le spese per le elezioni democratiche dei consiglieri, sostituiti con nominati da consiglieri comunali (avverrà dopo le elezioni in comune a Ravenna). Nominati come i senatori con l’orrenda riforma costituzionale.
La riduzione notevole dei fondi (per scuole e strade) sono servite e servono a Renzi per pagare gli “80 euro” a una parte dei lavoratori privati.
            Renzi ha fatto  come il Duce (circolare 31 agosto 1939) impose alle Province il divieto assoluto di realizzare, per cinque anni, opere pubbliche straordinarie e di contrarre mutui per strade e scuole!!!!

 Forza Italia ha espresso un giudizio negativo sul consuntivo 2015 e di cinque anni di Giunta Casadio, con un auspicio di una vera modifica “costituzionale”  e eliminando le Regioni…….   Consigliere Gruppo Forza Italia Vincenzo Galassini

martedì 26 aprile 2016

MEMORIA ALL’ ITALIANA: ECCO TUTTI I SOLDI AI NUOVI PARTIGIANI


Gli esborsi alle 179 associazioni di reduci, rifinanziati dal Governo Fondi anche ai «garibaldini» che combatterono dal ’43 al ’45 in Jugoglavia

Centosettantanove sfumature di partigiano. E il Governo le finanzia tutte: dai reduci garibaldini agli antifascisti. Ecco le associazioni che lo Stato foraggia e di cui si sente parlare solo il 25 Aprile. Anpi, Anvrg, Aicvas, Anvcg, Aned, Anppia, solo per citarne alcune. Con molta probabilità solo gli iscritti, vedendo queste sigle, sapranno riconoscere le associazioni di cui stiamo parlando: "Associazione Nazionale Partigiani Italiani", "Associazione Italiana Combattenti Volontari Antifascisti", "Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra", "Associazione Nazionale Ex Deportati", "Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti". C’è chi strabuzzerà gli occhi quando leggerà che il primo acronimo sta per "Associazione Nazionale Veterani e Reduci Garibaldini". Ovviamente non si tratta di un’associazione di mummie del 1861, bensì dei reduci della divisione italiana in trincea dal ’43 al ’45 con i partigiani in Jugoslavia. I suddetti acronimi appartengono all’immensa galassia delle associazioni combattentistiche che godono di stanziamenti pubblici annuali predisposti dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dai ministeri della Difesa, dell’Interno e dell’Economia. La crisi non tocca le tante associazioni rosse che possono dormire sonni tranquilli. A mettere in cassaforte il tesoretto ci ha pensato lo Stato inserendole nella legge di stabilità del 2014: «Per il sostegno delle attività di promozione sociale e di tutela degli associati svolte dalle Associazioni combattentistiche - si legge nel testo - è autorizzata la spesa di euro 1.000.000 annui per ciascuno degli anni 2014, 2015 e 2016». E stiamo parlando solo di quelle sottoposte alla vigilanza della Difesa. Al milione di euro stanziato da questo ministero, infatti, se ne aggiungono altri due disposti dal Viminale di concerto con il ministero dell’Economia. Totale: tre milioni di euro circa per sostenere associazioni combattentistiche e d’arma. Nella maggior parte dei casi non si tratta di cifre stellari.

domenica 24 aprile 2016

I DATI DELL’INVASIONE: 300.000 CLANDESTINI DAL 2014 3 MILIARDI E MEZZO DI SPESA/ANNO PER MANTENERLI, 300.000 IN ARRIVO.


Ormai oltre la meta’ della spesa che l’Italia sostiene per affrontare l'”emergenza profughi” riguarda le spese di “accoglienza” di migranti che tutto sono meno che profughi, spesa che nel 2015 ha raggiunto quota 51,2% del totale e nel 2016, secondo le stime pubblicate sul Def (approvato dieci giorni fa dal governo Renzi), arriveranno fino al 58,3% del totale della spesa che si prevede di sostenere nel 2016.
Spesa che sempre il governo Renzi ha stimato essere lo scorso ottobre di ben 3,3 miliardi di euro in contanti per il 2015 e che nel suddetto Def viene addirittura ritoccata al rialzo a quota 3 miliardi 427 milioni di euro per il 2016, senza scordare che la spesa del 2014 è comunque stata di oltre 3 miliardi di euro, sempre in contanti ovviamente.
Quindi, conti alla mano, il governo Renzi ha buttato nella spazzatura oltre un miliardo e mezzo di euro in contanti (il 51,2% dei 3 miliardi e 300 milioni di euro spesi nel 2015) per mantenere in Italia clandestini che invece doveva espellere, a norma delle leggi Ue e italiane.
E si appresta a gettare sempre nel cesso quasi 2 miliardi di euro allo stesso modo nel 2016.

LIBERAZIONE: MERITO DEGLI ALLEATI



Ennesima celebrazione del 25 aprile. Peccato che il mito della liberazione dell'Italia da parte  dei partigiani rossi, altro non sia che una delle tante leggende  metropolitane mantenute vive  dai camaleonti nipotini di Marx per ottenere consensi, plausi, voti e gloria. Se l'Italia è rimasta un paese libero, lo si deve in primis all'intervento degli alleati, in infima parte ai partigiani, ma soprattutto alle "circostanze fortuite" della storia. Se la spartizione del bottino di guerra di Yalta avesse deciso diversamente, anche  l’ Italia avrebbe subito la  medesima infausta sorte dell'Europa dell'est. I partigiani  rossi, non è un mistero, avrebbero preferito che l'Italia  cadesse sotto le grinfie dell'URSS. Dovettero  accontentarsi dell'annessione  dell'Istria e della Dalmazia da  parte dei colleghi partigiani rossi titini.  Per fortuna, il fato, o più probabilmente la mano di  Dio, decise altrimenti. Circa  l'operato dei "liberatori" a  guerra finita, basti leggere i libri di Gianpaolo Pansa per avere  una pallida idea di quali  efferatezze furono capaci. Non  solo ammazzarono per odio o  vendetta, centinaia di colleghi  di brigata "bianchi " o non filo a sovietici, ma anche migliaia di  inermi civili e sacerdoti. Se non  si vuole subire all'infinito i  revisionismi storici imposti dai nostalgici dell'Unione Sovietica, si abolisca una volta per tutte l'inutile farsa del 25 aprile. Gianni Toffali

giovedì 21 aprile 2016

SULLE TRIVELLE RENZI TRADITO DA 1 SU 5. A OTTOBRE RISCHIA


Che il referendum sulle trivelle sia stato perduto dai comitati per il Sì, è certo: non è passato. Ma per capire se Matteo Renzi ha davvero vinto politicamente, bisogna guardare i numeri. Che dicono invece il contrario: rispetto allo schieramento di partenza, il premier non è riuscito a convincere un elettore su cinque rispetto a quelli che avevano votato lui e la sua maggioranza  alle elezioni europee del 2014. D’altra parte quando si gioca sulla astensione, si parte sempre avvantaggiati: hai come base il partito più forte che ci sia in Italia. Vediamo quali erano allora le posizioni di partenza: da una parte c’era il partito della astensione, Renzi con il suo Pd, l’Ncd, Scelta civica e mezza Forza Italia (forse anche di più). Schierati per andare a votare c’erano invece Movimento 5 stelle, Lega Nord, Fratelli di Italia, verdi, Sel e l’altra metà di Forza Italia. Dal 2014 ad oggi molte cose sono cambiate, ma l’europee di allora sono state le ultime elezioni nazionali, e quindi bisogna confrontare voto/non voto del referendum con i numeri di allora.
Alle europee 2014 il 41,31% decise di astenersi. Il Pd toccò quasi il 40% dei voti, ma rispetto agli elettori italiani ottenne in realtà il 23,95%. con Forza Italia il 9,86% degli elettori, con M5s il 12,41%, con Sel il 3,61% e così via. Tenendo presenti queste cifre alla vigilia del referendum pro astensione era chi aveva ottenuto il 73,18% delle scelte 2014 (partito dell’astensione più partiti che si sono schierati per l’astensione). Chi rappresentava il 23,62% degli italiani allora ha invitato invece ad andare a votare. Non si è espresso invece chi nel 2014 rappresentava il 3,20% dei voti.
Quindi il fronte guidato da Renzi poteva contare sul 73,18% degli astensionisti in partenza, ma alle urne non si è recato il 67,8%. Quindi il fronte Renzi ha perso rispetto alla vigilia il 5,33% degli italiani rispetto al 2014. Vale a dire il 21% di chi aveva votato Pd allora. Probabile che abbiano pesato le divisioni interne a quel partito, visto che erano schierati per il voto referendario sia Michele Emiliano che Pierluigi Bersani, entrambi esponenti del Pd. Loro una piccola vittoria nella sconfitta generale possono effettivamente vantarla e dividerla con Beppe Grillo, Matteo Salvini, Renato Brunetta e Giorgia Meloni: partivano dal 23,62% degli italiani, li hanno seguiti il 32,15% (quelli che sono andati a votare). La differenza è nell’8,53% degli italiani. Rispetto al fronte di partenza, si tratta del 36,11% in più. Non è poco, e può pesare sul prossimo referendum autunnale che non avrà il quorum.
Perchè non potendo più giocare sul partito dell’astensione, sulla base dei risultati del referendum di ieri Renzi perderebbe. Il suo schieramento ha avuto infatti il 31,87% degli italiani, quello avversario il 32,15%. Ma Forza Italia era divisa ufficialmente in due. Sulla riforma costituzionale ad ottobre dirà no. E allora i numeri che emergono dalle urne di ieri cambiano: gli astensionisti saranno fuori gioco, e non contano nulla. Il fronte con Renzi sarebbe al 26,94% e quello contro Renzi al 37,08%. Numeri che rendono meno incomprensibile il grande nervosismo mostrato dal premier apparendo in tv a celebrare quei risultati referendari.

martedì 19 aprile 2016

ANALISI DEL REFERENDUM: COSTITUIRE IL COMITATO DEL NO (DI FORZA ITALIA) PER IL REFERENDUM DI AUTUNNO

Che il referendum sulle trivelle sia stato perduto dai comitati per il Sì, è certo: non è passato. Ma per capire se Matteo Renzi ha davvero vinto politicamente, bisogna guardare i numeri. Che dicono invece il contrario: rispetto allo schieramento di partenza, il premier non è riuscito a convincere un elettore su cinque rispetto a quelli che avevano votato lui e la sua maggioranza alle elezioni europee del 2014. D’altra parte quando si gioca sulla astensione, si parte sempre avvantaggiati: hai come base il partito più forte che ci sia in Italia. Vediamo quali erano allora le posizioni di partenza: da una parte c’era il partito della astensione, Renzi con il suo Pd, l’Ncd, Scelta civica e mezza Forza Italia (forse anche di più). Schierati per andare a votare c’erano invece Movimento 5 stelle, Lega Nord, Fratelli di Italia, verdi, Sel e l’altra metà di Forza Italia. Dal 2014 ad oggi molte cose sono cambiate, ma l’europee di allora sono state le ultime elezioni nazionali, e quindi bisogna confrontare voto/non voto del referendum con i numeri di allora.
Alle europee 2014 il 41,31% decise di astenersi. Il Pd toccò quasi il 40% dei voti, ma rispetto agli elettori italiani ottenne in realtà il 23,95%. con Forza Italia il 9,86% degli elettori, con M5s il 12,41%, con Sel il 3,61% e così via. Tenendo presenti queste cifre alla vigilia del referendum pro astensione era chi aveva ottenuto il 73,18% delle scelte 2014 (partito dell’astensione più partiti che si sono schierati per l’astensione). Chi rappresentava il 23,62% degli italiani allora ha invitato invece ad andare a votare. Non si è espresso invece chi nel 2014 rappresentava il 3,20% dei voti.
Quindi il fronte guidato da Renzi poteva contare sul 73,18% degli astensionisti in partenza, ma alle urne non si è recato il 67,8%. Quindi il fronte Renzi ha perso rispetto alla vigilia il 5,33% degli italiani rispetto al 2014. Vale a dire il 21% di chi aveva votato Pd allora. Probabile che abbiano pesato le divisioni interne a quel partito, visto che erano schierati per il voto referendario sia Michele Emiliano che Pierluigi Bersani, entrambi esponenti del Pd. Loro una piccola vittoria nella sconfitta generale possono effettivamente vantarla e dividerla con Beppe Grillo, Matteo Salvini, Renato Brunetta e Giorgia Meloni: partivano dal 23,62% degli italiani, li hanno seguiti il 32,15% (quelli che sono andati a votare). La differenza è nell’8,53% degli italiani. Rispetto al fronte di partenza, si tratta del 36,11% in più. Non è poco, e può pesare sul prossimo referendum autunnale che non avrà il quorum.
Perchè non potendo più giocare sul partito dell’astensione, sulla base dei risultati del referendum di ieri
Renzi perderebbe. Il suo schieramento ha avuto infatti il 31,87% degli italiani, quello avversario il 32,15%. Ma Forza Italia era divisa ufficialmente in due. Sulla riforma costituzionale ad ottobre dirà no. E allora i numeri che emergono dalle urne di ieri cambiano: gli astensionisti saranno fuori gioco, e non contano nulla. Il fronte con Renzi sarebbe al 26,94% e quello contro Renzi al 37,08%. Numeri che rendono meno incomprensibile il grande nervosismo mostrato dal premier apparendo in tv a celebrare quei risultati referendari. Franco BechisPrepariamoci costituendo i Comitati del NO di Forza Italia

domenica 17 aprile 2016

UN’ APPLAUSO ALL’AUSTRIA PER IL MURO AL BRENNERO, UNICO BALUARDO CONTRO IPOCRISIA E BUONISMO UE.


Cosa ci aspettiamo da un Paese che sperava di fregare i mercati, garantendo la stabilità del sistema bancario attraverso l’acquisto di inoptati e sofferenze da parte dell’Opera Don Gnocchi e dalla Cassa previdenziale dei Ragionieri? Non sto delirando, ci sono anche questi “soggetti privati” dentro il Fondo Atlante, l’ultima buffonata partorita dal governo Renzi per cercare di rimandare a dopo il voto referendario d’autunno il redde rationem con i prossimi, inevitabili bail-in bancari.
 Ipocrisia, madre di tutti i mali. E vale anche in ambito europeo, perché la nuova vergogna per cui strapparsi le vesti in favore di telecamera è il muro che l’Austria sta giustamente cominciando a costruire al confine con l’Italia, quel Brennero dove ora le porte sono aperte ma che da giugno potrebbe trasformarsi in un tappo per la massa di migranti che si riverserà nel nostro Paese dopo la chiusura della rotta balcanica e con la guerra in Libia alle porte. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Sandro Gozi, ha bocciato l’ipotesi, definendola “un grave errore che viola le regole europee”. Sarà ma penso che non ci sia un singolo cittadino austriaco contrario alla scelta del suo governo, il quale giova ricordare che aveva avvertito l’Italia non più tardi dell’8 aprile scorso, quando la ministra degli Interni austriaca, Johanna Mikl-Leitner, in visita a Roma aveva sì assicurato che il suo Paese avrebbe “fatto il possibile per evitare la chiusura del Brennero”, ipotesi ritenuta inevitabile però se l’Italia non avesse assicurato una rigida procedura di controllo dei migranti. Detto fatto, dopo aver preso atto del nostro grado di rigidità, Vienna ha deciso di seguire l’esempio ungherese. Il quale, come ci mostrano questi grafici



"ANDATE A VOTARE PER MANDARE A CASA RENZI”


Brunetta: «Andare a votare per mandare a casa Renzi»
Molti sono nel frattempo gli inviti a recarsi alle urne che arrivano dal centrodestra. L’obiettivo, più o meno dichiarato esplicitamente, è inviare un primo invito di sfratto al governo Renzi. Parla senza peli sulla lingua Renato Brunetta. «Votate Sì, votate No, ma andate a votare per raggiungere quorum e mandare a casa Renzi»:
RIFORME, “A REFERENDUM NO PER RIPRISTINARE DEMOCRAZIA, RENZI GAME OVER”
“Sta per terminare una delle più brutte e buie settimane della storia della nostra Repubblica. Tra lunedì e martedì, infatti, in un’Aula semivuota alla Camera dei deputati, il governo Renzi ha approvato in via definitiva la sua riforma della Costituzione. La ‘schiforma’ come l’ho più volte definita in questi giorni”.
Lo ha detto Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, intervenendo telefonicamente alla XV^ Convention di “Azzurri ‘94” (associazione fondata da Rodolfo Ridolfi e Liborio Cataliotti), che si è tenuta ieri sera a Rimini.
“Il presidente del Consiglio (si fa per dire), Matteo Renzi, ha violentato la nostra Carta fondamentale, ha usato la Costituzione contro se stessa. Ha usato il voto di 130 deputati che a norma di sentenza della Corte costituzionale non dovrebbero sedere in Parlamento (compresa la ministra Boschi) per modificarla, a colpi di maggioranza, comprando politicamente a Palazzo Madama 60 senatori eletti con lo schieramento opposto a quello della sinistra”. “Le riforme dovevano essere portate avanti e approvate in modo condiviso, con un clima costruttivo: Renzi ha trasformato questo percorso in un atto eversivo. Per fortuna il popolo avrà diritto di dire ‘no’. L’articolo 138 della Costituzione che prevede il referendum confermativo è stato davvero una saggia uscita d’emergenza voluta dai padri costituenti”.
“Adesso dunque l’obiettivo deve essere quello di respingere a ottobre, con la consultazione popolare, questa sciagurata riforma. L’obiettivo deve essere quello di mandare a casa Renzi, Renzi game over, e di ripristinare la democrazia nel nostro Paese. Per fare questo c’è bisogno dell’impegno e del coinvolgimento di tutti. Non solo Forza Italia ma anche le altre opposizioni devono rimboccarsi le maniche, lavorare sin da subito ai Comitati per il ‘no’, e lanciare campagne informative in giro per l’Italia”, ha sottolineato Brunetta.


giovedì 14 aprile 2016

IMPORTANTE ANDARE A VOTARE E SOPRATTUTTO PERCHE’ E’ IMPORTANTE VOTARE NO


Come sapete domenica 17 aprile si voterà per il referendum sulle concessioni per l' estrazione di gas (e in minima parte di petrolio) nel mar Mediterraneo, ne abbiamo già scritto in questo articolo. Io dal giorno 15 al giorno 22 sarà a Chennai per lavoro, e non potendo dare il mio contributo con il voto, vorrei almeno provare a dare un contributo cercando di spiegare perchè é importante andare a votare, e sopratutto perchè é importante votare NO. A questi 3 motivi di carattere economico e tecnico, vorrei aggiungerne uno riassuntivo: é importante andare a votare, e votare NO, perchè chi vuole che votiate SI mente, spudoratamente, lo fa per manipolarvi, senza ritegno e senza vergogna. Dovete andare a votare, e votare NO, per far capire a queste persone, a questi bugiardi, che non possono prendervi per il culo così facilmente  Come ormai saprete il quesito chiederà se si vuole abolire un passaggio della attuale formulazione della legge che permette la possibilità di rinnovo delle concessioni estrattive oltre il loro limite, e fino all' esaurimento del pozzo su cui stanno già operando. Come ormai dovreste sapere il referendum non ha nulla a che vedere con nuove trivellazioni, con nuova ricerca, nè con l' indipendenza energetica, nè tanto meno con oleodotti e lavorazioni su terra. Ci tengo a specificare quest ultimo punto perchè in questi giorni una marea di propagandisti per il SI sta tempestando Internet con foto di 'disastri ambientali' per spingere l' opinione pubblica nella propria direzione; lo fanno però con articoli che con il referendum non hanno nulla a che fare, come nel caso di questa perdita di petrolio in Francia da un oleodotto terrestre.  Come potete vedere, nell' articolo, pur trattando di petrolio, c' é l' immancabile riferimento al nostro referendum. Puro terrorismo mediatico.
Allora perchè é importante andare a votare e votare per il NO?
Per vari motivi, che voglio qui riassumere:
- perchè la motivazione ambientalista e turistica del fronte del SI secondo la quale prolungare la vita di queste concessioni danneggerebbe il turismo é una bufala di prima categoria, e chiunque sostenga questa motivazione é un bugiardo se non un incompetente. Dati alla mano non esiste nessuna relazione tra la presenza di trivelle nella fascia delle 12 miglia marine e presenza turistica.... e se non volete credere alla ovvietà del fatto che queste trivelle spesso a occhio nudo nemmeno si vedono, e che ai turisti della presenza di trivelle non gliene frega niente (non vano certo a prenotare le vacanze con la mappa delle trivelle), forse potrete chiedere a chi ha studiato il fenomeno e ha prodotto uno studio apposito, con tanto di grafico. Eccolo qui. Vi prego di fare attenzione alla data dell' articolo: Giugno 2014.
- perchè se la quantità di gas estraibile dai pozzi in concessione a società italiane, anche ammettendo che venga tutto usato in Italia, non serve certo a coprire il fabbisogno italiano energetico, é un contributo di circa il 2-3% che aiuta a importare di meno, e sopratutto fa andare avanti per almeno un decennio la filiera di lavorazione già in esercizio. I sostenitori del SI vogliono farci credere che si potrebbe tranquillamente investire in rinnovabili che darebbero più lavoro di quanto ne dia l' attività estrattiva e lavorativa di questo gas, il problema di fondo però é che i posti di lavoro nel campo delle

mercoledì 13 aprile 2016

STOP AL BICAMERALISMO, CON IL VOTO ALLA CAMERA NASCE IL SENATO DEI 100. IL COMMENTO DI BERLUSCONI


Per la Boschi "un risultato storico", ma dal centrodestra arrivano le prime critiche: "Il popolo dirà 'no'"
Con 361 voti favorevoli e soltanto sette contrari, è stato approvato alla Camera il disegno di legge della riforma Costituzionale, non votata dai deputati dell'opposizione. Il via libera finale alle riforme costituzionali arriva dopo due anni e passa la palla alla cittadinanza, che sul tema sarà chiamata a esprimersi attraverso un referendum.   il commento di Silvio Berlusconi. "La Costituzione è la Carta fondamentale della nostra Repubblica. Andava migliorata, dove necessario, tutti insieme, con il contributo di tutte le forze politiche, nessuna esclusa", ha detto, aggiungendo: "Un premier neppure mai presentatosi alle elezioni, supportato da una maggioranza incostituzionale e con l'apporto decisivo al Senato di 60 transfughi del centrodestra, ha voluto invece far prevalere l'arroganza dinanzi al buonsenso, consegnando al Paese una riforma sbagliata e pericolosa, tesa al proprio interesse e non a quello degli Italiani. La posta in gioco è il futuro dell'Italia libera e democratica così come gli Italiani l'hanno fortemente voluta nel secondo dopoguerra. Non consentiremo un ritorno ad un passato buio della storia del nostro Paese, ci batteremo al referendum per difendere la Repubblica Italiana dalla voglia di potere di un premier mai eletto".
   Il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta, che conta sul fatto che "il popolo avrà diritto di dire 'no'". "Nonostante Renzi abbia voluto falsificare anche il significato del referendum, facendolo coincidere con se stesso, con un plebiscito sul suo nome. Nei fatti, questa riforma è diventata un ologramma di Renzi, e noi ci impegneremo a farlo svanire", ha aggiunto Brunetta, chiarendo che "la Costituzionale di uno Stato, di una nazione, di un popolo, almeno in Occidente riflette, deve riflettere valori condivisi dalla larghissima parte di quel popolo, così è accaduto in Italia nel 1947. Oggi vediamo accadere il contrario". "

martedì 12 aprile 2016

lunedì 11 aprile 2016

NO-TRIV A RAVENNA


Pozzo Angelina Ravenna

LA STAMPA Torino - La piattaforma Angelina ha un nome da signora e otto gambe come un polpo, affondate nella sabbia a un chilometro e 800 metri dalle spiagge del Lido di Dante. E' la più vecchia di tutte e sembra che abbia il soffio al cuore, un sibilo al modulo di processo dove il gas si separa dall'acqua: i] cuore, appunto. Ma non è nulla di patologico, dice il medico curante che qui è un ingegnere dell'Eni, solo la pressione del metano. La trivella che è andata a stanarlo 3000 metri sotto il mare è stata smantellata. Restano i 24 tubi che lo portano a galla, una piastra dove atterrano gli elicotteri, la gru per imbarcare i pezzi di ricambio, la cabina con l'infermeria, il serbatoio raccolta drenaggi, gli alloggi per i tecnici che ogni tanto salgono per la manutenzione.
"Un isola del tesoro, a modo suo. Di metallo anodizzato dipinto di arancione. Al Lido di Dante la ritengono responsabile dell’erosione della spiaggia, ma è il livello massimo di polemica fra i no-triv. Persino Lino Miccoli, il gestore dei bagni Susy che prosperano dirimpetto e domani inaugurano la stagione, sostiene che oramai è un’ attrazione tuistic. Dovreste vederla di notte, tutta illuminata." Tanta benevolenza per le dell'Adriatico piattaforme, nell'alto e medio Adriatico, ha varie spiegazloni. Qui il petrolio non c'è e 11 metano non inquina. L'attività di estrazione ha attirato aziende di ingegneria subacquea, elettronica e robotica di livello mondiale. Il lavoro garantito dal centinaio di pozzi in attività assicura uno stipendio a più di 6000 persone e l’indotto coinvolge categorie indispensabili. Mercoledi hanno manifestato contro il referendum i pescatori di mitili, che anche qui si chiamano cozze ma con la

venerdì 8 aprile 2016

DOMENICA 17 APRILE VADO A VOTARE “NO”


Domenica 17 aprile andrò a votare per il referendum delle “Trivelle” dando un bel NO. Forza Italia ha dato libertà di coscienza il mio voto è motivato dal rifiuto continuo di ogni scelta, per me strategica, per non scontentare nessuno, che alla fine ha bloccato l’Italia, facendo aumentare i costi e rimanendo gli ultimi in Europa. L’ultimo grave errore il no al Nucleare, siamo circondati da impianti nucleari ma noi abbiamo detto no, facendo spendere tanti soldi per chiudere le uniche tre modeste centrali costruite. Tutti No, voluti dalla sinistra e ambientalisti, che hanno bloccato e bloccano lo sviluppo dell’Italia e la provincia di Ravenna, come quello di continuare l’estrazione del gas; non realizzare le infrastrutture, ecc. Con la continua negazione abbiamo perso il “treno” e purtroppo non lo recupereremo, l’energia alternativa costa un pozzo di euro e all’estero stanno bloccando per i costi e l’ insufficiente al fabbisogno reale. La sinistra della Provincia di Ravenna non ha avuto una visione di largo respiraro e ha sempre inseguito la “negazione” a tutto. Sotto i nostri occhi vediamo la situazione. Come consigliere provinciale di Forza Italia ha sostenuto alcune battaglie e detto no ad altre scelte come l’ampliamento della discarica di Riolo Terme, giunta al termine, e l’autorizzazione alla centrale di Russi, ai supermercati.
Riconfermo quanto sostenuto da sempre chi sbaglia paghi e quindi avemmo un controllo  su quanto viene fatto, ma Ravenna è la prima a dimenticarsene ricordo ad esempio lo scandalo Stepra  -30 milioni buttati- al vento da Provincia,  Comuni e la Camera di Commercio, tutti soldi pubblici e privati….
Votando No potremmo rompere questa “melma” che copre la Provincia dal pubblico al privato..
Vincenzo Galassini consigliere provinciale Forza Italia,

giovedì 7 aprile 2016

CONSORZIO DI BONIFICA IN PROVINCIA DI RAVENNA, ALTRE TASSE PER MANTENERE LE POLTRONE!!!


In questi giorni sono state recapitate a Faenza, anche nella zona a valle verso Ravenna, che non avevano mai pagato le tasse per il consorzio di bonifica, le bollette da pagare appunto al Consorzio di bonifica della Romagna occidentale ma la tassa colpisce tutti. Dagli organi di stampa si apprende che il Consiglio di Amministrazione del Consorzio di bonifica e il suo Presidente si aumentano i gettoni, e il Presidente prenderà 44.000 euro l'anno, e che tale importo sarà rivalutato ogni anno!!! Si aboliscono le PROVINCIE per risparmiare, ma poi non si risparmia niente, anzi vi sono solo disagi ai cittadini, e le tasse locali aumentate negli ultimi anni a dismisura, aumentano ancora, facendo pagare anche a chi non pagava prima la tassa al Consorzio di bonifica!! Chi amministra Regione e Provincia, deve smettere di aumentare le tasse locali ai cittadini, per pagare poi lauti stipendi a chi gestisce le nuove strutture. I cittadini sono stufi di nuovi balzelli, per magari "piazzare" qualche politico a fine carriera!!! E IO PAGO, UNA VERGOGNA

mercoledì 6 aprile 2016

PERCHE’ BOERI NASCONDE LE PENSIONI PUBBLICHE

Il fotogenico presidente dell’Inps è tornato a suonare il suo ritornello: chiedere un contributo di solidarietà alle pensioni più alte. Quelle private, s’intende. Quelle pubbliche, mai. Boeri ci ha rivelato l’ultimo scandaloso privilegio che i conti Inps alimentano: 475 mila italiani  percepiscono la pensione da 36 anni. A questi – che hanno il torto di essere ancora vivi – Boeri pensa di chiedere “un contributo di solidarietà” – però, leggo dalla stampa, “escluse le baby pensioni degli statali”. Boeri esenta dal contributo di solidarietà gli statali che prendono la pensione non da 36, bensì da 43 anni. Sono statali quasi tutti: 425 mila. A loro la legge Rumor del ’73 consentì di andare in pensione dopo 14 anni 6 mesi un giorno se donne sposate, 20 anni, dopo 25 i dipendenti degli enti locali. Vent’anni di ”lavoro”, e quarantatré di ozio pagato, senza contare il secondo lavoro (magari nero) che probabilmente hanno fatto per ammazzare il tempo, sottraendolo ad altri. “Ci sono 16.953 fortunatissimi baby pensionati che si sono ritirati a 35 anni e che restano in pensione quasi 54 anni”. Quanto è la loro pensione? Prendono, in media, 1500 euro mensili. Un regalo totale in confronto ai contributi versati (o non versati affatto, da parte dello Stato loro datore di lavoro): in pratica, ricevono soldi senza copertura, pagati da noi. Quanti? noi contribuenti versiamo a questi ex pubblici 7,43 miliardi ogni anno.
Tanto ci costano: una mezza finanziaria annua. Oltre il 5% della spesa Inps per pensioni serve a coprire l’esborso peri baby pensionati. Secondo Confartigianato, i baby-pensionati pubblici (8 su 10) e privati (2 su 10) costano allo Stato “ circa 163,5 miliardi, una «tassa» di 6630 euro a carico di ogni lavoratore”  pagante.   Il conto è presto fatto: siccome baby-pensionati ricevono la pensione per quasi 16 anni in più del pensionato medio Inps,  la maggior spesa pubblica  cumulata per  gli anni di pensione  eccedenti la media arriva già a 148,6 miliardi; poi si devono aggiungere i mancati introiti per contributi non versati dai baby-pnsionati del privato, e fanno   altri 14,8 miliardi di euro.  Così si arriva a 163,5 miliardi. Si tenga presente  – per avere un dato di confronto –   che la spesa complessiva annua per le

martedì 5 aprile 2016

LA BRIGATA EBRAICA CHE INSIEME ALLE FORZE ALLEATE CONTRIBUI A LIBERARE BRISIGHELLA E L’ITALIA

Dal blog di Wanda Valgimigli - 3 Aprile 1945, a San Ruffillo di Brisighella (Ravenna), Moshe Sharret dell'Agenzia Ebraica consegna la bandiera di combattimento al Generale Ernest Frank Benjamin, comandante della Brigata Ebraica.  La bandiera sarà il vessillo del futuro Stato d'Israele.
Bianca Tramontani Il fronte sul Senio fu aperto dalla Brigata Ebraica. Per riconoscere l'azione di tutti quei ragazzi morti per la nostra libertà, quanti anni sono trascorsi? Tanti! Onore a tutti voi ragazzi. Grazie.

lunedì 4 aprile 2016

E’ “SCANDALO GUIDI”, O DELLE PROCURE WAHBITE?


Di Maurizio Blondet   Il 17 aprile si vota il referendum contro le trivelle  a mare. Sconfitta certa per gli ecologisti,  arcobaleni e vendoliani promotori:  occorre il voto del 50 per cento più uno degli aventi diritto, e  secondo  i sondaggi, andrà a votare il 20%.  Come   rimediare?
Lo si deve ricavare dai giornali, che dicono e non dicono, tanto è pericoloso il potere che sfidano: “Alcuni magistrati anti-trivelle”, a Potenza, han suscitato uno scandalo giudiziario “a orologeria  contro il governo” per “condizionare il risultato del referendum del 17 aprile”.  I magistrati forniscono ai giornali le intercettazioni fra la ministra Guidi e il suo “fidanzato”, che certo fanno una brutta impressione: ma sono del 2014, perché proprio alla vigilia del referendum minacciato dalle astensioni?  Il trucco è: richiedendo proprio oggi le custodie cautelari (il carcere preventivo), si possono e devono “rendere pubblici gli atti” ossia le intercettazioni d’accusa. Su cui il circo mediatico salta  come un cane sull’osso.
Dalle intercettazioni, gli accusatori di Potenza  risalgono a “un sistema”, alla “lobby del petrolio”,  insomma ad uno dei loro soliti teoremi che – in secondo grado  di giudizio –  quasi sempre  finiscono in nulla, con tutti assolti  (spesso dopo mesi di carcere preventivo e la vita distrutta); ma ormai hanno raggiunto lo scopo, con l’aiuto dei giornali manettari e dell’opposizione più pirla: fermare lo sviluppo. Quelli sono i magistrati anti-Tav, anti Ilva, anti-trivelle, anti-tutto ciò che produce e dà lavoro qualificato . Una magistratura retriva e arretrata perché priva di ogni cultura industriale, regressiva come i wahabiti, che sta imponendo la “sue” politiche (anti)industriali ad un governicchio facile da destabilizzare con scandali veri e presunti, grazie ad intercettazioni a tappeto 24 ore su 24. Non sto difendendo il governicchio: dico che il pericolo è  la magistratura. Il governicchio ha dritto di fare politiche industriali , e il progetto Tampa Rossa lo è. La “Lobby”, il “sistema” che la magistratura accusa è, fra l’altro, l’Eni. Questa magistratura vuole che Taranto viva di coltivazione delle cozze, l’Italia di energia solare (coi pannelli Made in China), la Basilicata viva di noci,  il Sud di sussidi pubblici e false pensioni di invalidità, e che i treni vadano a 25 allora. Soprattutto, protegge i poteri indebiti che s’è conquistata con Mani Pulite.  Posto qui di seguito l’articolo di uno dei pochi giornalisti che non risponda con le salivazioni dei cani di Pavlov, disponendosi all’attacco degli accusati della magistratura manettara, che poi saranno prosciolti anni dopo. Mattia Feltri, de La Stampa. E’ un excursus storico delle imprese del potere giudiziari contro il potere esecutivo. I neretti sono miei.

venerdì 1 aprile 2016

BOLLETTE DELL’ ACQUA, RAVENNA E’ LA CITTA’ PIU’ COSTOSA DELL’EMILIA ROMAGNA. MERITO DEI COMUNI E HERA….

Ecco i dati sul costo dell'acqua nella regione e nelle maggiori città romagnole.
Bollette dell'acqua, Ravenna è la città più costosa dell'Emilia Romagna
Il costo dell'acqua in Emilia Romagna, oltre ad essere in aumento del 5% rispetto allo scorso anno, è maggiore rispetto alle medie nazionali: la media nazionale è infatti di 376 all'anno mentre in Emilia Romagna se ne spendono 460. Le differenze tra i capoluoghi di provincia è notevole. Ravenna spicca per essere la città dove l'acqua costa di più; infatti i ravennati la pagano 523 euro l'anno. Sul podio delle città più costose della regione ci sono ancora due romagnole: Forlì e Cesena a pari merito con 509 euro. Rispetto al 2014 il prezzo dell'acqua è aumentato in tutte e tre le città: a Ravenna nel 2014 si viaggiava sui 494 euro, mentre a Forlì 477 euro e Cesena 478 euro. 
Questi sono i dati forniti dall'osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva, che collocano la nostra regione al quarto posto tra le più care, per quanto riguarda l'acqua, preceduta dal primo posto della Toscana, il secondo delle Marche e il terzo dell'Umbria. Si segnala anche che dal 2007 ad oggi il prezzo dell'acqua ha subito un rincaro di circa il 70% sia nelle provincia di Ravenna che quella di Forlì-Cesena. La buona notizia per la nostra regione è che per quanto riguarda la dispersione di acqua; se infatti la media nazionale di dispersione di acqua è del 33%, nella nostra regione solo il 26% dell'acqua viene sprecata.