venerdì 27 febbraio 2015

CORTE DEI CONTI, RENZI ASSOLTO PERCHE’ INCAPCE DI COMPRENDERE IL REATO

Quindi non c'è tutto ......
Arrivano le motivazioni della sentenza della Corte dei Conti che ha assolto in appello Matteo Renzi, precedentemente condannato a pagare 14mila euro per le presunte...

giovedì 26 febbraio 2015

RENZOCCHIO. UN ANNO DI BUGIE. PROMESSE TRADITE

Da "Enrico stai sereno" all’abolizione delle Province ecco le bufale del premier che annuncia e non fa

Un anno di Matteo Renzi a palazzo Chigi. Un anno di parole, promesse, rassicurazioni tornate indietro come un’eco, ma al contrario. Un lungo elenco di impegni, giuramenti e patti trasformatisi quasi sempre, e spesso in un lampo, nel loro opposto. Insomma, dopo 365 giorni al potere, il premier non si può certo definire un «uomo d’onore» da cui aspettarsi coerenza solo perché ti ha stretto la mano.
Siamo nell’aprile del 2013. Renzi, sindaco di Firenze, è ospite delle Invasioni barbariche su La7, quando alla domanda se vorrebbe governare il Paese, risponde: «Passando dalle elezioni sì, non passando dagli inciuci di Palazzo». Meno di un anno dopo approda a palazzo Chigi con un inciucio di Palazzo. In un’altra occasione ribadisce che per arrivare a palazzo Chigi «o passi dal consenso popolare o non sei credibile». Per sua stessa ammissione, non sarebbe credibile.  TUTTO COMINCIÒ: CON #ENRICOSTAISERENO
È ormai memorabile il suo tweet di rassicurazione al premier Enrico Letta. È il 17 gennaio 2014, Renzi è già segretario Pd, quando tranquillizza Letta così: “Enrico stai sereno, nessuno ti vuole fregare il posto”. Un mese dopo Letta va a casa e Renzi al governno. Nel novembre 2012, da candidato alle primarie, Renzi afferma: «Se vinciamo le primarie faremo solo 10 ministri». Da premier ne fece 16.
"VOGLIO LE PREFERENZE": MA TI BLOCCO IL CAPOLISTA...
L’11 novembre 2010, da sindaco, Renzi sostiene che occorre ridare agli elettori "il diritto di scegliere con le preferenze". Il 3 dicembre scorso aggiunge: «Porto avanti il lavoro per le preferenze nella legge elettorale». È finita coi capilista bloccati e una piccola concessione alle preferenze. Il 7 giugno 2014, da premier, afferma: "Ci sono le condizioni perché entro l’estate la legge elettorale possa essere approvata". Quell’estate è trascorsa, siamo quasi a quella dopo e la legge elettorale non è ancora stata approvata definitivamente.
"NON CI SARÀ PIÙ IL SENATO" MA A SPARIRE È SOLO IL VOTO
Porta a porta , il 14 marzo 2014, Renzi promette: «Via il Senato». In realtà il Senato è ancora al suo posto, sarà (forse) solo modificato e conserverà molte prerogative in alcune delicate materie. Nel gennaio 2014 Renzi parla del Trattato di Maastricht: «È evidente che il tetto del rapporto deficit/pil al 3 per cento si potrà sforare». Due mesi dopo cambia versione: «Noi rispettiamo tutti i limiti che ci siamo dati, a partire da quelli del Trattato di Maastricht. L’Italia non chiede di sforare».
 "IO LE TASSE LE HO RIDOTTE" L’ISTAT NON è D’ACCORDO
Renzi flip-flop anche sui caccia F35. Nel luglio 2012 afferma: «Non capisco perché buttare via così una dozzina di miliardi». Nel marzo 2014 annuncia: «Le spese militari in Italia vanno ridotte. Tagli anche sugli F35». E un mese dopo: «Il problema in Italia è l’F24, non gli F35». Ed ecco il Renzi convinto di aver abbassato la pressione fiscale: «Io le tasse le ho ridotte», sostiene infatti in tv nel gennaio scorso. Nelle stesse ore l’Istat ne certifica l’aumento.
 "ORA LA SPENDING REVIEW" E LICENZIA IL COMMISSARIO

mercoledì 25 febbraio 2015

PD E CARITAS E COOP VARIE DICHIARANO GUERRA ALLA MARINA EGIZIANA


 IL CAIRO – ”Navi da guerra della Marina egiziana sono al largo delle coste libiche per impedire qualsiasi tentativo di far arrivare armi ai jihadisti in Libia”: lo ha riferito all’ANSA il portavoce delle operazioni dell’esercito libico, Mohamed el Hagazi.
- E’ in atto da poche ore il blocco navale della Marina Militare egiziana, e questo è certamente il segnale più forte dei preparativi di invasione dell’esercito egiziano in Libia.
Alla frontiera sono ammassate divisioni corazzate e brigate d’assalto, oggi il Presidente egiziano Al Sisi s’è recato personalmente sulla linea di fuoco per un vertice di generali.
PD e Caritas e coop varie dichiarano guerra alla Marina egiziana.
Come faranno a trovare un altro business da 80 miliardi l’anno facendo la figura dei buonisti agli occhi dei co…oni che credono di poter ospitare tutta l’Africa?

martedì 24 febbraio 2015

IL DITTATORELLO CRESCE NEI SONDAGGI? E' IL FATALISMO DI CHI NON VEDE ALTERNATIVE. DIAMOGLIELE. IL 9 MARZO, IL PRIMO GIORNO DI PIENA LIBERTA' DI BERLUSOCNI, E' VICINO


Come si spiega allora che Renzi sia, secondo le rilevazioni di Pagnoncelli per il Corriere, in risalita nei sondaggi? I dittatori di fatto generano uno strano rapporto, quello tra vittima e carnefice. Subentra una specie di fatalismo, un consenso mesto perché non si scorge alternativa realistica. Non può esserla quella di Grillo, il cui corteo di adepti somiglia all'ora di ricreazione in un manicomio, non lo è neppure il lepenismo di Salvini, la cui testa è utilitaristicamente immersa nella propria pancia.

E Forza Italia? C'è un bel lavoro da fare, una lunga marcia. La liberazione di Berlusconi consentirà una ripresa di vigore e di energia di sicuro. Avremmo guadagnato tempo e diffuso un messaggio positivo immediato se dopo aver risposto – su invito del medesimo Berlusconi – alla prepotenza solitaria di Renzi uscendo dall'Aula, svincolandoci così da un Patto infranto ma ancora vischioso per troppi, non si fosse derubricata una scelta chiara e distinta a mossa esagerata. Un bel modo di confondere la gente. Di insinuare dubbi. Di dare spazio oltretutto a manifestazioni divisorie invece che arricchenti. Non vediamo l'ora che arrivi il 9 marzo. Berlusconi libero e forte. Chi lo sottovaluta o lo ritiene spaventato da colpi sotto la cintura giudiziaria, non lo conosce. “Il Mattinale” è nato pronto per ricominciare, abbiamo il magazzino pieno di idee, e il nostro forno produce roba fragrante per un'alternativa che spezzi la solitudine dell'Italia e degli italiani.

sabato 21 febbraio 2015

JOBS ACT: IL GOVERNO RENZI STRAVOLGE LA LEGGE BIAGI


Forza Italia contrasterà questo progetto. Nella maggioranza qualcuno si svegli e stia dalla nostra parte. Prima di valutare taluni singoli aspetti dei provvedimenti di attuazione delle deleghe contenute nel Jobs Act (rispetto ai quali sono prevedibili anche significative ‘marce indietro’ per accontentare la sinistra dem nel nuovo clima scaturito dall’elezione del Capo dello Stato) non convince il disegno di politica del diritto, prima ancora che del lavoro, che emerge in modo sempre più evidente.
Il si appresta a stravolgere la , non tanto e non governo Renzi legge Biagi solo, per il proposito di manomettere o addirittura abrogare forme contrattuali (già ampiamente rivisitate dalla legge Fornero) che rispondono a precise esigenze delle imprese e dei lavoratori, quanto piuttosto per l’architettura complessiva degli interventi. Marco Biagi non pensava affatto di introdurre, nella legge a lui intestata, tipologie flessibili in entrata, allo scopo di consentire ai datori di aggirare, in uscita, le forche caudine della reintegra da parte del giudice. riteneva, giustamente, che la frammentazione esistente nella realtà del Biagi mercato del lavoro potesse essere affrontata in modo adeguato e pertinente – nell’interesse delle imprese e dei lavoratori – solo attraverso la previsione di una gamma di contratti specifici, mirati a regolare le diversità delle condizioni lavorative, anziché imporre, per via legislativa, una sorta di reductio ad unum nell’ambito di un contratto a tempo indeterminato, sia pure meno oppressivo e poliziesco per quanto riguarda la tutela del licenziamento.
Non è un caso che, in occasione della prima lettura del Senato, nell’emendamento dei partiti centristi a firma di , Pietro Ichino campeggiassero le parole ‘senza alterazione dell’attuale articolazione delle tipologie dei contratti di lavoro’. Per , la riunificazione del mercato del lavoro non avrebbe mai Biagipotuto trovare posto, in modo forzato, in un contratto a tempo indeterminato ancorché caratterizzato da tutele meno ossessive sul versante del recesso. La via indicata dal professore bolognese, di cui tra un mese ricorderemo tutti l’assassinio, poggiava sull’obiettivo di politiche di protezione sociale e di welfare tendenzialmente uniformi per tutte le tipologie di lavoro ‘economicamente subordinato’. Il governo Renzi ribadisce invece la linea dell’unificazione forzata all’interno del sarchiapone del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti (drogando il mercato del lavoro con robusti incentivi all’assunzione), mentre adotta misure sperimentali, prive della necessaria copertura finanziaria, incerte per quanto riguarda la continuità di erogazione, ancora divisive e sostanzialmente ripetitive delle modeste tutele già esistenti da anni, per quanto riguarda i nuovi ammortizzatori sociali che cambiano solo nome ma non sostanza.  Forza Italia contrasterà questo progetto. E si augura che, all’interno della Forza Italia maggioranza, le forze politiche che condivisero il disegno riformatore di Marco Biagi si accorgano della trappola ed evitino di prender parte ad un progetto alternativo alla legge che porta il suo nome.

venerdì 20 febbraio 2015

MILLE PROROGHE, IL GOVERNO SALA LAZIO E VENEZIA: CLIENTELISMO ELETTORALE DI RENZI

Avevano sfondato i paletti fissati dal Patto di Stabilità. Rischiavano sanzioni e penalizzazioni. Hanno invece spuntato una deroga. Con due norme ad hoc. Che provocano polemiche. Per gli aiuti molto interessati. Nei palazzi parlamentari non si parla d’altro. E si grida allo scandalo per gli aiuti di stampo locale,  elettorale e clientelare. Una Regione e un comune sforano il patto di Stabilità? Ovvero spendono più di quanto gli è consentito? Vengono puniti con sanzioni e meno soldi. O almeno dovrebbero. Perché alcuni enti locali al governo non sembrano uguali agli altri, tanto da meritare un “aiutino”. E’ il caso della Regione Lazio (guidata da un governatore del Pd) e del comune di Venezia (dove a breve si voterà per il nuovo sindaco), che hanno spuntato una deroga sulle sanzioni. Con due norme ad hoc (o quasi) contenute nel decreto Milleproroghe. Di cosa si tratta esattamente? La prima, la norma “salva Lazio” prevede che le Regioni che nel 2014 hanno sforato il patto di stabilità interno, ma lo hanno fatto per il 50% pagando dei debiti pregressi, possono applicare la contrattazione integrativa, assumere a tempo indeterminato con immissioni in ruolo, accendere mutui per opere in fase di realizzazione e avere meno sanzioni. E qual è pressoché l’unica Regione in Italia ad avere il requisito necessario? Quella guidata dall’amico Nicola Zingaretti, per l’appunto. Che, in virtù di questa norma inserita di notte da governo e relatori (ma con la contrarietà di uno di loro, Francesco Paolo Sisto di Forza Italia), non dovrà pagare parte delle sanzioni previste per legge (ma solo per il 2% di entrate tributarie e per accensione di prestiti), potrà “destinare risorse aggiuntive alla contrattazione integrativa nei limiti stabiliti dalla contrattazione nazionale” e potrà “procedere ad assunzioni a tempo indeterminato” per immettere in ruolo i vincitori di concorsi pubblici che ancora aspettano un posto.

giovedì 19 febbraio 2015

BUCCI: “FAMIGLIE E GIOVANI PER IL FILM SU CODEVIGO. MARIANI UN LUOGO APERTO

Il titolare della sala dove sarà proiettato per la prima volta in città

la pellicola sulla strage: «La controserata dell'Anpi crea tensioni»

L'attore faentino Claudio Casadio in un'immagine di L'uomo che verrà
«Proiettare un film, tra l’altro molto bello con un importante attore locale, sulla strage di Marzabotto in contrapposizione con quello sull'eccidio di Codevigo, è un modo per creare delle tensioni». Dopo l’annuncio (vedi correlato) da parte dell'associazione culturale Ravenna Cinema di una serata antifascista – con la visione di L'uomo che verrà in contrapposizione alla proiezione del film Il segreto d’Italia – interviene Maurizio Bucci, titolare del Mariani Lifestyle dove si svolgerà l'evento dedicato alla pellicola che ricostruisce la strage compiuta dai partigiani nel 1945 in provincia di Padova.
Bucci è anche consigliere comunale nelle file di Forza Italia e da lui è partito il suggerimento ai gestori della sala in via Ponte Marino per la proiezione: «Il Mariani è un contenitore del centro storico dove oltre alla buona cucina c’è spazio per le idee e per il confronto. Sono stati proiettati in quella sala anche il film sul Papa, sui pellegrinaggi a Medjougurie, su Berlinguer di Walter Veltroni». L'imprenditore e politico si dice quindi sorpreso dall’iniziativa della contrapposizione di proiezioni: «Più volte si parla di avere un 25 aprile condiviso e poi noto invece che da una certa parte politica ogni occasione è buona per creare un distinguo. Il fatto di proiettare un film tra l’altro molto bello con un importante attore locale sulla strage di Marzabotto in contrapposizione, quindi, con il film di Belluco, è forse un modo per creare delle tensioni e non accettare un’analisi critica e comunque democratica su avvenimenti storici di quel periodo». E ribadisce: «Non certo per ragioni ideologiche il Mariani Lifestyle ha ritenuto insieme a “Cinema in centro” opportuna la scelta di proiettare il film Il segreto d’Italia indipendentemente dai contenuti e dalla storia che rievocherà fatti e personaggi della nostra città».
Al momento sono molte le prenotazioni sia per la prima visione delle 20.30 (al completo) sia per quelle delle 22.30 per cui restano pochi posti: «Sono soddisfatto della risposta avuta in quanto gran parte delle prenotazioni sono venute da giovani studenti, famiglie e di tanti ravennati curiosi per una pellicola che in città non si era mai vista».

mercoledì 18 febbraio 2015

martedì 17 febbraio 2015

SI ALL’INTERVENTO IN LIBIA, MA IL GOVERNO COINVOLGA IL PARLAMENTO


"La drammatica evoluzione della situazione in Libia é la dimostrazione di quanto furono sbagliate le scelte occidentali relative al Nord Africa negli anni passati. Scelte che non abbiamo mai mancato di criticare e denunciare, ben prefigurando quali nefasti scenari futuri avrebbero prodotto.
Oggi purtroppo la realtà ci dà ragione. L'Italia non può tollerare la minaccia derivante dall'esistenza di un califfato dichiaratamente ostile alle proprie porte, sulle coste di uno Stato, la Libia appunto, ormai totalmente fuori controllo e distante poche centinaia di chilometri dalle nostre coste. Accogliamo con favore l'intento del governo di non abdicare alle responsabilità che ci derivano dal ruolo che il nostro paese deve avere nel Mediterraneo e nella difesa del nostro continente, della sua civiltà e dei suoi valori di libertà, oggi minacciati.  Forza Italia, in questi venti anni sia da forza di governo che di opposizione, non ha mai rinunciato ad assumersi le proprie responsabilità e anche oggi é pronta a contribuire in modo costruttivo alle difficili scelte che il nostro paese dovrà prendere. Ci auguriamo che l'esecutivo voglia al più presto coinvolgere il Parlamento tutto nell'assunzione di decisioni che, per la loro gravità, debbono trascendere le appartenenze di parte e di schieramento".
Dopo la notizia del possibile invio di 5mila soldati italiani nell'ex colonia, il Cavaliere si dice d'accordo con l'ex alleato del Nazareno. Prodi: "Non so perché non fui coinvolto quando le autorità libiche mi chiesero come mediatore". Salvini: "I migranti? Lasciamoli al largo" Forza Italia ha detto sì: il partito ex alleato del Pd in tema di riforme garantisce il proprio appoggio al governo su un eventuale intervento militare in Libia. E’ stato il leader azzurro in persona a giudicare positivamente il possibile invio di 5 mila soldati nell’ex colonia per contrastare l’avanzata dell’Isis: “Un intervento di forze militari internazionali, sebbene ultima risorsa, deve essere oggi un’opzione da prendere in seria considerazione – ha detto Silvio Berlusconi- accogliamo con favore l’intento del governo di non abdicare alle responsabilità che ci derivano dal ruolo che il nostro paese deve avere nel Mediterraneo”. La questione libica offre quindi al Cavaliere, nonché contraente del patto del Nazareno, l’occasione per tendere la mano all’ex alleato Matteo Renzi e per far intravvedere la possibilità di una riappacificazione.
Giovanni Toti è ancora più chiaro: “L’esecutivo – ha dettol’europarlamentare e consigliere politico di Forza Italiadeve coinvolgere tutte le forze politiche e non solo quelle che sostengono il governo perché qui si parla di 5mila soldati italiani che rischiano la vita. Il nostro partito – ha sottolineato – non ha mai fatto mancare il suo supporto, per cui saremo sicuramente d’accordo in caso di un intervento in Libia”.

venerdì 13 febbraio 2015

MPS, UN TOTALE FALLIMENTO! E IL TESORO NE DIVENTERA’ AZIONISTA!!! MANGIANDOSI NEL TEMPO TUTTO IL CAPITALE


VERGOGNA, VERGOGNA….TUTTI I SOLDI PER SALVARE LA ROSSA BANCA CHE CONTINUA A FARE DEL ROSSO
Nell’articolo del Financial Times di oggi, è definita il più grande fallimento degli stress test dell’Eurozona dello scorso anno". E’ Monte dei Paschi di Siena, al centro dei riflettori dopo aver annunciato che l’importo dell’aumento di capitale sarà più pesante di quanto inizialmente reso noto. Non 2,5 miliardi di euro, come annunciato a fine novembre, ma 3 miliardi di euro. L’annuncio è arrivato in concomitanza con la pubblicazione del bilancio, che ha messo in evidenza una perdita di 4,19 miliardi di euro nel quarto trimestre del 2014 e di 5,34 miliardi in tutto l’anno, sulla scia di pesanti svalutazioni che hanno colpito il portafoglio dei prestiti.
La banca ha motivato l’aumento di capitale più pesante con l’esigenza di disporre di cuscinetti di capitale, e dunque aderire alle richieste della Bce di alzare il Common Equity Ratio al 10,2%. Con il nuovo piano, la banca senese lancerà il quarto aumento di capitale in sei anni. Lo scorso giugno, Mps aveva raccolto 5 miliardi; le perdite che si sono abbattute sul titolo hanno portato la capitalizzazione a scendere a 2,2 miliardi.
Ma non è solo questa la notizia "boom" di Mps. L’altra grande notizia è che a partire dal prossimo luglio il Ministero del Tesoro entrerà nel capitale di Mps per effetto del pagamento degli interessi sui Monti Bond.
Mps ha ricevuto 4 miliardi di euro dal Ministero del Tesoro – prima sotto forma di Tremonti bond e poi di Monti Bond), di cui 3 sono stati rimborsati lo scorso anno dopo l’aumento di capitale della Banca. Nel 2014, Mps ha pagato gli interessi relativi al 2013, per circa 350 milioni di euro, attraverso l’emissione di nuovi titoli, che sono stati subito riacquistati grazie ai proventi dell’aumento di capitale. Mps deve però ancora finire di saldare i suoi debiti con lo Stato e deve pagare gli interessi relativi al 2014, che sono di 243 milioni di euro circa.

giovedì 12 febbraio 2015

BERLUSCONI DA’ L’ULTIMUT A FITTO: BRAVO CAVALIERE


Berlusconi dà l'ultimatum a Fitto: "Decidi subito, con noi o fuori". Lui replica: "Mi cacci perché avevo ragione?"

Sergio Rame - "La linea politica sulle riforme l’ho decisa io. La responsabilità è solo mia. Ci avevo creduto e sperato fino in fondo". Parlando ai gruppi parlamentari di Forza Italia, Silvio Berlusconi si assume la responsabilità del Patto del Nazareno, annuncia le prossime mosse e conferma la linea dura del partito. "Continuare sulla stessa strada sarebbe ottuso e politicamente nefasto, non per noi, ma per gli elettori moderati che rappresentiamo e per il Paese tutto - spiega - Forza Italia d’ora in avanti tornerà a fare opposizione, senza sconti e senza quella benevolenza che questo governo ha dimostrato di non meritare". Durante il vertice Berlusconi chiede ai suoi massimo impegno e presenza costante e ricorda che dal prossimo 9 marzo sarà di nuovo "pienamente in campo". "Oggi non è il momento delle recriminazioni e dei processi sommari - continua - la linea politica seguita fin qui era la mia linea politica. Meditata, ponderata, valutata, in tutti i suoi aspetti. So bene quanto ci sia costata, quanto, a volte, sia costata personalmente a ciascuno di voi. Vi ringrazio per quanto insieme abbiamo fatto fino ad oggi. E il fatto che il Pd non sia stato capace di portare fino in fondo questo cammino nulla toglie alla nobiltà del nostro sforzo.
Chi ci ha creduto fino in fondo come me, merita stima e rispetto". E a Raffaele Fitto concede 15 giorni di tempo per decidere se restare o andare via e fondare un partito. Un ultimatum che non è piaciuto all'europarlamentare. "Perché? - chiede - perché facciamo opposizione? Perché abbiamo avuto ragione sulle riforme, e, purtroppo, su tutto il resto?".
Per il futuro Berlusconi conferma il progetto di un’alleanza con la Lega per le Regionali, ma, avverte: "Non consegneremo le chiavi del centrodestra a Salvini, anche se la Lega è un importante alleato e spero possa esserlo anche per il futuro". Siamo amici di Salvini ma nessuno può lanciare diktat. Alcune cose ci dividono, ma sono molte più le cose che uniscono Lega e Forza Italia. Berlusconi parla mentre a Montecitorio si discutono le riforme costituzionali. "Al di là delle spacconate talvolta indigeribili del Pd in queste ore - sottolinea - non abbiamo interrotto il nostro lavoro costruttivo. Lo abbiamo già detto, lo ripeto oggi: venuto a cadere quel patto profondo per cambiare insieme l’Italia, continueremo comunque ad appoggiare ciò che delle riforme ci piace e che riteniamo utile per il Paese. Ma non accetteremo più di votare per tutte quelle parti che avevamo accettato solo per amore di un disegno più ampio e più importante. Valuteremo cosa approvare e cosa cercare di cambiare e alla fine del percorso, valutato come il nostro contributo sarà stato recepito dalla maggioranza, decideremo - conclude - come comportarci al voto finale. E così faremo anche sulla legge elettorale".



mercoledì 11 febbraio 2015

RIFORME, FORZA ITALIA DA’ BATTAGLIA; SI DIMETTE IL RELATORE AZZURRO


Il primo colpo è stato messo a segno a Montecitorio dove Francesco Paolo Sisto si è dimesso da relatore delle riforme istituzionali. "Con dolore profondo del giurista nato fra i codici - ha annunciato in Aula - ma con la coerenza dell’appartenenza rinuncio al ruolo di relatore".
Le sicurezze di Matteo Renzi vengono meno. Convinto fino a oggi di poter andare avanti senza l'appoggio di Silvio Berlusconi, il premier deve fare i conti con la prima battuta d'arresto. Sisto, che è presidente della commissione Affari costituzionali e relatore del provvedimento con Emanuele Fiano del Pd, ha spiegato di dimettersi "con il dolore profondo del giurista cui viene data l’occasione di riscrivere la Costituzione, ma con la coerenza di una appartenenza a un partito senza opportunismi". "Con senso di responsabilità - ha detto quindi - Forza Italia ha partecipato ad una intesa innaturale con il Pd per una cooperazione sulle riforme che non rinnegasse il passato, con cancellasse il presente e non precludesse il futuro. Un patto che è una transizione temporanea e che oggi non è più viva in quanto l’accordo è stato sciolto e Forza Italia si ritiene libera di non essere scontenta". Nel frattempo il presidente dei deputati azzurri Renato Brunetta ha annunciato l'ostruzionismo di Forza Italia alle riforme, "una corsa rovinosa verso il disastro che faremo di tutto per rallentare". "Sarebbe oggi pura irresponsabilità concorrere a una direttrice autoritaria - ha denunciato - la maggioranza si fermi".


martedì 10 febbraio 2015

OPPOSIZIONE A 360°


Opposizione a 360° – Il ‘no’ di Berlusconi, la sua determinazione a praticare un’“opposizione a 360°” non ha crepe. Non esistono possibili spicchi di consenso residui. Tipo: che passi da 360 a 280, o 250. Finora infatti eravamo a 180. No a Renzi sul governo delle emergenze e urgenze economiche, fiscali, lavoro, giustizia, burocrazia. Insieme con lui per la riforma elettorale e costituzionale. No: 360. Punto e a capo.
Patto del Nazareno – E’ un ponte in costruzione che è saltato per aria. Renzi vorrebbe il nostro assenso per mantenere intatte con il nostro sì le campate finora progettate insieme. No, non è proprio decenza chiederci questo. Infatti quel ponte e quel Patto hanno cambiato destinazione d’uso. Non servono a traghettare l’Italia verso una democrazia compiuta, ma verso il regno perenne del renzismo, la cui “deriva autoritaria” si è palesata con l’elezione del Capo dello Stato.
Forza Italia non si sottomette – Renzi si era convinto ( o si era fatto convincere) che ci saremmo sottomessi alla sua prepotenza. A Berlusconi e a Forza Italia non interessa la parte di comprimari di una farsa il cui finale sarebbe la tragedia della nostra vita comune, con una architettura di Stato studiata per consentire il dominio permanente di un Partito democratico capace solo di avvelenare i pozzi della democrazia.
Presidente della Repubblica – L’architrave che tiene insieme tutte le campate, e garantisce che davvero la solidità di quel ponte e la congiunzione tra le due faglie continentali, quella di centrodestra e quella di centrosinistra, per troppi anni delegittimate da rispettive scomuniche. Ed era il Capo dello Stato. Arbitro, garante, scelto insieme. Perché così si fa. Il garante dell’unità e dei meccanismi istituzionali in via di approvazione è a sua voglia frutto e cemento di questa storia.
Renzi ha tradito – Invece: Renzi passa alle maniere forti. Sceglie lui, garantisce a se stesso l’unità del partito, e con noi usa la bruta logica dei numeri rapinati al popolo sovrano. Per di più pretende di far approvare di gran carriera, con il nostro consenso oppure no, l’abbozzo di riforme da noi accettato in vista di un bene superiore, che ora è stato deturpato dalla volontà predatoria di Renzi.
Centrodestra unito – Per questo diciamo ‘no’ a 360°. Questo ha subito conseguenze nella nostra condotta in Parlamento. Ed è ovvia e coerente conseguenza. Ma soprattutto comporta per noi una scelta di campo strategica. Non significa soltanto costruire unità nel centrodestra, ritrovando un più semplice terreno di intesa. Ma esige l’impegno strategico a costruire una Forza Italia e un centrodestra di contenuti basati su una cultura politica solida, liberale e popolare. Identitaria e ancorata agli interessi del ceto medio che coincidono con quelli dell’Italia.
Jobs Act – Che succede all'articolo 18? Spostamenti inesorabili a sinistra. Il responsabile economico del Pd ha la faccia tosta di dire che decideranno all'ultimo momento. Che dice Ncd? Digerirà il Gattopardellum?


lunedì 9 febbraio 2015

BERLUSCONI, NON VIVIAMO IN VERA DEMOCRAZIA


"Abbiamo la consapevolezza di non vivere in una vera democrazia". Così Silvio Berlusconi in collegamento telefonico al meet up del governo ombra organizzato da Gianfranco Rotondi. "Questo è il terzo governo non eletto – ha detto – c'è un premier che non ha preso nessun voto e una maggioranza che è frutto di una elezione, quella del 2013, dove il distacco è stato solo dello 0,37%".
BERLUSCONI, SÌ RIFORME POSITIVE MA TORNIAMO OPPOSITORI. NON ACCETTEREMO PIÙ QUANTO ACCETTATO FINO AD OGGI
"Voteremo le riforme se saranno positive per il Paese ma riprendiamo il nostro ruolo a 360 gradi di oppositori!". "Non accetteremo più quanto fino ad oggi abbiamo accettato".
Berlusconi spiega che non accadrà come prima, "non accetteremo più tutto, come abbiamo accettato" per quel che riguarda la legge elettorale "il doppio turno e il premio al 40%, un misto tra candidati nominati e preferenze che è una cosa che non sta in piedi". "E voglio ricordare che le preferenze contengono un mare di pericoli, con l'incremento dei voti di scambio mettiamo tutti i nostri eletti nelle mani dei pm e ancora l'ultima imposizione è la lista unica che può ben essere realizzata per la sinistra ma è molto difficile da realizzare per il centrodestra, ora diviso e frammentato".
BERLUSCONI, SENZA PATTO NAZARENO LAVORIAMO CENTRODESTRA UNITO. CI SIAMO SGRAVATI UN PESO
Dopo la fine del Patto del Nazareno "ci siamo sgravati il peso ed ora possiamo lavorare ad un centrodestra compatto".
RIFORME: BERLUSCONI, NON RISPETTATO SPIRITO DI CONDIVISIONE
Silvio Berlusconi ribadisce che l'adesione al Patto del Nazareno era stata determinata dal voler dare un contributo alle riforme ma "c'è qualcuno che lo spirito di condivisione non lo ha rispettato, non ha rispettato gli accordi". Ecco perché, ha ribadito, "non ci sentiamo di continuare nella direzione ad oggi seguita".
BERLUSCONI, DEMOCRAZIA A METÀ, VOTO ITALIANI CAMBI SITUAZIONE
Quella di oggi è una "democrazia a metà, commissaria". Ecco perché, nel corso del suo intervento telefonico al meet up del Governo Ombra di Rotondi, Silvio Berlusconi, si augura che "gli italiani con il loro voto devono cambiare responsabilmente la situazione".
BERLUSCONI, IO LEADER CENTRODESTRA ELIMINATO DA SCENA
"Il centrodestra ha avuto eliminato dalla scena politica il suo leader, il leader di FI impossibilitato a svolgere attività in Parlamento, escluso dal parlamento, messo fuori dalla possibilità di esser protagonista dalla politica e che viene citato come condannato, detenuto, ex cavaliere, invece sono sempre cavaliere". "Questa è la situazione nella quale abbiamo accettato di dare i nostri supporti alle riforme".
SCELTA CIVICA: BERLUSCONI, QUANDO VENIVANO DA NOI CI ACCUSAVANO
"Ricordiamoci che Scelta civica si è presentata schierata nel centrodestra e voleva perseguire come obiettivo quello di far fuori chi vi parla". "Ora loro che passano altrove vengono considerati degli eroi, quando qualcuno veniva da noi eravamo accusati".
QUIRINALE: BERLUSCONI, PARLAMENTO PLAUDENTE LONTANO DA GENTE
"Ho avuto una brutta impressione circa il nostro Parlamento in occasione dell'elezione del Capo dello Stato. Ho visto mille persone applaudire ad ogni frase, felici, contenti e mi hanno dato l'impressione di una felicità di appartenenza ad una casta privilegiata e che concretizzava un distacco profondo con la gente che sta fuori e che non ha i soldi per arrivare a fine mese". Così, Silvio Berlusconi per il quale quella elezione ha "fotografato la distanza tra politica e cittadini".
BERLUSCONI, CON SBARRAMENTO 3% NON CI SARÀ OPPOSIZIONE VERA
Per Silvio Berlusconi con lo sbarramento al 3% "ci sarà una opposizione estremamente frammentata e incapace di fare una opposizione vera".
BERLUSCONI, NON ABBIAMO DIFESO VOTO 2013 DA SINISTRA
Silvio Berlusconi torna a parlare delle elezioni del 2013, Silvio Berlusconi, "il cui risultato non sapremo mai". "Non abbiamo difeso il nostro voto dalla sinistra, una sinistra che fa lo spoglio delle schede in un certo modo da decenni".



venerdì 6 febbraio 2015

RENZI HA ROTTO IL PATTO

Per Berlusconi e per noi di Forza Italia essere leali è una prerogativa indispensabile per dare pace e prosperità agli italiani. La rottura del Patto, di cui è bene l’arbitro del Quirinale sia avvertito, è dovuta alla scorrettezza di un giocatore.
Renzi ha spezzato l’architrave, viene giù tutto – Non è Forza Italia che scoppia, come dicono i giornalini. Il nostro ‘no’ unanime a Renzi deve prevalere sul resto, e questo fa scoppiare la bolla speculativa del renzismo.
Slealtà di una parte contraente – Ricordiamo che la regola aurea di un qualsivoglia patto o contratto sottoscritto da due o più parti è il mantenimento della fiducia e della lealtà reciproche qualora si voglia mantenere in piedi un patto, come nel caso di una qualsiasi modifica. Renzi ha disatteso il Patto e per questo lo riteniamo sleale. Nulla sarà più come prima.
La lealtà non è una pagina ingiallita del catechismo per vecchie zie. È il valore vero e autentico del ceto medio, che è consistenza e la risorsa vera di questo Paese. Una risorsa fatta di brave persone, che sono l’ossatura economica e sono state e saranno la garanzia di una ricostruzione della prosperità per l’intera Italia.
– Se risorgeremo è perché il ceto medio ha una base morale che contraddice l’archetipo diffamatorio dell’italiano medio alla Alberto Sordi, e oggi diremmo alla Matteo Renzi. Che è sempre pronto a fregarti, sulla base del così fan tutti.
Matteo Renzi ovvero l’inaffidabilità del leader – Sarà questa una delle caratteristiche con cui sarà ricordato il “giovin signore”? Le premesse ci sono tutte.
Giocatore scorretto – Nulla sarà più come prima. Nel Parlamento, anzitutto. Imporre tour de force irragionevoli alla Camera dei deputati offende le prerogative costituzionali dell’Assemblea su cui si regge la democrazia italiana. Ed anche qui vale il monito del Presidente della Repubblica sul rispetto necessario delle procedure del Parlamento. Il giocatore è scorretto, intervenga l’Arbitro.

RENZI HA ROTTO IL PATTO E UCCISO IL NAZARENO

Ha mancato alla parola data. E' pericoloso per la democrazia. La nostra risposta è ripartire non dal teatrino interno o esterno, ma dal popolo. Con Berlusconi.
Toti – “Il patto del Nazareno così come lo avevamo interpretato fino ad oggi noi lo riteniamo rotto. Il cammino delle riforme il governo ha già detto con grande chiarezza che proseguirà, noi non ci sentiamo legati a condividere un percorso nel suo totale perché quel totale prevedeva un presupposto fondamentale che era: sulle istituzioni si sceglie insieme e dunque anche sul Capo dello Stato”.
Cosa può fare Forza Italia? – Cosa può fare, oggi, Forza Italia e il centrodestra per riunire sotto la stessa bandiera il proprio elettorato? Anzitutto smetterla con la tattica, con il far discendere il nostro destino dagli umori e dagli interessi politici di Renzi. Guai a farci imporre i temi e l’agenda da chi vuole mettere in ombra la piattaforma di idee e proposte del centrodestra. Dovremo smetterla di dire sì a tutte le imposizioni leonine di Renzi. Dovremo mettere al centro dell’agenda politica e del dibattito pubblico le speranze e le preoccupazioni di un ceto medio depresso da politiche folli. Dovremo rendere tangibili le nostre proposte. Dobbiamo recuperare quella vocazione unitaria e visionaria che ci ha storicamente qualificato come Partito della Nazione differenziandoci da quell’accozzaglia di sigle e identità che Renzi chiama “Partito della Nazione” per nasconderne il vero nome: Nuovo Ulivo.
Fallimento – Il governo Renzi sta per compiere un anno! E noi siamo qui a ricordare per l'ennesima volta di che pasta è fatto il nostro premier: Renzi è un 'bucatino', all'apparenza solido, dentro vuoto. Ricordate gli impegni presi e mai mantenuti? Ne citiamo alcuni: riforma del lavoro entro Il Mattinale –
marzo 2014, riforma della Pa entro aprile 2014, riforma del fisco entro maggio 2014, riforma della giustizia entro giugno 2014, pagamento dei 68 mld di debiti della Pa entro luglio 2014, poi rinviato a settembre 2014, poi sparito. Patto del Nazareno. Fallimento su tutta la linea!

mercoledì 4 febbraio 2015

Berlusconi su Mattarella – “Mattarella ha fatto un discorso adeguato e rispettoso della Costituzione, proprio quello che noi ci aspettiamo da un Capo dello Stato. Non lo conosco personalmente ma mi sembra una brava persona”.
“Effetto 8 marzo” – Qualcosa si muove a Milano. Il rientro in campo di un Silvio Berlusconi senza i vincoli alla sua libertà di movimento e di parola, sposterà il vento della politica italiana.
“Effetto 3 febbraio” – C’è il nuovo Capo dello Stato arbitro e non giocatore, c’è la presenza al Quirinale di Silvio Berlusconi per il suo insediamento. L’inizio della pacificazione che da tempo aspettavamo.

martedì 3 febbraio 2015

FORZA ITALIA DOPO L’ELEZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Il Partito della Nazione siamo noi – Nulla sarà più come prima dopo lo strappo di Renzi di qualsiasi regola di moralità politica. E’ il tempo della trasparenza e della lealtà. Rifondare Forza Italia vuol dire allargare i confini del nostro spazio di consenso. Aprendo il cantiere di idee e di programmi per il vero Partito della Nazione liberal-popolare.
Forza Italia – Noi siamo già in grado di proporre un programma di riforme radicali di stampo liberale e solidale. Siano piattaforma di una costruzione comune. Si tratta di dare respiro a una “unione” capace di raccogliere vastissimi consensi, corrispondenti a quel ceto medio con cui ci identifichiamo e che oggi Renzi cerca di sedurre con annunci vuoti e patti tragici con la sinistra rossa del suo partito e oltre.
Patti generazionali – Ha ragione Toti a proporre patti generazionali come risposta ai bisogni del Paese. Noi allargheremmo l’intuizione di Toti. Oltre al patto dei quarantenni con Toti e coscritti, vediamo molto bene il patto dei settantenni con Berlusconi, quello dei sessantenni con Brunetta e Romani, quello dei cinquantenni con Daniela Santanché, dei trentenni con Calabria e Giammanco, quello dei ventenni, giù fino al patto delle giovani marmotte. Uno per tutti, tutti per Toti.

lunedì 2 febbraio 2015

Mattarella persona degna scelta in maniera sbagliata. Nulla sarà più come prima. Per noi sarà meglio. Punti fermi. Le rose fioriranno a maggio
PARADOSSIIl nuovo Presidente della Repubblica autore del Mattarellum, trascurando l'ovvio conflitto di interessi, come giudice costituzionale è stato contro il Porcellum. Ha definito incostituzionale il suo premio di maggioranza, e però ora ne gode delle conseguenze. Ecco infatti che quei 148 deputati abusivi ne hanno determinato l'elezione. Paradossi? Incoerenza? Di certo ha beneficiato della scelta della Consulta da lui partecipata di ritenere non necessario procedere in fretta a nuove elezioni. Una opzione contestabilissima in dottrina e che si è rivelata decisiva e - vista a posteriori - molto conveniente.
GARANTE DI CHE? Per ora Mattarella è stato garante dell'unità del Pd e della sinistra, garante della esibizione di forza spudorata ma - vedremo - effimera di Renzi. E poi? Vedremo.
VALENTINO. Non così accadde tra padri costituenti nel dopoguerra. Avversari, anzi nemici, ma leali nel percorso istituzionale. Renzi è stato semplicemente, e senza se e senza ma, scorretto. La storia del mondo è costellata di falsificazioni e tradimenti. Cesare Borgia, il Valentino, ne fu maestro. Gli arrise la vittoria. Fino a un certo punto. Inciampò in quello che Machiavelli definì in fiorentino "cagotto" che gli fece perdere tutto. L’azzardo morale fa vincere le battaglie ma porta – per le strane e giuste leggi della vita – alla perdizione.
PIÙ NULLA COME PRIMA. Il percorso di riscrittura della Costituzione e della legge elettorale iniziato il 18 gennaio tra Renzi e Berlusconi, e che di fatto ha portato il segretario del Pd a Palazzo Chigi per la forza propulsiva e di pacificazione di quell'atto, è stato vanificato da questa elezione presidenziale.
NULLA SARÀ PIÙ COME PRIMALa maggioranza che sostiene il governo è a questo punto inesistente. Alfano e Alleanza popolare sono divisi tra loro e divisi dal premier. Per noi, il percorso costituzionale ed elettorale vale esclusivamente nei termini dell'accordo. Renzi con ogni evidenza ha venduto il Nazareno. Ci ricorda una qualche figura (poco) evangelica. Finì male.
NOI ESISTIAMO. PIÙ FORTI. La forza morale della nostra scelta. La coerenza responsabile e limpida. Il riconoscimento del Capo dello Stato per non lesionare l'architrave della Repubblica è fuori discussione. Non lo diciamo per proporci come gente felice di aver dato una testimonianza perdente in un mondo politico di lupi. Ma per la certezza di avere un disegno di unità alternativa alla sinistra, basata sui valori e sulle proposte che sono prossime al cuore del popolo. Qualcosa di buono si muove nel centrodestra. Le rose fioriranno. A maggio.
NOTERELLE. Metafore un po' zoppicanti ma serie. Se chi tradisce il Nazareno è Giuda, e concluse malissimo la sua avventura; Simon Pietro rinnegò tre volte il maestro, ma poi gli disse di sì. Angelino diciamo che ormai è arrivato alla terza volta... Dunque c'è speranza, e magari ascolti Sacconi, il quale come apostolo somiglierebbe a Tommaso, ed è una persona seria, e ha toccato con mano chi siano gli impostori.