martedì 30 ottobre 2012

CACCIA LA CASTA: NON MOLLANO L’OSSO


LA COMMISSIONE PARLAMENTARE BICAMERALE HA DATO PARERE NEGATIVO AL DECRETO CHE TAGLIA LE SPESE DELLE REGIONI, I SEGGI, GLI STIPENDI E I VITALIZI. NON DIMENTICHIAMOLO QUANDO POTREMO FINALMENTE VOTARE. DOBBIAMO PUNIRE QUESTA GENTE SENZA RISPETTO
Non moriranno senza combattere ferocemente. Solo così può essere interpretato l'ennesimo tentativo disperato da parte della classe politica di difendere i propri indebiti privilegi. Nella giornata del 25 ottobre la Commissione parlamentare bicamerale agli affari regionali ha dato parere negativo al decreto legge che imponeva forti tagli alle spese delle regioni e un controllo preventivo della Corte dei conti sui loro atti. E' sorattutto su questo ultimo punto che la commissione ha stroncato il decreto, e proprio nello stesso giorno in cui la Corte dei conti aveva cominciato ad effettuare tali controlli. Il decreto, approvato all'inizio di ottobre, prevedeva anche tagli ai vitalizi, alle indennità e al numero di seggi, ed era stato varato dal Governo sotto l'onda dei recenti scandali di cui si sono resi protagonisti i peggiori elementi di giunte e consigli regionali. Questo mentre tutte le regioni hanno eretto una barricata per stroncare il disegno governativo di taglio delle province, pasticciato fin che si vuole, ma sempre meglio che niente.Questo mentre ancora in Parlamento stanno cercando di sottomettere i giornalisti con la minaccia di risarcimenti colossali o morte professionale, con la scusa di eliminare il carcere per la diffamazione a mezzo stampa; ovvia ritorsione per aver portato alla luce le loro malefatte.
E' una rivolta. I politici locali si sono associati a quelli nazionali contro la popolazione per difendere se stessi. Se Monti ha a cuore anche solo in minima parte il nostro Paese, deve blindare il decreto chiedendo la fiducia. Quegli altri potrebbero anche decidere di buttarlo giù piuttosto che mollare su questo punto. Così potrebbero tornare al voto con l'attuale legge elettorale a liste bloccate.
A noi non resta che tenere bene a mente tutte queste porcherie, e punire questa gente nel momento in cui si voterà. Sempre che qualcuno non inventi qualcosa per impedircelo. Fonte Politica e Società


IL CUCCHIAIO NELLA BOTTE


FINO AD ORA E’ STATO FATTO POCO O NULLA PER RIDUERREW L’AMMONTARE DEL DEBITO PUBBLICO.
Perché il debito pubblico continua a crescere? A questa domanda si può solo rispondere con un'altra domanda: cosa è stato fatto, nei mesi scorsi, per ridurre l'ammontare del nostro debito? La risposta è molto semplice: nulla. Il governo Monti ha proseguito su una strada che è perfettamente congruente con la risposta a crisi precedenti da parte di altri governi italiani. Si è concentrato sulla riduzione del deficit (lo scostamento fra uscite ed entrate dello Stato a livello annuale). Ha messo nel mirino il raggiungimento dell'equilibrio fra i quattrini che lo Stato spende e quelli che ci preleva, nel 2013. 
Ma gli interventi posti in essere non sono andati nella direzione di un taglio al debito. L'idea di fondo è quella di svuotare l'enorme botte del debito pubblico, col cucchiaino dell'avanzo primario. Finanze pubbliche in ordine dovrebbero alleviare lo spread, giacché corrispondono a una maggiore «affidabilità» del Paese.
Il problema è che il debito pubblico è arrivato al 126% del Pil, sfiora i duemila miliardi. Il pareggio di bilancio è una forma di tutela della sanità del dibattito democratico: se a più spese oggi corrispondono più tasse oggi, i cittadini sono costretti, per così dire, a fare i conti con gli effetti delle scelte della classe politica.  Il pareggio di bilancio impedisce il formarsi di nuovo debito, ma non fa nulla per quello pre-esistente. Che può essere tagliato in un modo solo: con le privatizzazioni. Dismettendo le proprietà dello Stato, sarebbe possibile dare un «taglio netto» al debito: ridurlo del 5 o 10%, con ovvi benefici anche rispetto agli interessi che, sul debito, ci troviamo a pagare. 

ATTENTI A VOI CHE OGGI GIOIETE. SARETE STROZZATI NELLA CULLA. SERENAMENTE


PROVIAMO A FARE IL PUNTO DELLA SETTIMANA:
- Berlusconi ha fatto il passo indietro e non si candida più a Palazzo Chigi;
- Il tribunale di Milano ha fatto un altro passo avanti e lo condanna per Mediaset; 
- Il terremoto all’Aquila poteva essere previsto e le toghe condannano gli scienziati;
- Il sisma del Pollino era previsto ma diventa imprevisto e nessun giudice però ha parlato:
- L’Ilva di Taranto è pronta a partire, ma i giudici continuano a frenare; 
- Si incoraggiano la paternità e la maternità sine die, ma con le sentenze poi si levano i figli ai genitori troppo anziani.
Sono solo alcuni campi dello scibile di cui ultimamente si è occupata la nostra brillante magistratura. La situazione è sotto gli occhi di tutti: la classe politica sta cedendo il passo all’innovazione, resiste, ma la voce del barbiere è rivelatoria: «Dotto’, se ne stanno a annà. Tutti».  Lo stesso non può dirsi di una casta che ci sta sopra le teste e non ha intenzione di schiodarsi: la magistratura. Ha svolto ruolo di supplenza in alcuni momenti, non necessario, poi ha scambiato la supplenza per un posto fisso. Così la magistratura è diventata il centro di gravità permanente di un Paese che di gravità ne ha poca. I magistrati, inquirenti, giudicanti, civili, penali, tutti, sono diventati nell’ordine: potere legislativo, esecutivo, costituzionale, incostituzionale, manageriale, sindacale, spettacolare, deprimente, utile, inutile, salutare, nocivo. Non esiste Paese nel quale la magistratura abbia questa dimensione abnorme. O meglio, Stati dove i magistrati sono onnipotenti esistono: sono le dittature.  La giustizia amministrata dalla magistratura coincide perfettamente con i pensieri del satrapo di turno. Non c’è alcuna differenza tra la democrazia italiana e la dittatura di Bananas perché il tiranno cade, il politico viene mandato a casa, ma la magistratura in entrambi i regimi resta.  I Torquemada sono utili a qualsiasi sistema politico. Il problema è che nel Belpaese è stato fatto un ulteriore salto di qualità: i procuratori da soprassalto sono legibus solutus, al di sopra della legge al di sotto di qualsiasi possibilità di applicazione delle regole democratiche al loro gioco. Il Csm, il cosiddetto organo di autogoverno delle toghe, non governa niente, ma fa da terza camera del Parlamento.  Mentre tutti gli altri dipendenti pubblici hanno subìto decurtazioni di ogni sorta dello stipendio e i pensionati il cambio in corsa delle regole per il meritato riposo, magistrati che giudicano sui magistrati hanno stabilito che gli stipendi delle toghe non si toccano.  Siccome devono essere «sereni nel giudicare» la Consulta altrettanto serenamente ha deciso che il loro portafogli deve essere intoccabile.  Se la terza Repubblica nasce sotto l’insegna di questa casta, verrà strozzata nella culla. Serenamente. Mario Sechi - Il Tempo


sabato 27 ottobre 2012

BERLUSCONI UN GRANDE: AVANTI TUTTA, A CASA MONTI, ELEZIONI SUBITO



La conferenza stampa di Silvio Berlusconi ha tolto la tristezza a tutti i berlusconiani che hanno sempre avuto fiducia in lui dal 1994 ad oggi. Il Presidente ha avuto una grinta che ci ha fatto piacere, il Berlusconi che avuto il coraggio di dire la verità su tutti i problemi dell’Italia.
 Avanti tutta presidente siamo con te………

MAGISTRATURA POLITICIZZATA: CHIEDIAMO LA “CLASS ACTION” PER I DANNI PROVOCATI



Quanti punti percentuali costa ogni anno la magistratura italiana al PIL dell’Italia? E quanti diritti umani garantiti dalla Convenzione Europea, vengono violati quotidianamente dalla magistratura italiana? Quante aziende straniere non vengono in Italia temendo la paura di finire indagato da un giudice italiano.   Come possiamo difenderci avviare: una “class action”, ovvero una “nation action” una denuncia firmata dalla nazione intera (salvo  Repubblica-Santoro-Travaglio spa) contro una categoria le toghe per denunciare i danni fenomenali da loro perpetrati sia nel campo del Pil massacrato che in quello dei diritti umani calpestati, processi  che durano degli anni, distruggendo la reputazione della gente, senza trovare un colpevole o un innocente per tutto quello che succede a tutti i livelli (Berlusconi,Terremoto, Ilva, ecc. ecc.). Vi sembra giustizia questa?  Pensiamoci amici troviamo qualcuno che vuole prepararla? Avrà tantissime firme……….

Caro Vincenzo,
è una condanna politica, incredibile e intollerabile. E' senza dubbio una sentenza politica come sono politici i tanti processi inventati a mio riguardo. Ero certo di essere assolto da una accusa totalmente fuori dalla realtà. La sentenza di oggi è la conferma di un vero e proprio accanimento giudiziario e dell'uso della giustizia a fini di lotta politica. Ci sono molte prove della mia innocenza, due delle quali assolutamente inoppugnabili:
1) L'accusa mi vorrebbe socio di due imprenditori americani, uno dei quali io non ho mai conosciuto. Se io fossi stato socio di questi imprenditori sarebbe bastata una telefonata all'ufficio acquisti di Mediaset per far acquistare i diritti televisivi che questi due imprenditori volevano vendere, senza pagare tangenti.
2) Se fossi stato socio sarei subito venuto a conoscenza di una tangente così elevata versata ai responsabili del servizio acquisti, e non avrei potuto che provvedere al loro immediato licenziamento, visto che per quell'ufficio passavano 750 milioni di acquisti all'anno. Nessun imprenditore si sarebbe potuto comportare diversamente, permettendo di continuare a rubare ai danni della sua azienda e di se stesso.
2) Non c'è nessuna connessione assolutamente con la rinuncia alla corsa alla premiership nel 2013. Io e i miei avvocati ritenevamo impossibile una condanna qualsiasi in questo processo e infatti le motivazioni della condanna sono assolutamente fuori dalla realtà. Non si può andare avanti così: dobbiamo fare qualcosa. Quando non si può contare sull'imparzialità dei giudici, questo paese diventa incivile, barbaro, invivibile e cessa anche di essere una democrazia. E' triste, ma la situazione del nostro paese oggi è così.


PAGATI DA DIRIGENTI MA SENZA LAURA. EMILIA, IL VIZIETTO DEL PARTITO.


INDAGATO ANCHE L’EX PARLAMENTARE (on.le e Sen.)  SINDACO DI IMOLA PCI SOLAROLI
BOLOGNA – Dall'indagine per truffa nella quale è coinvolta l'assistente storica del segretario nazionale del Pd Pierluigi Bersani emerge una continuità interessante. L'accusa sostiene che Zoia Veronesi, il nome dell'assistente, continuava a essere pagata dalla Regione Emilia Romagna anche se lavorare per Bersani. E così i Pm hanno aperto un fascicolo dopo un esposto del deputato di Fli Enzo Raisi e del consigliere comunale Pdl Michele Facci. Ma emerge che il suo ruolo di dirigente istituito ad hoc nel 2008 dalla Regione non poteva essere tale per legge perché la segretaria non ha una laurea, titolo obbligatorio almeno dal 2001 per i “dirigenti professional”. Come fa la segretaria di Bersani a diventare dirigente nel 2008 se non ha la laurea? Nell'inchiesta è indagato per abuso d'uffico anche l'ex Capo di Gabinetto di Errani Bruno Solaroli ex on.le PD e sindaco di Imola.. Lo stesso particolare è emerso in un'inchiesta giornalistica condotta da Affaritaliani sul Capo di Gabinetto del sindaco di Bologna Virginio Merola, Marco Lombardelli. Anche lui in possesso addirittura solo della terza media svolgeva l'incarico al Comune di Bologna con un contratto di categoria D ma senza possedere la laurea, in questi casi obbligatoria. Entrambi, sia Zoia Veronesi che Marco Lombardelli sono dei funzionari e dipendenti del Pd. Dopo l'inchiesta giornalistica Lombardelli si è dimesso. E dopo diversi esposti la Corte dei Conti sta indagando per valutare l'eventuale danno erariale. Nel caso dell'assistente di Bersani il contratto è stato siglato dal Capo di Gabinetto di Errani Bruno Solaroli. La giunta Errani avrà pensato che non fosse un fatto importante visto che neanche il presidente in persona Vasco Errani è in possesso della laurea. Lui stesso dalla seconda metà del 1993 al 1995 svolse il ruolo di dirigente presso la Presidenza della Giunta regionale dell'Emilia-Romagna (prima di diventare presidente della Regione). Ma allora non era per il nostro codice un reato. Resta solo l'abitudine anche se sono cambiate le leggi? Difficile da capite. Dopo l'inchiesta sulla segretaria di Bersani il ruolo del presidente Errani potrebbe diventare ancora più vacillante. Il prossimo 7 novembre i giudici dovranno decidere se accogliere la richiesta della Procura di Bologna di rinviarlo a giudizio per falso. L'inchiesta a suo carico è dovuta a un finanziamento anomalo di 1 milione di euro della regione al fratello Giovanni. Il presidente Vasco Errani si è dichiarato innocente.

venerdì 26 ottobre 2012

PILLOLE di Vincenzo Galassini


BERLUSCONI: PROVO UN GRANDE DISPIACERE
La scelta di non ricandidarsi da parte di Silvio Berlusconi è un gesto nobile, ma mi rattrista profondamente, il Paese sta vivendo un momento di grande difficoltà ed ha bisogno delle sue indiscutibili capacità. Auspico e ritengo che il ritiro di Silvio Berlusconi non sarà necessariamente un addio alla politica. «Ha detto infatti che si impegnerà contro un'eventuale vittoria della sinistra. È un dispiacere per tutti gli italiani, anche per quelli che l'hanno odiato e hanno fatto campagne di odio contro di lui. Lascia la politica il più innovatore, il più fantasioso, il più bravo di quei politici che sono apparsi sulla scena italiana dal dopoguerra ad oggi.  C'è comunque una cosa importante: non dice “chiudo e me ne vado dall'Italia, in vacanza, ma si impegna contro un'eventuale vittoria della sinistra e si renderà disponibile per far crescere e portare in Parlamento una classe dirigente di alto livello e giovane, come ha sempre sognato da molto prima del 1994»  Sul futuro auspico che la forma di partito non sia quella del PDL attuale, credo in un partito  come Forza Italia, che ha  rappresentato una storia di buona amministrazione e rappresentato un'area, quella liberale che s'è stinta: quando abbiamo portato avanti e trasmesso i valori liberali abbiamo vinto. Un pensiero fuori dal coro unanime, torniamo al programma e al partito del 1994 aggiornato al 2013. Vincenzo Galassini

ANTIPOLITICA……CHISSA’ PERCHE’ VA COSI DI MODA












giovedì 25 ottobre 2012

PDL: ZOCCOLO DURO PER LA RISALITA.



Chi governerà l'Italia dopo le politiche del 2013? Lasciate perdere i sondaggi: con oltre il 50 per cento di indecisi, potenziali astenuti e disillusi a vario titolo, ogni previsione risulta falsata. A cominciare da quelle che danno il Pd davanti al Pdl. O meglio: una sinistra che in versione rosso intenso, con i democratici alleati di vendoliani e paleo-socialisti, che supererebbe il centrodestra da una parte, i centristi dall'altra.  Ecco il primo elemento che rende fasulli i sondaggi. Non abbiamo un centrosinistra contro un centrodestra, ma la sinistra contro tutti. Rinnegata l'alleanza strategica con l'Udc, il Pd di Bersani si accorda con gli ex di Rifondazione. Unico caso nel mondo di sedicenti progressisti che non puntano a conquistare il ceto medio centrista. E quindi: a questo punto che farà Pier Ferdinando Casini, dopo anni di indipendenza da Prodi prima, da Berlusconi dopo, ma di sostegno convinto al governo Monti? Consegnerà le chiavi di casa ad una sinistra più estrema di quella fallita con l'Unione prodiana?
Secondo dato. Oltre la metà degli elettori sono da conquistare. Togliendo la quota fisiologica di astenuti, si tratta di circa il 30 per cento del corpo elettorale. Per opinione unanime dei sondaggisti, la sinistra ha praticamente già raschiato il fondo del barile, aiutata anche dalla visibilità mediatica delle primarie e dello scontro Bersani-Renzi. Ma, come ha detto il sindaco di Firenze, "con Bersani questa sinistra non va oltre il 25 per cento". Il resto, dobbiamo convincerlo a tornare con noi e scegliere la nostra proposta. E si tratta di ciò che faremo.  Il nostro zoccolo duro attuale, che ha resistito a cali di polarità, al malcontento verso il governo Monti, alla crisi economica ed agli scandali locali, può dunque raddoppiare.
  

Caro Vincenzo,
per amore dell’Italia si possono fare pazzie e cose sagge. Diciotto anni fa sono entrato in campo, una follia non priva di saggezza: ora preferisco fare un passo indietro per le stesse ragioni d’amore che mi spinsero a muovermi allora. Non ripresenterò la mia candidatura a Premier ma rimango a fianco dei più giovani che debbono giocare e fare gol. Ho ancora buoni muscoli e un pò di testa, ma quel che mi spetta è dare consigli, offrire memoria, raccontare e giudicare senza intrusività  Con elezioni primarie aperte nel Popolo della Libertà sapremo entro dicembre chi sarà il mio successore, dopo una competizione serena e libera tra personalità diverse e idee diverse cementate da valori comuni. Il movimento fisserà la data in tempi ravvicinati (io suggerisco quella del 16 dicembre), saranno gli italiani che credono nell’individuo e nei suoi diritti naturali, nella libertà politica e civile di fronte allo Stato, ad aprire democraticamente una pagina nuova di una storia nuova, quella che abbiamo fatto insieme, uomini e donne, dal gennaio del 1994 ad oggi.  Lo faranno con un’investitura dal basso nella quale ciascuno potrà riconoscere non solo i suoi sogni, come in passato, e le sue emozioni, ma anche e soprattutto le proprie scelte razionali, la rappresentanza di idee e interessi politici e sociali decisivi per riformare e cambiare un paese in crisi, ma straordinario per intelligenza e sensibilità alla storia, che ce la può fare, che può tornare a vincere la sua battaglia europea e occidentale contro le ambizioni smodate degli altri e contro i propri vizi. Siamo stati chiamati spregiativamente populisti e antipolitici della prima ora.  Siamo stati in effetti sostenitori di un’idea di alternanza alla guida dello Stato sostenuta dal voto popolare conquistato con la persuasione che crea consenso. Abbiamo costruito un’Italia in cui non si regna per virtù lobbistica e mediatica o per aver vinto un concorso in magistratura o nella pubblica amministrazione. Questa riforma ’populista’ è la più importante nella storia dei centocinquant’anni dell’unità del Paese, ci ha fatto uscire da uno stato di sudditanza alla politica dei partiti e delle nomenclature immutabili e ha creato le premesse per una nuova fiducia nella Repubblica.
Sono personalmente fiero e cosciente dei limiti della mia opera e dell’opera collettiva che abbiamo intrapreso, per avere realizzato la riforma delle riforme rendendo viva, palpitante ed emozionante la partecipazione alla vita pubblica dei cittadini. Questo non poteva che avere un prezzo, la deriva verso ideologismi e sentimenti di avversione personale, verso denigrazioni e delegittimazioni faziose che non hanno fatto il bene dell’Italia. Ma da questa sindrome infine rivelatasi paralizzante siamo infine usciti con la scelta responsabile, fatta giusto un anno fa con molta sofferenza ma con altrettanta consapevolezza, di affidare la guida provvisoria del paese, in attesa delle elezioni politiche, al senatore e tecnico Mario Monti, espressione di un Paese che non ha mai voluto partecipare alla caccia alle streghe. 
Il presidente del Consiglio e i suoi collaboratori hanno fatto quel che hanno potuto, cioè molto, nella situazione istituzionale, parlamentare e politica interna, e nelle condizioni europee e mondiali in cui la nostra economia e la nostra società hanno dovuto affrontare la grande crisi finanziaria da debito. Sono stati commessi errori, alcuni riparabili a partire dalle correzioni alla legge di stabilità e ad alcune misure fiscali sbagliate, ma la direzione riformatrice e liberale e’ stata sostanzialmente chiara. E con il procedere dei fatti l’Italia si e’ messa all’opera per arginare con senso di responsabilità e coraggio le velleità neocoloniali che alcuni circoli europei coltivano a proposito di una ristrutturazione dei poteri nazionali nell’Unione Europea. Il nostro futuro è in una Unione più solida e interdipendente, in un libero mercato e in un libero commercio illuminato da regole comuni che vanno al di là dei confini nazionali, in una riaffermazione di sovranità che è tutt’uno con la sua ordinata condivisione secondo regole di parità e di equità fra nazioni e popoli. Tutto questo non può essere disperso. La continuità con lo sforzo riformatore cominciato diciotto anni fa è in pericolo serio. Una coalizione di sinistra che vuole tornare indietro alle logiche di centralizzazione pianificatrice che hanno prodotto la montagna del debito pubblico e l’esplosione del paese corporativo e pigro che conosciamo, chiede di governare con uno stuolo di professionisti di partito educati e formati nelle vecchie ideologie egualitarie, solidariste e collettiviste del Novecento. Sta al Popolo della Libertà, al segretario Angelino Alfano, e a una generazione giovane che riproduca il miracolo del 1994, dare una seria e impegnativa battaglia per fermare questa deriva.


SENTENZA TERREMOTO L’AQUILA, “PERICOLI ANCHE A BRISIGHELLA


IL TRIBUNALE DI RAVENNA –AFFERMA GALASSINI PDL-, HA PRESCRITTO IL REATO PER IL SUPERAMENTO DEI TERMINI MA NELLA REALTA’ TUTTI I PERICOLI PER I RESIDENTI SONO QUELLI DEL 2002”.

Il Consigliere Provinciale del Pdl, Vincenzo Galassini, ha presentato un'interrogazione al Consiglio Provinciale di Ravenna per sapere se intende sollecitare la Regione, la Protezione civile Regionale, i vigili del fuoco per eliminare i pericoli per residenti di Brisighella nel centro storico Palazzo ex Poste. "Tutte le segnalazioni, le denunce, le interrogazioni non hanno ricevuto risposta, in merito non hanno avuto attuazione", ha evidenziato Galassini. "Il Tribunale di Ravenna - ricorda l'esponente del centrodestra -. ha prescritto il reato per il superamento dei termini ma nella realtà tutti i pericoli per i residenti nel fabbricato e chi circola nelle vie adiacenti sono quelli del 2002. In un momento di "spending review" recuperare i fondi per il danno è anche una risorsa finanziaria per il comune di Brisighella".

mercoledì 24 ottobre 2012

QUALCOSA SI MUOVE ALCUNI RISPARMI IN PROVINCIA. SCOPPIERA’ LA GUERRA?


Qualcosa finalmente si muove per risparmiare i nostri euro. Oggi il consiglio provinciale di Ravenna, in forza all’art. 23 del  decreto SALVA ITALIA ha cominciato a ridurre le spese inutili portate avanti da 40 anni dalla sinistra  revocando dal 2013 l’adesione al “coordinamento nazionale enti locali  per la Pace”, “ Fondazione romagnola per le vittime dei Reati” e infine “Associazione Italiana dei9 comuni , delle Province, delle Regioni e altre comunità Roma” la somma complessiva annuale ammonta a 5.000 euro che per 40 anni fanno una bella somma, Un primo inizio usciremo in tante altre. Il pericolo rischiamo senza partecipare a questi inutili ad una Guerra? Poveri pacifisti.

PER CHI VUOLE FARE LO SCRUTATORE ENTRO NOVEMBRE


CI SI PUO’ ISCRIVERE PRESSO OGNI COMUNE (PERO’ LE NOMINE LE FANNO I PARTITI
Leggi un manifesto tipo oppure recarsi presso l’ufficio elettorale del proprio Comune.
partiti)


DEBITO PUBBLICO NEL CORSO DEL 2012 CON MONTI E’ AUMENTATO DI 282 MILIONI DI EURO AL GIORNO. NEL 2011, QUANDO C’ERA BERLUSCONI, ERA CRESCIUTO DI 152 MILIONI OGNI 24 ORE



Manca meno di un mese al primo compleanno dei Prof. Il 18 novembre 2011, infatti, Mario Monti e i suoi ministri incassavano la fiducia (record di ogni tempo nella storia della repubblica con 556 sì) della Camera. Da quel giorno, il debito pubblico italiano ha preso a galoppare all’impazzata: roba che, a confronto, il Cavaliere e i suoi erano dei ronzini stanchi. Il dato, l’ultimo di una lunga serie e che smentisce il “miracolo” di cui Monti e i suoi si vantano a chiacchiere, arriva da un’indagine del Centro studi Unimpresa (Associazione di categoria delle micro, piccole e medie imprese), che ha preso in esame l’andamento del debito pubblico nostrano nel corso degli ultimi due anni: 2011 e 2012. Dice Unimpresa che egli ultimi 24 mesi il debito pubblico italiano è cresciuto di quasi 126 miliardi di euro, passando da 1.849 miliardi a 1.975 miliardi (assai vicino alla soglia “psicologica” dei 2.000 miliardi). Dei 126 miliardi accumulati tra il mese di settembre 2010 e lo scorso agosto, oltre il 66%, pari a 83,9 miliardi, si riferisce agli ultimi 12 mesi; fino a settembre 2011, invece, il «buco» nei conti statali del Paese era aumentato di 41,8 miliardi. Nei primi otto mesi del 2012, il buco è aumentato di quasi 70 miliardi, con una media di 8,6 miliardi al mese, cioè 282 milioni di euro al giorno. Tale media giornaliera scende a 152 milioni di euro se si guarda a tutto il 2011, governato fino ai primi di novembre da Berlusconi.  “Con questi dati – spiega il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi – non vogliamo entrare in polemica con la politica e in particolare col Governo guidato dal professor Mario Monti. Tuttavia, come molti osservatori in questa fase cerchiamo di contribuire al dibattito con gli addetti ai lavori in una fase delicatissima per il futuro del Paese”. Libero

martedì 23 ottobre 2012

RITIRO BERLUSCONI UN DISPIACIERE PER 50% ITALIANI: IL CAVALIERE E’ ANCORA IL PIU’ FRESCO DI TUTTI



Roma, 22 ott. "Se Berlusconi si facesse da parte sarebbe un dispiacere per il 50% della popolazione italiana". Lo afferma a Tgcom24 Michaela Biancofiore, deputata del Pdl. "Alla fine - prosegue - la scelta spetta a lui. Le vere primarie le ha fatte Berlusconi nel 2008 prendendo i voti degli italiani. Quella di Monti è un'esperienza da cambiare. Berlusconi ha fatto degli errori, uno su tutti quello di non sapersi scegliere le persone più vicine. Berlusconi non è vecchio è ancora il più fresco di tutti e il Pdl non rispecchia più il suo leader. Lui è un Erasmo da Rotterdam, lui è l'elogio della follia, lui piace alla gente"

UN GOVERNO DI TECNICI CHE COMMETTE MOLTI ERRORI “TECNICI”, PROPRIO COME FOSSE UN GOVERNO DI INCAPACI CHE SONO ARRIVATI LI DOPO UNA VITA DA RACCOMANDATI-


Strano che questi tecnici commettano tanti errori tecnici… ironizzava Tremonti qualche giorno fa alla televisione. La legge Fornero, che a dire della tecnica si proponeva di aumentare la «flessibilità in entrata» nel mondo del lavoro e creare tanti «posti fissi», in realtà sta producendo rigidità in uscita, ossia licenziamenti di gente con i contratti a tempo determinato. Gli esodati senza salario né pensione sono un effetto collaterale di un altro errore tecnico dei tecnici. E il decreto anti-corruzione? Annunciato con la consueta grancassa mediatica: «Via i condannati dal parlamento» (aspetta e spera i tre gradi di giudizio), invece rende, di fatto, impossibile perseguire la corruzione, un esempio tra i tanti: mette infatti sullo stesso piano penale il pubblico funzionario che esige denaro, e il privato che è costretto a darglielo, in modo da esser sicuri che il ricattato privato non denuncerà mai il corrotto, perché finirebbe in galera con lui. Tutta questa grande riforma è definita «un passo indietro» dal Consiglio Superiore della Magistratura.

BIANCOFIORE SPACCA TUTTO: PARTITO MORTO, BASTA POLITICA “ALLA GASPARRI”




Michaela Biancofiore, deputata del Popolo della Libertà. Alfano? ‘Il partito gli si e' sgretolato tra le mani e ora che ha capito come e quanto Berlusconi si senta distante e distinto dal Pdl, tenta dei colpi di coda’.  Non ha peli sulla lingua Michaela Biancofiore, deputata del Popolo della Libertà, e le cose che pensa le dice in maniera chiara. Un po’ come Daniela Santanchè, la “rottamatrice” del PdL. E come l’ex sottosegretario del governo Berlusconi, Biancofiore è convinta che il partito fondato da Berlusconi ormai sia morto, “fi-ni-to”, e che si debba ricominciare tutto dall’inizio. E per farlo non basta certo un cambio di nome, spiega intervistata dal Corriere della Sera: servono facce nuove e bisogna smetterla con un modo di fare politica “alla Gasparri”. Lei è orgogliosa di essere fra le “amazzoni azzurre” e spiega che non si tratta di una “stupida iniziativa di quattro donnette nostalgiche di Forza Italia che non si rassegnano al disastro in cui e precipitato il partito, come vorrebbero far credere in giro certi maschietti della nostra nomenclatura”. Gli uomini che la raccontano in questo modo, sono proprio quelli “che hanno deplorato le parole di Daniela Santanche, la quale ha suggerito a tutti e tutte di dimettersi, considerando conclusa l'esperienza del Pdl. Si tratta di una decina di deputati che non accettano la realtà e lavorano per difendere le proprie posizioni di potere”. Solo dieci? Sì, perché tutti gli altri, 250, in realtà “pensano che Daniela abbia ragione”. Dunque? La verità è che gli ex An hanno rovinato il partito: il loro modo di fare è completamente diverso a quello degli ex forzisti. Biancofiore lo spiega così: il partito “ha pagato e paga l'arrivo degli ex An che hanno portato un modo di fare politica a noi forzisti sconosciuto. Per noi la politica e sempre stata fondata sul merito e non sulla clientela”. Gli ex An, da Gasparri a La Russa fino ad arrivare a Meloni e Gasparri – sì, Biancofiore nell’intervista li cita tutti per nome – “per qualche settimana hanno pensato seriamente di rimettere insieme i cocci di Alleanza nazionale, magari riabbracciando pure il vecchio camerata Storace. Poi però hanno fatto fare qualche sondaggino…”. Risultato? “Una nuova An starebbe, si' e no, intorno al 5%”. Marcia indietro, dunque, con questi numeri difficile fare bene. Angelino Alfano? “Il partito gli si e' sgretolato tra le mani e ora che ha capito come e quanto Berlusconi si senta distante e distinto dal Pdl, tenta dei colpi di coda”. Ma una cosa deve essere chiara a tutti: piaccia o no, senza il Cavaliere “non si va da nessuna parte”.

domenica 21 ottobre 2012

PATRONI GRIFFI: VA AVANTI IL RIORDINO DELLE PROVINCE


Il processo di riordino delle province va avanti nonostante si avvicini il momento della verità davanti alla Corte costituzionale. All'assemblea Anci di Bologna il ministro della pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, ha confermato che la prossima pronuncia della Consulta (che dovrà esprimersi sulla legittimità della trasformazione delle province in enti di secondo livello) attesa per i primi giorni di novembre non rallenterà l'emanazione del decreto legge di riordino con cui il governo recepirà le indicazioni delle regioni e dei Cal (Consigli delle autonomie locali) sugli accorpamenti. «Abbiamo massimo rispetto per quello che deciderà la Corte», ha detto il numero uno di palazzo Vidoni, «ma siamo pronti ad apportare correzioni in corsa al decreto (che dovrebbe essere licenziato il 26 ottobre dal consiglio dei ministri ndr) alla luce della pronuncia della Consulta.  In ogni caso il procedimento di riordino andrà avanti». E a questo proposito Patroni Griffi non ha rinunciato a togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Il giudizio del ministro sull'operato dei Cal e delle regioni è positivo, ma, ammette, «non sono mancate resistenze conservatrici». Il riferimento è a quegli enti che in questi giorni stanno strumentalmente difendendo la sorte delle proprie prefetture nella speranza di sopravvivere. «Non ho mai visto un attaccamento così forte delle province alle prefetture», ha commentato con una punta di ironia. Il ministro è intervenuto anche sul disegno di legge in materia di semplificazioni approvato martedì dal consiglio dei ministri. E in particolare su una norma che ha suscitato qualche polemica, ossia l'eliminazione del silenzio-rifiuto in edilizia. Patroni Griffi ha chiarito che la riforma punta a eliminare un istituto «non normale in un paese civile» obbligando la pubblica amministrazione a esprimersi con un provvedimento espresso, positivo o negativo che sia. Ma resta l'impossibilità di rilasciare permessi di costruire in zone vincolate

E IO PAGO: STIPENDI MANEGER HERA SUPERIORE A QUELLO DI OBAMA?


SUGLI STIPENDI DEI MANAGER HERA SERVIREBBE UNA RACCOLTA DI FIRME:

Sull’esosità degli stipendi degli amministratori di Hera siamo costretti a sorbirci dichiarazioni che rasentano l’indecenza, vedi l’ultima del Sindaco di Ravenna Matteucci, che ha osato sostenere come Il Presidente Hera sia sottopagato! Tesi non tanto differente da quella sostenuta dal Sindaco Malpezzi in Consiglio Comunale di Faenza si vede che è la linea dettata dal partito alla quale anche uno che è sceso in campo dicendo di avere le mani libere come Malpezzi si è adeguato. C’è chi sostiene che Il Presidente di Hera guadagna più o meno il doppi del Presidente degli Stati Uniti d’America.
Credo si debba pensare seriamente ad una raccolta firme popolare su scala almeno romagnola per chiedere che quegli stipendi, che gridano vendetta, siano ridotti visto che sono i Comuni i soci di maggioranza di Hera S.p.a.  Raffaella Ridolfi Capo Gruppo PDL Comune di Faenza

venerdì 19 ottobre 2012

MENTRE SI TASSANO LE PENSIONI DI INVALIDITA’, SI SPENDONO 5 MILIONI PER IL PARCHEGGIO DEI DEPUTATI…


Linea dura del governo: nessuna retromarcia sulle detrazioni, pugno duro sui tagli e sulle tasse, saranno sforbiciati anche gli assegni di invalidità e degli eroi di guerra. Nel frattempo la Camera che fa? Mette a bilancio 5 milioni di euro (esattamente 5.656.00) per il parcheggio degli onorevoli. Proprio così: per dare nuovi posti auto ai circa 300 deputati che raggiungono Montecitorio in auto o in moto non si bada a spese. Lorsignori devono avere tutte le comodità quando vanno in aula per votare leggi lacrime e sangue, e chiedere sacrifici ai cittadini.

ALTRO CHE PD, SONO TORNATI I COMUNISTI.


CAMBIANO I TEMPI, MA LA SINISTRA E’ SEMPRE QUELLA DI BOTTEGHE OSCURE
Salvatore Tramontano - Sotto sotto continuano ad alzare il pugno chiuso.  Cambiano i tempi, ma la sinistra è sempre quella di Botteghe Oscure. L’anima del Pd in questa stagione da autunno dei tecnici appare ancora più rossa. Il lato cattolico, bianco, da ex democristiani, sta perdendo la sua battaglia culturale per rendere questo partito qualcosa di diverso dall’ultimo clone dei post Pci. Franceschini e Fioroni fanno tappezzeria, la Bindi pretende che la si chiami presidente, ma la sua stella è in caduta libera, le sue ambizioni puntano al Quirinale, ma tra i suoi colleghi pochi la sopportano. Franco Marini è un vecchio signore con un passato da sindacalista e i prodiani vivono di rimpianti. L’unico con il Dna da democristiano che si sta giocando una partita da protagonista è Matteo Renzi, ma la sua identità si fonda più sul rinnovamento generazionale che sullo scudo crociato. La classe dirigente del Pd, e i cortigiani più o meno intellettuali, considerano Renzi un alieno, un virus berlusconiano da debellare. Non è un caso che l’Unità ,quotidiano del Pd, ma pur sempre fondato da An­tonio Gramsci, tratti il sindaco di Fi­renze come il nuovo nemico pubblico numero uno. Lo fa con un editoriale che liquida Renzi e la sua campagna di rottamazione con due parole: rozzo fascismo. Renzi il fascistoide, Renzi il berluscones, Renzi il liberista, Renzi come tutto ciò che in questo momento rappresenta il demonio per la sini­stra. Questo perché al di là di tutte le metamorfosi gli eredi del Pci sono sopravvissuti alla caduta del Muro e alla fine del Novecento. Passano gli anni ma restano e si sen­tono comunisti. Non il comunismo so­vietico, certo, ma figli comunque del­la variante berlingueriana, che fa com­promessi, ma non rinnega nulla del proprio passato. È come il richiamo della foresta. Bersani alla fine se deve scegliere tra Vendola e Casini si butta nelle braccia del primo e poi va a rac­cattare i voti dove può, tanto da ristam­pare la foto di Vasto riesumando il moribondo Di Pietro. L’obiettivo è sempre lo stesso, al governo con il vestito di Arlecchino e pazienza se poi non si riesce a governare. Moriranno da comunisti, ma con il volto nascosto dietro un’intera collezione di maschere.

giovedì 18 ottobre 2012

SCANDALO GHIARONA NUOVA UDIENZA: CHIESTE ALTRE DUE CONDANNE. INTERESSA ANCHE UN FAENTINO. A NOVEMBRE LA SENTENZA.

SCANDALO, DENUNCIATO DA FORZA ITALIA NEL 1999, PERCHE’  IL COMUNE DI BRISIGHELLA NON HA MAI PRESO ALCUN PROVVEDIMENTO PER SALVAGUARDARE I CITTADINI INTERESSATI E LE FINANZE DEL COMUNE?
Sempre sull’argomento leggi:
http://brisighellaierieoggi.blogspot.it/2012/07/caso-ghiarona-un-teste-afferma-di-aver.html
http://pdlfaenza.blogspot.it/2012/07/la-designazione-in-azimut-una-conferma.html

FORNERO SCROCCONA? PAGA SOLO 450 EURO PER UNA RESIDENZA MILITARE DI LUSSO


«Non abito ai Parioli a scrocco, pago la regolare tariffa per alloggiare nella foresteria dei Carabinieri». Questa la sdegnata risposta della Fornero a chi ha scoperto dove vive. Il Ministro alloggia infatti nel Casale Renzi, nel quartiere Parioli di Roma, una struttura residenziale dell’ Arma riservata al soggiorno dei militari che per esigenze di salute devono curarsi nella capitale. La tariffa è di 15 euro al giorno, quindi al mese per l’ affitto della sua residenza il ministro paga circa 450 euro. Residenza modesta? Mica tanto. Una residenza storica dell’Arma dei carabinieri situata proprio di fronte al Comando Generale della Benemerita, in viale Romania. Solo all’apparenza modesto, Casale Renzi (questo il suo nome) ha interni extralusso ed è immerso in un curatissimo parco nel cuore dei Parioli, con la ricettività di appena 11 camere con 17 posti letto per i pochi privilegiati che vi hanno accesso. Insomma occupa uno spazio che dovrebbe andare ai militari malati, pagando un prezzo minimo. Vi sembra giusto? I sacrifici li facciamo solo e sempre noi..

C’E’ LA FIDUCIA DEL SENATO AL DDL ANTI CORRUZIONE


IL BELLO CHE TUTTI DICHIARANO CHE NON SERVE A NULLA A COMINCIARE DAL PROCURATORE GRASSO!
Con 228 voti a favore, 33 contrari e 2 astenuti, il Senato ha dato la fiducia al Governo sul ddl anti corruzione. La legge era stata definita in giornata dal premier, Mario Monti, "uno strumento fondamentale per creare attrattività del Paese e crescita". "Finalmente la legge anti corruzione. Non se ne poteva più delle perdite di tempo", ha così commentato attraverso il suo profilo twitter il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. Dissenso invece da parte del senatore del Pdl, Carlo Giovanardi, che annunciando il suo voto contro il ddl, ha detto che "Non accetto che il Parlamento venga umiliato da voti di fiducia, quando, anche tornando alla Camera il testo, c'era tutta la possibilità di modifiche in aula”. Favorevole invece il commento del presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, secondo cui “Questa legge, tutta, anche nella parte cosi' trascurata dal dibattito pubblico, quella che riguarda la prevenzione della corruzione nella Pubblica Amministrazione e il sistema di incompatibilità e  incandidabilita', segna ci pare, e finalmente, uno scarto. E’ necessario approvare la legge anticorruzione per dare un segnale, ma poi non risolve i problemi. La corruzione è un accordo tra due persone, un corrotto e un corruttore. Finché non riusciremo a spezzare questo accordo non troveremo le prove della corruzione.”Il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso boccia così la legge anticorruzione in discussione in Parlamento. Per essere davvero efficace ci sarebbe bisogno di più strumenti. “Non ci sono per chi collabora attenuanti, nessun premio o immunità – ha spiegato Grasso – c’è un aumento di pena ma favorisce il mantenimento dell’accordo. Io se rischio 5 anni di carcere non denuncio. Se ne rischio 8 ancora di più non denuncio. Poi c’è la concussione per induzione: se uno induce uno a farsi dare del denaro e poi viene punito anche chi quel denaro è stato costretto a darlo, la vittima viene in pratica punita insieme al concusso per induzione, è chiaro – ha concluso il procuratore nazionale antimafia – che la vittima non parlerà mai.” Questa mattina il ministro della Giustizia Paola Severino ha posto in aula al Senato la questione di fiducia sul maxi emendamento interamente sostitutivo del ddl anticorruzione. “Per quanto attiene alla corruzione consideriamo soddisfacente questo provvedimento", ha affermato il ministro. Il Guardasigilli ha affrontato anche le critiche relative alla mancanza di riferimenti al falso in bilancio, all'autoriciclaggio, ai tempi di prescrizione, al voto di scambio dichiarando: "C'è una diversità strutturale, sono reati diversi dalla corruzione”, rilevando inoltre che "la prescrizione è un istituto di carattere generale che deve riguardare tutti i reati". Quanto alla riforma dei reati societari, il ministro si è così espressa: "Ci deve essere, ma non può stare in questo provvedimento. Avremmo fatto una scelta scientificamente non corretta". L'aula del Senato voterà sul ddl anticorruzione due volte: la prima sarà il voto di fiducia sul maxi emendamento, con dichiarazioni di voto a partire dalle 17, e la seconda sulla "clausola di invarianza" che era stata già approvata in modo conforme da Camera e Senato e che proceduralmente non poteva essere "coperta" da un nuovo voto di fiducia a palazzo Madama. © - FOGLIO QUOTIDIANO


mercoledì 17 ottobre 2012

FORNITORI DELLO STATO: PER MONTI SONO IL NEMICO PUBBLICO NUMERO UNO. BISOGNA FARLI MORIRE. LEGNATA ALLE IMPRESE CREDITRICI DELLO STATO.


 “Un pugno nello stomaco di imprese e commercianti fornitori dello Stato. Hai lavorato per il tuo Paese? Ti sei fatto in quattro per fornire beni e servizi a un ministero o a una regione? Sono due, tre o magari quattro anni che aspetti di essere pagato perché i beni e i servizi li prendono subito, ma per il conto c’è sempre tempo? La tua pazienza è finita , e pensi di rivolgerti come qualsiasi cittadino alla giustizia per avere il dovuto? Bene, da oggi sei un nemico pubblico del governo di Mario Monti. Che invece di ringraziarti e chiedere scusa per la sua mancanza, ha deciso di sbarrarti la strada in ogni modo con la legge di stabilità 2013. È l’ultima perla della manovra che nell’annuncio avrebbe dovuto dare un sollievo agli italiani, e invece li piglia a schiaffi a ripetizione. In due articoli (il 3, comma 14 e il 6, comma 3) arriva una legnata alle imprese creditrici dello Stato da lasciare sbarrati gli occhi. In uno si sospendono fino al 31 dicembre 2013, e quindi per altri 14 mesi, i diritti di tutti i fornitori delle Regioni per la sanità. Sono impignorabili tutti i crediti vantati dai fornitori per le Regioni che sono sottoposte a piano di rientro dai disavanzi sanitari (e quindi proprio le Regioni che hanno più ritardi nei pagamenti), con la scusa che hanno bisogno di più di un altro anno di tempo per concludere «le operazioni di certificazione dei debiti sanitari pregressi». Sospese quindi tutte le azioni esecutive già in corso «intraprese dai creditori» delle aziende sanitarie”. Già, il governo di Monti dopo averci massacrato di tasse, insulta e distrugge anche le imprese: lo Stato si ritaglia una legge su misura per non pagare le aziende (e per distruggere completamente il nostro tessuto imprenditoriale). E’ l’ultima brutta sorpresa nascosta nelle pieghe della manovra: spunta lo schiaffo per le imprese fornitrici della Pubblica amministrazione nel campo della sanità e della giustizia. Regioni e ministeri tardano a saldare? I creditori non potranno chiedere il pignoramento dei loro beni. Uno scandalo. Libero


PUNIREMO GLI SPRECONI. E REGALANO 900 MILIONI ALLA SICILIA. MAH…. OGGI LA REGIONE ARRUOLA 209 CONSULENTI, CON 30.000 DIPENDENTI!!!



 Adesso arrivano i provvedimenti contro gli sprechi. Ma sono tardivi e insufficienti. Anzi sanno di presa in giro. Per capirlo non bisogna nemmeno aspettare troppo: bastano 10 minuti. Appena Monti ha finito di spiegare la linea dura contro gli spreconi, infatti, il governo annuncia di aver dato altri 900 milioni di euro alla Sicilia. Con evidente rottura del patto di stabilità. E soprattutto dei nostri zebedei. Ma pare che l'adagio sia pronunciato (e soprattutto praticato) anche dai siciliani. Precisamente quelli della Regione. Che ogni qualvolta si presenta un nuovo incarico o un nuovo progetto preferiscono assumere o arruolare personale e consulenti piuttosto che fare di necessità virtù. Che poi, con un esercito di dipendenti a disposizione, si tratterebbe più di fare di virtù necessità. Ma meglio abbondare che scarseggiare, dicevamo. E così, ecco che il dipartimento dell'Istruzione e della Formazione di Palazzo d'Orleans ha pensato bene di "arruolare" 209 consulenti esterni per "la selezione delle proposte progettuali in materia di istruzione, formazione, lavoro ed inclusione sociale". In sostanza, questo nuove esercito di esperti dovrà occuparsi della valutazione dei progetti finanziati con le risorse dell'Unione europea, in particolare quelli relativi al Fondo sociale europeo (Fse). Un lavoro che verrà svolto in un numero imprecisato di sedute così come imprecisate sono le giornate necessarie. L'unica cosa scritta nero su bianco sul testo è la durata minima di quattro ore per un compenso giornaliero di 200 euro lordi, che diventa di 250 euro lordi se lo scrutinante risiede a più di 250 km dalla sede di svolgimento dell'incarico. Insomma, se la matematica non è un'opinione, si parla di una spesa minima complessiva per la Regione Siciliana (e quindi per i contribuenti) di 41.800 euro. Ma difficilmente i consulenti lavoreranno solo un giorno e solo quattro ore. E quindi la spesa rischierà di lievitare.  A far sì che la vicenda assuma contorni parossistici e surreali, ci si mette poi la motivazione del decreto firmato da Ludovico Albert, capo del Dipartimento: "Considerato che il personale amministrativo regionale in dotazione risulta sottodimensionato rispetto alle esigenze...". Con 20.288 unità (di cui 17.218 a tempo indeterminato e 3.070 con contratti a termine, senza contare 1800 dirigenti), di sottodimensionato c'è solo il buon senso. Se tutto ciò non bastasse, ecco che, leggendo il decreto, si nota come la "long list" sia collegata a un primo provvedimento del 2011 dove però i valutatori erano 190. Insomma, nel giro di un anno, la Regione Siciliana è corsa ai ripari. E ha arruolato altri 19 valutatori per assolvere alla dispendiosa valutazione dei progetti volti a far crescere l'occupazione in Sicilia. Al momento però a crescere sono solo le spese della Regione Siciliana.

martedì 16 ottobre 2012

EMILIA ROMAGNA: PER PRESUNTO PECULATO, FALSO IDEOLOGICO, SPESE FOLLI, COSI’ IL CONSIGLIO REGIONALE RISCHIA DA SALTARE MA CI SONO ANCHE ALTRI FATTI COME………


Ieri abbiamo riportato la nota del Fatto Quotidiano sulla Regione Emilia Romagna, vorremmo aggiungere altri motivi come i milioni alla cooperativa Terre Emerse, denunciato dal consigliere Filippi che aveva  chiesto, a viso aperto, mentre altri tacevano o fingevano di non sapere, che la cooperativa rossa Terremerse, presieduta dal fratello di Vasco Errani, Giovanni, indagato per truffa, restituisse alla Regione Emilia Romagna la somma di 1 milione di Euro che la stessa aveva incassato, come forma di finanziamento pubblico, nonostante non avesse rispettato le regole e presentato documenti non veritieri. non per ragioni partitiche o ideologiche, ma solo per una questione di giustizia e per contrastare un uso illegittimo di soldi pubblici, che sono, prima di tutto, soldi dei cittadini contribuenti. Oppure  quello  relativo allo scandalo Miccoli (Immobiliare Forlimpopoli).  discussa in consiglio regionale il 5 giugno 2012 scorso, con la richiesta di un atto ispettivo (segnalato alla Giunta dal consigliere Filippi) di un dipendente del Servizio di bacino dell’area di Ravenna che aveva istituito due società immobiliari, delle quali era presidente. Curava, quindi, con queste società immobiliari facendo i propri interessi e non quelli della Regione, le società immobiliari create da questo dipendente, causa crisi e altre difficoltà di mercato, sono fallite, mettendo sul lastrico tredici famiglie che si sono fidate del buon nome della Regione. Questo dipendente infedele, infatti, diceva di lavorare in Regione così da sembrare una persona seria, con i documenti in regola per fare quello che faceva al termine ha abbandonato l’incarico, ma non è stato preso alcun provvedimento e, per di più. questo dirigente infedele ha ricevuto dall’assessorato competente un premio di produzione di circa 13.859 euro. Questo dirigente è stato infedele, ma non è stato licenziato. Ha utilizzato le ore lavorative per fare un altro mestiere e doveva essere punito. Se fosse stato un dipendente di un’azienda privata sarebbe stato licenziato chiedendo anche i danni causati,ma la Regione Emilia-Romagna gli dà un premio. Una vergogna che si premi un dirigente che ruba. Non si dà un premio a un dirigente che ruba, e invece è stato così e nessun assessore e/o dirigente  pubblico ha pagato i danni ma solo le tredici famiglie. Interverrà la magistratura contabile (Corte dei conti) e/o con tutte le inchieste e i fascicoli aperti, la Procura di Bologna sull'uso "disinvolto" dei soldi pubblici in Regione

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IL GOVERNO MONTI COME LE REGIONI SPERPERANO I NOSTRI EURO: QUESTA VOLTE ALLE ANTILLE!


Libero (Maurizio Belpietro) - Noi pensavamo che tra le priorità di questo governo fossero i disoccupati, cresciuti in poco tempo fino a superare il 10 per cento della popolazione attiva. Oppure le imprese, soprattutto quelle che non ce la fanno perché non riescono a farsi pagare i crediti che lo Stato deve loro. E invece no… abbiamo scoperto che tra le urgenze messe da Mario Monti e compagni in cima alla lista c'è lo sviluppo dei Caraibi. Sì, avete letto bene e noi non abbiamo sbagliato a scrivere. Nella legge delega, la stessa con cui sono state abolite le detrazioni per i contribuenti ed è stata aumentata l'Iva per tutti gli italiani, il governo ha deciso di regalare un po' di soldi alle isole delle Antille. Non si tratta di grandi cifre - poco meno di 5 milioni di euro - ma si aggiungono ad altri doni per vari Paesi esteri, e alla fine concorrono a far superare alla voce «Finanziamento di esigenze indifferibili» il tetto del miliardo di euro. Già, a noi tocca tirare la cinghia perché il Paese è in bolletta, ma il presidente del Consiglio e i suoi ministri spargono denaro a piene mani. Non ci sono i soldi e per questo dobbiamo rassegnarci a pagare più tasse? Vero, ma il denaro per il Fondo Africano di Sviluppo si trova e infatti ci apprestiamo a sganciare sull'unghia quasi 320 milioni…


lunedì 15 ottobre 2012

EMILIA ROMAGNA: PECULATO, FALSO IDEOLOGICO E SPESE FOLLI, COSI’ IL CONSIGLIO REGIONALE RISCHI DA SALTARE


IL FATTO QUOTIDIANO: Le auto blu di Richetti, il giallo dei sacchi dell’immondizia e delle ricevute multiple dell'Idv Nanni, il buco nero della Consulta degli Emiliani nel mondo e l'indagine madre sul presidente Vasco Errani: tutte le inchieste e i fascicoli aperti dalla Procura di Bologna sull'uso "disinvolto" dei soldi pubblici in Regione
L’obiettivo è il 2015, quando giungeranno a scadenza l’attuale consiglio regionale dell’Emilia Romagna e la sua giunta. Ma gli ultimi 8 mesi, per il presidente Vasco Errani e per molti consiglieri, sono stati un infittirsi di inchieste della magistratura che potrebbero rendere difficoltoso tagliare il traguardo. Falso ideologico, peculato, interviste a pagamento, rimborsi spesa e auto blu solo sono alcune delle note che, nel corso del tempo, potrebbero comporre lo spartito di una marcia funebre per un’amministrazione da sempre salda nelle mani del centrosinistra.  Per ora, però, la parola dimissioni rimane impronunciabile anche dall’opposizione di centrodestra perché, da un lato, occorre arrivare – sta accadendo – all’anzianità legislativa di 30 mesi che per l’ultima volta darà accesso al vitalizio, compiuti i 60 anni. Dall’altro sarà che anche Pdl (per il cui consigliere Alberto Vecchi è stato chiesto ad aprile il rinvio a giudizio per truffa aggravata ai danni della Regione per i rimborsi chilometrici), Lega Nord e Udc, gravati dallo spettro del peculato, sono alle prese con una serie di spiegazioni da dare alla magistratura. Spiegazioni che potrebbero essere vicine soprattutto ora che la procura sta mettendo a punto il piano operativo per affrontare i documenti contenuti negli oltre 500 faldoni acquisiti in Regione e ordinati cronologicamente, non per materia. In piazza Trento e Trieste si è infatti concluso un vertice tra il procuratore capo Roberto Alfonso, l’aggiunto Valter Giovannini, coordinatore del pool alla pubblica amministrazione, i sostituti Morena Plazzi e Antonella Scandellari, e i cinque finanzieri assegnati all’inchiesta. Con loro c’era il generale Virgilio Pomponi, da poco comandante provinciale delle fiamme gialle, e si è discusso a lungo dei criteri per affrontare un’indagine complessa stabilendo un primo riordino della documentazione sequestrata a cui far seguire indicazioni investigative dalla procura. Infine si deciderà come orientare gli approfondimenti. Marzo: avviso per Errani, indagato per falso ideologico. Per ripercorrere l’annus horribilis della Regione si deve iniziare dalla metà di marzo, quando l’Emilia Romagna ignora che di lì a un paio di mesi 2 forti scosse di terremoto la metteranno in ginocchio chiamando all’ulteriore onere di commissario straordinario il presidente Vasco