Sull’evasione fiscale, è ora di smetterla di
abusare dei numeri falsi, dimenticando i risultati veri. I numeri falsi
sono quelli che oggi sono su tutti i giornali per dire che artigiani e
lavoratori autonomi evadono le imposte al 60 per cento, collocando l’Italia tra
i Paesi con la più alta evasione fiscale. I risultati veri sono quelli
raggiunti dal governo Berlusconi, che per il contrasto all’evasione parlò poco,
ma fece molto, tanto è vero che nel periodo 2009-2010 è riuscito a riscuotere
33,6 miliardi di euro di tasse che prima erano evase, e nel 2011 portò
l’incasso a più di 12 miliardi. Ebbene, il tanto decantato governo dei tecnici
ha fatto di tutto per ottenere quest’anno un risultato almeno pari a quello del
2011 ottenuto da Berlusconi, ma non ci riesce. Ha mandato Equitalia e la Guardia
di finanza a Cortina a fermare i suv dei turisti accusati di evasione a
prescindere; ha scatenato controlli a tappeto degli scontrini nelle vie dello
shopping delle maggiori città contribuendo alla riduzione dei consumi; ha
ridotto a mille euro l’uso lecito del contante seminando la paura tra i
consumatori; ha portato la pressione fiscale sopra il 45 per cento, a livelli
record nel mondo; ha introdotto metodi ricattatori per costringere gli
inquisiti a pagare pur di non affrontare le spese e i tempi lunghi di un
contenzioso medievale; ha predisposto un redditometro che stende un tappeto
rosso all’avvento dello Stato di polizia tributaria. E il risultato qual
è? Un flop: il direttore di Equitalia, Befera, non sa ancora
dire se quest’anno riuscirà a raccogliere i 12 miliardi di evasione dell’anno
scorso, quando governava Berlusconi.
Purtroppo, pur di giustificare lo Stato di polizia
tributaria, si sta facendo e dicendo di tutto, anche a dispetto del buon senso.
Prendiamo le statistiche pubblicate oggi dai giornali sull’evasione delle colf
e dei lavoratori autonomi. Chi lo ha stabilito che evadono il 60 per cento? Lo
ha forse detto un’analisi del fisco, su dati reali? Nossignori. Lo hanno
rilevato gli autori di uno dei tanti rapporti privati di facile conio, che
hanno interpellato con un sondaggio 1.225 italiani, e sulla base di questo
campione (poco più di mille persone!) hanno stabilito che vi sarebbero milioni
di evasori. Una fantasia bella e buona, ma utile per creare consenso intorno a
Equitalia e alla politica dei tecnici, vessatoria quanto sterile.
A mo’ di ciliegina sulla torta è poi arrivato il
commento del presidente della Corte dei conti, Giampaolino. Anche lui dice che
l’evasione fiscale c’è (e chi lo ha mai negato? Berlusconi no di certo), dice
che è ora di farla finita, e che se in Italia ci fosse stato negli ultimi 30
anni lo stesso tasso di evasione fiscale degli Usa, avremmo un debito pubblico
del 76 per cento invece che del 120, ma la pressione fiscale negli Usa è sempre stata inferiore di 20 punti a quella
italiana. Il Wall Street Journal ha
calcolato che l’aliquota marginale lorda (tasse più contributi) è pari al 64
per cento in Italia, contro il 40 per cento degli Usa. Un tetto che pochi
americani raggiungono. Basti pensare che il miliardario Mitt Romney, rivale di
Obama per la Casa bianca, ha candidamente ammesso di pagare le tasse con
l’aliquota del 14 per cento.
Per il futuro, dunque, basta con i numeri
inventati, basta con le fole per sostenere la politica dei professori, ma più
fatti e più onestà nel riconoscere che il governo Berlusconi, anche su questo
terreno, aveva fatto meglio e di più.
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