mercoledì 10 ottobre 2012

DA PROVINCIA RAVENNA A PROVINCIA ROMAGNOLA: “QUESTO BUCO FINAZIARIO A CHI LO DO’ “. S.TE.P.RA, NECESSARIA UNA RIFLESSIONE APPROFONDITA


S.te.p.ra., la società consortile per lo sviluppo del territorio la cui compagine sociale è composta dalle partecipazioni della Provincia e della locale Camera di commercio con euro 1.338.881 pari al 48,51% per ciascun ente, poi dal Comune di Ravenna con 1,57% e le restanti quote polverizzate fra i vari comuni, si accinge a modificare il proprio statuto. E lo fa non per senso di responsabilità o per dare impulso all’attività d’istituto, ma unicamente perché lo impone la Legge 7 agosto 2012 n.135 concernente le disposizioni per la revisione della spesa pubblica che all’art.4 introduce un’ulteriore disciplina delle partecipazioni societarie degli enti pubblici in merito ai consigli di amministrazione e alla rappresentanza. Sostanzialmente la società sarà amministrata non più da un consiglio di  amministrazione composto da  tre a quindici membri, ma da un minimo di tre a un massimo di cinque, prevedendo al contempo la possibilità che uno di questi ricopra l’incarico di amministratore unico.   Nessuna azione meritoria, dunque, riconducibile a Stepra, né tantomeno per opera dei maggiori azionisti, ma solo un mero adempimento imposto dalla legge per contenere i costi nelle partecipazioni societarie degli enti pubblici. È del tutto evidente, in ogni modo,  come l’argomento centrale riguardante




la società in oggetto non sia quello della revisione statutaria, ma piuttosto quello di un ripensamento complessivo che non può prescindere da alcune riflessioni basilari.
  • Ha ancora senso, oggi, mantenere in essere queste partecipate, ormai anacronistiche e inutilmente costose? Sono davvero strategiche per la mission degli enti locali e per lo sviluppo del territorio, anche alla luce di bilanci negativi e molto preoccupanti di alcune di esse? Con questi chiari di luna l’ente di piazza Caduti intende recedere da questa società?
  • Perché la Provincia deve continuare a cofinanziare gli interventi di stretta competenza della società in argomento o, addirittura assumere la funzione di soggetto realizzatore d’interventi, come, ad esempio nell’area produttiva Bassette ovest, acquistando da Stepra stessa un lotto di terreno? Non è paradossale che il compito della società sia svolto da un ente pubblico, socio, certamente non deputato a occuparsi di competenze  simili?
  • A questi interrogativi sorge  spontanea una risposta, vale a dire come tali interventi impropri svolti dalla  Provincia, non siano da leggere come  vere e proprie “iniezioni ricostituenti” a favore di Stepra, tenuto conto dell’elevato indice d’indebitamento, anche se in parte  riconducibile alla crisi del mercato immobiliare.
  • Per quali ragioni la Provincia e gli enti locali che partecipano al capitale sociale non intervengono su questo tema  richiedendo, prima di ogni altra cosa il ripianamento dei conti e un progetto industriale adeguato.
Vi sono spunti sui quali riflettere in modo approfondito per ricomporre un quadro complessivo razionale e accettabile, senza rischi per la pubblica amministrazione. Gianfranco Spadoni consigliere provinciale U d c


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