martedì 30 ottobre 2012

IL CUCCHIAIO NELLA BOTTE


FINO AD ORA E’ STATO FATTO POCO O NULLA PER RIDUERREW L’AMMONTARE DEL DEBITO PUBBLICO.
Perché il debito pubblico continua a crescere? A questa domanda si può solo rispondere con un'altra domanda: cosa è stato fatto, nei mesi scorsi, per ridurre l'ammontare del nostro debito? La risposta è molto semplice: nulla. Il governo Monti ha proseguito su una strada che è perfettamente congruente con la risposta a crisi precedenti da parte di altri governi italiani. Si è concentrato sulla riduzione del deficit (lo scostamento fra uscite ed entrate dello Stato a livello annuale). Ha messo nel mirino il raggiungimento dell'equilibrio fra i quattrini che lo Stato spende e quelli che ci preleva, nel 2013. 
Ma gli interventi posti in essere non sono andati nella direzione di un taglio al debito. L'idea di fondo è quella di svuotare l'enorme botte del debito pubblico, col cucchiaino dell'avanzo primario. Finanze pubbliche in ordine dovrebbero alleviare lo spread, giacché corrispondono a una maggiore «affidabilità» del Paese.
Il problema è che il debito pubblico è arrivato al 126% del Pil, sfiora i duemila miliardi. Il pareggio di bilancio è una forma di tutela della sanità del dibattito democratico: se a più spese oggi corrispondono più tasse oggi, i cittadini sono costretti, per così dire, a fare i conti con gli effetti delle scelte della classe politica.  Il pareggio di bilancio impedisce il formarsi di nuovo debito, ma non fa nulla per quello pre-esistente. Che può essere tagliato in un modo solo: con le privatizzazioni. Dismettendo le proprietà dello Stato, sarebbe possibile dare un «taglio netto» al debito: ridurlo del 5 o 10%, con ovvi benefici anche rispetto agli interessi che, sul debito, ci troviamo a pagare. 




Il governo ha scelto di non perseguire questa strada. I suoi esponenti hanno fatto capire, in più di una occasione, di avere un pregiudizio favorevole alla proprietà pubblica. Ritengono che il perimetro dello Stato non sia più riducibile. Tant'é che, anche rispetto a entrate e uscite, hanno agito per aumentare le prime e per «razionalizzare», più che per potare vistosamente, le seconde. 
Questo sarebbe il tempo dello scelte. Quanto Stato ci possiamo permettere dipende anche da quale Stato vogliano. Chi se lo chiede è tacciato di essere «ideologico», mentre le soluzioni ai problemi dovrebbero essere «tecniche» e «pragmatiche». E' come riparare un vetro rotto ridipingendo gli infissi.  Alberto Mingardi

Nessun commento:

Posta un commento