sabato 13 ottobre 2012

REGIONI, IL CENTRO SINISTRA CHIEDA SCUSA



Il centrosinistra dovrebbe chiedere scusa agli italiani per i guasti provocati al Paese dalla riforma del Titolo V della Costituzione varata nel 2001 con una maggioranza di appena quattro voti. Convinti di erodere la base di consenso del partito di Bossi, che in una certa fase pareva minacciare anche le roccaforti delle regioni rosse, gli eredi del comunismo - alla guida del governo c'era Giuliano Amato - votarono in fretta e furia una riforma costituzionale che elargì ulteriori poteri alle regioni, diminuendo le possibilità di controllo governativo.  Con l'acuirsi della crisi economica i nodi sono venuti al pettine, e quando il governo tecnico ha provato a far quadrare i conti ci si è accorti che il grande buco della finanza pubblica non dipendeva tanto da un centro oppressivo (dove anzi i tagli lineari avevano effettivamente ridotto la spesa pubblica), ma dalle spese irresponsabili e incontrollate della periferia.
La realtà che prima Forza Italia e poi il Pdl denunciano di undici anni è che la riforma del Titolo V - e non le sparate di Bossi - ha posto le basi per la disgregazione dello Stato. Il governo Berlusconi aveva rimediato, con l'approvazione della devolution, a molti dei danni fatti nel 2001, ma la vittoria di Prodi e la conseguente bocciatura ad opera del referendum confermativo fecero tornare in vita una riforma talmente sciagurata che oggi, anche alla luce degli scandali a ripetizione che hanno colpito le Regioni, il governo Monti ha dovuto mettere in atto una vera e propria controriforma la cui ratio è quella di

limitare la conflittualità tra Stato e Regioni su materie e leggi concorrenti. Viene ristabilito, prima di tutto, il principio dell'unità giuridica ed economica della Repubblica come valore fondamentale dell'ordinamento, prevedendo che la sua garanzia, assieme a quella dei diritti costituzionali, costituisce compito primario della legge dello Stato, anche a prescindere dal riparto delle materie fra legge statale e legge regionale. Tornano, finalmente, nel campo della legislazione esclusiva dello Stato alcune materie che erano invece inserite nel novero della legislazione concorrente: il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, le grandi reti di trasporto e di navigazione, l'istruzione, il commercio con l'estero, la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale dell'energia.
L'attribuzione di una competenza esclusiva allo Stato in tema di autorizzazioni e livelli minimi di semplificazione è poi il presupposto necessario per avviare una seria riforma della Pubblica amministrazione. In poche parole, si reintroduce la clausola di supremazia a favore dello Stato sulle Regioni, cosa che avviene non solo negli Stati tradizionalmente centralisti, ma anche negli Stati che hanno da sempre una Costituzione federale.
La sbornia federalista è finita, ma è stato soprattutto smascherato il madornale errore compiuto dal centrosinistra nel 2001 nel tentativo di togliere voti alla Lega.

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