Il processo di riordino delle province va avanti
nonostante si avvicini il momento della verità davanti alla Corte
costituzionale. All'assemblea Anci di Bologna il ministro della pubblica
amministrazione, Filippo Patroni Griffi, ha confermato che la prossima
pronuncia della Consulta (che dovrà esprimersi sulla legittimità della
trasformazione delle province in enti di secondo livello) attesa per i primi
giorni di novembre non rallenterà l'emanazione del decreto legge di riordino
con cui il governo recepirà le indicazioni delle regioni e dei Cal (Consigli
delle autonomie locali) sugli accorpamenti. «Abbiamo massimo rispetto per
quello che deciderà la Corte», ha detto il numero uno di palazzo Vidoni, «ma
siamo pronti ad apportare correzioni in corsa al decreto (che dovrebbe essere
licenziato il 26 ottobre dal consiglio dei ministri ndr) alla luce della
pronuncia della Consulta. In ogni caso
il procedimento di riordino andrà avanti». E a questo proposito Patroni Griffi
non ha rinunciato a togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Il giudizio del
ministro sull'operato dei Cal e delle regioni è positivo, ma, ammette, «non
sono mancate resistenze conservatrici». Il riferimento è a quegli enti che in
questi giorni stanno strumentalmente difendendo la sorte delle proprie
prefetture nella speranza di sopravvivere. «Non ho mai visto un attaccamento
così forte delle province alle prefetture», ha commentato con una punta di
ironia. Il ministro è intervenuto anche sul disegno di legge in materia di semplificazioni
approvato martedì dal consiglio dei ministri. E in particolare su una norma che
ha suscitato qualche polemica, ossia l'eliminazione del silenzio-rifiuto in
edilizia. Patroni Griffi ha chiarito che la riforma punta a eliminare un
istituto «non normale in un paese civile» obbligando la pubblica
amministrazione a esprimersi con un provvedimento espresso, positivo o negativo
che sia. Ma resta l'impossibilità di rilasciare permessi di costruire in zone
vincolate
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