lunedì 30 luglio 2012

A PROPOSITO DI PROVINCE: LA REGOLA DEL DUE…..DEL TRE. L’IDIOZIA DI QUESTI POLITICI SI SUPERA OGNI GIORNO


Sembrava strano che il sacrosanto taglio delle province fosse stato definitivamente accettato e digerito. D’altronde, in un paese normale, nessuno piange per la dipartita della BAT (la Barletta-Trani-Andria) o dell’Ogliastra con il suo doppio capoluogo Tortolì-Lanusei. Puntualmente, infatti, ecco che i nostri politici tornano alla carica, stavolta con un emendamento bipartisan (firmatari Paolo Giaretta del Pd e Gilberto Pichetto Fratin del PdL) alla spending review. Tenetevi forte, perché neppure nell’immaginazione più profonda si sarebbe potuta partorire la “Regola del Due”. Di che si tratta? Semplice: nessuna regione ordinaria potrà avere meno di due province. Questione di campanili, certo, ma anche di voti da raccogliere alle prossime elezioni. A salvarsi sarebbero tre degli enti rottamati: Terni, Matera e Isernia. Si dice che il governatore molisano Iorio (di Isernia, appunto) sia stato attivissimo nel tutelare gli 87 mila abitanti della sua provincia, mentre a sinistra avrebbero fatto i salti mortali per salvare Matera e Terni (200 mila abitanti). Peccato che Varese, Monza Brianza e Padova (che di residenti ne hanno il triplo e il quadruplo delle tre risorte) non saranno recuperate.
Per loro, il cimitero è pronto. Sembra, dunque, che senza Terni, Matera e Isernia non si possa fare a meno. E come se non bastasse, il senatore Domenico Benedetti Valentini (PdL) ha colto l’occasione per proporre la “Regola del Tre”: fare in modo che per ogni corte d’Appello ci siano tre tribunali. A salvarsi sarebbe anche Spoleto, che ovviamente è la città del senatore Benedetti Valentini. D’altronde è impensabile che a Spoleto non ci sia un tribunale, deve aver pensato il pidiellino. E’ la solita storia: ogni volta si annunciano cambiamenti epocali all’insegna del rigore e della serietà.

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sabato 28 luglio 2012

IL CONSIGLIO PROVINCIALE APPROVA UN ORDINE DEL GIORNO PER LA PROVINCIA ROMAGNA


GALASSINI NON HA PARTECIPATO AL VOTO ED E’ USCITO DALL’AULA

Il consiglio provinciale ha approvato a maggioranza un ordine del giorno per l’accorpamento della Provincia di Ravenna in ambito romagnolo presentato dai capigruppo Tiziana Bandoli (Pd), Massimo Mazzolani (Pdl) e dal consigliere Paolo Pirazzini (Pd). Contraria la Lega Nord. Astenuti i gruppi Fds e Sel. Non ha votato il presidente del consiglio provinciale Gabriele Rossi (Idv), e Vincenzo Galassini (Pdl) è uscito dall’aula. Il presidente della Provincia Claudio Casadio ha aperto la seduta: «È opportuno e istituzionalmente corretto che il consiglio si pronunci sull’ipotesi di riordino territoriale delle Province. Questa è la posta in gioco adesso. I tempi sono davvero stretti. Siamo dunque chiamati a compiere una scelta storica alla quale non possiamo e non dobbiamo sottrarci. Tutto il resto – quante e quali funzioni, governo di primo o secondo grado, potrà essere discusso poi e potrà cambiare in corso d’opera – ma il riordino territoriale su cui dobbiamo pronunciarci oggi disegnerà il profilo dei nostri territori per i prossimi decenni. La massa critica delle nostre politiche ha come riferimento l’area vasta romagnola; i Sindaci e tutte le forze economiche e sociali che abbiamo consultato nei giorni scorsi hanno espresso consenso unanime all’ipotesi di accorpamento delle province romagnole. Un passaggio, questo, che non è ostativo rispetto all’idea di una regione Romagna. Abbiamo registrato una grande coesione che non è un dato scontato e che ci deve indurre a non subire il cambiamento ma a governarlo. La revisione degli ambiti provinciali si farà comunque, giusto o sbagliato che la si giudichi, dobbiamo esserne protagonisti, trasformando un vincolo in un’opportunità di cambiamento positivo».

BAZZONI: AVREMO PREFERITO LA REGIONE ROMAGNA MA ORA AVANTI CON LA PROVINCIA UNICA


"Il documento approvato ieri con i voti di Pd, Pdl, Udc a sostegno della Provincia unica della Romagna - dichiara il consigliere regionale Pdl, Gianguido Bazzoni - costituisce un importante passo in avanti verso quel riordino istituzionale che da tempo il Popolo della Libertà chiede con forza e a tutti i livelli. Basti pensare alle continue sollecitazioni dell'on. Giancarlo Mazzuca fino alle prese di posizione in Regione, in Provincia, nei Comuni".  "Ripetiamo da tempo - prosegue Bazzoni -  che per motivi storici, culturali, economici si doveva optare con decisione per la Regione Romagna- Il Pd, in particolare, ha perso tempo prezioso in inutili difese di poltrone, senza mai affrontare in concreto il tema della Regione Romagna. 
Ora la Provincia unica va considerata un importante passo in avanti verso il contenimento della spesa pubblica, il riordino delle competenze, speriamo verso quello snellimento burocratico da più parti invocato.  Vi sono temi, come la sanità, il turismo, le infrastrutture, l'università, lo sport dove è necessaria una regia unica per uscire dal pantano nel quale Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini si trovano da decenni. Succubi dell'Emilia, senza la minima attenzione verso un territorio che ha grande potenzialità.
Il mio auspicio è che ora si proceda con celerità e rispetto delle disposizioni del governo in materia di accorpamento delle Province. Lo chiedono i conti in rosso dello Stato, ma lo chiedono soprattutto i cittadini, costretti a grandi sacrifici dalla difficile situazione economica.  A loro dobbiamo scelte coraggiose. La Regione Romagna sarebbe stata - come detto - l'opzione numero uno. Ma come si dice in romagnolo piotost che gnint l'è méi piotost. Piuttosto che niente è meglio piuttosto."


venerdì 27 luglio 2012

SE ERRANI SARA’ RINVIATO A GIUDIZIO, DOVRA’ DIMETTERSI ANCHE IL SINDACO DI RAVENNA MATTEUCCI

BUCCI PDL: “HA DETTO DI METTERCI LA FACCIA PER L’ONESTA’ DEL GOVERNATORE QUINDI ANCHE IL MANDATO”
«Nonostante non sia a conoscenza del lavoro della procura di Bologna, Matteucci si è prodigato, più da capopartito che da primo cittadino rappresentante l’intera comunità ravennate, ad affermare a più riprese che su Errani ci mette la faccia e di conseguenza dico io, il mandato, diversamente che solidarietà sarebbe?». «Ogni giorno – continua Bucci – assistiamo ad azioni della magistratura che non colpisco più unicamente Silvio Berlusconi. Pertanto dalla solidarietà alla magistratura, inquirente e giudicante, il Pd è passato alla solidarietà agli indagati, e quando questo porta il nome di Vasco Errani, sinceramente gli attestati di solidarietà da parte delle sinistra questa volta si sono sprecati». Poi un interrogativo: «Per quale motivo, senza che Terremerse abbia informato per iscritto la regione, la giunta regionale, con presente e votante lo stesso Errani, ha adottato la delibera 1224 del 4 settembre 2006 nella quale si attesta il ritardo nel rilascio del certificato di agibilità da parte del Comune di Imola per dare mandato agli uffici di procedere all’erogazione del contributo?».

TURISMO DATI IN CALO NEL MESE DI GIUGNO E NEL PRIMO TRIMESTRE: C’ERA D’ASPETTARSELO

CRESCITA A BRISIGHELLA E CASOLA VALSENIO E NELLA BASSA ROMAGNA. CHE TURISMO PUO’ ESSERCI NELLA BASSA ROMAGNA?
Giugno in frenata per quanto riguarda il turismo sul territorio provinciale: si conferma dunque, spiega la Provincia, "la difficoltà di questo primo semestre  2012 anche per il settore  sia a pure con elementi di diversificazione all'interno del territorio". Rispetto al dato nazionale di giugno, diffuso da Federalberghi, che segnava un - 8,2% sul mercato straniero e un - 7,1% su quello italiano, la nostra provincia registra un calo più contenuto pari al - 6,35. Il dato provinciale mensile è di 1.199.329 presenze, inferiore al giugno dello scorso anno, quando il dato beneficiò della Pentecoste che mobilita il mercato straniero, in particolare di lingua tedesca. Il dato periodo gennaio-giugno registra un calo del 4,68%, significativo comunque il dato delle presenze del semestre: 2.112.655. Gli arrivi, in giugno, sono stati 237.342 ( - 3,58% sul giugno dell’anno scorso).   Cervia registra una lievissima crescita dello 0,90% nel dato arrivi ma si abbassa il numero complessivo dei giorni di vacanza. Di conseguenza, il dato presenze registra una flessione mensile intorno al 4%. Il dato periodo, in  flessione sul 2011, registra un - 3,70% con un totale di 1.107.235 presenze nel primo semestre 2012.  Il Comune di Ravenna totalizza 872.000 presenze nel primo semestre 2012. E’ questa la realtà che ha più risentito del deflusso estero. Cede, nel periodo, il 4,70% di presenze nella città d'arte e il 5,54% nel comparto lidi.  La Bassa Romagna, con numeri assoluti più ridotti, si segnala per un primo semestre 2012 positivo: + 5,75% sia negli arrivi che nelle presenze.  Flessione anche nelle Terre di Faenza, dove però si registrano incrementi a Casola Valsenio e a Brisighella, che chiude il periodo gennaio-giugno 2012 con oltre 1.700 presenze in più sullo stesso semestre 2011 e una crescita pari al 13,08%.  Per quanto concerne il tipo di alloggio scelto dai turisti, i dati registrano la frenata delle strutture alberghiere tradizionali, e la crescita di bed and breakfast, agriturismi, campeggi. Dato positivo per gli alloggi turistici con +22,89 % di presenze nel semestre grazie all’impennata di giugno (+ 94,85%).

TUTTI IN PIAZZA PER TIMONCINI E SCOZZOLI


RIOLO TERME SI STA ATTREZZANDO CON MAXISCHERMI  PER ASSISTERE ALLE GESTE DEI DUE ATLETI OLIMPICI
ROMAGNA - E' già febbre olimpica nelle piazze romagnole. Riolo Terme e Forlì si stanno attrezzando per vivere le avventure degli atleti Daigoro Timoncini e Fabio Scozzoli, impegnati nei prossimi giorni a Londra. Nella città riolese verrà allestito un maxischermo ella Sala San Giovanni martedì 7 agosto, dando così la possibilità a tutti i cittadini di assistere dalle 13.30 alle gesta di Timoncini, mentre a Forlì in piazza Saffi verrà allestito un maxischermo in occasione della finale dei 100m Rana di Scozzoli, in programma domenica sera.

RIDUZIONE DELLA SPESA: SIAMO SUL BARATRO E TUTTI CHIEDONO, COMUNI, PROVINCE, REGIONI E MINISTERI, SAPEVANO E SANNO, CHE BISOGNA TAGLIARE NON HANNO FATTO NULLA HANNO CONTINUATO SOLO A SPERPERARE!


SIAMO UN POPOLO DI DEFICENTI (E SIAMO PURE INCAPACI DI MANDARVI A QUEL PAESE)
E’ ufficiale, siamo un popolo di deficienti. Sì, bisogna riconoscerlo. Per i politici che ci governano (Comuni, Province, Regione, Governo) dei deficienti con l’anello al naso utili soltanto per mantenere e ingrassare questa casta. Basta. Null’altro. E siamo un popolo di deficienti perché ancora oggi ci permettiamo di ascoltare un Pierferdi Casini vantarsi di essere stato il primo ad accorgersi che Berlusconi era il grande ingannatore degli ultimi vent’anni. Lui, il Pierferdi, fondatore del CCD insieme a Mastella e Ombretta Fumagalli Carulli (mitica sottosegretaria alla Protezione Civile in tailleur e foulard al collo). Tre ragazzi CocCoDé in fuga a gambe levate da una DC agonizzante e subito accolti da Silvio Berlusconi. Lui, il Pierferdi, che sempre grazie al grande ingannatore é arrivato ad occupare la terza carica dello Stato. Lui, il Pierferdi, eterno aspirante alla guida di quel centrodestra che il Cav non vuole mollare. Deficienti, anche, perché tutt’oggi assistiamo con apprensione al grande dibattito sulle riforme. Accettiamo un governo “di saggi”, senza mandato popolare, al quale é stato affidato il compito di regolare i conti e modernizzare il paese. Dopo quasi vent’anni, ancora inutili parole, dibattiti e discussioni, campagne elettorali tutto in nome e per conto della grande riforma istituzionale e tutti sappiamo come è la situazione delle istituzioni. Spendere, spendere, super compensi, indennità e rimborsi, un casino…… Deficienti… un popolo di deficienti che ancora si rode il fegato nel leggere i conti in tasca che Rizzo e Stella fanno ormai da anni al carrozzone Italia. Siamo sempre più poveri e ci raccontano che siamo alla bancarotta. Per colpa di quello o di quell’altro, mai per colpa loro. Ci chiedono sacrifici e non ne fanno. Anzi spendono… ancora, buttano i soldi non solo nascondendoli sotto la panca come la Lega ha insegnato e come Lusi ci ha descritto. No, quel poco che resta lo si butta dalla finestra, e predicando il virtuosismo si finanziano le spese più strane i “Maori”, il festival di musica, la Festa del Parco, la corsa campestre, la 100 Km, le partecipate  decotte e fallite, ci teniamo le Province, no siamo capaci di toglierle dalla costituzione visto A B C sembrano tutti d’accordo,  ecc. ecc.
Perché si… é vero: siamo un popolo di deficienti e siamo pure incapaci di mandarvi a quel paese. 

giovedì 26 luglio 2012


Francesco Forte
Lo spread sta sfiorando i 500 punti perché la politica economica del governo Monti non convince ed anche per effetto delle valutazioni negative di Moody’s, che in effetti danno la sensazione di essere strumentali a un attacco all’euro, tramite l’attacco all’Italia. Si ripete cioè con il governo tecnico la stessa situazione in cui si è trovato il governo Berlusconi, nello scorso novembre. Allora i nostri media sostenevano che bisognava mandare a casa Berlusconi non credibile a livello europeo e nominare un governo tecnico, di ispirazione bocconiana, che avrebbe avuto il prestigio necessario per risolvere la situazione e spiegare alla comunità internazionale che l’Italia ha più meriti di credito di quelli che le si attribuiscono, quando al vertice non ci sono le persone credibili. Adesso si tocca con mano che la credibilità del premier non c’entra, il gioco è più ampio. Secondo il governatore della Banca di Italia Ignazio Visco solo 200 punti del nostri spread sui titoli tedeschi dipendono da nostri fattori intrinseci, mentre  gli altri 200 (con lo spread a 400) o 300 (con lo spread verso 500) dipendono da fattori esogeni internazionali. Eppure  il segretario del PD, Pier Luigi Bersani, giudica agghiacciante il fatto che Silvio Berlusconi si presenti alle prossime elezioni politiche come leader del centro destra e Pier Ferdinando Casini si accoda parzialmente alla incredibile tesi bersaniana, giudicando “inopportuna” la scelta di Berlusconi. Ma in realtà se Berlusconi presenta la propria candidatura alla guida del centro destra altro non fa che riprendere la bandiera dell’unico programma in grado di risanare l’Italia. Il nuovo ministro dell’economia, Vittorio Grilli,

CE LA FAREMO AD ELIMINARE LE PROVINCE: PROVINCIA UNICA, NON POTRA’CHIAMARSI ROMAGNA


“LA PROVINCIA UNICA NON POTRA’ CHE CHIAMARSI ROMAGNA PER RAGIONI STORICHE CULTURALI ED ANCHE PER DARE UN PRIMO RICONOSCIMENTO A COLORO CHE PER DECENNI SOSTENGONO LA PECULIARITA’ DELLA ROMAGNA” DICE LOMBARDI CONSIGLIERE REGIONALE PDL.
"Non sono voluto intervenire sino ad ora sul tema, in primo luogo perché fino a ieri la normativa sulla abolizione o accorpamento delle province era in piena evoluzione ed in secondo luogo perché una parte importante del percorso istituzionale previsto, passerà anche dalla Commissione Regionale che presiedo, e quindi non volevo in alcun modo strumentalizzare questo ruolo". Inizia così l'intervento di Marco Lombardi, consigliere regionale del PdL, sul tema della Provincia Unica che tanto sta facendo discutere in questi giorni tutta la Romagna."Oggi però la vicenda è andata talmente avanti che ritengo opportuno in ogni caso contribuire in qualche modo al dibattito. Innanzi tutto noi addetti ai lavori, e mi riferisco alla politica ma anche alle associazioni di categoria, ai sindacati ed in genere agli "opinion leader" della società civile, non dovremmo alimentare aspettative esagerate nell'opinione pubblica perché alla resa dei conti verranno smentite dai fatti ed oggi non ci possiamo permettere di continuare ad illudere la gente. Una riforma istituzionale della nostra Repubblica era indispensabile, ogni risparmio nel funzionamento dello Stato è utile e tagliare qualche costo della politica è quanto mai opportuno, però la gente deve sapere che domani mattina l'abolizione o l'accorpamento delle province procurerà in Italia un risparmio di circa 50 milioni di euro e non di miliardi di euro come spesso si sente dire e la Provincia unica comporterà semplicemente un risparmio per Consiglieri,Assessori e Presidenti, di circa 900.000 euro" continua Lombardi. "Fatta questa premessa, veniamo all'accorpamento delle tre province romagnole. Intanto va detto che l'accorpamento non è obbligatorio, perché potremmo anche portare la necessità dei tagli alle estreme conseguenze e pensare che nel caso nostro le province potrebbero essere semplicemente abolite senza necessità di alcun accorpamento. Se viceversa si accede all'ipotesi di accorpamento, che comunque costerà più della completa abolizione, questo a mio avviso avrà un senso solo a determinate condizioni. La Provincia unica non potrà che chiamarsi Romagna per ragioni storiche culturali ed anche per dare un primo riconoscimento a coloro che da decenni sostengono la peculiarità della Romagna".

mercoledì 25 luglio 2012

LO SCANDALO DELLE BABY PENSIONI. IN 40 ANNI CI SONO COSTATE 150 MILIARDI IN PIU’ RISPETTO AI NORMALI VITALIZI.


NON SI POTREBBERO RITTOCARE?
Una interessante inchiesta di Marco Ferrante pubblicata, oggi, su «Il Messaggero», scava su una delle ataviche vergogne del nostro Paese: l’insostenibile costo (e peso) sul nostro debito pubblico delle baby pensioni. Il Decreto in oggetto (santificato da un decreto in vigore dalla fine di dicembre 1973) prevede–per il settore pubblico la possibilità di andare in pensione con 14 anni sei mesi e un giorno per le donne con prole, 19 anni sei mesi e un giorno per gli uomini, e 24 anni sei mesi e un giorno per i dipendenti degli enti locali. La poca lungimiranza di quella classe politica ora si rimbalza le responsabilità per una scelta scellerata quanto squilibrata. Dice, oggi, Franco Marini, nel ’73 appena giunto a guidare la segreteria della Cisl: ««Sì, è vero che non c`era nella classe politica né nel corpo della stato di allora una grande consapevolezza di quello che sarebbe accaduto, dell’impatto che l’allargamento del welfare avrebbe avuto sui conti pubblici…». Quanto sono costate in realtà queste pensioni? Un calcolo preciso è quasi impossibile da fare. Ci si può avvicinare. Ecco come. Secondo Ferrante (basandosi su un calcolo effettuato qualche mese fa da Confartigianato) i baby pensionati italiani (pubblici e privati) rispetto al pensionato medio hanno ricevuto un trattamento più lungo di quasi sedici anni. Questo significa che a valori 2010 la differenza (cioè il costo in più rispetto a un normale trattamento pensionistico) varrebbe 148,6 miliardi di curo. Cioè: in questi 40 anni, l`esistenza delle baby pensioni ci è costata quasi 150 miliardi più di quanto ci sarebbe costata la previdenza se i baby pensionati fossero andati a riposo con le stesse regole degli altri. Una tassa cumulata – secondo le stime degli artigiani – di circa 6.630 euro che grava su ognuno degli occupati italiani. Si tratta di persone che in un calcolo medio restano in pensione per quasi 41 anni. Non è certo detto che i «baby pensionati» siano tra gli italiani più ricchi. Certamente, va sancito che sono stati tra i più privilegiati in assoluto. E se la crisi cominciassero a pagarla loro per primi?

LE ULTIME PAROLE FAMOSE: ZAPATERO ERA ADORATO DALLA SINISTRA PER UN’ ITALIA SEMPRE A CORTO DI LEADER.

IL MIRACOLO ECONOMICO SPAGNOLO E’ DIVENTATO UN INCUBO, EDILZIA E BANCHE NEL CAOS, IL LAVORO PRECARIO IN SPAGNA NON HA PARAGONI IN EUROPA.

Antonio Polito per il "Corriere della Sera". Viva Zapatero. Verrebbe da dirlo adesso che lascia, quello che la Guzzanti diceva quando cominciò. Sapete perché? Perché il premier spagnolo ha annunciato il ritiro all'età di 51 anni, cioè 4 in meno delle giovani promesse Veltroni e Casini, 9 in meno del leader della sinistra nostrana Bersani, e - neanche a dirlo - 24 in meno del premier italiano, che a lasciare non ci pensa nemmeno. Tanto di cappello: ecco un uomo che sa quando togliere il disturbo. Bambi- come lo soprannominò un avversario per denigrare quella sua faccia da cerbiatto, senza sapere che sarebbe diventato un marchio di successo - ha lasciato una traccia duratura ma delebile nella storia della Spagna, è volato come una meteora nel cielo della politica europea, prima sull'altare e poi nella polvere nel breve volgere di pochi anni. Ma se ne va come arrivò: con un certo stile. In Italia è stato oggetto di servo encomio da parte di quella sinistra al caviale che si innamora sempre di un leader straniero pur di parlar male del leader che ha (arrivò ad entusiasmarsi perfino per Jospin). Finì immortalato nel titolo del film di Sabina Guzzanti perché autore di una riforma televisiva che la compagnia dei comici anti-berlusconiani avrebbe voluto replicare da noi. Ma il suo nome venne invocato in tutte le piazze d'Italia per un'altra ragione: appena eletto, ritirò le truppe spagnole dall'Iraq, dove ce le aveva portate il predecessore Aznar, bushiano della prima ora. La cosa mandò in visibilio il mondo di Gino Strada (che proprio ieri si è ritrovato in piazza per manifestare contro un'altra guerra, quella a Gheddafi, cui invece Zapatero partecipa). E, naturalmente, esaltò i duri e puri del laicismo nostrano con le sue leggi per il matrimonio dei gay, l'estensione dell'aborto e l'accorciamento del divorzio, le stesse

CE LA FAREMO AD ELIMINARE LE PROVINCE: ACCORPARE LE PROVINCE E FARE LA REGIONE. IL PARERE DI BARTOLINI PDL FORLI


PER IL CONSIGLIERE OCCORRE “CREARE LA REGIONE ROMAGNA E NON UN SURROGATO INUTILE COME LA PROVINCIA UNICA, UN ENTE CHE SARA’ CONTROLLATO DA BOLOGNA PIU’ DI QUELLO CHE SUCCEDE ADESSO”
"Vogliamo fare a meno delle tre province di Rimini, Ravenna e Forlì-Cesena? Bene, accorpiamole creando la Regione Romagna e non un surrogato inutile come la Provincia unica, un ente che sarà controllato da Bologna più di quello che succede adesso con le tre province separate". Anche il consigliere regionale del Pdl, Luca Bartolini, dice la sua sul tema della Provincia unica di Romagna, idea lanciata dal sindaco di Forlì, Roberto Balzani, e che pare essere destinata a diventare realtà dopo il decreto del governo Monti. "Le sedi ci sono già, così come il personale - osserva Bartolini -. In questo modo si razionalizza la presenza dell'ente locale sul territorio, si toglie ugualmente un ente intermedio, e si rafforza il legame Regione-Comune. Nel quadro prospettato dal Governo c'è solo un vantaggio per la nostra gente: la determinazione formale, ne resterebbe esclusa solo Imola, della Romagna: arrivati a questo punto bisogna lottare per avere un forte riconoscimento amministrativo del nostro territorio, non solo una debole Provincia"."Con la strada che ha preso il Governo, le province saranno svuotate di competenze - accusa Bartolini -, resteranno solo per gestire le strade. Un po' pochino per credere che la futura Provincia unica possa essere il raccordo delle politiche strategiche della Romagna, una voce spendibile a livello regionale e nazionale. La verità, anche se magari i promotori della fusione non lo vogliono dire, è che la Provincia unica sarà un ente anonimo e anche il quadro delle risorse che avrà a disposizione non è affatto chiaro"."Andando controcorrente, da ex amministratore di un piccolo Comune, sono a contestare questa scelta di voler accentrare gli enti intermedi in mega strutture sub regionali, come la Provincia di Romagna - aggiunge il consigliere regionale -. La Provincia di Romagna sarà un surrogato della Regione senza però averne i poteri, sarà l'ennesimo carrozzone sovra-comunale ma ancor più lontano dal territorio rispetto ad oggi. In mancanza della Regione Romagna, quella sì che cambierebbe le cose, non vedo la differenza per un sindaco tra il rivolgersi ad un presidente di Regione di stanza a Bologna, che almeno si presenta in campagna elettorale per farsi eleggere; ed un presidente di Provincia di stanza a Ravenna, nominato da altri amministratori e quindi non obbligatoriamente sensibile ai problemi dei Comuni diversi dal proprio".

martedì 24 luglio 2012

CE LA FAREMO AD ELIMINARE LE PROVINCE: SANGUISUGHE CHE CI COSTANO 14 MILIARDI



Mantengono 4.520 amministratori e finanziano tutto e tutti: dalla sagra dei carciofi agli studi sugli orsi. Nel suo libro «Spudorati» Giordano racconta sprechi e abusi
Eliminare le Province italiane? Macché ne vogliono sempre di nuove. E perché? Perché sono veri e propri centri di spese, spesso di spese folli. A questo viene dedicato un capitolo di Spudorati (152 pagine, 18 euro, Mondadori) di Mario Giordano, 45 anni, direttore di Mediaset all-news TgCom24. Ecco alcuni stralci del nuovo libro da oggi nelle librerie. Avanti c’è posto: è dal 1970, cioè da quando sono state create le Regioni, che si dice che le Province non hanno più senso. Eppure non c’è paesello, rione, quartiere che non sogni di diventare capoluogo... Vi chiederete come mai. E la risposta è semplice: non è vero che le Province non servono a niente. Macché: le Province servono un sacco. A che cosa? Semplice: a finanziare la sagra del salmone del Medio Campidano, per esempio. O il censimento per lo studio delle abitudini del cormorano dell’Iglesias. Vorrete mica perdere di vista il cormorano dell’Iglesias, perdinci. E allora perché vi stupite? La Provincia di Oristano (meno di 300.000 abitanti) è riuscita a finanziare in un solo anno: la sagra della fragola (8942,42 euro), la sagra dei pesci (2257,67 euro), la sagra dei muggini (1474,20 euro), la sagra de sos cannisones (983,55 euro), la sagra de sos culurzones de patata (903,05 euro), la sagra del riso (1493,87 euro), la sagra degli agrumi (1867,34 euro), la sagra del pomodoro (5465,73 euro), la sagra dei ravioli (1806,09 euro), la sagra del pane e dei prodotti tipici (2709,14 euro), la sagra su pai fattu in domu (1354,57 euro), la sagra del carciofo (1331,58 euro), la sagra de su bino nou (903,05 euro) e la sagra pane e olio in frantoio (1422,30 euro). Ho l’impressione che alla fine abbiano mangiato un po’ tutti...

CE LA FAREMO AD ELIMINARE LE PROVINCE: ROMAGNA PROVINCIA UNICA, DIFFICOLTA’


                     La sede della Provincia di Forlì-Cesena in via Bovio (Ravaglia)

di Andrea Alessandrini. Cesena, 22 luglio 2012 - NELLA PROVINCIA Unica di Romagna — nuovo scenario (pressoché) certo dopo la delibera approvata dal consiglio dei Ministri giovedì scorso con i nuovi parametri demografici e di estensione territoriale (ma i territori dovranno integrarsi in un processo che non si prospetta semplice) — si uniranno d quelle di Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna. Una svolta istituzionale di portata storica. La popolazione residente in Provncia di Forlì-Cesena al 31 agosto 2011 era di 396966 residenti, superiore alla soglia di 350mila, ma l’estensione territoriale (2376,8 km quadrati) è inferiore, pertanto non sussitono entrambi i parametri indispensabili per mantenere l’attuale Provincia. Detto questo, quali saranno i tempi della nascita della provincia unica di Romagna? E ancora: che fine faranno i 488 dipendenti della Provincia di Forlì-Cesena, 70 dei quali trovano posto nella nuova sede di viale Bovio inaugurata a marzo e acquistata già nel 2007 dalla Provincia? I tempi al momento non sono stimabili. Con le nuove soglie di 2500 km quadrati e 350mila residenti anche Ferrara e Modena, oltre Bologna e Parma, sono in grado di conservare la attuale provincia. Le altre dovranno accorparsi. Il Cal, coordinamento delle autonomie locali avrà tempo 40 giorni per presentare una proposta di accorpamento al Governo dopodiché dovrà essere acquisito il parere della Regione. A questo punto l’esecutivo avrà 20 giorni per varare la proposta definitiva e sottoporla al dibattito parlamentare.  Sull’eventuale sede della nuova Provincia unica di Romagna, è fin

lunedì 23 luglio 2012

LA PROVINCIA DI ROMAGNA PER OTTENERE LA REGIONE


IL PARERE DI ANCARANI E SAVELLI

L’ottima intuizione del consigliere regionale Bazzoni che per primo dal centro-destra ha preso posizione raccogliendo la proposta del sindaco di Forlì Balzani, inizialmente tutt’altro che sostenuta proprio dal suo partito, il PD, affinchè i territori delle province romagnole facciano sistema a seguito della loro abolizione, confermata proprio ieri dal Premier Monti dopo il Consiglio dei Ministri, è la dimostrazione della capacità amministrativa e della lungimiranza del Popolo della Libertà della provincia di Ravenna.
Infatti per chi, come noi, ha sempre sostenuto la necessità e l’obiettivo di raggiungere l’autonomia romagnola attraverso il distacco dall’Emilia si tratta di un successo non indifferente in quanto per la prima volta vi è l’attestazione di una riconoscibilità dell’identità romagnola che fin qui la maggioranza di sinistra che governa la nostra regione ha sempre negato. Gli esempi si sprecano: dal diniego per citare la “Romagna” nello statuto regionale come territorio che dà vita alla regione assieme a quello emiliano fino al rifiuto di chiamare la nostra riviera “Riviera romagnola” bensì “riviera adriatica dell’Emilia-Romagna”, per mero puntiglio. Con l’istituzione della provincia romagnola unica constatiamo invece finalmente un primo risultato ottenuto che noi riteniamo non ostativo bensì propedeutico al nostro traguardo di sempre che è e rimane l’istituzione della Regione Romagna. La nostra è una posizione di

I ROMAGNOLI VOGLIONO LA REGIONE, NON LA PROVINCIA


da E’ RUMAGNÔL
 Ogni giorno un progetto nuovo? Sarà, forse, che vogliono far restare le cose come stanno? Famosa la frase Gattopardesca: tutto cambia, nulla cambia? I balletti sul futuro delle Province sta assumendo contorni da circo: sappiamo quanto sia brava la “Casta” nel conservare quanto a lei serve per mantenere la sua posizione di privilegio. Hanno stravolto i risultati di diversi Referendum Popolari approvando leggi che urlano vendetta, vedi quella sul finanziamento pubblico ai partiti, col risultato che milioni di Euro sono finiti nelle tasche dei vari Lusi e collusi. Ora è la volta della “Riforma” che dovrebbe tagliare il numero dei Deputati e dei Senatori. I Cittadini dicono di tagliare almeno la metà di quelli attuali, i Signori Deputati e Senatori ne vogliono mantenere 508 e 254 di cui 8 e 4 eletti all'estero. Abbiamo un Governo “tecnico” non eletto dal Popolo che la Costituzione vorrebbe Sovrano e pochi si scandalizzano, i giochini sono aperti. Emergono fatti che dimostrano  come, in diverse occasioni, lo Stato ha trattato  con i mafiosi, e qualcuno, come in passato ebbe a dire “io non ci sto”, anche oggi si indigna. Meglio sarebbe che qualche volta dicessero la verità, anche perché è vergognoso che ci siano mogli di mafiosi, con la scorta dello Stato pagata da tutti noi, che si aggirano impunemente per le contrade, così come restano un mistero provvedimenti che tolgono mafiosi pluriomicidi dai rigori del 41 Bis. Sul destino delle Province ci sono balletti che non presagiscono nulla di buono. Stato, Regioni, 10 Città Metropolitane, Province con più di 350.000 abitanti?    Con quali poteri? In Emilia – Romagna, delle attuali 9 Province, se ne salverebbero 2. Ed ecco saltare fuori vari fautori trasversali della Provincia unica Romagnola. A noi Romagnolisti non interessa il numero delle Prefetture: accorpando le “20” Polizie si otterrebbero risultati eccellenti nella gestione dell'ordine pubblico. Se poi si eliminassero migliaia di inutili leggi contraddittorie, che rendono impossibili semplici provvedimenti di espulsione di persone indesiderate, i Poliziotti e i Carabinieri non si sentirebbero più dire: portateci pure dentro tanto  domani siamo ancora qui a battere. E, detto fuori dai denti, non è questo il crimine maggiore: quello che sta dietro alla “nobile” professione è il crimine peggiore. I Romagnoli vogliono la Regione:
dell'area vasta e della Provincia unificata dipendente da Bologna per le risorse, non sanno che farsene. Qui, nei prossimi anni, occorrono investimenti infrastrutturali di portata storica. La fiera e i due palazzi dei congressi non bastano al Turismo Romagnolo, occorrono interventi di risanamento del mare di

sabato 21 luglio 2012

E IO PAGO, COMUNE DI RAVENNA: PDL E LEGA CONTRARI ALLA CITTADINANZA ONORARIA PER ROSSELLA URRU



Non ci pesa per niente prendere le distanze dall’unanimismo di maniera che sta investendo la maggior parte dei partiti rappresentati in consiglio comunale esprimendo sin d’ora chiaramente la nostra posizione contraria per quanto riguarda la proposta di cittadinanza onoraria a Rossella Urru. Sgombriamo il campo dagli equivoci: i gruppi PDL e Lega Nord sono felicissimi per il rientro della ragazza sana e salva in Italia e in diverse occasioni ha anche partecipato con propri rappresentanti ai sit in mensili per chiederne la liberazione. Si sono sempre astenuti dal prendere posizioni anche lontanamente critiche circa il ruolo della cooperazione internazionale nello scacchiere di territori difficili anche a noi vicini onde evitare che parole di semplice critica politica potessero essere strumentalizzate eventualmente anche a livello internazionale compromettendo le operazioni per la liberazione di Rossella Urru. Tuttavia così come c’è un tempo per tacere ve n’è anche uno per esplicitare le proprie posizioni e a nostro avviso è arrivato. La maggior parte delle ONG che si occupano di cooperazione internazionale che benché ufficialmente non governative sono spesso sovvenzionate da denaro pubblico spendono più per mantenersi in vita che per le missioni per le quali ricevono quei fondi. In molti casi insomma le ONG anziché essere utili alla causa diventano controproducenti soprattutto quando scelgono di non operare in ambito macro, ma preferiscono quel solidarismo terzomondista tanto politically correct quanto inutile o addirittura dannoso. Quando poi si scoprono le cifre che il contribuente spende per recuperare chi si è autonomamente messo nei guai per inseguire sogni o aspirazioni senz’altro legittimi ma le cui conseguenze in casi come questo – peraltro sempre più numerosi - ricadono sull’intera collettività, è francamente difficile per noi essere su una linea d’onda di condivisione. E’ questo il motivo per cui ben felici del ritorno in territorio italiano della ragazza e pur considerandola senz’altro una cittadina di fatto di Ravenna per averla vissuta e per averci compiuto gran parte degli studi, non riteniamo giusto che le venga assegnato un titolo simile.
Troviamo inoltre particolarmente ipocrita che una città dove non si chiede una deroga per intitolare una piazza a Don Fuschini o si tardano decenni a intitolare una via a Marino Pascoli, sia così rapida nell’assegnare una cittadinanza onoraria per la quale non appaiono sussistere motivazioni di particolare rilevanza. Il sospetto è che quando l’amministrazione sente che alcuni personaggi le sono politicamente vicini, o il sindaco sente che una certa operazione mediatica gli può essere utile, si riesce a fare tutto in fretta e subito.  I casi Mia Causevic e Roberto Saviano (a proposito, quando si degnerà di venire a ritirare la cittadinanza che gli venne conferita ormai nel lontano 2009?) sono ancora lì a dimostrarlo. 

UNA BUONA PROPOSTA DAL COMUNE DI SANT’AGATA SUL SANTERNO




venerdì 20 luglio 2012

CASINI DA TRENT’ANNI AL SERVIZIO DI SE STESSO


IL NUOVO CHE AVANZA.
 (ASCA) ''Nel giorno in cui si rinnovano gli attacchi a Silvio Berlusconi, e da Palermo si lascia scorrere un rivolo di veleno sperando di trasformarlo in un fiume mediatico, l'ottimo Casini non trova di meglio che sferrare il calcio dell'asino. Poche persone come il presidente Casini hanno saputo servire con tanto zelo e sprezzo del pericolo la propria personale causa. Il politico che teme come un film dell'orrore la ricandidatura di Berlusconi e' lo stesso che per 14 lunghi anni e' stato protagonista di quel film dove vi ha recitato parti da protagonista''. 'Le scelte del governo Monti che tanti elogi strappano a Casini, sono le stesse scelte che Casini impedì di fare al governo di centrodestra, bloccando la riforma delle pensioni e la riforma della PA. Le intercettazioni e più in generale la riforma della giustizia invocata da Casini sono le stesse questioni che Casini impedì di affrontare ai governi di centrodestra. Il prossimo anno Casini festeggerà il suo trentesimo anniversario di vita parlamentare. Tanta longevità lo ha visto attraversare schieramenti e maggioranze con la stessa disinvoltura di un danzatore. Bisagliano e forlaniano nella Dc, ne uscì inorridito nel 1993 allorché si rese conto che Martinazzoli pilotava i resti del partito nelle braccia di Occhetto. Accolto, o più precisamente raccolto da Berlusconi, ha ricevuto onori e consensi, per sè e il suo partito prima di girare le spalle una volta capito che c'era da attendere per traguardi più ambiziosi''.Nessuno si aspetta gratitudine da Casini, una merce che non circola in politica. Ma i suoi giudizi astiosi contro Berlusconi sono rivelatori di una frustrazione personale che incuba da anni e che oggi lo porta nelle stesse braccia in cui temeva di cadere 20 anni fa. La coerenza di Casini e' girevole come le porte del Grand Hotel: idee che vengono, idee che vanno...''.

PROVINCIA DI RAVENNA CONTINUA LO SPERPERO. TOGLIAMO TUTTE LE PROVINCE, CON UNA SOLA SARA’ ANCORA PEGGIO PER ACCONTENTARE TUTTI


Alcuni amici, rispetto alla mia idea, sostengono che bisogna fare la “provincia Romagna” unica per mantenere la nostra identità, sono per la Romagna, mi sento romagnolo, in vacanza mi qualifico romagnolo. Credo che l’ente intermedio “unico” della Provincia non serva dopo l’istituzione delle Regioni, dal 1970. Nella pratica la sinistra continuerà, come ha fatto fino ad oggi, a spendere in interventi non di competenza alimentando la spesa pubblica. L’ultimo esempio l'uomo dalle mani bucate, Claudio Casadio, presidente della Provincia di Ravenna, continua a utilizzare in maniera impropria il pubblico denaro. Oggi regala 25mila euro ai pompieri dimenticando che di questi tempi ogni centesimo deve essere risparmiato e utilizzato solo per fini istituzionali, ma con l’assestamento di bilancio complessivamente ha utilizzato la somma di 88.363 euro, leggendo la tabella emerge:
Al primo punto un contributo al Dipartimento dei Vigili del fuoco pur riconoscendo “il fondamentale ruolo del corpo”, emerge “qualche perplessità” a comprendere “la ragione di una convenzione ad hoc di 25.000 euro da parte della Provincia per’rafforzare i servizi finalizzati alla sicurezza dei cittadini’, non di competenza istituzionale, quando nello stesso giorno il Senato ha modificato una legge per i Vigili del Fuoco. Non entriamo nel merito degli altri interventi, si commentano da soli, dai “Maori”, all’organizzazione di podistiche, corse ciclistiche e per iniziative musicali come alla Fondazione Savini, si è mangiato tutto il capitale sociale. Togliamo tutte le Province non solo cinquanta! Coraggio cambiamo le istituzioni e se c’è la volontà, approviamo anche il Presidenzialismo se vogliamo salvare l’Italia. Vincenzo Galassini consigliere Provinciale PDL Ravenna

giovedì 19 luglio 2012

ABOLIAMO LE REGIONI A STATUTO SPECIALE


Con un debito di oltre 5 miliardi di euro la Sicilia è la Grecia d'Italia. Ma non è la sola Regione a statuto speciale a spendere e spandere: da sempre tutte e cinque sprecano troppo.
La Sicilia va a gambe all'aria. Ma non è la sola Regione a statuto speciale a rischiare questo drammatico destino. Certo, i conti di Palermo sono davvero allarmanti: la gestione ballerina del governatore Raffaele Lombardo ha trascinato nel baratro quella che ilGiornale ha ribattezzato la "Grecia d'Italia". Un debito da 5 miliardi di euro, scandali, assunzioni per gli amici e gli amici degli amici e fondi europei mal gestiti o del tutto snobbati. Nella Regione Sicilia i costi della politica e quelli per l’acquisto di beni e di servizi sono, in termini pro capite, circa il doppio; quelli relativi agli stipendi del personale addirittura più del triplo rispetto alla media di tutte le altre regioni d’Italia. Secondo uno studio della Cgia di Mestre, la Regione governata da Lombardo ci costa 2,5 volte in più della media di tutte le altre Regioni messe assieme: "Precisamente 551 euro pro capite contro i 219 euro pro capite in capo a tutti gli altri cittadini italiani". E le altre Regioni a statuto speciale? Non fanno certo meglio dal momento che, secondo un confronto del 2010, sono tutte e cinque in passivo. Insomma, spendono più di quanto incassano. E allora? Allora, aboliamole. Da sempre, in Italia, ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B: neanche 10 milioni di italiani ricevono dallo Stato più degli altri 51 milioni e mezzo di connazionali. È un dato di fatto. Brutto da constatare, ma è così. È sempre stato così. Nel 1994, ogni cittadino della Lombardia aveva ricevuto dallo Stato 260mila lire, uno del Trentino-Alto Adige circa 4 milioni e uno della Val d’Aosta oltre 7 milioni lire. Col passare degli anni l'andazzo non è certo migliorato. Nel 2008, per esempio, la spesa pro capite per pagare gli stipendi e i contributi al personale regionale è cresciuta per ogni valdostano a oltre 2mila euro. Tanto per avere un metro di paragone: nello stesso anno in Liguria la spesa ammontava a 32 euro e 90 cent, in Veneto a 30 euro e 70 cent e in Lombardia a 20 euro e 30 cent. Cifre da capogiro. Ad oggi la situazione è davvero peggiorata. Basta scoprire il vaso di Pandora siciliano per capire in che situazione ci troviamo. Come spiegava oggi Nicola Porro sul Giornale, solo per i dipendenti la Regione Sicilia spende più di 1,7 miliardi di euro (dati aggiornati al 2009), all'incirca venti volte la spesa affrontata dalla Lombardia di Roberto Formigoni. Nel giro di cinque anni Lombardo è riuscito a fare accrescere il costo per le retribuzioni del 50%: "Su più di 17mila dipendenti, ci sono 1.428 dirigenti". Negli ultimi giorni, questi dati sono sotto gli occhi di tutti. Il fatto è che la Sicilia non solo spende e spande coi soldi che lo Stato le invia a pioggia, ma si permette pure di snobbare i finanziamenti europei: utilizza solo il 12% dei 6 miliardi di euro di cui può godere.

LE PROVINCE VANNO ELIMINATE.


ORA IL PD SCOPRE LA PROVINCIA ROMAGNA, PER CONTINUARE LO SPERPERO DI SPESA. COERENZA! LE PROVINCE VANNO TOLTE TUTTE COME HA SEMPRE CHIESTO IL PDL.
Il molloc del PD ha deciso di fare la provincia Romagna, dopo avere combattuto da sempre la Regione Romagna. Prendiamo atto che molte cose sono cambiate in sette mesi. Berlusconi e il Pdl hanno sempre sostenuto che le Provincie andavano eliminate. Ora che un primo passo il Governo Monti l’ha abbozzato, il Pd, e forse la Regione Emilia Romagna  prendono posizione per fare una provincia unica da Rimini, Forli-Cesena a Ravenna, il solito modo di mantenere enti e sedie da sempre come hanno fatto con le Comunità Montane, i Parchi, trasformate ma mantenute accampando tante tesi. Il decreto  prevede che le competenze delle province siano solo due, potranno anche diventare 3 o 4. ma non cambia niente sulla nullità delle Province. Vanno tolte tutte! . Ricordo la storia delle Province. Già il ministro Minghetti -Destra Storica- nel 1861 (Governo Cavour) provò a presentare due disegni di legge che nella neonata nazione identificavano a livello territoriale unicamente due livelli di governo: Comuni e Consorzi di Comuni ad area vasta (Regioni) . Fin da allora gli oppositori di destra e sinistra (sembra di raccontare la storia dei ns. giorni) si opposero all’abrogazione delle Province, opperbacco!!! Costituite le Regioni nel 1970, ci provò il PRI di Ugo la Malfa che presentò un ddl costituzionale che mirava allo stesso scopo, DC e PCI fecero melina ed il tutto si arenò…..more solito. Registro che dal 1861 sono trascorsi 151 anni e dal 1970, 42 anni e le Province nel frattempo sono perfino aumentate. Adesso ci prova il Governo Monti, più modestamente, puntando ad una riduzione….ho i miei dubbi che possa raggiungere il traguardo. Come nel gioco dell’oca si torna alla casella di partenza, ovvero alla situazione del 1861. Chissà perché all’estero fanno fatica a capire perché l’Italia non risolve mai i suoi problemi ??!!! secondo me dipende dalla Merkel !!! come dicono i buontemponi. Questa è la storia, spero che nel 2013 con Monti si arrivi se non ad eliminarle tutte ma almeno il 50%, sarà difficile. Non credo che la Provincia unica della Romagna serva qualcosa quando dovrà gestire solo due o 4 competenze. Coraggio, tagliamo, almeno noi diamo il buon esempio rispettando quanto ha sempre dichiarato il presidente Berlusconi! Vincenzo Galassini consigliere provinciale Pdl Ravenna

mercoledì 18 luglio 2012

REGIONE RINNOVA CON TRENITALIA


ALTRI TRE ANNI DI CONTRATTO TRA LE DUE PARTI. INTERROGAZIONE DEL CONSIGLIERE PDL BAZZONI: PERCHE’ L’EMILIA ROMAGNA HA DECISO DI PROPROGARE NONOSTANTE I DISSERVIZI?”
ROMAGNA - La regione Emilia-Romagna ha rinnovato per altri tre anni il contratto con Trenitalia per il servizio di trasporto dei pendolari per studio e lavoro. Un contratto definito "oneroso" dal consigliere regionale Gianguido Bazzoni (Pdl), che infatti interroga la Giunta sulle ragioni di questo rinnovo.  "Su questo contratto - dice il consigliere - vi sono state negli anni scorsi diverse proteste relative al disservizio costante che si registra ed all’incapacità della Regione di monitorare l’effettivo adempimento degli obblighi contrattuali ed intervenire con sanzioni. Soprattutto dalla Romagna a Bologna la situazione è sempre tragica, tanto che si è costituito anche un comitato degli utenti (ROMBO) che ha svolto diverse iniziative di sensibilizzazione e protesta". "La Giunta Regionale, alla scadenza, poteva approfittarne per rivedere il contratto e soprattutto rivedere il sistema dei controlli e delle sanzioni - continua Bazzoni - invece ha preferito prorogare per tre anni la validità del contratto vecchio, facendo supporre che i disservizi si manterranno in linea con il passato". Alla luce del rinnovo, Bazzoni ha quindi inviato un'interrogazione alla Regione, chiedendo in base a quali criteri e valutazioni si è deciso di prorogare il contratto di servizio con questo fornitore. Il consigliere Pdl vuole inoltre sapere se la Regione non possa ritenere che il servizio debba raggiungere degli standard "perlomeno accettabili, visto che oggi siamo in una situazione in cui non si fanno investimenti, non si coprono adeguatamente tratte anche importanti, non si hanno garanzie rispetto a tutti i rincari che il contraente vorrà applicare, non si hanno notizie di impegni da parte dello stesso". Infine Bazzoni si chiede se indicendo una nuova gara e formulando un nuovo capitolato, non "si sarebbe potuto inquadrare meglio tutti i problemi e migliorare il controllo a favore dei pendolari e dei viaggiatori tutti".

BENE: “FORZA ITALIA” PER L’ATTUALITA’ DEL MESSAGGIO LIBERALE.


da blog 31.7.2010 “I nostri elettori stanno con Berlusconi”  http://www.wicomwebspace.com/pdl_ravenna/?m=201007


''Il ritorno a Forza Italia è la cosa più giusta se si vuole convincere l'elettorato dell'attualità del messaggio liberale e moderato incarnato da Berlusconi''. Con le convulsioni politiche e con il continuo cambiamento dei simboli sulle schede elettorali  si perde di vista, forse, l'importanza di un branding che oramai rappresenta una stagione così importante, quale la difesa in campo di Berlusconi nel '94. Sono convinto che se questa sarà la scelta definitiva il marchio tricolore varrà punti percentuali in più  nel voto''.  Con Forza Italia recupereremo consensi, ma serve una rivoluzione liberale. 'Berlusconi ha fatto una scelta coraggiosa che ci aiuterà ad attraversare un momento difficile’. Tornando all'esperienza di Forza Italia possiamo recuperare consensi, ma non nascondiamo le grandi difficoltà e la necessità di una nuova rivoluzione liberale, proponendo volti di liberali veri e non come avvenuto nell'ultimo governo, quando abbiamo affidato le sorti della rivoluzione liberale a uno statalista. Forza Italia aveva la caratteristica dell'inclusione e non dell'esclusione. Correre da soli ci farà vincere,   visto che in 18 anni i nostri alleati e alcuni dei nostri ci hanno frenato e non fatto attuare il programma del ’94. Attenti alle scelte ai nostri rappresentanti in parlamento, uomini  ormai da quattro legislature e num,erosi con poca voglia di lavorare. Attenti,  è necessario un partito snello all’americana. No alle  tessere. Vincenzo Galassini


E IO PAGO: PASSAGGIO DI FUNZIONI FRA PROVINCIA ED ENTI GESTIONI PARCHI (VENA DEL GESSO)


LA REGIONE NON RISPETTA LE LEGGE (D.L.1000 PROROGHE ) I CONSORZI DEI PARCHI NON DEVONO ESISTERE.  COME HA FATTO  CON LE COMUNITA’ MONTANE, CHE DOVEVANO ESSERE TOLTE, LE HA FINANZIATE. ALLA FACCIA DEI RISPARMI
Con i voti a favore della maggioranza, e quelli contrari di Udc, Pdl e Lega Nord, il consiglio provinciale ha approvato la delibera con la quale la Provincia trasferisce all'Ente per la gestione del Parchi e della Biodiversità - Delta del Po; e all'Ente per la gestione del Parchi (Vena del Gesso fatto in aree private  sopra la testa dei resdienti) e della Biodiversità - Romagna, le proprie funzioni in materia di aree regionali protette e siti della Rete Natura 2000. Con lo stesso atto, la Provincia trasferisce anche il contributo per la gestione delle piccole aree protette della Regione Emilia-Romagna, pari a 50.000 euro annui all'Ente 'Delta del Po'; e in comodato d'uso gratuito all'Ente 'Romagna' il Bat detector Peterson UD D 1000x e la Centralina meteo Digiteco, acquistati con il finanziamento del programma transfrontaliero Italia-Slovenia "Climaparks". In ogni caso la Provincia manterrà una serie di funzioni che vanno dall'approvazione dei bilanci dei due Enti, parteciperà all'attuazione dei progetti di sviluppo e approverà i Piani territoriali; esprimerà il proprio parere sui regolamenti dei Parchi e delle Riserve naturali e continuerà a erogare la propria quota annuale per la gestione. Difficile attuare la volontà del Governo  ”i parchi regionali devono rispettare le disposizioni contenute nella Finanziaria del 2010, che prevedeva la soppressione solo dei consorzi costituiti da enti locali che svolgevano funzioni amministrative” . «Ma la Regione Emilia Romagna, sostenendo che nessuna legge del Governo deve imporre a Comuni, Province o Regioni limiti nelle materie affidate agli enti locali,  può  istituire nuovi enti e assegnare ad essi la gestione dei parchi.  La Regione la stessa operazione l’ha fatta già con le ex Comunità Montane, che dovevano essere eliminate, ma le ha trasformate in “Unione dei Comuni”, senza alcun risparmio e portando alcune spese dello Stato a carico della Regione Emilia Romagna. La Regione Emilia Romagna protesta per avere altri soldi, cominci a risparmiare, ricordiamoci che l’Agenzia Moody’s declassa per i troppi debiti l’Italia e le Regioni, il debito pubblico ha raggiunto quasi i duemilioni di miliardi  e noi continuiamo come se nulla fosse.  Finirà così anche con le Province, che Berlusconi aveva promesso di togliere Regioni. Alla fine rimarrà tutto come prima? Speriamo di no. 



martedì 17 luglio 2012

IL CAVALIERE PROPONE: “FORZA ITALIA”. BENE! UN’INTERVISTA ALLA BILD, BERLUSCONI AVANTI TUTTA TORNIAMO ALLE IDEE DEL 1994!


Noi ci auguriamo una Germania più europea e non un'Europa più tedesca», senza risparmiare critiche alla «eccessiva politica di risparmio» di Angela Merkel (che proprio ieri aveva ribadito il no suo e della Germania a «politiche di solidarietà senza garanzie»). Alla Bild, il Cavaliere rivendica anche l'azione del suo esecutivo: «Se noi abbiamo di nuovo sotto controllo il nostro bilancio statale è in gran parte grazie al mio governo» afferma, sostenendo di essere stato il primo leader occidentale ad aver riconosciuto il pericolo della crisi e ad aver introdotto le riforme. Un percorso intrapreso ma non compiuto sul quale il confronto con gli elettori del centrodestra è aperto. Si chiede per esempio se il candidato Berlusconi dovrebbe «portare avanti le riforme costituzionali e in particolare il presidenzialismo». Se mettere in lista «facce nuove, indipendentemente dalla loro età, purché siano competenti». Sono quindi domande-idee già allo studio, ma di cui si chiede un parere a tutti. Tra queste, una svolta che già frulla nella testa dell'ex premier: «Nominare un vice donna, possibilmente non politico». E poi si propone di «riformare le regole su cui si basa l'unione Europea», continuare la razionalizzazione della spesa pubblica del governo Monti, ma abbassando le tasse. Si sondano i fedelissimi su possibili alleanze

MA I NO GLOBAL E I BLACK BLOCK SI SONO PRESI UN ANNO SABBATICO?



Da quando c’è Monti, sono scomparse le manifestazioni di protesta degli studenti, dei “se non ora quando”, la sparizione delle invasioni di piazza del Popolo Viola, dei vari popoli pseudo-comunisti, l’assenza delle violente proteste dei no-global e dei black block? Eppure sta massacrando i diritti dei lavoratori, impoverendo le famiglie… I vari “popoli” ribelli , fino a ieri sempre in piazza, sono stati “utilizzati” per contestare Berlusconi, ma oggi governa il massacratore di sinistra Monti, e la sinistra si è affrettata a riporli nei cassetti. Parlando di sinistra non ci riferiamo ai veri socialisti, ma alla sinistra di potere, quella del PD, delle Banche Mps Unicredit e Intesa, delle assicurazioni (Unipol, Generali), di Monti, di Giavazzi, del Corriere, della Fiat, del Sole24ore, della Rai, dei comici in tv, de La7 e di Telecom, de La Stampa, di Repubblica, di una parte della Magistratura, della Ministra Fornero (già consigliere nella giunta di sinistra di Torino), del banchiere vicino al PD Passera (oggi Ministro) ovvero quella pseudosinistra, oggi maggioritaria, che ha (s)venduto i propri ideali e i propri fondamenti al pensiero unico economico, quello che vede nelle privatizzazioni, nelle liberalizzazioni, nella finanza, nella borsa (che Napolitano chiama “i mercati”), dei dogmi da perseguire e che con il controllo quasi totale dell’informazione (su carta, tv, web) manipola le coscienze e indottrina il popolo, riuscendo così a mantenere il potere e un ferreo regime.

lunedì 16 luglio 2012

AVANTI CON BERLUSCONI: GIANCARLO GALAN DI LIBERALE E’ STATO FATTO TROPPO POCO.


Il mio percorso politico, com’è noto, nasce nel 1994, diciamo fine 1993, con Silvio Berlusconi. Ero un dirigente di Publitalia, avevo un lavoro interessante, stimolante e ottimamente remunerato, solo per una follia avrei potuto lasciare. La follia è arrivata improvvisamente: si chiamava “Forza Italia”, il progetto politico di Berlusconi. Un sogno, folle e importante, che nel giro di pochi mesi è diventato realtà. Forza Italia non aveva niente a che vedere con l’idea di creare l’ennesimo partito per occupare poltrone romane, bensì è nata per contribuire a realizzare un nuovo percorso politico in Italia, per arginare la sinistra, per offrire soluzioni alla vita dei cittadini italiani. Senz’altro la storia politica italiana l’abbiamo cambiata. Ci hanno chiamato partito di plastica, tanto eravamo diversi dal resto… Ho creato Forza Italia in Veneto, ho incontrato persona per persona, spiegato i perché di ogni singolo passo che stavamo compiendo. L’unico vero nostro obiettivo era la rivoluzione liberale. Quando crei un qualcosa dal niente, lo vedi crescere, prendere vita, gli dedichi energie, ci investi fatica e speranze: quel sogno non morirà mai. Ecco il perché di questa, mi perdonerete, lunga premessa. Io ho iniziato a far politica con quell’obiettivo, e dove mi è stato possibile, nell’ambito degli incarichi che ho ricoperto, ho agito in tal senso, esercitando il potere decisionale in un’ottica assolutamente liberale. Sono stato accusato di essere nostalgico, non credo proprio sia vero. La nostalgia si prova per un qualcosa di concluso, noi non abbiamo ancora rispettato gli impegni presi, non abbiamo portato a termine il nostro compito: attuare le riforme liberali. Sfido chiunque a dire che “Meno Stato, Meno Tasse, Più Libertà” siano concetti

IL DESTINO DELLA NOSTRA TERRA E’ NELLE NOSTRE MANI, I ROMAGNOLI DIMOSTRINO CONCRETEZZA E CAPACITA’ DI FARE


“Non possiamo accettare supinamente il nuovo quadro istituzionale disegnato dal Governo, proprio adesso che sembra prendere slancio l’idea della Provincia unica romagnola.”- Afferma il Consigliere Bazzoni del PdL a proposito del dibattito che si è aperto sulla stampa e continua:-“Il Governo prevede di individuare per tutta l’Emilia-Romagna solamente un’Area Metropolitana per Bologna ed una sola Provincia a Parma, cancellando così tutte le Province romagnole e facendo sparire completamente l’identità di una terra che è provincia dal tempo dei Romani e dei Bizantini. Si può dire che la Romagna è addirittura l’unico territorio italiano che ha sempre avuto questo nome e questa identità culturale e territoriale. Per scongiurare un tratto di penna burocratico che cancellerebbe 2000 anni di storia è necessario che, senza sconfessare la necessità di razionalizzazione e risparmio, si individui una proposta che possa essere accettata per la sua logica stringente. La Regione Emilia-Romagna è l’unica composta da due toponimi separati da un trattino; questo rappresenta bene la situazione reale che tutti conoscono, a partire dai Padri Costituenti. La mia proposta è che si istituzionalizzi questo con la seguente articolazione: Bologna città metropolitana e capoluogo di regione, una Provincia Romagna ed una Provincia Emilia. Il disegno può sembrare semplice e quasi banale, ma non si concretizzerà se tutto il mondo politico-istituzionale romagnolo non lavorerà all’unisono ed in fretta  per questo obiettivo, lasciando da parte massimalismi o reticenze, campanilismi e diffidenze. Invito i Sindaci dei maggiori Comuni a prendere urgentemente l’iniziativa di formulare un ordine del giorno da portare e far approvare in tutti i Comuni, per poterlo inviare alla Regione ed al Parlamento. Mai come ora il destino della Romagna è nelle mani dei Romagnoli! Un grande patto per dare forza alla nostra terra!”-