Mantengono 4.520
amministratori e finanziano tutto e tutti: dalla sagra dei carciofi agli studi
sugli orsi. Nel suo libro «Spudorati» Giordano racconta sprechi e abusi
Eliminare le Province italiane? Macché ne vogliono
sempre di nuove. E perché? Perché sono veri e propri centri di spese, spesso di
spese folli. A questo viene dedicato un capitolo di Spudorati (152
pagine, 18 euro, Mondadori) di Mario
Giordano, 45 anni, direttore di Mediaset all-news TgCom24. Ecco alcuni
stralci del nuovo libro da oggi nelle librerie. Avanti
c’è posto: è dal 1970, cioè da quando sono state create le Regioni, che si dice
che le Province non hanno più senso. Eppure non c’è paesello, rione, quartiere
che non sogni di diventare capoluogo... Vi chiederete come mai. E la risposta è
semplice: non è vero che le Province non servono a niente. Macché: le Province
servono un sacco. A che cosa? Semplice: a finanziare la sagra del salmone del
Medio Campidano, per esempio. O il censimento per lo studio delle abitudini del
cormorano dell’Iglesias. Vorrete mica perdere di vista il cormorano
dell’Iglesias, perdinci. E allora perché vi stupite? La Provincia di Oristano
(meno di 300.000 abitanti) è riuscita a finanziare in un solo anno: la sagra
della fragola (8942,42 euro), la sagra dei pesci (2257,67 euro), la sagra dei
muggini (1474,20 euro), la sagra de sos cannisones (983,55 euro), la sagra de
sos culurzones de patata (903,05 euro), la sagra del riso (1493,87 euro), la
sagra degli agrumi (1867,34 euro), la sagra del pomodoro (5465,73 euro), la
sagra dei ravioli (1806,09 euro), la sagra del pane e dei prodotti tipici
(2709,14 euro), la sagra su pai fattu in domu (1354,57 euro), la sagra del
carciofo (1331,58 euro), la sagra de su bino nou (903,05 euro) e la sagra pane
e olio in frantoio (1422,30 euro). Ho l’impressione che alla fine abbiano
mangiato un po’ tutti...
Il fatto è che di dimagrire nessuno ha voglia. La
Provincia di Napoli, per dire, negli ultimi dodici mesi ha sostenuto con oltre
3 milioni di euro una miriade di fondamentali iniziative come «La cucina di
mammà», «Cogli l’attimo», «C’è di più per te» e «Sognando di diventare campioni
tirando la fune». Il tiro alla fune, ecco, ci mancava. La Provincia di Roma
pensa alle lepri e ai fagiani: spende 298.392 euro per distribuirne una certa
quantità nei boschi. La Provincia di Trento finanzia ogni tipo di convegno:
110.000 euro per quello sul clima, 790.000 per quello sull’economia, 100.000
per quello sulle «rotte del mondo», addirittura 180.000 per «educare
nell’incertezza» (fra l’altro, di questi, 82.000 se ne vanno in comunicazione,
cartellonistica, vitto e soprattutto buffet, che in mezzo a tanta incertezza
restano l’unica cosa sicura). Inoltre, sempre la Provincia di Trento ha
affidato anche una consulenza da 20.000 euro a due professori universitari per
«capire gli orsi», mentre quella di Belluno paga dieci volte tanto un consulente
per sapere se le Dolomiti possono entrare nel patrimonio dell’Unesco.
E la Provincia di Bolzano batte tutti: è riuscita ad
assoldare un consulente per fare lezione ai troppi consulenti che aveva
assoldato. «Come migliorare le proprie prestazioni», era il titolo esatto del
seminario. Ecco: come migliorare le proprie prestazioni. E magari farsi pagare
qualche euro in più sognando la cucina di mammà o il tiro alla fune. E
dimenticando, però, che a forza di tirare la fune, si rischia di spezzarla. Ma
chi ci pensa ai pericoli? Ma chi ci pensa ai costi? Ma chi ci pensa agli
sprechi? Ecco perché, nonostante le promesse elettorali, le Province
sopravvivono sempre. Ecco perché, quando si arriva al dunque, nessuno vota per
l’abolizione. Perché le Province sono utili. Prendete quella di Monza e della
Brianza. La neonata organizzazione territoriale brianzola ha appena visto la
luce in una terra che, come tutti sanno, è celebre per la febbrile attività e
l’indomito dinamismo.Ebbene, che cosa ha prodotto in sei mesi, dal gennaio al
giugno 2011, il consiglio provinciale della produttiva Brianza? Una delibera.
Proprio così: una di numero. Accidenti, non sarà mica calata l’ernia a qualcuno
dentro quel palazzo? Una delibera tutta intera? Tutta insieme? L’avranno
approvata in un colpo solo oppure a rate per non affaticarsi troppo? Fra
l’altro trattasi di una decisione operativa di importanza fondamentale, dati i
tempi di crisi e le necessità del Paese: il premio Talamoni, cioè una
medaglietta d’oro (4 centimetri) da assegnare a non si sa bene chi. Valeva la
pena costituire una nuova Provincia per avere un riconoscimento così prestigioso,
no?
Pare che in Brianza si fatichi a trovare uno stemma,
un simbolo, un segno distintivo per rappresentare il nuovo ente locale. Che, in
compenso, ha ben quattro sedi (proprio quattro) e quattro aziende dell’acqua
(proprio quattro) che costano, secondo quanto riferisce l’Espresso, 1,5 milioni
di euro l’anno. Le spese per la comunicazione istituzionale ammontano a 880.000
euro, quelle per le consulenze a 1 milione di euro. E non mancano nemmeno le
solite regalie a pioggia per foraggiare ogni tipo di manifestazione, da «Pagine
come rose» a «Le immagini della fantasia», da «Libritudine» a «Teodolinda
messaggera di pace»...Finanziamenti in libertà anche a Palermo: qualsiasi
sagra, dal ficodindia all’asino di Castelbuono, e qualsiasi associazione, dal
Badminton di Cinisi alla Confederazione siciliani del Nordamerica, sembra in
grado di ricevere generose donazioni di soldi dei contribuenti. All’altro capo
dell’Italia, in compenso, c’è la Provincia di Treviso che spende 22.800 euro
per organizzare un sondaggio sulla soddisfazione dei pescatori e altri 21.600
per studiare le anguille. In effetti, però, lo studio delle anguille può
presentare anche alcuni lati assai interessanti: considerato il modo in cui
vengono gestiti i soldi dei contribuenti, almeno si impara a essere
sfuggenti...
Ecco a che cosa servono le Province. Costano 14
miliardi di euro l’anno, ci prosciugano, non funzionano, ma svolgono due
compiti fondamentali: mantengono un esercito di 4520 amministratori e
distribuiscono denari a pioggia, dall’associazione della salsiccia agli amici
del peperone e ora sostengono che non
hanno i soldi per aprire le scuole superiore la solo loro competenza fino ad
oggi .
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