Forza Italia contrasterà questo
progetto. Nella maggioranza qualcuno si svegli e stia dalla nostra parte. Prima di
valutare taluni singoli aspetti dei provvedimenti di attuazione delle deleghe
contenute nel Jobs Act (rispetto ai quali sono prevedibili anche
significative ‘marce indietro’ per accontentare la sinistra dem nel nuovo clima
scaturito dall’elezione del Capo dello Stato) non convince il disegno di
politica del diritto, prima ancora che del lavoro, che emerge in modo sempre
più evidente.
Il si appresta a stravolgere la , non
tanto e non governo Renzi legge Biagi solo, per il proposito di
manomettere o addirittura abrogare forme contrattuali (già ampiamente
rivisitate dalla legge Fornero) che rispondono a precise esigenze delle imprese
e dei lavoratori, quanto piuttosto per l’architettura complessiva degli
interventi. Marco Biagi non pensava affatto di introdurre, nella legge a lui
intestata, tipologie flessibili in entrata, allo scopo di consentire ai datori
di aggirare, in uscita, le forche caudine della reintegra da parte del giudice.
riteneva, giustamente, che la frammentazione esistente nella realtà del Biagi
mercato del lavoro potesse essere affrontata in modo adeguato e pertinente
– nell’interesse delle imprese e dei lavoratori – solo attraverso la previsione
di una gamma di contratti specifici, mirati a regolare le diversità delle
condizioni lavorative, anziché imporre, per via legislativa, una sorta di
reductio ad unum nell’ambito di un contratto a tempo indeterminato, sia pure
meno oppressivo e poliziesco per quanto riguarda la tutela del licenziamento.
Non è un caso che, in occasione
della prima lettura del Senato, nell’emendamento dei partiti centristi a firma
di , Pietro Ichino campeggiassero le parole ‘senza alterazione dell’attuale
articolazione delle tipologie dei contratti di lavoro’. Per , la
riunificazione del mercato del lavoro non avrebbe mai Biagipotuto trovare posto,
in modo forzato, in un contratto a tempo indeterminato ancorché caratterizzato
da tutele meno ossessive sul versante del recesso. La via indicata dal
professore bolognese, di cui tra un mese ricorderemo tutti l’assassinio,
poggiava sull’obiettivo di politiche di protezione sociale e di welfare
tendenzialmente uniformi per tutte le tipologie di lavoro ‘economicamente
subordinato’. Il governo Renzi ribadisce invece la linea
dell’unificazione forzata all’interno del sarchiapone del contratto a tempo
indeterminato a tutele crescenti (drogando il mercato del lavoro con
robusti incentivi all’assunzione), mentre adotta misure sperimentali, prive
della necessaria copertura finanziaria, incerte per quanto riguarda la
continuità di erogazione, ancora divisive e sostanzialmente ripetitive delle
modeste tutele già esistenti da anni, per quanto riguarda i nuovi ammortizzatori
sociali che cambiano solo nome ma non sostanza.
Forza Italia contrasterà questo progetto. E si augura che,
all’interno della Forza Italia maggioranza, le forze politiche che
condivisero il disegno riformatore di Marco Biagi si accorgano della trappola
ed evitino di prender parte ad un progetto alternativo alla legge che porta il
suo nome.
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