IL COMMENTO DI GIANGUIDO BAZZONI E RODOLFO RIDOLFI
“Tutto il mondo occidentale si è indebolito perché ha smarrito l’idea di se stesso, del suo ruolo nel mondo e nella storia. La globalizzazione ha cambiato le regole, tanto che oggi è il più grande Paese formalmente comunista a dirci che sarebbe il caso di tagliare il welfare, Barack Obama in primis deve trovare la forza per rinegoziare la finanza globale. Rispetto alla situazione italiana è bene ricordare che entrammo nell’euro senza colpo ferire, dopo che Prodi tentò di rinviare tale evento, proprio festeggiando il vincolo esterno, vale a dire l’obbligatoria della rispondenza a parametri finanziari con un cambio impostoci dai tedeschi, da allora siamo stati “commissariati” nelle scelte economiche e la sovranità monetaria è stata ceduta con la nascita dell’euro. Il difetto strutturale di quell’architettura, concepita quando il problema era l’inflazione e non la recessione, consiste nel fatto che federa economie diverse e lascia a ciascuno la gestione dei propri debiti. I Francesi hanno un deficit largamente superiore al nostro e i tedeschi hanno preteso di difendere le loro banche senza intervenire sui debitori; finiranno sommersi, se l’argine non viene posto al di là dei Paesi oggi più esposti ai marosi. Le classi dirigenti occidentali hanno potuto governare Paesi che vivono al di sopra dei loro mezzi. Prima dell’euro si spendeva più o meno bene, ma la ricchezza complessiva cresceva. Nessuno ha mai pensato di vendere i propri debiti all’Unione Sovietica, anche perché il mondo libero era assai più ricco di quella dittatura sanguinaria e immiserente. La crisi è globale e pesante, ma se porterà a liberare i nostri imprenditori, i nostri lavoratori, le nostre scuole, dal morbo contagioso dello statalismo burocratico clientelare intrecciato con le corporazioni improduttive, restituendo valore politico all’azione di uno Stato trasparente ed efficiente, affrancato dagli orpelli della cattiva politica e dei cattivi maestri, che hanno portato al massacro dei voti referendari il mercato, la libertà e la modernità, sarà superata.
Il provvedimento del Governo ci sembra equilibrato, nei suoi tagli alla spesa pubblica ne al costo della politica e nell’imposizioni. L’invito ad anticipare il pareggio del bilancio previsto nel 2014 al 2013 dovrebbe essere al sicuro. Finalmente per la prima volta nella storia della Repubblica c’è il taglio di 54.000 “poltrone” tra accorpamento dei piccoli comuni, riduzione del numero delle province e dei consiglieri regionali, la "riduzione del costo degli apparati amministrativi, l’anticipazione dei tagli ai ministeri. Ora il problema è spendere meglio, riqualificare la spesa pubblica, esternalizzare, privatizzare e avere il coraggio delle battaglie sui costi della politica. Bisogna, e si può fare di più: la Lega Nord ed il Pd si devono convincere che è necessario abolire tutte le Province, cancellare tutte le Comunità Montane senza cercare di farle rientrare sotto forma di Unione dei Comuni che sono utili ma che non possono essere considerati Enti Locali autonomi. Sopprimere benefit e privilegi alla classe politica dal Presidente della Repubblica ai Presidenti delle Regioni ai Magistrati è un imperativo categorico come estendere ad ogni livello l’incompatibilità fra parlamentare e consigliere regionale con altre funzioni istituzionali . Apprezziamo infine che non si siano fatti tagli alla sanità, alla scuola, alla ricerca, alla cultura, al 5 per mille. Questa crisi finanziaria ci impone il taglio della spesa pubblica e delinea una congiuntura in cui è urgente rilanciare la produttività e che sollecita la vendita delle partecipazioni pubbliche nelle imprese che non c’è ragione siano statali”.
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