lunedì 18 maggio 2015

RENZI NEI GUAI


Come i conti alla fine demoliranno Renzi. Il debito pubblico cresce, le Province abolite sono una finzione, sulle pensioni si sta elaborando la rapina del secolo. La scuola: scontro per finta. Non c’entrano i contenuti, ma solo la lotta interna al Pd. E chi ci rimette è chi vuole una scuola seria
Renzi in un mare di guai. Non bastassero i dati ballerini che adesso i sondaggi sulle regionali ci raccontano (con partite apertissimi dove invece il Pd credeva di vincere a mani basse) ma per il premier i fronti aperti si stanno moltiplicando e sono tutti caldi e ad alto rischio implosione.
Con il problema dei problemi che neanche le sue barzellette sono mai riuscite a celare. I conti che non tornano e che alla fine della giostra demoliranno lui e il suo fragile a arrabattato esecutivo.
Ieri per il povero Matteo Renzi è arriva un’altra, l’ennesima, doccia fredda: nuovo record per debito pubblico Italiano: “il debito delle Amministrazioni pubbliche – ha fatto sapere Palazzo Koch – è aumentato in marzo di 15,3 miliardi, a 2.184,5 miliardi superando il precedente massimo di 2.169 toccato nel mese di febbraio”. 



E adesso come la mettiamo, caro Renzi? E adesso come la mettiamo, caro Padoan? Il ministro dell’Economia e delle finanze non ci aveva detto che il debito doveva stabilizzarsi nel 2015 e scendere dal 2016? Come mai continua a crescere e Bankitalia ha certificato un nuovo record?
Domande senza risposta. Il governo non commenta i dati scomodi. Fa solo spot pubblicitari, nulla di più.
Ci avevano raccontato che le Province, con il famigerato provvedimento Delrio, sarebbero scomparse, e con esse i costi per lo Stato. 



Falso: le Province vivono e costano come prima – ci dice la Corte dei Conti – continuando a spendere la bellezza di 7 miliardi all’anno.
E sulle pensioni? Continua la grande lite tra Renzi e Padoan dopo la decisione della Corte costituzionale.



Renzi vuole posticipare il decreto per ragioni di opportunismo elettorale; Padoan, per i suoi impegni in sede europea, vuole farlo subito anche se a costi ridotti, ridottissimi. Evidentemente vorrebbe accontentare l’Europa, ma scontentando 5-6 milioni di pensionati.
In ogni caso siamo di fronte a un imbroglio. Un imbroglio nei confronti dell’Europa, ma un imbroglio soprattutto nei confronti di quei pensionati che dopo la sentenza della Consulta aspettano di riavere i propri soldi. Noi diciamo basta, che si faccia un decreto, che restituisca tutto a tutti, e che Renzi si assuma le sue responsabilità. Altro che tesoretto.
E sempre allo stesso argomento l’Ufficio parlamentare di bilancio, nel suo ‘Rapporto sulla programmazione di bilancio, pubblicato ieri, dedica un capitolo intero. Secondo l’Upb in assenza di interventi compensativi l’intero impatto (rimborso degli arretrati e nuove indicizzazioni a regime) entrerebbe nell’aggregato di spesa monitorato secondo i criteri contabili europei, provocando una ‘deviazione significativa rispetto a quanto previsto dalle regole’ per l’anno 2015.
Naturalmente altri approfondimenti si renderanno necessari quando scopriremo finalmente la cifra che il governo intende mettere sul piatto della bilancia per il decreto, tenendo conto anche dell’aumento delle entrate Irpef.
Ma il messaggio che ci consegna l’Upb è chiaro, ed è una constatazione che noi avevamo fatto subito, all’indomani della decisione della Corte: sarà necessario riscrivere il Def. Il governo non potrà sottrarsi a questa evidenza e a questo passaggio naturale e ineludibile. 



Altro fronte aperto è quello della scuola. Renzi litiga con i sindacati? È uno scontro per finta. Non c’entrano i contenuti, ma solo la lotta di potere all’interno del Partito democratico. Da una parte i renziani, dall’altra i “sindacalisti” del Pd. E chi ci rimette è chi vorrebbe una scuola seria ed una riforma degna di questo nome. Altro che assunzioni clientelari senza concorso e senza merito.



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