martedì 19 gennaio 2016

GIUSTA LA DENUNCIA DI MANCATA TRASFARENZA ALL’INTERNO DEL PORTO DI RAVENNA E GLI INTRECCI POLITICI ED ECONOMICI CHE GIRANO ATTORNO ALLA SAPIR DI BUCCI


"Da molti osservatori della politica locale ormai è chiaro che gran parte dello scontro politico per le prossime amministrative passerà dal porto di Ravenna" - ha affermato Maurizio Bucci nella conferenza stampa di ieri, sabato 16 gennaio. "Per una parte della opinione pubblica si tratta e si è trattato di uno scontro personale: da una parte il presidente della Autorità Portuale Galliano di Marco, nominato dalla dirigenza del PD tramite Comune, Provincia e Camera di Commercio, e dall’altra il presidente di Confindustria Guido Ottolenghi, che ha trovato in appoggio proprio gli stessi soggetti del PD che in precedenza lo avevano nominato".
"Il tema è sul dragaggio dei fondali - ha continuato Bucci - indispensabile per il rilancio e la competitività del porto di Ravenna: dove riporre i fanghi, una operazione con un investimento di oltre 200 milioni di euro. I cittadini sono così venuti a conoscenza di termini come “Progettone”, logistiche con varie numerazioni, casse di colmate a terra o a mare e poi del ruolo di Sapir nella vicenda. La lista civica La Pigna è stata la prima ad avviare l’azione trasparenza, ritenendo che dagli intrecci economici all’interno di Sapir e dal ruolo che la stessa opera all’interno del porto si nascondano le reali motivazioni che hanno portato allo scontro. Non divergenze di opinioni e questioni personali, bensì interessi economici e incarichi politici che l’azione del presidente Di Marco hanno fatto emergere".
"E’ partendo da Sapir - sottolinea Bucci - società che per quanto ci riguarda non dovrebbe avere soci gli enti pubblici perché impresa portuale esercente l’attività terminalistica, e quindi esclusivamente commerciale, che intendiamo porre alla conoscenza dei cittadini ravennati gli intrecci che la investono. Che cosa centrano gli enti locali con l’attività di impresa portuale? Nulla, ma la presenza serve a garantire da una parte incarichi ben retribuiti ai vari soggetti politici che negli anni si susseguono, dall’altra il sostegno di pochi soggetti imprenditoriali, che pur essendo competitori della società, di fatto la gestiscono impedendo l’ingresso di nuovi operatori".
COME E’ GESTITA SAPIR
Secondo quanto riferisce Bucci, "Sapir spa è gestita da un Sindacato di voto tra:
1) Comune di Ravenna, attraverso Ravenna Holding proprietaria del 18,531%;
2) Provincia di Ravenna, socia al 9,956%;
3) Camera di Commercio, proprietaria dell’11,071%;
4) Argentario spa e Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, proprietarie del 14,076%;


5) Fin coport srl, finanziaria della Compagnia portuale con il 13,408%;
6) Pir Finanziaria, con il 7,539%; 7) Regione Emilia Romagna, proprietaria del 10,456%. per un totale dell’84,29% del capitale sociale.
Nel contratto di Sindacato di voto i partecipanti come sopra descritti, quindi anche gli enti pubblici, sostengono che Sapir dovrà rafforzare il proprio ruolo di terminalista agendo con un’ottica imprenditoriale moderna e con un forte dinamismo. E’ questo un compito del Comune e degli enti pubblici? Svolgere un’attività imprenditoriale di tipo privatistico, tra l’altro insieme ai suoi concorrenti che ne determinano le scelte, naturalmente a proprio vantaggio? L’art. 5 del Sindacato di voto prevede che “i partecipanti si obbligano a non trasferire a terzi in tutto o in parte, sotto qualsiasi forma o titolo, le quote da essi vincolate in sindacato, nonché quelle che dovessero ad essi derivare in futuro a seguito di aumenti di capitale, gratuiti o a pagamento. Lo stesso vale anche per la cessione dei diritti di opzione. E quindi viene previsto il trasferimento delle quote tra i partecipanti al sindacato. Tutto ciò è in palese contrasto non solo con lo statuto della stessa Sapir, che prevede il diritto di prelazione in favore di tutti i soci della Società, ma soprattutto con la normativa vigente che prevede l’alienazione tramite procedura ad evidenza pubblica. La lista civica La Pigna sottoporrà alle autorità di vigilanza questa anomalia al fine di decretarne la nullità. Ma le soprese non finiscono qui".
"Il sindacato di voto è gestito da un Comitato Direttivo composto dai rappresentanti di tutti i partecipanti e le decisioni sono prese con il voto favorevole di almeno l’80% delle azioni sindacate. Ciò significa che per le decisioni occorre avere necessariamente per la loro approvazione il voto favorevole dei tre soci privati, vale a dire Pir di Ottolenghi, la finanziaria della Compagnia Portuale e delle società riferibili alla Cassa di Risparmio di Ravenna. In pratica si tratta di un diritto di veto come quello presente nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Come potrebbe essere deliberato un investimento che creerebbe concorrenza con la Pir, se la stessa può esercitare assieme agli altri due soci privati il diritto di veto, votando contro e non approvando così la delibera? E infatti tra i poteri del Consiglio Direttivo troviamo l’analisi della politica di investimento della società, nonché le proposte relative all’acquisto o al realizzo di beni patrimoniali di grande rilevanza strategica: variazioni dello statuto, compresa la variazione del capitale sociale; la proposta di determinazione e la nomina degli organi amministrativi della società; la proposta di designazione delle principali cariche (presidente, vice presidente, consigliere delegato) e degli altri componenti del Consiglio di amministrazione. E vediamole allora queste nomine e qui scopriamo una cosa incredibile, quanto inopportuna: i privati nominano i loro rappresentanti, mentre gli enti pubblici nominano soprattutto non loro rappresentanti, ma rappresentanti dei privati".
 "La provincia di Ravenna, infatti, nomina esprimendo l’Amministratore Delegato, non un proprio assessore o dirigente, ma Roberto Rubboli, da anni console e poi presidente della Compagnia Portuale. In questo modo la Compagnia Portuale ha due rappresentanti, in quanto Fin Coport ovviamente nomina un proprio rappresentante. Ma Rubboli è anche membro del Consiglio Direttivo di Confindustria Ravenna. La Regione Emilia Romagna nomina Roberta Suzzi, che con la Regione non ha nulla a che fare: infatti è rappresentante della Cna di Ravenna e dirigente del PD. La Camera di Commercio di Ravenna invece non nomina un proprio dirigente o un membro della sua giunta, bensì Claudia Ricci, coordinatrice dell’Ente di Formazione di Confindustria Ravenna, presieduta da Guido Ottolenghi di Pir. Eni, socia di Sapir, esprime nel Consiglio di amministrazione Paolo Baldrati, direttore dello stabilimento Versalis di Ravenna, nonché guarda caso vice presidente di Confindustria. Argentario spa e Fondazione Cassa di Risparmio esprimono il vice presidente nella persona di Nicola Sbrizzi, direttore generale della Cassa di Risparmio di Ravenna, nonché membro del Direttivo di Confindustria Ravenna. Fin Coport, la finanziaria della Compagnia Portuale, esprime il proprio presidente Luca Grilli. Detta finanziaria, a socio unico, cioè la compagnia portuale, è stata creata proprio per aggirare quanto disposto dalla normativa vigente in materia di lavoro portuale. Normativa che era stata proprio predisposta dal legislatore per superare l’allora monopolio delle compagnie portuali nei porti italiani".
 "Quindi i privati, tra i quali i concorrenti della stessa Pir e Gruppo Setramar - continua Bucci - pur essendo in minoranza nel capitale della società Sapir, hanno attraverso  il contratto di sindacato di Sapir il diritto di veto sulle decisioni strategiche in termini di investimenti o alienazioni, di beni in favore di terzi operatori (nuovi competitori) che possano essere interessati a entrare all’interno del porto, ma hanno pure anche l’esclusività in caso di cessione delle partecipazione detenute dagli enti pubblici soci e addirittura la stragrande maggioranza del Consiglio di Amministrazione di Sapir. Esattamente i privati possono contare su sette rappresentanti su nove componenti il Consiglio di Amministrazione. Credo che sia un record, purtroppo negativo, non eguagliato al mondo!"
 Continua Bucci: "Gli interessi pubblici, pur maggioritari nel capitale sociale di Sapir, sono di fatto gestiti dai privati. Ma di fatto il vero gestore di Sapir è Guido Ottolenghi, proprietario della Pir e presidente di Confindustria. La Cassa di Risparmio di Ravenna, Eni e Versalis, Gruppo Setramar (socio non facente parte del Sindacato), la Compagnia Portuale e ovviamente la Pir sono tutte socie di Confindustria Ravenna. In questo modo Ottolenghi può contare sul sostegno di sei componenti rappresentanti di Confindustria, risultando in pratica il vero padrone di Sapir, pur detenendo solo il 7,549% del capitale sociale. Ma in realtà i componenti del Consiglio di Amministrazione di Sapir su cui può contare sono addirittura otto su nove. Tra i soci di Confindustria troviamo anche ovviamente la Sapir stessa e le sue controllate Terminal Container Ravenna, Terminal Nord e Sapir Engineering. Essendo tra l’altro il Comune di Ravenna primo azionista di Sapir attraverso Ravenna Holding, possiamo affermare che il Comune di Ravenna è socio anch’esso di Confindustria".
 "Questa situazione scellerata è una responsabilità del PD, vero e proprio “Partito della Distruzione”, e dei suoi alleati, in primis quel che resta della gloriosa tradizione repubblicana, rappresentata dal Vice Sindaco Mingozzi. E’ frutto di un’intesa tra PD e Confindustria, che oggi vede Ottolenghi come il vero protagonista delle scelte in ambito portuale e non solo. Possiamo tranquillamente affermare che Confindustria con la presidenza Ottolenghi sostiene apertamente la Giunta Comunale a guida PD, senza farsi troppi problemi nello smentire addirittura il suo vice presidente. Il 15 dicembre 2014 Beppe Rossi criticò fortemente il Comune di Ravenna, e in particolare lo staff per la candidatura a Capitale europea della cultura 2019, accusandolo di non aver coinvolto le istituzioni culturali e gli intellettuali ravennati. Il giorno successivo il presidente Ottolenghi smentì il suo vice presidente dichiarando che Confindustria aveva apprezzato il lavoro svolto dallo staff, cosa peraltro non corrispondente al giudizio della stragrande maggioranza dei ravennati".
 "In queste settimane molto nervosismo serpeggia nel “Partito della Distruzione” - continua Bucci - che cerca in tutti i modi di poter essere riconfermato alla guida della città. E per questo si dice che prende forti impegni con tutti quelli disposti a lavorare con loro, sapendo che in caso di sconfitta, o anche in caso di vittoria, potrà onorarli solo in minima parte, data la situazione di degrado e sfascio della città e del territorio".
PERCHE’ UNA LISTA CIVICA SOSTENUTA DALL'IMPRENDITORE POGGIALI
"E così tra le varie liste “civetta” a sostegno di De Pascale spunta quella di Giovanni Poggiali, amministratore del Gruppo Setramar, socia di Confindustria e di Sapir, e anch’esso membro del direttivo di Confindustria Ravenna. Un sostegno che sicuramente non è certamente per simpatie e convinzioni politiche, dato che Giovanni Poggiali ebbe a dire nel dicembre 2010 che del pubblico in Sapir se ne può fare a meno. Nel 2008 ebbe a dichiarare che il ritardo economico di Ravenna è colpa di un solo potere che l’ha tenuta in ostaggio per troppo tempo e senza alternanza. Ovviamente si allea con il solo potere che l’ha tenuta in ostaggio per troppo tempo senza alternanza e che ha sempre voluto il pubblico in Sapir spa. Ma questo sostegno di straordinaria incoerenza è frutto anche del fatto che Setramar, socio di riferimento della società Carburanti del Candiano spa che doveva realizzare una centrale a biodiesel con olio di palma, progetto poi abbandonato. In base alla convenzione stipulata con l’Amministrazione Matteucci-Mingozzi, la società avrebbe versato in dieci anni a titolo di indennizzo ambientale nelle casse del Comune 1.400.000 euro. Ebbene la Carburanti del Candiano di Poggiali ha chiesto e ottenuto il rimborso della prima rata versata per un valore di 140.000 euro. Il tutto nonostante la struttura comunale e gli organi istituzionali sono stati impegnati a lungo per gli iter autorizzativi".
 IL CAPITOLO PORTO POTREBBE SPIEGARE ANCHE L'ALLEANZA LEGA-ANCISI
"Il candidato inizialmente proposto è stato Elio Bagnari, il quale poi declinerà l’invito da parte di Pini e Ancisi, che è anch’egli un membro del direttivo di Confindustria. Un episodio che potrebbe essere solo il frutto del caso e che potrebbe proseguire dagli stessi, trovando un candidato “vicino” alla attuale presidenza di Confindustria. Solo il sottoscritto è intervenuto pubblicamente a difesa dell’ignobile trattamento riservato alla persona del presidente Di Marco in occasione dell’incontro di Confindustria di fine anno, in cui tutto il “Partito della Distruzione” era in prima fila ad applaudire. Noi abbiamo a cuore Ravenna e siamo fortemente animati a ridare speranza, fiducia, sviluppo e crescita alla nostra città e al suo territorio. E per quanto riguarda il porto siamo determinati ad assicurare le migliori condizioni per il suo sviluppo e la sua crescita, favorendone la competitività e l’ingresso di nuovi operatori. Ciò sarà possibile con l’uscita degli enti pubblici da Sapir e il trasferimento di terreni, comprese le casse di colmata, e banchine all’Autorità Portuale. Quell’Autorità Portuale che è stata per anni la vacca da mungere per Sapir, soprattutto in riferimento alle locazioni milionarie per le casse di colmata, peraltro con autorizzazioni scadute e quindi diventate discariche abusive. Come la vogliamo chiamare questa mancanza di comunicazione all’Autorità Portuale di Ravenna che le autorizzazioni erano scadute per continuare a ricevere denaro pubblico per le locazioni? E come mai i materiali presenti in esse, che per normativa devono essere lasciati temporaneamente, non sono stati rimossi? Su questi aspetti la lista civica La Pigna attiverà specifiche iniziative alle autorità competenti, chiedendo di intervenire".
 Ancora Bucci: "Come mai Ottolenghi, attraverso la Pir, non ha ancora dato l’assenso all’Autorità Portuale di Ravenna di creare l’impianto per il trattamento provvisorio, da realizzarsi nell’area del Terminal Traghetti per poter scavare 200.000 metri cubi nella zona dei contenitori, area peraltro acquisita con l’acquisto della società T&C nel 2004 per 14 milioni di euro da Sapir e Pir? Una operazione che nel contratto prevedeva, oltre a detto notevole esborso, anche una clausola di non concorrenza per 20 anni, vale a dire fino al 2024. Si tratta di una mancata risposta che è un veto per procedere alla realizzazione dell’impianto e quindi allo scavo".
 "Noi vogliamo - conclude Bucci - che il porto di Ravenna possa contare sulla realizzazione dell’approfondimento del Candiano, approvando in tempi brevi quanto elaborato dall’Autorità Portuale e inviato al Comitato Tecnico. A questo fine presenteremo in tempi brevissimi un ordine del giorno per impegnare la Giunta a decidere entro febbraio il progetto predisposto dal tavolo tecnico, in modo da non perdere i finanziamenti stanziati dal Cipe che ammontano a 60 milioni di euro, che rischiano di essere seriamente revocati.
Un altro ordine del giorno riguarda il prolungamento del mandato di Di Marco fino a fine giugno, affinché si eviti che la nuova amministrazione possa trovarsi un presidente non di propria fiducia per 4 anni".

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