Adalberto
Signore - Davanti alle
due grandi incognite del referendum costituzionale e - soprattutto - della
legge elettorale, Silvio Berlusconi decide per la strategia del doppio binario.
E proprio a tre giorni dalla convention organizzata da Stefano Parisi per
rilanciare «l'area moderata alternativa al centrosinistra», mette nero su
bianco l'intenzione di «tenere entro la metà di ottobre una
conferenza programmatica nazionale di Forza Italia». Insomma, se da una
parte l'ex premier ha deciso di sostenere in prima persona il progetto del
candidato sindaco di Milano (provocando peraltro più di un malumore tra i big
azzurri), dall'altra non vuole che passi il messaggio di una Forza Italia in
via di dismissione. Al punto che - proprio nel giorno il cui dal Corriere della
Sera arriva a Parisi l'endorsement come «possibile ricostruttore dei
conservatori italiani» - fa sapere che il partito è vivo e vegeto e che la
prossima settimana si terrà un ufficio di presidenza con all'ordine del giorno
la campagna del tesseramento e la convocazione dei congressi comunali e
provinciali.
Berlusconi, insomma, sceglie di giocare su due tavoli. Certo, il fatto
che ieri ad Arcore ci fossero i capigruppo Renato Brunetta e Paolo Romani e che
domenica avesse avuto un lungo faccia a faccia con Giovanni Toti - tutti fieramente
contrari alla svolta parisiana -, deve aver avuto un peso sulla scelta di
annunciare la convention azzurra di ottobre. Detto questo, il timing voluto
dall'ex premier parla da solo e, forse, avvalora l'ipotesi di un certo freddo
con un Parisi che nelle ultime settimane si sarebbe mosso in maniera troppo
autonoma. Già solo spostare l'annuncio delle assise di Forza Italia a lunedì
prossimo - cioè dopo la chiusura della due giorni che Mister Chili terrà tra
venerdì e sabato a Milano - avrebbe contribuito a smussare gli angoli. Cosa
che, certamente non per caso, non è invece avvenuta.
D'altra parte, per l'ex
premier la strategia dello stop and go non è certo una novità. Anzi,
soprattutto in politica Berlusconi ha giocato le sue partite sempre su più tavoli
e senza mai chiudersi alle spalle alcuna porta. Questo vale ancor di più oggi.
Perché c'è l'incognita del referendum costituzionale - il cui risultato è per
ora imprevedibile -, ma soprattutto perché non si sa se davvero verrà rimessa
mano all'Italicum. E il sistema di voto con cui si correrà alle prossime
politiche non è un dettaglio.
Anche per questo
Berlusconi tiene in piedi i due scenari: quello di un Parisi che guarda a
recuperare il voto moderato al centro e quello di una Forza Italia che magari non
presenta volti nuovi ma che ha un rapporto solido con la Lega e la destra di
Fratelli d'Italia.
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