giovedì 12 gennaio 2017

OTTANTA SCADENZE AL MESE: UN 2017 DI FISCO E BUROCRAZIA


Le nuove norme metteranno ko i piccoli commercianti Gli esperti: «Chi ha scritto le leggi non conosce la materia» Altro che semplificazioni. Il 2017, banco di prova per le politiche firmate dal governo Renzi, sarà un mezzo inferno per i contribuenti. Le norme fiscali introdotte nel 2016 e in vigore dal primo gennaio di quest'anno già si stanno rivelando leggi con titoli bellissimi - dall'aliquota unica Iri al regime di cassa - ma dall'applicazione a dire poco incerta. Una complicazione - segnalano gli addetti al settore - soprattutto per i contribuenti più esposti alla crisi come piccoli commercianti. Quando poco si sia semplificato lo dimostra il numero di adempimenti fiscali del 2017. Circa mille scadenze, ha calcolato il Sole24ore. Sono 80 al mese. Solo in gennaio ce ne sono 102, in parte ereditati dal 2016 visto che il 31 gennaio è caduto di sabato e la scadenza è slittata al primo giorno lavorativo, quindi nell'anno successivo.
Tutto previsto. Meno prevedibili i rischi nascosti dietro i capisaldi della politica fiscali renziane. Antonio Gigliotti, commercialista e direttore di Fiscal Focus, non ha dubbi. «Sarà l'anno delle complicazioni e della moltiplicazione degli adempimenti. Le presunte semplificazioni sembrano fatte da qualcuno che non ha idea di cosa sia il fisco». A partire dal famoso regime di cassa per chi è in contabilità semplificata. Bellissimo il principio: si pagano le tasse sulle somme incassate e non su quelle iscritte nei bilanci. Utile per chi ha crediti non incassati. Peccato che tra le perdite si debbano iscrivere le rimanenze, ad esempio merci invendute, che solo per quest'anno saranno considerate come costi. Gli effetti sono devastanti, spiega ancora Gigliotti. Per fare un esempio, un contribuente che al 31 dicembre 2017 ha 200 di rimanenze, 100 di ricavi e 60 di costi, solo per quest'anno dovrà dichiarare un reddito negativo di 160. Dal 2018, avrà per contro un reddito molto positivo. «La perdita si perde definitivamente nel 2017 e non si potrà riportare nel 2018». Una novità che rischia di provocare la chiusura di piccole attività imprenditoriale che lavorano con molte rimanenze. Altra complicazione, è quella del nuovo spesometro, cioè della dichiarazione trimestrale delle fatture emesse e incassate. Per l'Iva gli adempimenti passano da uno a due quest'anno, per poi diventare quattro dal 2018. Ancora una volta a pagare il prezzo più alto sono le piccole imprese, che si ritroveranno con degli adempimenti extra e quindi con altri costi. Una misura che non ha paragoni nel resto d'Europa, ha denunciato il Consiglio nazionale dell'ordine dei commercialisti. Poi c'è un effetto dell'abolizione di Unico: la dichiarazione Iva che passa da settembre a febbraio dell'anno successivo a quello di imposta. Una complicazione per i professionisti, che si ritrovano a fare le dichiarazioni di tutti i clienti nello stesso mese. Insomma, le semplificazioni si sono rivelate ritocchi poco efficaci, che però si sono portati dietro modifiche di sostanza che rendono ancora più ingarbugliato il fisco. Qualcuno si dovrà fare carico di semplificare le semplificazioni.



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