mercoledì 11 agosto 2010

DEDICATO A CHI HA LETTO TROPPO LA REPUBBLICA E PRESO SUL SERIO ANNO ZERO

Le banche italiane sono sane: lo hanno dimostrato gli stress test ai quali a fine luglio le unità monetarie europee hanno sottoposto i primi 91 istituti di credito del continente. Si trattava di verificare come le banche avrebbero reagito di fronte ad una nuova crisi tipo 2008-2009, in situazioni estreme: tra queste un calo del Pil del 3%. Ebbene, i nostri cinque istituti esaminati – Intesa, Unicredit, Monte dei Paschi, Banco Popolare e Ubi – hanno tutti superato brillantemente la prova. Non così alcune concorrenti spagnole, greche e perfino tedesche.  Le aziende italiane sono sane: lo dimostra la strabiliante ripresa dell’export e degli ordini del primo semestre 2010, i dati migliori da quando, cinque anni fa, sono state istituite queste serie storiche.  I conti pubblici italiani sono sani: lo dimostra la correzione da 25 miliardi di euro approvata dal Parlamento, la più rapida ma anche la più lieve tra i grandi paesi europei. Manovra approvata e apprezzata dall’Unione europea, dal Fondo monetario, dall’Ocse. Ed in ultimo, dalle agenzie di rating, per prima Standard & Poor’s.
I portafogli degli italiani sono salvi: nessuno, tanto meno il governo, ha messo le mani nelle tasche dei cittadini, mentre altri paesi sono costretti ad aumentare le tasse.Il patrimonio degli italiani è sano ed è al sicuro: le misure della manovra e l’avvio del federalismo comunale esclude  splicitamente ogni ritorno dell’Ici o di altre tasse sulla prima casa, il grande paracadute della nostra società.
I risparmi e gli investimenti delle famiglie sono sani: chi ha avuto fiducia anche nei momenti più bui della crisi oggi si ritrova un gruzzolo più che accresciuto.
La ricchezza dell’Italia, il suo Pil, è sano: l’Italia si avvia a concludere l’anno con una crescita probabilmente superiore all’1%. Attenzione: essa si misura con un calo del Pil superiore al 5% nel 2009, e quindi la ripresa si misura nell’ordine di un 6% e oltre.
Bene: può apparire facile elencare queste cose ora, con la crisi finanziaria alle spalle. Ma ricordate quando, nei momenti più duri, era in pratica il solo Silvio Berlusconi a predicare fiducia e ottimismo? Ad invitare ad avere fiducia nelle nostre grandi aziende, come l’Eni e l’Enel? C’era addirittura chi lo accusava di comportarsi “da piazzista”, di essere un irresponsabile.Tutto il contrario: chi allora ha creduto in Berlusconi non solo ha avuto ragione dalla storia e dai fatti, ma ha potuto organizzare al meglio i propri risparmi ed il proprio patrimonio. Chi non lo ha seguito, chi ha dato retta ai catastrofisti della sinistra, chi ha letto troppo Repubblica o preso sul serio le sceneggiate di AnnoZero, non solo si è visto smentito ma probabilmente ha pagato dazio sul piano personale. Che cosa diceva allora Berlusconi? 
Primo: massima fiducia nelle nostre banche e nessun rischio per risparmio e investimenti.
Secondo: l’Italia si riprenderà grazie all’export ed al suo tessuto di imprese manifatturiere diffuse sul territorio.
Terzo: fondamentale era l’atteggiamento positivo delle famiglie, dei risparmiatori e dei consumatori. Tutto vero, tutto confermato. Ma, appunto, è facile dirlo ora. Molto più difficile dichiararlo, e praticarlo, allora. Come si sa i catastrofisti ed i profeti di sventura fanno sempre notizia. Ma in genere portano sfortuna a loro stessi.  

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