venerdì 10 giugno 2011

IL TERRORISTA CHE PIACE AI CATTIVI MAESTRI

Cesare Battisti, dunque, non sconterà i suoi ergastoli da assassino in Italia né in alcun’altra parte del mondo. Il Brasile nelle sue supreme istanze, prima quella politica poi quella giudiziaria, ha confermato che non darà l’estradizione per questo terrorista mai pentito. Sarà il caso di pensare un momento ai soggetti di questa vicenda. Lasciamo perdere Battisti, la cui foto con il sorriso sfottente sulle labbra è un manifesto dell’odio impunito, interessiamoci di chi lo tutela e lo ha tutelato. 1) I cattivi maestri italiani e francesi. Gli intellettuali di rango per anni hanno guardato con sommo apprezzamento alla colonia di latitanti brigatisti e simili traslocati a Parigi. Per decenni abbiamo letto e visto servizi giornalistici che ritraevano i vari Scalzone e Toni Negri (l’unico che alla fine si è consegnato in Italia) come veri e propri guru. Pietrostefani, condannato per l’omicidio Calabresi, è riparato di là dal confine e non è che si sia scatenata una campagna perché pagasse il suo debito con la giustizia. Questi intellettuali medesimi che minacciano tutte le volte di volersi esiliare dall’Italia berlusconiana, hanno sempre trovato magnifico l’ambiente parigino che consentiva questa dittatura dell’impunità assassina. 2) I politici di sinistra di tutte le parti del mondo alla fine obbediscono al riflesso condizionato teorizzato da Lenin: mai nemici a sinistra. Ingraziarseli. Dimostrare che una volta al potere garantiscono comunque la creazione di un porto franco per qualsiasi compagno che sbaglia. Il caso di Lula è lampante. Nessuna persona onesta intellettualmente può ritenere giusto che le vittime di efferati delitti, dinanzi a prove indiscutibili, non ottengano giustizia. Eppure si è preferito trattare l’Italia che si è opposta con successo, e senza violazione di diritti umani, alle bande terroristiche come un Paese che non rispetta le prerogative degli imputati (di sinistra, ovvio).


3) I vari politici che hanno addirittura accompagnato a suo tempo le campagne elettorali di Lula e del suo movimento politico non si permettono neanche di scalfire l’immagine dei nuovi leader brasiliani, tipo Dilma Roussef. Non troverete mai, da nessuna parte o in qualche dichiarazione, una critica ai sodali brasiliani del Partito democratico. Peraltro neanche ai giudici brasiliani, guai a parlar male delle toghe in pubblico, di qualsiasi galassia siano… Anche i giornali, al di là di generiche professione d’amarezza, tirano le conseguenze politiche di quanto sta accadendo: un governo di sinistra sta proteggendo un terrorista rosso. Punto e a capo. Ma si spera non finisca qui.

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