lunedì 8 dicembre 2014

70 ANNI DELLA LIBERAZIONE DI BRISIGHELLA: RICORDI E RIFLESSIONE.

Brisighella ha celebrato Il 4 dicembre il 70^ anniversario della liberazione.
Avevo cinque all’epoca,  sono nato il 5 dicembre. I ricordi sono flebili, data l’età, ma una cosa è certa i miei genitori, mia madre cattolica e mio padre d’idee socialdemocratiche mi hanno inculcato il coraggio e l’amore per la verità . Ricordo vagamente, il piccolo rifugio nella cantina, dove abitavo in via 24 maggio e quello immenso della Famiglia Lega. Porto ancora il segno, nell’orecchio, del morso di un topo quando ci rifugiavamo per l’arrivo dell’ aereo “pippo”, ma non certo il timore. Ci sono ancora alcuni piccolissimi segni di schegge nella facciata di casa e ricordo i nascondigli che usavano per nascondersi, conosciuti da più grande, che mi sembravano facili da trovare, forse perché nessuno era venuto a cercare. Ricordo la sera del 18 aprile del  1948 quella della vittoria della Democrazia Cristina e di Saragat, sul Fronte Popolare. Davanti all’osteria di mio zio Gigiolè in via Fossa, c’era un gran traffico di brisighellesi che si dirigevano nella piazza Carducci, poi, ricordi certi e sicuri: la musica che proveniva  dall’arena parrocchiale Giardino, del film Sangue Arena,  Verde Luna,  martellante, ma bella.
Brisighella è stata politicamente per tanto tempo “un’isola bianca”, nel periodo dei miei studi ricordo il diverso linguaggio dei miei maestri da Parini, severo e austero, a  Dalmonte più ambiguo, che ho conosciuto poi in politica. Nella scuola di avviamento professionale, come dimenticare  l’austero prof. Giberti.
Allora non si parlava della Resistenza con insistenza come oggi.
Immenso era, il cimitero dei soldati tedeschi che vedevo in via  F.lli Cardinali Cicognani inizio di Via Puriva.
Nel 1956 ricordo l’invasione dell’Ungheria da parte dei sovietici e la mia prima protesta con gli altri  studenti a scuola a Faenza.
Sulla Liberazione di Brisighella, poco si è scritto, molto invece su Cà Malanca. Ricordo i vari avvenimenti e celebrazioni per ricordare la Brigata Maiella sciolta a Brisighella, la Friuli, le varie cerimonie con parole generaliste ma non particolari non specifiche di brisighellesi.
Per conoscere i fatti e i dettagli, della liberazione di Brisighella, si è dovuto aspettare il 2004 (sessantesimo della liberazione) con il bel libro pubblicato dall’Associazione La Memoria storica di Brisighella: “Brisighella 1944 - nell’oppressione, nella prova, un popolo solidale”.  Un libro curato da diversi autori, protagonisti dell’epoca, ancora viventi, che ne hanno dipinto un quadro direi quasi completo ma con zone d’ ombra non approfondite, forse per l’età degli scrittori ma forse ancora per timore dei fatti della sinistra comunista, allora fondamentale per Brisighella. Per esempio la presenza Sap (Squadre di azione patriottica) di origine cattolica, aperte al contributo di tutte le idee politiche anche socialiste, diversa dalle altre formazioni di sinistra comunista che operavano a parte; il contributo di vita pagato dai tanti civili. Il fronte non si fermò a Brisighella, colpì particolarmente Riolo Bagni
Brisighella, è un’opinione, anzi una sensazione, ha troppo spesso avuto timore e paura, allora meglio non ricordare pagine scomode e imbarazzanti, non approfondire quanto successo, particolarmente nel campo della resistenza partigiana di sinistra, dove sappiamo ci furono vicende belle ma anche “scabrose”.
Passati settant’anni una riflessione va fatta. L’amico geom. Alfredo Monti, mi raccontava, quando giovane ragazzo per nascondersi nella zona alta di Brisighella, aveva assistito  involontariamente a fatti  compiuti da personaggi,  che lo volevano eliminare fisicamente, anche se lui non aveva intenzione di parlarne  con alcuno. Per la paura chiese aiuto a Ermenegildo Montevecchi, (sindaco PCI di Brisighella 1948-51) che conosceva bene e questi lo assicurò garantendolo personalmente che nessuno gli avrebbe fatto alcun male. Ho conosciuto il giudice Paolo Scalini, letto il suo libro dove riporta orrendi fatti accaduti nelle colline di Monteromano, come pure brutti fatti dall’altra parte.
Non ho detto nulla quando, dieci anni fa, i giovani, hanno dedicato la sezione ANPI di Brisighella, all’amico Pino Bartoli, ex Sindaco, repubblicano della brigata Corbari, una brigata politicamente anomala: “…. l'ideale politico di Corbari - e a quei tempi c'era chi dava all'aggettivo una valenza profondamente dispregiativa e, in ogni caso, Corbari non voleva avere nulla da spartire con il PCI né con qualsiasi altro partito….”. Allora perché non dedicare, dopo sessanta anni, la sezione ANPI, al sindaco comunista Sesto Liverani (Palì) (1945-1946) nominato dal CNL,  decorato di medaglia d’argento, nato a Brisighella nel 1916 datosi alla macchia nell’inverno 43-44 che costituì i primi gruppi partigiani della valle del Lamone, che guidò in audaci azioni, la  sua formazione non  subii perdite.
Berlusconi ad Onna (2009) ha tentato una riappacificazione “Se lavoreremo insieme a questo sentimento nazionale unitario avremo reso un grande servizio non a una parte politica, ma al popolo italiano e, soprattutto, ai nostri figli, che hanno il diritto di vivere in una democrazia finalmente pacificata» Ma come è possibile che una festa nazionale - anzi, la festa fondativa dell’Italia contemporanea - sia un elemento di divisione e persino di scontro? Il 25 Aprile che «divide piuttosto che unire» risale invece al 1994, un mese dopo il trionfo inaspettato di Forza Italia: nasce ufficialmente l’antiberlusconismo. La decisione di Berlusconi segnò una vera e propria svolta politica e civile. «I comunisti e i cattolici, i socialisti e i liberali, gli azionisti e i monarchici di fronte a un dramma comune scrissero, ciascuno per la loro parte, una grande pagina della nostra storia. Una pagina sulla quale si fonda la nostra Costituzione, sulla quale si fonda la nostra libertà». E oggi, ci sono le condizioni per guardare avanti e costruire finalmente un sentimento nazionale condiviso, non più (soltanto) antifascista, ma innervato da un più ampio, e storicamente giustificato, antitotalitarismo”
Purtroppo non se ne fatto nulla, riuscirà  il presidente Renzi che “vuole cambiare verso”?
Ritorno al tempo della liberazione dimenticavo il ricordo dei polacchi con il riso dolce e poi il “latte brulè”, di mia mamma Maria con il latte condensato degli alleati….delizie per un bimbo. La gola…i ricordi…la memoria….dopo settanta anni un invito a superare le divisioni.
Infine una proposta: localmente abbiamo tanti studiosi, il centro studi sulla Resistenza Cà di Malanca, l’Istituto Storico della Resistenza Ravenna, ricevono ancora tanti contributi pubblici per lo studio e l’approfondimento del tempo, perché non si  tenta di completare la storia della “liberazione” di Brisighella del 1944. La Memoria deve essere sempre viva, non aspettiamo ancora, proviamoci., aiutiamo Brisighella e l’Italia.
Vincenzo Galassini ex sindaco Brisighella , consigliere provinciale Forza Italia.

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