La manifestazione di
Parigi «ha un significato importante», basta che «non si trasformi in una
melassa buonista». «L’ Occidente» in questi ultimi anni «ha sbagliato tutto» e
«gli estremisti islamici si sono convinti che il nostro è un mondo debole e
conquistabile». Occorre quindi reagire e quindi subito «un intervento di terra
contro il califfato» e l’ Italia partecipi con proprie truppe. Silvio
Berlusconi si rimette l’ elmetto, contesta la politica estera del governo e di
tutto l’ Occidente e chiede all’ Europa di non negoziare con chi «minaccia i
valori della nostra civiltà».
Presidente Berlusconi, i francesi sono in lutto ma furono loro
a volere la destituzione di Gheddafi e ad esaltare le primavere arabe. Sbagliò
Sarkozy o tutto l’ Occidente?
«L’Occidente in questi anni ha sbagliato molto. Oggi abbiamo il dovere di dire la verità: abbiamo combattuto guerre che non avremmo dovuto combattere e non ne abbiamo combattute altre che sarebbero state doverose, come quella contro l’ Isis e il suo progetto di costruire un Califfato. La cosiddetta "primavera araba" invece di portare libertà e benessere in Nord Africa lo ha completamente destabilizzato. Il ritiro delle truppe dall’ Iraq ha lasciato campo libero al terrorismo islamista, che oggi ha addirittura uno Stato. Abbiamo denunciato spesso questi errori, che, quando avevamo responsabilità di governo, ci portarono a momenti di grande tensione con la Francia di Sarkozy e con l’ alleato americano. E oggi c’ è poca soddisfazione nel dire che avevamo ragione. Speriamo che l’ Europa e l’ Occidente tutto abbiano imparato qualcosa da quelle drammatiche decisioni sbagliate».
«L’Occidente in questi anni ha sbagliato molto. Oggi abbiamo il dovere di dire la verità: abbiamo combattuto guerre che non avremmo dovuto combattere e non ne abbiamo combattute altre che sarebbero state doverose, come quella contro l’ Isis e il suo progetto di costruire un Califfato. La cosiddetta "primavera araba" invece di portare libertà e benessere in Nord Africa lo ha completamente destabilizzato. Il ritiro delle truppe dall’ Iraq ha lasciato campo libero al terrorismo islamista, che oggi ha addirittura uno Stato. Abbiamo denunciato spesso questi errori, che, quando avevamo responsabilità di governo, ci portarono a momenti di grande tensione con la Francia di Sarkozy e con l’ alleato americano. E oggi c’ è poca soddisfazione nel dire che avevamo ragione. Speriamo che l’ Europa e l’ Occidente tutto abbiano imparato qualcosa da quelle drammatiche decisioni sbagliate».
In Libia l’ Italia ha ancora un ruolo da svolgere?
«L’ Italia non può e non deve abdicare alle proprie responsabilità verso quel territorio. Ne va della nostra sicurezza nazionale. Grazie ai nostri accordi e alla nostra politica estera la Libia di Gheddafi era diventata un alleato capace di fermare l’ enorme flusso di clandestini verso le nostre coste, che sono il confine sud dell’ Europa. Oggi non solo gli sbarchi sono ripresi, ma parte di quel territorio è sotto il controllo di un Califfato. Per rimediare agli errori oggi servono scelte coraggiose: si cambi subito il compito affidato alla missione Triton nel Mediterraneo e le nostre navi entrino nelle acque territoriali libiche per fermare le partenze invece di traghettare clandestini verso l’ Italia. E se, come credo, ciò non dovesse bastare, allora l’ Italia e l’ Europa si facciano promotrici di una coalizione di volenterosi pronta ad intervenire anche con truppe di terra per rendere inservibili i navigli idonei al trasporto di migranti».
Per sconfiggere il califfato servirebbe, a suo giudizio, un intervento di terra?
«Si. L’Occidente deve dare un segnale chiaro. La timidezza, la paura con cui negli ultimi anni abbiamo difeso i nostri valori e, aggiungo, la nostra sicurezza, hanno convinto gli estremisti islamici che il nostro è un mondo debole e conquistabile. Il ritiro delle truppe dall’ Iraq ha consentito addirittura la nascita di uno stato che propugna la conversione universale all’ Islam attraverso la violenza. L’ Occidente deve
«L’ Italia non può e non deve abdicare alle proprie responsabilità verso quel territorio. Ne va della nostra sicurezza nazionale. Grazie ai nostri accordi e alla nostra politica estera la Libia di Gheddafi era diventata un alleato capace di fermare l’ enorme flusso di clandestini verso le nostre coste, che sono il confine sud dell’ Europa. Oggi non solo gli sbarchi sono ripresi, ma parte di quel territorio è sotto il controllo di un Califfato. Per rimediare agli errori oggi servono scelte coraggiose: si cambi subito il compito affidato alla missione Triton nel Mediterraneo e le nostre navi entrino nelle acque territoriali libiche per fermare le partenze invece di traghettare clandestini verso l’ Italia. E se, come credo, ciò non dovesse bastare, allora l’ Italia e l’ Europa si facciano promotrici di una coalizione di volenterosi pronta ad intervenire anche con truppe di terra per rendere inservibili i navigli idonei al trasporto di migranti».
Per sconfiggere il califfato servirebbe, a suo giudizio, un intervento di terra?
«Si. L’Occidente deve dare un segnale chiaro. La timidezza, la paura con cui negli ultimi anni abbiamo difeso i nostri valori e, aggiungo, la nostra sicurezza, hanno convinto gli estremisti islamici che il nostro è un mondo debole e conquistabile. Il ritiro delle truppe dall’ Iraq ha consentito addirittura la nascita di uno stato che propugna la conversione universale all’ Islam attraverso la violenza. L’ Occidente deve
reagire con determinazione
e, se serve, tutti gli Stati devono essere pronti a dare il proprio contributo,
anche con truppe di terra. Intanto si fermi subito il ritiro delle forze dall’
Afghanistan e l’ Europa, per una volta, non lasci l’ iniziativa agli Stati
Uniti, che oggi appaiono poco determinati, ma prenda l’ iniziativa per un
intervento deciso contro Al Baghdadi e il suo Califfato».
L’ Italia dovrebbe partecipare con proprie truppe?
«Certo. Chi governa deve saper prendere decisioni difficili e coraggiose. Quando eravamo al governo non abbiamo esitato, perché, oggi più che mai, esitare può significare condannare a morte il nostro modello di civiltà».
Che cosa dovrebbe fare l’ Europa per contrastare il terrorismo islamico?
«La manifestazione di Parigi ha certamente un significato importante, ma non dobbiamo rischiare che si trasformi in una melassa buonista che mescoli le responsabilità e inibisca le scelte. La foto di gruppo dei leader alla testa del corteo deve trasformarsi in un momento di decisione: si escludano subito dal Patto di Stabilità le spese per la sicurezza, si avvii immediatamente la costruzione di una forza di reazione militare comune dell’ Unione, e si ribadisca con forza che il nostro continente non è disposto a negoziare in alcun modo con chi minaccia i valori fondanti della nostra civiltà. Chi vuole vivere tra di noi deve accettare senza riserve le nostre regole. E le deve accettare tutte».
In Francia Le Pen, in Italia Salvini. Per lei fomentano l’ odio o danno voce a chi chiede la chiusura delle frontiere?
«La signora Le Pen e Salvini danno voce alla paura della gente. Una paura più che legittima. Ritengo che il ruolo della politica sia quello di dare risposte efficaci. Su questo verranno giudicati i governi europei. Se non sapranno reagire con la dovuta fermezza saranno loro a non fare il proprio dovere e a consegnare l’ Europa ai diversi estremismi».
Le tensioni dell’ Europa con la Russia possono indebolire il fronte contro il radicalismo e il terrorismo islamico?
«La Russia è un nostro naturale alleato contro l’ integralismo islamico e la sua minaccia terroristica. È stato un grave errore permettere che le tensioni esistenti distruggessero quel clima di collaborazione nato dopo l’ accordo di Pratica di Mare, quando, grazie alla nostra politica estera, la Russia divenne un alleato strategico della Nato e un membro del G8. Oggi sembra di essere tornati ai tempi della guerra fredda. La Federazione Russa è un nostro partner nella guerra al terrore, quel terrore che ha colpito più volte e dolorosamente anche quella nazione. In questi mesi mi sono sempre adoperato, grazie al legame di stima e amicizia che mi lega al Presidente Putin, di mantenere aperto un canale di dialogo con il Governo di Mosca. Mi auguro che i tragici fatti di Parigi possano indurre tutti ad una riflessione su chi siano davvero i nostri veri e mortali nemici».
L’ Italia dovrebbe partecipare con proprie truppe?
«Certo. Chi governa deve saper prendere decisioni difficili e coraggiose. Quando eravamo al governo non abbiamo esitato, perché, oggi più che mai, esitare può significare condannare a morte il nostro modello di civiltà».
Che cosa dovrebbe fare l’ Europa per contrastare il terrorismo islamico?
«La manifestazione di Parigi ha certamente un significato importante, ma non dobbiamo rischiare che si trasformi in una melassa buonista che mescoli le responsabilità e inibisca le scelte. La foto di gruppo dei leader alla testa del corteo deve trasformarsi in un momento di decisione: si escludano subito dal Patto di Stabilità le spese per la sicurezza, si avvii immediatamente la costruzione di una forza di reazione militare comune dell’ Unione, e si ribadisca con forza che il nostro continente non è disposto a negoziare in alcun modo con chi minaccia i valori fondanti della nostra civiltà. Chi vuole vivere tra di noi deve accettare senza riserve le nostre regole. E le deve accettare tutte».
In Francia Le Pen, in Italia Salvini. Per lei fomentano l’ odio o danno voce a chi chiede la chiusura delle frontiere?
«La signora Le Pen e Salvini danno voce alla paura della gente. Una paura più che legittima. Ritengo che il ruolo della politica sia quello di dare risposte efficaci. Su questo verranno giudicati i governi europei. Se non sapranno reagire con la dovuta fermezza saranno loro a non fare il proprio dovere e a consegnare l’ Europa ai diversi estremismi».
Le tensioni dell’ Europa con la Russia possono indebolire il fronte contro il radicalismo e il terrorismo islamico?
«La Russia è un nostro naturale alleato contro l’ integralismo islamico e la sua minaccia terroristica. È stato un grave errore permettere che le tensioni esistenti distruggessero quel clima di collaborazione nato dopo l’ accordo di Pratica di Mare, quando, grazie alla nostra politica estera, la Russia divenne un alleato strategico della Nato e un membro del G8. Oggi sembra di essere tornati ai tempi della guerra fredda. La Federazione Russa è un nostro partner nella guerra al terrore, quel terrore che ha colpito più volte e dolorosamente anche quella nazione. In questi mesi mi sono sempre adoperato, grazie al legame di stima e amicizia che mi lega al Presidente Putin, di mantenere aperto un canale di dialogo con il Governo di Mosca. Mi auguro che i tragici fatti di Parigi possano indurre tutti ad una riflessione su chi siano davvero i nostri veri e mortali nemici».
Le sanzioni contro Mosca hanno ancora un senso?
«Quelle sanzioni non hanno mai avuto senso. Sono inutili, se non addirittura dannose sul piano della politica estera e deleterie per la nostra economia. Mi auguro che il governo italiano si faccia promotore di un cambio di linea dell’ Europa che induca ad una riflessione anche l’ alleato americano. L’ Occidente, oggi più che mai, ha il dovere il reagire unito a questo nuovo 11 settembre».
«Quelle sanzioni non hanno mai avuto senso. Sono inutili, se non addirittura dannose sul piano della politica estera e deleterie per la nostra economia. Mi auguro che il governo italiano si faccia promotore di un cambio di linea dell’ Europa che induca ad una riflessione anche l’ alleato americano. L’ Occidente, oggi più che mai, ha il dovere il reagire unito a questo nuovo 11 settembre».
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