lunedì 5 dicembre 2016

L’ITALIA DICE NO, RENZI LASCIA. E IL RENZISMO? IL NO AL 60%. BERLUSCONI DIVENTA L’AGO DELLA BILANCIA


Ora per Silvio Berlusconi, l’uomo della ridiscesa in campo, a 80 anni e dopo una delicata operazione al cuore, che ha fatto la differenza per la vittoria del No contro la riforma costituzionale renziana, il quattro volte premier che Renato Brunetta ringrazia sotto i riflettori della notte del referendum, tutti i premier del Pd possono andar bene, per un governo breve, che rifaccia la legga elettorale per Camera e Senato. La linea di Arcore, che il capogruppo azzurro alla Camera, strenuo difensore del No, esterna davanti alle telecamere, a pochi minuti dalla conferenza stampa del premier e segretario del Pd, è che ora qualsiasi nuovo premier del Pd va bene. Ma c’è una preoccupazione ora tra gli azzurri e cioè che Romano Prodi, con il suo Sì al veleno al referendum, ritenuto una sorta di abbraccio della morte per Renzi, ne approfitti per prendersi la rivincita proponendosi, come uomo che salva il centrosinistra dal disastro, al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con il quale fin da dai tempi della Dc ha ottimi rapporti. Ma al di là di Prodi, è indubbio, si fa notare dentro FI, che “Silvio” ha fatto la differenza, impedendo con la sua offensiva mediatica, da gran comunicatore, a Renzi di sfondare in quella che ormai era l’ultima frontiera per poter vincere e cioè l’elettorato dei moderati, rappresentato da Forza Italia. Dicono dentro FI a “Il Dubbio” nella notte del referendum: “Il presidente è stato decisivo per la vittoria del No. Con la sua ridiscesa in campo ha spostato quasi tutto l’elettorato degli indecisi attestato settimane fa a quasi il 30 per cento. Erano quasi tutti nostri, ora grazie a Berlusconi solo 1 su 4 ha votato per il Sì”.



“Silvio” ago della bilancia ora. Ma niente appoggi a governi tecnici. Quanto agli alleati: “Hanno vinto certo anche Salvini e Meloni, ma il voto austriaco con la sconfitta dell’estrema destra li ha acciaccati”. Insomma, secondo Forza Italia nella notte del referendum, “Silvio” ha rifatto il miracolo: tipo quello del febbraio 2013 quando con quella celebre spolverata alla sedia di Travaglio in Tv provocò il pareggio con il Pd di Pier Luigi Bersani. Dove ora Renzi, martedì è atteso alla direzione più difficile della sua vita. Nico Stumpo, leader bersaniano della minoranza, esulta a caldo: “Evviva, martedì, ci sarà molto da discutere”. E dentro Fi preannunciano “Massimo D’Alema, come del resto tutti, anche i grillini, saranno gli interlocutori. Il presidente Berlusconi parlerà con tutti”. Difficile pensare che l’uomo di Arcore, il “mago” delle risalite dell’ultim’ora, si muovesse così massicciamente sul piano mediatico senza avere sondaggi più che attendibili sotto mano. L’obiettivo vero, confessano dentro Fi, ora sarebbe quello di arrivare alla scadenza naturale della legislatura. Berlusconi è in attesa della sentenza di Strasburgo per poter essere di nuovo eleggibile. E, comunque, “approvare la nuova legge elettorale per le due Camere è cosa che richiede obiettivamente tempo, e nella primavera 2017 ci sarà l’appuntamento per i Trattati di Roma e poi il G7 a Taormina”.  Sperando che nel frattempo sarà arrivato il verdetto favorevole da Strasburgo. Il Dubbio



Nessun commento:

Posta un commento