Renzi con la lunga serie
di strappi e forzature che su di esso sono stati innestati, ha fatto sì che
dalla battaglia referendaria il Paese uscisse dilaniato. La scena del premier
uscente che svolge consultazioni parallele nel suo ufficio di governo, che
stila liste di ministri, blinda i fedelissimi e indica la data per le elezioni
fa ritenere che, purtroppo, il metodo delle forzature istituzionali e
l’approccio divisivo alle regole del gioco non sia stato seppellito dalla
valanga dei No. Tutto ciò, infatti, si pone in sostanziale continuità con un
lungo e poco edificante catalogo di violazioni che hanno segnato dapprima il
procedimento di approvazione della riforma costituzionale e della legge
elettorale, e poi la campagna referendaria governativa. Da qui origina la
richiesta di discontinuità, anche da parte di chi come noi è e resterà
all’opposizione fino all’ultimo giorno della legislatura. Essa incarna
l’esigenza di archiviare non solo una stagione e il suo protagonista, ma anche
e soprattutto un sistema di potere e una concezione della politica. La
sostanziale continuità nella compagine di governo è un bruttissimo segnale. Ora
tocca al presidente Gentiloni decidere se assecondare fino in fondo l’ansia di
riconquista dell’ex premier, e piegare perciò le scelte di governo alle
esigenze della imminente campagna congressuale del Pd, o rompere gli schemi
incaricandosi, pur nella differenza dei ruoli e delle posizioni, di avviare la
ricucitura del tessuto di un Paese uscito lacerato da una vicenda lunga e
sfibrante. Il primo banco di prova sarà l’approvazione di una nuova legge
elettorale che consenta di andare al voto il più rapidamente possibile. Se
decine di milioni di italiani non si sono espressi invano, è evidente che ciò dovrà avvenire con il più ampio consenso possibile.
E perché ciò avvenga, è importante non solo che il Parlamento si riappropri della sua centralità nelle materie
istituzionali, ma anche che la gestione del potere e degli affari di governo “
cambi verso”. Superare Renzi non basta. È necessario archiviare il renzismo.
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