lunedì 8 febbraio 2010

VARIANTE AL PTCP (Piano Territoriale di coordinamento provinciale) IN MATERIA DI COMMERCIO PER GRANDI STRUTTURE

I motivi del voto contrario espresso dalla consigliera Giovanna Maria Benelli.
La spinta al voto definitivo del nuovo range di variazione per la programmazione delle grandi strutture commerciali viene giustificata dall’amministrazione con l’urgenza di rendere operativi anche molti strumenti flessibili, indispensabili per mantenere l’equilibrio fra la grande, la media e la piccola distribuzione, che sono stati approvati da molti e riguardano anche le ristrutturazioni nei centri storici, per uscire dalla crisi peggiore del dopoguerra dopo quella del 29. Anche se proprio per lo stesso motivo e cioè la gravità della crisi strutturale che stiamo vivendo, le Associazioni di categoria chiedono il contrario. Tentare di mettere confini in un mercato globale sperando che gli acquirenti di Ravenna vadano “alle Maioliche” di Faenza piuttosto che in altri grandi centri fuori provincia mi sembra un’impresa titanica. Ma Gilberto Coffari Presidente di Coop. Adriatica e di IGD che è l’immobiliare di riferimento della grande distribuzione coop. ne sembra convinto visto che prevede altri 50 negozi dello stesso tipo con la formula low-cost in regione. Sicuramente un ottimo investimento perchè atri nuovi range di variazione non mancheranno e le sue osservazioni verranno sicuramente accolte come a Ravenna, visto che ha 10 gallerie commerciali, 14 ipermercati, 3 centri commerciali jv RGD e 3 terreni oggetti di sviluppi futuri più la gestione di gallerie commerciali di proprietà di terzi.
Se il settore commercio dovesse andare male, rimarrebbe comunque un bel capitale immobiliare da riconvertire.
 
Ci dicono che critiche al piano si sono già sentite fin dall’inizio, ma solo da parte di una minoranza. Ma questa minoranza come si configura? Per componenti? Per fatturato? Per cittadini serviti? Per servizio sociale? E sul sociale si sprecano le dichiarazioni di buona volontà “per difendere gli esercizi fondamentali che svolgono un servizio sociale nelle località decentrate”.  Il problema è capire come.
Perchè l’accesso ai finanziamenti europei tramite bando è tutt’altro che semplice e mi sembra improbabile che questi piccoli esercizi siano in grado di arrivarci.
Poi arriva la famosa “perequazione territoriale” che viene definita testualmente compensazione per gli impatti territoriali ed economici generati dagli interventi commerciali concordati nei confronti dei centri storici e delle località minori coinvolte.
In soldoni, un contentino per una morte assistita anzichè traumatica.
Ma pare che tutto ciò sia un falso problema perchè: leggo “in provincia di Ravenna, come in quasi tutta la regione, negli ultimi anni l’apertura e l’ampliamento di nuove grandi strutture di vendita non ha prodotto, diversamente dagli anni ’90 alcun fenomeno di tracollo della presenza dei piccoli esercizi, sia pure al costo di un elevato tournover ma bisogna prendere atto della perdita inevitabile di quota del piccolo commercio tradizionale. Personalmente ritengo che per cogliere i piccoli segnali di ripresa che si intravedono, sia indispensabile potenziare al massimo il movimento dei consumi tramite tutti i sistemi di distribuzione, perchè solo se ci sono tutti gli elementi si fa sistema.
In questo momento non possiamo permetterci il lusso di lasciare indietro qualcuno considerato, non so perchè, non necessario.

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