Secondo il premier, si legge nell'editoriale, il bicameralismo
paritario "produce ritardi inutili che fanno zoppicare anche i governi
benintenzionati come il suo. Eppure nel dopoguerra il Parlamento italiano ha
approvato un numero maggiore di leggi di quelle passate in Francia, Germania,
Regno Unito e Usa", scrive Tony Barber sottolineando i pericolo di
vittoria del No al referendum. Ma "dall'altro lato una vittoria (del Sì,
ndr) potrebbe rivelare la follia di voler anteporre l'obiettivo tattico della
sopravvivenza del governo alla necessità strategica di una democrazia
robusta"
una cattiva riforma“.
IL FINANCIAL TIMES STRONCA RENZI
E LA SUA RIFORMA
Tony Barber ha cambiato idea sull’ex sindaco di Firenze, dirà chi
ricorda un editoriale del 2015 in cui il giornalista definiva Renzi come
“l’ultima speranza per l’Italia”. Ma nell’ultimo paragrafo dell’articolo,
Barber riprende il concetto. Con un distinguo: “Nelle capitali europee si ha la
sensazione che Renzi meriti di essere sostenuto. Un’Italia senza timone,
esposta a una crisi delle banche e al Movimento 5 Stelle, comporterebbe guai”,
continua ilFinancial Times sottolineando i pericolo che una vittoria del No al
referendum del 4 dicembre comporterebbe.
IL FINANCIAL TIMES STRONCA RENZI
E LA SUA RIFORMA
Ma “dall’altro lato una vittoria (del Sì, ndr) potrebbe rivelare la
follia di voler anteporre l’obiettivo tattico della sopravvivenza del governo
alla necessità strategica di una democrazia robusta“.
Financial Times cambia verso. E' un'inversione di 180 gradi quella di
Tony Barber. L'editorialista del quotidiano economico aveva scritto a luglio
scorso un articolo in cui la pensava diversamente. "La sconfitta
rischierebbe di gettare l’Italia in uno stato di prolungata instabilità
politica ed economica", aveva scritto Barber. Non solo: la sconfitta di
Renzi "potrebbe mettere l’Italia, paese cruciale per la sopravvivenza
dell’unione monetaria, nelle mani di un partito idiosincratico, del tutto
inesperto a livello nazionale e che vuole far uscire il paese
dall’eurozona". E infine concludeva: "Numerose bucce di banana si
trovano lungo il cammino dell’UE nei prossimi 12 mesi, da una potenziale
vittoria dell’estrema destra in Austria alle elezioni in Olanda e Francia. Ma
il referendum costituzionale italiano potrebbe essere la più scivolosa di
tutte". La preoccupazione dei Paesi e degli investitori stranieri,
stando ai report di Barber, sembra quindi essere scemata in questo lasso di
tempo. Il quotidiano della City ora lancia una sorta di allerta nel caso di
vittoria del Sì. Qualcosa è cambiato.
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