venerdì 14 gennaio 2011

ACQUA PUBBLICA: LE PAURE DELLA SINISTRA ANTIRIFORMISTA

Cos’è che fa paura alla sinistra, all’opposizione e ai gruppi che sul territorio la sostengono? La perdita del monopolio sul territorio, la possibilità di imporre tariffe indiscriminatamente, pesando sulle tasche dei cittadini, a uso e consumo delle lobby politiche locali, vedi il caso della Puglia di Vendola. E quando non riescono politicamente a combinare nulla di buono (cioè quasi sempre), ricorrono alla scorciatoia giudiziaria. Come per l’Università si vede l’intervento dei privati, dei membri esterni dei Cda, della valutazione sul merito, la concorrenzialità per il bene comune, la lotta allo spreco di risorse, come cose negative, così anche nella gestione dell’acqua si inneggia all’intromissione e alla paura che l’acquisizione di “rilevanza economica” del servizio sia come Satana: per loro. Lo stesso si può dire per il Federalismo Fiscale e così via. La motivazione del referendum è infatti che l’acqua, in quanto bene comune, e un diritto umano universale, essenziale che appartiene a tutti su cui nessuno può farci profitti. Il Governo ha deciso di consegnarla ai privati e alle grandi multinazionali. E poi la crociata del secolo: noi tutti dobbiamo e possiamo impedirlo. Domanda? Chi nel Governo pensa che l’acqua non sia di tutti, un diritto universale, ecc.? Nessuno. Chi vuole farci profitti? Non certo il Governo ma piuttosto le lobby politiche locali. Di conseguenza, il tempo e i soldi pubblici che si perderanno per il referendum, se si farà, saranno ancora una volta soldi buttati: responsabilità di chi li ha fatti indire. Ma diamo, ancora una volta, il quadro della realtà dei fatti e delle ragioni del perché il Governo Berlusconi è intervenuto.

http://www.governoberlusconi.it/,
http://www.governo.it/,
http://www.politichecomunitarie.it/comunicazione/17390/servizi-pubblici-locali-approvato-regolamento

I livelli sono due: uno generale, la gestione dei servizi pubblici locali, l’altro nel merito della materia idrica. Il 22 luglio il CDM ha approvato il Regolamento sulla gestione dei servizi pubblici locali, in attuazione dell’art. 23bis della legge 133/2008. la gestione sarà soggetta a gara pubblica, non più in house, quello che la sinistra clientelista non vuole. Competizione e divisione fra proprietà (rimane pubblica) e gestione sono le parole chiave. Le gare selezioneranno il gestore più efficiente, in grado di offrire le tariffe più basse, senza perdere la qualità del servizio offerto. Inoltre e qui casca l’asino, il regolamento introduce l’incompatibilità per chi ricopre o ha ricoperto funzioni di amministratore nell’ente affidante, vietando ad essi di occuparsi della gestione del servizio. Nel merito della gestione del servizio idrico, l’acqua è e resta un servizio pubblico, anzi – come ha affermato il Ministro Fitto – viene rafforzata questa caratteristica dalla riforma e interrompe i primati negativi dell’Italia in materia: il 37% di dispersione che comportano 2 miliardi e mezzo di costi per i cittadini. Inoltre, le imprese che potranno gestire il servizio saranno competitive a livello europeo. Si sta infine lavorando per individuare un’Autorità terza per la regolazione delle tariffe. Tutto quello che la sinistra antiriformista non vuole. Giulio Bazzocchi

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