martedì 25 gennaio 2011

OK LA REGIONE ROMAGNA

RIDOLFI RODOLFO E BAZZONI GIANGUIDO


"Hanno fatto bene Gianluca Pini e Giancarlo Mazzuca a presentare un emendamento costituzionale perché la Romagna diventi la ventunesima Regione della Repubblica" affermano Gianguido Bazzoni e Rodolfo Ridolfi. "La novità rispetto ai numerosi diversi tentativi è la soppressione delle tre Province Ravenna Rimini e Forlì-Cesena che vengono riassorbite in un unico organismo la Regione Romagna producendo nel contempo risparmi nella spesa della macchina burocratica e riduzione dei costi della politica. L'iniziativa se avesse successo sarebbe sottoposta al giudizio democratico dei soli romagnoli attraverso referendum. In questa prospettiva anche il PDL farebbe bene ad adeguare la sua struttura organizzativa alla nuova realtà costituendo un unico coordinamento della Romagna autonomo da quello emiliano così come già avviene per la Lega. Giova ricordare che la questione romagnola che solleviamo nelle istituzioni da quindici anni è una questione di giustizia storica ed istituzionale ma soprattutto di equità economica e sociale e di federalismo autentico, che non mette in discussione l'unità nazionale e che contribuisce alla realizzazione di una autentica Europa delle Regioni. Rivendicare, per la gente di Romagna, il diritto all'autodeterminazione significa non solo corrispondere ad un sentimento, ad una identità, ad una cultura di una Regione antica, una delle più antiche ed omogenee della Penisola che non divenne Regione all'indomani dell'Unità d'Italia perché troppo sensibile alle idee Repubblicane in un'Italia Monarchica, e non lo divenne neppure agli albori di una Repubblica incline a ricalcare l'impianto territoriale e burocratico dello Stato Monarchico ma anche corrispondere allo

sviluppo ed ad una migliore condizione di vita dei suoi cittadini. Basterebbe ricordare come la Regione, per la Romagna, oggettivamente non sia stata madre ma matrigna: lo testimoniano i servizi sanitari, una disoccupazione giovanile tripla rispetto a quella emiliana, l'esproprio di ogni potere gestionale e decisionale nell'ambito dell'ambiente, del turismo, del termalismo e delle foreste, la mancanza di un proprio Tribunale Amministrativo Regionale, di una propria Corte d'Appello, di una propria sede regionale della RAI TV, di propri ospedali con super specializzazioni regionali, di infrastrutture stradali, ferroviarie, portuali ed aeroportuali adeguate allo sviluppo e funzionali alle grandi potenzialità turistiche della Romagna. La media dei redditi "pro capite" è eloquente quella emiliana è sensibilmente più alta di quella romagnola come pure nell'incremento di crescita lo svantaggio della Romagna appare Tutto questo avviene, fra l'altro, in una Regione composita (l'Emilia-Romagna) che dal suo nascere (anno 1970) ha sempre proclamato di perseguire, come obiettivo primario, il riequilibrio del territorio di competenza. Con risultati, come si vede, che sono di segno diametralmente opposto. Causa dell'enorme differenza risiede nella diversa dislocazione delle risorse pubbliche per le strutture, i servizi, i centri direzionali, in non poche occasioni addirittura sottratte al territorio romagnolo. Il governo delle risorse turistiche, termali, forestali, le decisioni sulla sanità e sui servizi, tutto è accentrato a Bologna. La spesa sanitaria "pro capite" è, all'incirca, doppia rispetto a quella romagnola, come del resto il contributo pubblico per il trasporto su gomma. Gli aeroporti di Forlì e Rimini sono in permanente difficoltà, attanagliati in una "lotta fra poveri". Il Porto di Ravenna, in funzione della carenza di infrastrutture che lo penalizza, è molto lontano dall'essere punto di riferimento dell'economia regionale che continua a gravitare su Livorno e La Spezia".





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