RIDOLFI RODOLFO E BAZZONI GIANGUIDO

sviluppo ed ad una migliore condizione di vita dei suoi cittadini. Basterebbe ricordare come la Regione, per la Romagna, oggettivamente non sia stata madre ma matrigna: lo testimoniano i servizi sanitari, una disoccupazione giovanile tripla rispetto a quella emiliana, l'esproprio di ogni potere gestionale e decisionale nell'ambito dell'ambiente, del turismo, del termalismo e delle foreste, la mancanza di un proprio Tribunale Amministrativo Regionale, di una propria Corte d'Appello, di una propria sede regionale della RAI TV, di propri ospedali con super specializzazioni regionali, di infrastrutture stradali, ferroviarie, portuali ed aeroportuali adeguate allo sviluppo e funzionali alle grandi potenzialità turistiche della Romagna. La media dei redditi "pro capite" è eloquente quella emiliana è sensibilmente più alta di quella romagnola come pure nell'incremento di crescita lo svantaggio della Romagna appare Tutto questo avviene, fra l'altro, in una Regione composita (l'Emilia-Romagna) che dal suo nascere (anno 1970) ha sempre proclamato di perseguire, come obiettivo primario, il riequilibrio del territorio di competenza. Con risultati, come si vede, che sono di segno diametralmente opposto. Causa dell'enorme differenza risiede nella diversa dislocazione delle risorse pubbliche per le strutture, i servizi, i centri direzionali, in non poche occasioni addirittura sottratte al territorio romagnolo. Il governo delle risorse turistiche, termali, forestali, le decisioni sulla sanità e sui servizi, tutto è accentrato a Bologna. La spesa sanitaria "pro capite" è, all'incirca, doppia rispetto a quella romagnola, come del resto il contributo pubblico per il trasporto su gomma. Gli aeroporti di Forlì e Rimini sono in permanente difficoltà, attanagliati in una "lotta fra poveri". Il Porto di Ravenna, in funzione della carenza di infrastrutture che lo penalizza, è molto lontano dall'essere punto di riferimento dell'economia regionale che continua a gravitare su Livorno e La Spezia".
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