Dopo aver fatto discutere l'Italia intera col libro sugli sprechi ei privilegi ingiustificati della politica italiana, stavolta il loro dito è puntato contro gli stipendi dei dipendenti di Montecitorio e Palazzo Madama che possono tener testa a quelli di Monarchi e Presidenti. Uno su tutti è quello di uno stenografo del Senato che guadagna quanto Juan Carlos di Spagna, che di mestiere fa il Re: Senza il taglio del 10% imposto per tre anni da Giulio Tremonti per i redditi oltre i 150 mila euro, uno stenografo al massimo livello retributivo arriverebbe a sfiorare uno stipendio lordo di 290 mila euro. Solo 2mila meno di quanto lo Stato spagnolo dà a Juan Carlos di Borbone, 50 mila più di quanto, sempre al lordo, guadagna Giorgio Napolitano come presidente della Repubblica: 239.181 euro. Ma alla Camera e al Senato ci sono anche altri fortunati. Come i barbieri o i commessi che possono arrivare a 160 mila euro lordi annui. Un coadiutore a 192 mila, un segretario a 252 mila, un consigliere a 417 mila. Come è possibile? Rizzo e Stella spiegano che i salari da pascià vengono ottenuti grazie «ad assurdi automatismi che nell'arco della carriera consentono di quadruplicare in termini reali la busta paga». E il vantaggio di tagliare i capelli o battere a macchina i discorsi dei parlamentari a Palazzo si riflette anche sulle pensioni. Tra riscatti della laurea e anzianità i nostri possono andarci a 53 anni, » con un assegno previdenziale di 113 mila euro l'anno che, se resta fino al 60º compleanno, può superare i 140 mila. Con un risultato paradossale: il vitalizio di un senatore che abbia accumulato il massimo dei contributi non potrà raggiungere quei livelli mai.»
Sì, ma non cadiamo nella demagogia - Ma non certo si può dare la colpa a questi nababbi che guadagnano, dunque, più degli stessi politici. Le regole non le hanno fatte loro. E se tali regole continueranno ad esistere e il loro curriculum, ma soprattutto il loro portafoglio, ne beneficeranno, tanto bene per loro. Anzi, alzi la mano chi non vorrebbe lavorare a Montecitorio alle presenti cifre. A bene vedere l'articolo di Stella e Rizzo, seppur encomiabile nella sostanza, rischia di impelagarsi nella demagogia. E' ovvio che i 290 mila euro lordi del signor stenografo, fanno storcere il naso e digrignare i denti a migliaia e migliaia di operai ed impiegati che devono accontentarsi di mille euro al mese. Ma quei numeri non riguardano solo il Parlamento italiano e chi ci lavora. Dovremmo infatti indignarci pure nel sapere quanto guadagna il direttore di un Banca o un Broker. Arrabbiarci di fronte alle somme percepite da un ufficiale di polizia o da un pilota. E ancora da un calciatore o da uno sportivo in generale. E pure nel conoscere quanto prendere un editore o un giornalista. Professionista si intende
Ma perchè aspettare che sia un governo "non legittimo" fatto di professori a cercare di ridurre tutti questi assurdi privilegi? A cominciare da quelli dei politici! Non cambia l'economia italiana se riduciamo lo stipendio/benefici ai parlamentari, ma sta diventando una cosa di principio! La gente si è stufata dei privilegi di tutte le caste! E allora perchè il PDL NON decide di farsi promotore di una cospicua riduzione di questi privilegi economici e farsi anche pubblicità di ciò? Anche se dovesse essere bocciato in aula, sarebbe un'azione positiva che gli elettori ricorderanno!
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