venerdì 13 gennaio 2012

LA CORTE COSTITUZIONALE E IL PARLAMENTO FANNO UN FAVORE A MONTI

REFERENDUM RESPINTI, COSENTINO LIBERO SU VOTO DELL’AULA. COSI SI ALLONTANA IL FANTASMA
Salvato dalla custodia cautelare, a scrutinio segreto, Nicola Cosentino. Bocciato dalla Corte costituzionale il referendum sulla legge elettorale. I due fatti politici del giorno concorrono a rassicurare i partiti – a esclusione delle forze più movimentiste come la Lega revanscista di Roberto Maroni – e il governo tecnico di Mario Monti: effetto stabilizzante per tutti. Il personale politico riempie le agenzie, i quotidiani e i telegiornali di dichiarazioni stentoree relative alla necessità di intervenire comunque sulla riforma della legge elettorale, malgrado la bocciatura della Consulta: Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani, Pier Ferdinando Casini. Eppure, nei corridoi del Palazzo, i dirigenti dei partiti, ma anche il presidente del Consiglio Monti (e il grande regista dell’operazione tecnocratica, Giorgio Napolitano) ieri hanno tirato tutti un sospiro di sollievo: nessuna corsa verso l’ignoto per forze politiche impreparate alle urne e per coalizioni esplose o profondamente esulcerate dai nuovi equilibri; nessun rischio che qualcuno, in Parlamento, sia tentato da un ricorso alle elezioni anticipate che disarcionerebbe Monti al solo fine di evitare una riforma del sistema di voto potenzialmente sgradita o nociva di interessi elettorali. D’altra parte il cosiddetto “porcellum”, per quanto impopolare, garantisce equilibri sedimentati e non scontenta nessuno, nemmeno i suoi più accesi contestatori.  Si spiega così il timido, e inconfessabile, sussurrare che fa eco in tutte le segreterie di partito: la riforma elettorale? Non si farà. Solo Antonio Di Pietro si agita e si lamenta per il mancato arresto di Cosentino. Maroni assume un profilo mesto, ma è in realtà preoccupato dai guai nella Lega. Tutti i partiti hanno concorso a mettere in salvo il coordinatore campano del Pdl: una maggioranza superiore a quella che aveva Berlusconi nei tempi migliori. Nessuno, in Parlamento, è alla ricerca di discontinuità, nessuno ha voglia di sfidare il demone dell’incertezza. Così persino l’Idv dà un po’ l’impressione di recitare, di essere obbligata al ruolo di scena: è la contorsione giustizialista che ci si aspetta da Di Pietro; un brand, mai deludere il pubblico. Ma le convenienze politiche sono un’altra storia. © - FOGLIO QUOTIDIANO di Salvatore Merlo

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