Entro un mese sarà pronta la riforma del lavoro. Ieri c’è stata la prima riunione tra governo e parti sociali. Entro tre-quattro settimane ci sarà il testo definitivo, ha promesso ieri il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che ha illustrato per sommi capi le linee della riforma. L’esecutivo lavora su cinque capitoli: tipologie contrattuali, formazione-apprendistato, flessibilità, ammortizzatori sociali, servizi per il lavoro. La linea di marcia è chiara: i contratti flessibili dovranno costare di più, per favorire i contratti a tempo indeterminato. “Solo alla fine del confronto con le parti sociali si potrà parlare di contratto unico”, ha detto il ministro.
Fornero punta anche a un reddito minimo garantito per chi è senza lavoro, anche se al momento non ci sono risorse disponibili, e a limitare la cassa integrazione (Cig), solo ordinaria e di durata breve, studiando nuovi ammortizzatori. A difendere la Cig ci sono però sia la Cisl che la Cgil. Il sindacato di Susanna Camusso (“linee guida non condivise”) e la Uil sono state le confederazioni più critiche sul metodo del governo che fa prefigurare una riforma già pronta. E i partiti? Il Pd plaude all’apertura del tavolo e al tentativo di un accordo ampio. Il Pdl, per bocca dell’ex ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, critica i due pesi e le due misure del governo: finora ha agito per decreti, sul lavoro no.
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