mercoledì 18 gennaio 2012

Go Monti, go

Liberalizzare è necessario. L’Italia è in recessione e la manovra più semplice e a costo zero per rilanciare l’economia è senza dubbio quella di aprire alla concorrenza. Liberalizzare tutto e velocemente, senza tappe intermedie. È obbligatorio, altrimenti si rimane in un limbo dove tutte le categorie si mettono di traverso per evitare di perdere una rendita da posizione dominante. La protesta dei taxi sarà forte, così come quella delle farmacie, ma non devono spaventare il Governo. Sono solo due delle piccole categorie dove esistono dei limiti d’accesso molto forti, ma chiaramente non sono le uniche che necessitano maggiore concorrenza.
E la prima bozza del decreto liberalizzazioni sembra andare nel verso giusto; certo qualche cosa in più potrebbe essere fatto, ma tutti i settori economici sono toccati, dalle autostrade fino alle assicurazioni, dal trasporto pubblico locale fino ai notai e gli avvocati. Non è bene parlare prima di quando il decreto sia definitivo, soprattutto in Italia, dove nemmeno il definitivo è definitivo, ma è bene fare pressione affinché il Governo sia incisivo.

Il 19 gennaio sarà una data cruciale per il destino dell’Italia, come ci ha giustamente ricordato Standard & Poor’s che ha provveduto a far cadere di due gradini il grado di solvibilità del nostro paese.Quali le motivazioni di tale bocciatura? I soliti motivi, si potrebbe dire. In primo luogo l’elevato livello di debito, che ci fa pagare un differenziale con la Spagna (che fino ad un mese fa aveva un interesse sul debito uguale al nostro) tra un punto e mezzo e due punti superiore. Secondo, ma non meno importante, la lungaggine nell’arrivare a tale “decreto liberalizzazioni”. I mercati si sono innervositi a vedere che la prima manovra Monti è stata troppo incentrata ad aumentare la pressione fiscale, senza intaccare gli sprechi e le inefficienze del nostro sistema paese.
È possibile che le nostre imprese paghino il 68 per cento di tasso totale di tassazione?
È possibile che la burocrazia sulle start up costi fino a mezzo punto percentuale di prodotto interno lordo all’anno?
È possibile che ogni anno vengano buttati due miliardi di euro per finanziare un trasporto pubblico locale caratterizzato da costi doppi a quelli svedesi o della Gran Bretagna?
È possibile che per le auto blu vi siano costi per lo Stato di diversi miliardi di euro l’anno?


Ora, mentre alle ultime due domande il Governo sta rispondendo con l’eliminazione di gran parte delle auto blu e una liberalizzazione del trasporto pubblico locale, sul tema tasse e diminuzione della burocrazia ancora molto, tutto è da fare.
Non è ancora finita la fase due del Governo Monti, ma dopo la prima di “più tasse”, la seconda di “più liberalizzazioni”, è bene passare velocemente ad una terza di “meno burocrazia” e meno “patrimonio pubblico”.
È bene inoltre procedere velocemente alle privatizzazioni di una parte importante del patrimonio pubblico (molto di più di quanto è stato fatto nella prima manovra Monti), per abbattere velocemente il debito e dunque diminuire la spesa per il debito che potrebbe sfondare i 100 miliardi nei prossimi anni.
Se infatti i tassi d’interesse dovessero mantenersi a lungo intorno al 7 per cento, è facile che la spesa per pagare il nostro debito (1900 miliardi di euro circa) possa crescere nel prossimo quinquennio fino alla fatidica soglia appena segnalata.


Dice un proverbio che non è bene mettere troppa carne al fuoco, ma l’Italia ha bisogno velocemente di una fase due e di una fase tre del Governo Monti, se vuole evitare di fare la fine della Grecia.

Andrea Giuricin
http://www.chicago-blog.it/

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