giovedì 14 ottobre 2010

NAPOLITANO: PROCESSI TROPPO LUNGHI, “LA LENTEZZA DEI PROCESSI MINA LA FIDUCIA DEL CITTADINI

ECCO I NUMERI DELLA GIUSTIZIA LUMACA
“La eccessiva durata dei processi mina la fiducia dei cittadini nel 'servizio giustizia' e compromette anche la capacità competitiva del nostro paese sul piano economico”. Lo ha affermato il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo messaggio al primo Forum internazionale per lo sviluppo della giustizia elettronica organizzato dall'Associazione bancaria italiana. “Il recupero di una piena funzionalità del sistema - ha concluso Napolitano - esige scelte coraggiose che ne riducano i costi di gestione e ne semplifichino le procedure con il contributo di tutti gli operatori e di ogni altra realtà interessata, compresa quella imprenditoriale”.
Tutti i numeri della giustizia-lumaca, che confermano la denuncia del Presidente della Repubblica
·         Per un processo civile, occorrono più di sette anni, così suddivisi: 457 giorni per il Tribunale ordinario, 1007 giorni per a Corte d’Appello e 1144 giorni per la Corte di Cassazione.
·         Per un processo penale, occorrono mediamente più do tre anni e mezzo, così suddivisi: 339 giorni per il Tribunale ordinario, 710 giorni per la Corte d’Appello e 242 giorni per la Corte di Cassazione.
Questi dati si ricavano dal lavoro dell’Ufficio statistico del ministero della Giustizia che ha condotto per la prima volta un’approfondita indagine sulla durata effettiva delle cause civili


monitorando le performance delle sedi giudiziarie nel triennio 2006-2008. Ciò che finora era la ripetizione di un luogo comune ricavato dall’esperienza, adesso è un dato certo. Per un processo civile, ci vogliono fino a nove anni e mezzo per completare tutto il percorso dal Tribunale alla Cassazione: un po’ meno se in primo grado si è fatto ricorso al giudice di pace.
Se ci sono soldi in palio e un’importante somma da recuperare, i tempi si allungano, a tutto vantaggio comparativo maggiore per chi è in torto rispetto a chi ha ragione. In questi casi, la situazione cambia: tre anni in Tribunale (un anno e mezzo se si parte dal giudice di pace), tre anni e tre mesi in Corte d’Appello, poco più di tre anni in Cassazione. Con qualche differenza a livello
si va dai due anni nei tribunali del distretto di Torino ai quattro di Messina: il doppio certo, ma non è poi così grande la distanza dalla media nazionale, che è ben lontana dal rispettare il principio della “durata ragionevole”. Un principio la cui sistematica violazione non si distribuisce equamente tra le parti, ma avvantaggia di più quella più forte o più spregiudicata, che è di solito anche quella che ha violato la legge rispetto a quella che da questa violazione ha subito un danno a attende un indennizzo.
Nel triennio preso in esame dall’Ufficio statistico del ministero è stato calcolato l’eventuale miglioramento delle performance, dal momento che di giustizia-lumaca si discute da molti anni. Risulta invece che, nel 2008, rispetto al 2006, ci vogliono due mesi in più, in media, per la procedura di fronte al Giudice di pace; invariato il tempo di permanenza in Tribunale, ma ci vogliono cinque mesi in più presso la Corte d’Appello e un mese in più in Cassazione.
Ai tanti difensori della Costituzione bisognerebbe fare rilevare che la Magistratura è, di fatto, la prima istituzione a violare il principio costituzionale della “ragionevole durata” dei processi, sancito da un emendamento costituzionale del 1999. Dall’anno successivo, infatti, la durata media dei processi è aumentata. Da marzo 2011 dovrebbe entrare in funzione il meccanismo della mediazione: da 600 mila a circa un milione sarebbero le cause che, grazie ad esso, verrebbero sottratte al circuito giudiziario ordinario. Si tratta di una legge varata da questo Governo: la legge 69/2009 e il decreto 28/2010. Una legge nell’interesse di tutti. Ma di questo la grande stampa poco parla e poco informa.
Intanto la giustizia italiana costa 4,08 miliardi di euro contro i 3,35 di quella francese e 2,98 della giustizia spagnola. Le cause: troppi uffici giudiziari, troppi avvocati, troppe leggi (metà nazionali e metà regionali) e troppi regolamenti. E lo Stato paga: 250 milioni di euro di risarcimenti per i processo che sono andati troppo per le lunghe in base alla legge Pinto.

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