domenica 27 febbraio 2011

CON LE TASSE IMPOSTE IN BASE AL FEDERALISMO, FINALMENTE AVREMO SINDACI PIU’ AUTONOMI E RESPONSABILI PERCHE’ DOVRANNO SPIEGARE DOVE METTONO I SOLDI DEI CONTRIBUENTI.

DI FABIO PIOLANTI CAPO GRUPPO PDL COMUNE DI CASOLA VALSENIO

Trasformare in imposte autonome 11 miliardi di trasferimenti che ogni anno l'erario versa ai Comuni. È quanto avverrà con il federalismo municipale che, dopo la querelle scatenata dal pareggio in bicamerale di tre settimane fa, ha ripreso martedì l'iter ordinario e, dopo l'ok di Palazzo Madama, si appresta all'approvazione definitiva alla Camera.
Il passaggio al Senato ha naturalmente riacceso le polemiche da parte delle opposizioni sui presunti rischi connessi alla riforma: corruzione, aumento delle tasse, perdita dei servizi essenziali per il Sud. Eppure il fisco decentrato aveva ricevuto nelle scorse settimane il placet di Regioni e Province e la stessa Associazione dei Comuni, pur contestando nel merito alcuni punti, considera comunque indispensabile procedere al trasferimento della capacità impositiva. Le polemiche su questo decreto attuativo appaiono a ben vedere meramente strumentali alla dialettica politica. La madre di tutte le critiche riguarda l'aumento delle imposte: il testo finirebbe con il raggiungere un effetto addirittura opposto a quello previsto. Possibile? Assolutamente no. L'imposta di soggiorno per esempio esiste dal 2001 grazie alla Riforma del Titolo V della Costituzione approvata dal centrosinistra: è su tale norma che nel 2008 si è appoggiata la giunta Soru per introdurre questa tassa ai turisti. Il decreto invece ridurrà all'uno per cento l'imposta sui trasferimenti di proprietà immobiliari attualmente tra il 2% e l'8%. Cala inoltre, con evidenti benefici in termini di emersione del nero, la tassa sui redditi da affitto che scende al 21% e al 19% contro un'aliquota che ora supera il 40%. L'Imu, la nuova imposta municipale, sostituirà semplicemente Ici e Irpef fondiaria e sarà pertanto a saldo zero per il cittadino. Il 75% delle sanzioni sugli immobili non dichiarati andranno ai Comuni dove gli stessi sono ubicati: i sindaci saranno così chiamati a compartecipare più concretamente agli accertamenti tributari, disponendo peraltro di una conoscenza approfondita del proprio territorio. La vera svolta contenuta nella riforma sarà però proprio la semplificazione delle imposte comunali: 10 su 18 saranno accorpate facilitando peraltro la tracciabilità delle spese. Cosa, infatti, impedisce oggi al contribuente/elettore di giudicare l'operato di un sindaco? La mancata trasparenza sui conti comunali: l'incapacità cioè di capire lo stato effettivo delle casse della città e come sono gestite dal primo cittadino. Snellire il quadro impositivo innescherà una relazione diretta tra tassa e servizio obbligando l'amministratore a giustificare un aumento dell'addizionale comunale indicando il fabbisogno che andrà a coprire.

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