I DATI DA UN ARTICOLO
DEL CORRIERE DI ROMAGNA
Infuria da settimane la polemica sull'odiato meccanismo dei rimborsi
elettorali e sul finanziamento ai partiti. In attesa di una riforma che regoli
la vita delle formazioni politiche, i partiti in città vivono lontani anni luce
dalle cifre milionarie che animano la politica romana, con una radicata
autonomia gestionale. La situazione provinciale: 1- PD non
sembra avere bisogno di sostegno dal partito nazionale il Pd, che vanta una potente macchina organizzativa. Il partito di
maggioranza non riceve sovvenzioni dirette da Roma, . Le maggiori entrate
quindi arrivano dalle feste territoriale
e provinciale, capace di produrre 300-400
mila euro di utili, il versamento
da parte degli eletti, consiglieri
comunali, provinciali e regionali, del 10%
dell'indennità netta, tesseramento, 10
mila iscritti per tessere da 50 euro, senza contare le quote dei
sostenitori. La fitta rete dei circoli con sedi di proprietà alimenta i fondi a
disposizione di iniziative pubbliche e va a pagare gli otto dipendenti presenti
in provincia. Sostegno ai gruppi consiliari, circa 5 mila euro, va ad iniziative
di approfondimento politico. 2 – PDL riceve invece un contributo dal coordinamento nazionale utile
all'affitto della sede pari a 500 euro al mese. I 1.200 iscritti pagano dai 10 ai 100 euro per la tessera, ma il
meccanismo è gestito da Roma e sul territorio ritorna solo il 50%. In campagna
elettorale poi i contributi sono proporzionati alla forza espressa in termini
di voti dal partito locale, e i 500 euro
di contributi al gruppo consiliare in Comune se ne vanno in un'iniziativa
pubblica e qualche manifesto. 3 - IDV Di Pietro,. niente
finanziamento romano , il segretario Ga-
briele Rossi, parla
di stile sobrio con tessere da 20 euro per alcune centinaia di iscritti con un bilancio annuale che non supera i 10
mila euro e una sola sede in provincia.
4 - PRI, l'Edera ravennate
con il rapporto conflittuale nazionale non raccoglie sostegno in termine di risorse,.con
1.500 iscritti e una tessera da 100 euro, il Pri conta 50 sedi in provincia di proprietà di cooperative di iscritti, per
un bilancio che non arriva a 60 mila euro. Un sistema di sezioni nel territorio
capillare dove la convivialità è un valore e una risorsa per
l'autofinanziamento. Un partito che non ha eguali per Mingozzi, e che in
campagna elettorale certifica contributi di singoli o imprese non superiori a
1.500 euro. Campagne al massimo da 20 mila euro, nella quali i candidati sono
chiamati ad esborsi personali.
5 - UDC, in città legata a doppio filo con
LpRa. per il neo segretario comprensoriale Nicola Grandi l'abisso fra partiti
nazionali e realtà locali non trova giustificazioni. Parte dei 25 euro sottoscritti
dai 350 tesserati prendono la via di Roma, mentre la sede di proprietà di
iscritti viene sostenuta da contributi
nazionali sporadici così come le campagne elettorali. La sala che ha ospitato
domenica l'elezione del segretario Udc, Grandi, l'ha pagata di tasca propria.
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