lunedì 2 aprile 2012

VIA GLI EX AN DAL PDL, DIVISI ABBIAMO PIU VOTI.


GALAN: LA FUSIONE NEL PDL NON E’ RIUSCITA. SEPARIAMOCI E RESTIAMO UNITI IN UNA FEDERAZIONE, CI CONVIENE”
Giancarlo Galan, nel diciottesimo anniversario dalla nascita di Forza Italia lei sta passando come l’uomo che vuole cacciare gli ex An dal Pdl. «Io non ho nulla contro gli ex An, anzi, ce l’ho col Predellino. Io considero il Predellino una scelta infausta». Forza Italia e Alleanza nazionale dovrebbero tornare divisi? «Io credo che separati raccoglieremmo più consenso. E la somma dei nostri consensi sarebbe superiore a quella del Pdl. Se avessimo mantenuto le nostre identità avremmo lasciato molto meno spazio alla Lega e avremmo potuto rappresentare una offerta politica più gradita agli elettori». Lei parla al passato, ma per il futuro?  «Alle elezioni amministrative qualche esperimento qua e là lo si poteva anche fare. Una separazione consensuale. Con gli ex An dico che ci conviene, andremmo meglio, divisi, restando in una federazione ma separati. La fusione tra An e Forza Italia non è riuscita». Per quale motivo? Perché c’era una base identitaria basata su presupposti diversi che non si sono amalgamati. I congressi, le tessere, certi riti della politica erano diversi. Anche nel Pd, è evidente che gli ex democristiani non si trovano bene, non parliamo degli ex radicali». A proposito di radicali: lei difende i matrimoni gay contro il pensiero del segretario Alfano. Questo non sarebbe stato uno scandalo ai tempi di Forza Italia?  «L’appartenenza alla case madre era molto evidente in An, c’era la linea del partito. Per noi valeva un altro principio: quello della libertà assoluta. C’era la raccolta sotto la stessa bandiera di posizioni diverse, da quelle più vicine ai radicali alla tradizione cattolica. Come nel partito repubblicano americano. Come nel Labour Party. Come era per l’appunto Fi, capace di coagulare i diversi, dare spazio a tutte le voci, non come il partito che stiamo realizzando».


Ora stanno nascendo Forza Lecco, Forza Verona, e qualcuno ha già detto: il «mandante» è Galan. Il simbolo Forza Veneto non è suo? «Lo depositai due anni fa, ma non c’entro niente con nessuna Forza. Se però si fosse capito due anni fa che la mia non era una proposta di disturbo, avremmo potuto dare una risposta a tutti quelli che ora stanno facendo una forza autonoma».
Lei non è collegato a nessuna di queste iniziative, ma come le valuta? «Si negano le sconfitte si afferma che tutto va bene, ma chiedo: perché non fermarsi a riflettere, e capire cosa vuole la nostra gente? Fa bene Alfano a dire che siamo stabilmente sopra il 20 per cento, ma qualche anno fa eravamo stabilmente sopra il 40».
Le danno del nostalgico.  «Non è nostalgia. È un’operazione rivolta al futuro. In Italia la cosa più innovativa che sia stata inventata dal dopo guerra in poi in politica è stata la rivoluzione liberale proposta da Forza Italia. Le idee liberali appartengono al passato?».
Non le piace il vostro attuale modello di partito?  «Il partito non mi piace. Solo il 7% degli italiani apprezza il modello di partito classico. Noi con Fi avevamo inventato qualcosa di diverso e ora siamo lì a fare le tessere, le correnti, le cordate».
I Congressi non portano più democrazia nel partito? «Ma va là! I Congressi sono un sistema democratico? È così democratico che chi fa tessere false diventa segretario provinciale».
Come vede il ruolo di Berlusconi in questo momento? «Berlusconi si fermi e pensi a come ridarci la possibilità di sognare, e se non riesce a farci sognare, almeno a farci sperare».
Questo ritorno allo spirito del ’94 potrebbe essere una risposta al successo di Monti?  «Monti ha detto una cosa un po’ becera, spero che mi perdoni. Ha detto che i partiti non hanno consenso e lui ce l’ha. Se non la diceva era meglio, ma purtroppo è vero. Continuo però a pensare che Berlusconi li surclassa tutti».
Come vede le alleanze future?  «Tutte quelle che si riconoscono in uno schema di principi liberali, quelli del 94».
La Lega? «La Lega dovrebbe essere e sarà una di queste forze, ma non in posizione egemonica. Senza la golden share».


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