giovedì 17 marzo 2011

LA POSIZIONE DEL PDL SUL REFERENDUM DEL 12 GIUGNO: ACQUA BENE PUBBLICO E SERVIZI DI QUALITA'

Gianguido Bazzoni-Vincenzo Galassini-Nereo Foschini –Raffaella Ridolfi

Non va dimenticato che l’imperativo liberale impone di considerare lo Stato meramente strumentale rispetto allo sviluppo della società, non viceversa .L’apertura alla concorrenza di mercati come quello dei servizi pubblici locali costituisce un aspetto fondamentale della politica riformista Il miglioramento delle prestazioni dello Stato è il primo capitolo di un’agenda liberale I beni pubblici vanno resi efficienti. Il loro rendimento deve essere massimo al minor costo possibile per la collettività. Componendo i vari tasselli di questa politica, il cambiamento riformista viene fuori nitido e attendibile. La Corte Costituzionale, il 12 gennaio 2011, ha dichiarato ammissibili due quesiti referendari contro il decreto Ronchi-Fitto: Il primo concerne l’abrogazione delle norme riguardanti le modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, Il secondo punta alla cancellazione delle norme del governo Prodi riguardanti la determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Le consultazioni si svolgeranno il 12 giugno 2011. Un eventuale successo dei proponenti dei referendum, metterebbe a rischio l’intero impianto della riforma. La raccolta delle firme sostenuta dai poteri forti e dai conservatori si fonda su una assoluta falsità, che questo provvedimento vorrebbe privatizzare l’acqua, la verità è un’altra che coloro che vivono di rendite e di privilegi alle spalle dei cittadini vogliono impedire la fine del clientelismo, degli sprechi e della opacità delle finte società private per la gestione del servizio idrico. Per questo motivo questa riforme a “costo zero” è foriera di

latenti risparmi, ma è anche fra le più difficili da attuare. La Risoluzione ONU del 29 luglio 2010 dichiara infatti il diritto all'acqua come un diritto umano universale e fondamentale. L’acqua può essere quindi definita un bene pubblico . Diversa è la gestione pubblica del servizio idrico che, spesso, ha incontrato difficoltà pratiche per una cronica tendenza a non realizzare necessari investimenti e a non eseguire le necessarie manutenzioni. Con l’approvazione della Riforma dei Servizi Pubblici Locali, il governo ha ottenuto un importante risultato a favore dei consumatori, nel rapporto qualità/prezzo dei servizi offerti (art. 23-bis del DL n. 112 del 2008, convertito con L. n. 133/2008, e art. 15 del DL n. 135 del 2009, convertito dalla L. n. 166 2009). La finalità della legge è chiaro: introdurre una disciplina omogenea e di ordine generale, in tema di Servizi Pubblici Locali di rilevanza economica, atta a favorire la più ampia diffusione dei principi di concorrenza. Per fare questo si sono dovuti scardinare retaggi culturali storicamente radicati nei piccoli e grandi centri di potere. Il Governo ha avuto il coraggio di affrontarli, con la consapevolezza di fare il bene pubblico, ovvero di tutti i cittadini. Ha ribadito come la proprietà delle reti sia pubblica, mentre la loro gestione può essere affidata a privati. Ambito di applicazione di questa riforma è il servizio idrico, servizio rifiuti, ed il trasporto locale su gomma. Il Conferimento dei servizi avviene in via ordinaria secondo due modalità: gara a cui possono partecipare imprenditori o società in qualunque forma costituite; affidamento a società mista pubblico‐privata, con il socio privato selezionato tramite gara con doppio oggetto (sia della qualifica di socio privato, sia di specifici compiti operativi al socio privato).È prevista una limitata deroga alle due procedure ordinarie. È praticabile l’affidamento in-house a società a capitale interamente pubblico, a condizione che: un’analisi di mercato evidenzi le situazioni nelle quali il sistema concorrenziale non potrebbe consentire condizioni efficaci, sia verificato che la società beneficiaria rispetti i parametri voluti dalla disciplina comunitaria. L’ostacolo a questa grande riforma non è quindi di tipo economico, poiché trattasi in gran parte di riforma a “costo zero”, ma nell’opposizione di interessi stratificati a difesa dell’esistente che si oppone all’innovazione. L’Italia deve trovare al suo interno la strada per accrescere la sua competitività e la sua produttività media, per fondare su di essa l’aumento dei redditi e della domanda anche interna. Il nesso tra istituzioni di qualità, sostenibilità delle finanze pubbliche e crescita economica è ormai un punto consolidato della letteratura economica recente. Infine sottolineiamo come La disposizione ha il pregio di fare chiarezza, recependo, in alcuni casi, osservazioni e proposte fatte dai Comuni . La riforma può essere considerata un passo in avanti verso un quadro regolatorio completo e stabile, idoneo a garantire un reale processo di liberalizzazione del settore. In particolare, in materia di affidamento “in via ordinaria” del servizio a società miste, il legislatore è in linea con gli orientamenti giurisprudenziali interni e comunitari (conclusioni dell’Avvocato Generale della Corte di Giustizia Europea del 2/6/2009 n. C-196/98) e con gli indirizzi dell’Unione Europea in materia di Partenariato Pubblico Privato.

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