CAUSA CONTRO INGROIA: GLI ELETTORI DIFFAMATI SIGLANO LA CLASS
ACTION
Stefano Zurlo -L'atto di citazione è ormai
pronto. Ma Antonio Ingroia, il bersaglio della class action lanciata dai
lettori del Giornale, è già oltre. E nell'ennesima «lezione» dal Guatemala si avvita
in una nuova polemica puntando il dito contro Silvio Berlusconi, bollato come
«nefasta e vecchia conoscenza degli italiani». Ormai, le esternazioni del pm
siciliano si susseguono con un ritmo martellante. Ma va avanti anche la causa
promossa dal Giornale. La prossima settimana l'atto verrà notificato
all'interessato, come prescrive la legge. Poi il procedimento potrà cominciare.
Sarà un processo record, a suo modo storico. Ma questa volta a sostenere
l'azione non saranno le vittime di qualche disastro navale, come è successo a
Grosseto per la Concordia, o ambientale, come è capitato a Casale Monferrato
con l'amianto. No, questa volta è in gioco un bene molto più fragile, ma
ugualmente prezioso: l'onore. L'onore dei militanti, dei simpatizzanti, dei
dirigenti di Forza Italia, l'onore calpestato dalle affermazioni contenute nel
libro di Ingroia Io so. Per il magistrato siciliano, oggi distaccato in
Guatemala per conto dell'Onu, Forza Italia nacque da un accordo fra Marcello
Dell'Utri e i boss di Cosa nostra. Non solo: successivamente il partito si
sarebbe adoperato in Parlamento per favorire con leggi ad hoc gli interessi
della cupola. Accuse gravissime e mai provate perché le numerosissime inchieste
aperte dal '94 in poi non hanno prodotto alcuna certezza, ma solo molte
suggestioni. Accuse ripetute ieri con un intervento barricadero su MicroMega,
la palestra editoriale del giustizialismo italiano. Ingroia, che è pur sempre
un magistrato, scrive parole durissime augurandosi la vittoria di Pier Luigi
Bersani e la sconfitta di Berlusconi. E del Cavaliere il pm traccia un ritratto
a dir poco apocalittico: «Una vecchia e nefasta conoscenza degli italiani,
artefice del disastro economico-finanziario, politico-istituzionale, e
etico-morale in cui è precipitato il Paese negli ultimi anni». Ingroia, che ha
appena dato il suo endorsement al Movimento Arancione, non si ferma più. Ma prosegue anche il flusso di messaggi dei
lettori del Giornale. In redazione sono già arrivate quasi seimila mail, un
numero impressionante che dà anche conto dell'appartenenza orgogliosa ad una
storia così importante per il nostro Paese. «Come si permette di ritenermi
mafioso?», scrive ad esempio Sandro che non accetta di essere buttato nella
pattumiera della cronaca giudiziaria. Scrivono
in prima persona e parlano al presente di Forza Italia, i nostri lettori.
Dichiarazioni su dichiarazioni in difesa del proprio pantheon. E di riflessione
sul bilanciamento fra i diversi poteri nel nostro Paese: «Ritengo che oltre ai
cittadini - afferma Giuseppe - anche quella parte di magistratura leale e non
politicizzata, dovrebbe ritenersi offesa». Per l'avvocato Liborio Cataliotti,
che nello studio di Reggio Emilia sta limando l'atto, questa reazione popolare
è importantissima: «Se centinaia di cittadini manifestano la loro adesione alla
causa, figurarsi lo sdegno dei parlamentari, degli uomini di governo che
Ingroia mette nel mucchio dei complici o dei tecnici conniventi con i boss».
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