giovedì 3 novembre 2016

SPREAD, REFERENDUM NON C’ENTRA, SALE PER CATTIVA POLITICA ECONOMICA RENZI


 “Negli ultimi giorni lo spread tra i rendimenti dei titoli di stato italiani e quelli spagnoli e tedeschi è pericolosamente aumentato. Il differenziale di rendimento tra Italia e Spagna è infatti salito a +45 punti base, e per i titoli di stato italiani a lunga scadenza è stato un crollo: -8,5% per i BTp 2067 in meno di un mese. Cosa sta succedendo? Sicuramente il referendum costituzionale non c’entra assolutamente niente. Ci sono, invece, delle cause di natura prettamente economico-finanziaria che giustificano questa piccola tempesta. In generale, si sta verificando in Europa e Stati Uniti, un surriscaldamento delle aspettative d’inflazione, che sta spingendo in alto i rendimenti richiesti dal mercato per acquistare i titoli a più lunga durata. Purtroppo però, a causa delle sbagliate politiche economiche del governo Renzi, che non hanno sortito alcun effetto sui consumi, il tasso d’inflazione italiano è rimasto di gran lunga inferiore a quello della media europea. Se la Bce dovesse cominciare a rivedere la sua politica monetaria in un’ottica meno accomodante, i paesi più penalizzati sarebbero proprio quelli con una inflazione più bassa, ovvero l’Italia. Il trend rialzista sta penalizzando particolarmente il nostro Paese, che è, tra le grandi economie, il peggiore in termini di performance, crescendo quattro volte meno della Spagna e segnando un debito pubblico ai massimi storici. A differenza di quanto fatto dal premier Rajoy in Spagna, Renzi non ha sfruttato il periodo estremamente favorevole a livello internazionale, caratterizzato da tassi d’interesse pari a zero e basso prezzo delle materie prime, per risistemare il debito pubblico, che è invece aumentato, e per dare una spinta ai consumi nazionali. Ora che i mercati cominciano a prevedere la fine di questa ‘bonanza’ di prezzi, gli speculatori iniziano a punire l’Italia, che ha i peggiori fondamentali macroeconomici e finanziari di tutta l’Unione. Se il crollo dei prezzi dei titoli sovrani e l’aumento dei loro rendimenti dovesse proseguire di questo passo, presto per gli interessi sul debito pubblico italiano potrebbero essere dolori”.

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