Predicare bene e razzolare male, fino a qualche
mese fa, era lo sport prediletto dei rappresentanti dell’Italia dei Valori: di
giorno dichiaravano una cosa, di notte, puntualmente, ne facevano un’altra. Oggi,
invece, pare sia l’attività esclusiva dei Pentacolari. Si prenda la diretta
streaming. In campagna elettorale, essi promettevano che, una volta eletti, vi
avrebbero fatto ricorso sistematicamente per assumere, assieme agli elettori,
in modo partecipato ed autenticamente democratico, e rendere pubblica ogni
singola decisione politica. Entrati nel Palazzo, invece, hanno mutato
opinione: la diretta streaming si fa solo quando fa comodo loro. Quando
erano fuori dai giochi politici, lamentavano che i parlamentari fossero
scarsamente produttivi e troppo dediti al cazzeggio; e che pensassero troppo
poco alle soluzioni da approntare per superare le difficoltà indotte dalla
crisi economica. Scesi in campo, però, hanno dimostrato di prediligere il
fancazzismo finanche più dei loro colleghi della Casta: su 1.000
proposte di legge sin qui presentate alle Camere, infatti, solo 3 recano in
calce la loro firma; e tutte hanno ad oggetto l’introduzione del matrimonio gay.
Non proprio una questione che abbia a che fare con la crisi, si direbbe. Promettevano,
poi, ed era il loro cavallo di battaglia, che, se avessero messo piede nel
Palazzo, avrebbero incassato solo 5.000 euro lordi al mese (2.500 euro
netti), anziché fino a 18.994,56 euro (13.559,56 netti).
Adesso, invece,
si scopre che ne incasseranno,
mensilmente, fino a 11.059,11 netti perché, in realtà, gli elettori li
avevano fraintesi: i grillini, infatti, sostengono ora, in
campagna elettorale andavano proclamando di voler rinunciare soltanto
alla metà della cosiddetta indennità parlamentare (10.435 euro lordi
al mese); mica pure alle altre, e copiose, voci che abitualmente compongono lo
stipendio dei “signori della Casta”: 3.503,11euro mensili di
diaria; 3.690 euro di rimborso spese per l’esercizio del mandato; 3.323,70 euro
trimestrali per le spese di trasporto e di viaggio; 3.098,74 euro annui per le
spese telefoniche. Anzi, oggi, è il caso ad esempio del senatore Francesco
Campanella, essi lamentano finanche il fatto che la vita del parlamentare sia
economicamente troppo dispendiosa:
«Se va
avanti così siamo finiti. Non siamo riusciti a cercare casa, quindi siamo stati
sempre in albergo. A cena siamo andati sempre qui nei dintorni di palazzo
Madama. Diciamo la verità, ci hanno fatto penare. E poi ci mancava il Papa. Tra
dimissioni, conclave e nuovo Pontefice, i prezzi sono schizzati a livelli
assurdi. Spero che questo mese non sia indicativo. Altrimenti, lo dico chiaro:
io me ne torno in Sicilia, non mi conviene stare qui. Non vorrei rimetterci».
Effettivamente ha ragione:
sopravvivere con 11.059,11 euro netti al mese è un’impresa davvero difficile.
Forse, impossibile.
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