Di Vittorio Argese,
“Da oggi l’abolizione del finanziamento ai
partiti è legge dello Stato, abbiamo mantenuto la promessa che avevamo fatto”.
Così si era espresso stamane, su twitter, il premier Letta al termine del
Consiglio dei ministri che ha recepito nel decreto legge il testo già approvato
dalla Camera e che ora dovrà passare al Senato Secondo il Dl approvato, a
decidere saranno i cittadini che potranno devolvere, già dalla prossima
dichiarazione dei redditi, il 2 per mille del loro Irpef a un partito politico
e con donazioni che potranno essere effettuate anche via sms e telefonia fissa.
La riforma entrerà però del tutto in vigore solo dal 2018, quando saranno
definitivamente interrotte le erogazioni da parte dello Stato. I partiti continueranno, infatti, a ricevere
91 milioni di euro nel 2014, 50 milioni nel 2015, 45 milioni del 2016 e circa
36 milioni nel 2017. Solo nel 2013 sono stati già spesi 120,45 milioni di cui 40
erogati da privati e circa 80 dai rimborsi. Pdl e Pd hanno ricevuto
rispettivamente 37,16 milioni e 25,34 milioni, mentre il M5S ha rifiutato i
9,29 milioni di euro cui aveva diritto. Introdotto nel 1974 con la legge 195
proposta dal democristiano Flaminio Piccoli, il finanziamento pubblico ai
partiti viene bocciato dal referendum del 1993. Nonostante ciò è rimasto in
piedi fino ad oggi. Esponenti del governo parlano di abolizione del
finanziamento pubblico ai partiti, ed invece si applicherà, tra non meno di 5
anni. Tradotto: altri 5 anni di prese in giro, ruberie e quant’altro, ammesso
che non intervenga, nel quinquennio considerato, un provvedimento che
restituisca ai partiti ciò che viene, al momento, sottratto. Un sentito
“ringraziamento” al governo Letta-Napolitano-Alfano.
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