giovedì 12 dicembre 2013

LA QUESTIONE DELLA “DANNATA MODA” DELLE ELEZIONI. STRANA ABITUDINE DEMOCRATICA. LA QUESTIONE NAPOLITANO E LA QUESTIONE LETTA-ALFANO.


Ieri il Presidente Napolitnano si è pronunciato contro le elezioni.Siccome oggi Forza Italia le sta chiedendo con vigore, e con motivazioni morali e costituzionali, ci permettiamo una replica. Non per ottemperare alla moda, ma per ricordare che se c’è una moda dannata è quella delle esternazioni che un Presidente della Repubblica non dovrebbe permettersi, specie quando, come oggi, interferiscono in modo lampante con il dibattito sulla fiducia. Non si fa.  Non è che lo diciamo noi. Lo facciamo dire dall’onorevole Napolitano del 1991 a lui stesso diventato Capo dello Stato. Scrisse: “Il precipitare della grave questione costituita dai comportamenti sempre più abnormi e inquietanti del Presidente della Repubblica non è che l’ultimo anello della spirale involutiva che sta stringendo il Paese”.  Ancora: “Si è totalmente smarrito il senso della misura al Quirinale”. Non si interviene alla vigilia di un voto grave e decisivo per umiliare una parte politica, confinandola nel settore della “moda” e pure “dannata”.
Pubblichiamo oggi il testo dello sconvolgente articolo scritto da Napolitano per “Repubblica” dove si schierava apertamente per la messa in stato d’accusa del Presidente Cossiga. Un errore di gioventù, come gli articoli scritti per l”Unità” a favore dei carri armati sovietici in Ungheria? Be’, ieri, il Presidente della Repubblica chiamando una “dannata moda” chiedere le elezioni è un terzo errore,


anch’esso molto giovanile, che ricorda gli antichi sfarzi del suo stalinismo togliattiano.  La questione Napolitano è buona compagna della questione di Letta e del suo governo. È affare di democrazia e di Costituzione. Con il massimo rispetto delle istituzioni e delle personalità che le incarnano, noi riteniamo che oggi non prendere la strada delle elezioni, con il passaggio in tempi stretti alla discussione e alla approvazione di una legge elettorale, sia una scelta grave e delegittimata in partenza, come il Parlamento che viene fatto rimanere artificialmente e con spregio del buon senso.
La risposta del Presidente Brunetta a Letta, che pubblichiamo più avanti, fornisce in dettaglio i motivi che impongono il voto di sfiducia.  Noi qui vorremmo ribadire che il popolo esprime la sua sovranità (primo articolo della nostra Costituzione) attraverso il voto a suffragio universale. Letta ci ha sfidati a “prenderci le responsabilità davanti al Paese” se proveremo a “rovesciare il tavolo” delle riforme costituzionali che Letta e Napolitano (con Renzi e ahinoi Alfano) esigono siano votate da un Parlamento extracostituzionale.  Non vediamo l’ora. Perché ce lo vuole impedire con una maggioranza fasulla?
A proposito, la questione della riforma della giustizia, che Alfano aveva posto a base della sua permanenza al governo, non è stata neanche accennata da Letta. Il quale le ha poste forse sotto la voce marginali di “sollecitazioni componibili”.
Caro Alfano, buone sollecitazioni componibili. Anche se non ci pare fossero nel tuo programma votato dagli elettori del centrodestra 

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