Altro
duro colpo inferto ieri al governo Letta dalle opposizioni in capigruppo
alla Camera dopo la richiesta, avanzata dall’esecutivo, di accelerare sul ddl
per l’abolizione delle province, fissando il voto finale ad oggi. Il
provvedimento “Città metropolitane, province, unioni e fusioni di Comuni”,
meglio noto come ddl Delrio, prevede un modello “sindaco - centrico” che
svuota le province di funzioni, senza abolirle, cosa che ha portato la deputata
azzurra Elena Centemero a rassegnare le dimissioni da relatrice.
Nella
giornata di ieri, Forza Italia, insieme a Sel, Lega, M5s
e Fratelli d'Italia, ha sottolineato che un anticipo delle votazioni
sul ddl Province rallenterebbe i lavori sulla legge di stabilità, visto
che la commissione Bilancio non potrebbe riunirsi con votazioni in corso in
aula.
Pd,
Ncd, Scelta Civica e Udc si sono schierati invece con il governo, accusando le
opposizioni di voler rallentare il ddl Province. Il Presidente della Camera
Laura Boldrini ha deciso di rinviare la questione ad una nuova capigruppo,
prevista per domani alle ore 15, giorno in cui il premier Letta parlerà
alle Camere per la questione di fiducia. Questa “maggioranza”, ormai
trasformatasi in un monocolore Pd, ha fretta di votare il provvedimento prima
della pausa natalizia, per avere un quadro completo in vista delle prossime
elezioni amministrative. Il concetto è stato chiaramente ribadito dal ministro
ai Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini: ci limitiamo a
prenderne atto, anche se non avevamo dubbi. Ciò che interessa alla
sinistra, mai sazia di poltrone, è occupare tutte le casematte del potere; e
utilizza il ddl Delrio per raggiungere tale obiettivo. Forza Italia, da sempre
favorevole ad un reale ammodernamento dello Stato, non consentirà che avvengano
simili giochetti.
PROVINCE Cosa non ci piace del ddl Delrio?
1.Non abolisce le province, come era
previsto dal nostro programma elettorale e chiesto dai nostri elettori e da
tanti cittadini;
2. Trasforma le province in Enti di area
vasta di II livello con un Presidente, eletto ogni quattro anni tra
i sindaci, e un Consiglio provinciale, eletto ogni due anni, tra consiglieri e
sindaci della provincia. Sindaci e consiglieri comunali costituiscono
l’elettorato attivo. Si prevede inoltre un terzo organo l’Assemblea dei
sindaci;
3. Non è collegato, se non virtualmente ed
astrattamente, alla Riforma Costituzionale, che Forza Italia chiede che
preveda un riordino complessivo delle istituzioni: Stato, Regioni, Enti locali;
4. Il Comune Capoluogo di provincia ha più
peso rispetto ai comuni del territorio provinciale;
5. Non riduce le circoscrizioni provinciali, che rimangono 107!
6. Mantiene per le province cinque
funzioni: coordinamento del piano di governo del territorio, trasporti e
viabilità, ambiente e tutela del suolo, rete scolastica, gestione dei dati;
7. Non assegna alle Regioni funzioni di
riordino delle province;
8. Non produce funzionalità al sistema e i
benefici in termini di risparmi sono messi in dubbio sia dalla Ragioneria dello
Stato che la Corte dei Conti.
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