Sono le cose che ci
vengono meglio. Partire in una missione avendo tutti contro, essendo dati per
nati morti da qualsiasi bookmaker da Londra a Maracaibo. Ci ricorda moltissimo
il clima che accompagnò nel 1994 l’avvento di Forza Italia, con
la sinistra e l’universo dei mass media a prefigurarci stritolati sotto gli
allegri cingoli della “gioiosa macchina da guerra”. Il numero uno pro-forma era
Occhetto, ma dietro di lui, il vero uomo dell’apparato rosso era Massimo
D’Alema. Finì come finì. Con la nostra vittoria e con il loro rancore
che ha cambiato molti nomi ma dura da vent’anni e si esprime ancora, nella sua
espressione più proterva, nel medesimo D’Alema. Rieccoci. La nostra arma
numero uno ha un nome che comincia per B. Ma non c’entra niente con il
culto della personalità. Silvio Berlusconi non è una statua cui portare
tributi, ma è una cosa sola con un popolo, che si identifica con lui. Non c’è
un altare su cui situarlo, non è sopra, è in mezzo, ed è dentro questa Italia.
Per
questo sul simbolo Forza Italia c’è il suo nome. Il nome Forza Italia coincide
con il nostro programma alle europee. Più Italia in Europa è la
traduzione in linguaggio contingente della nostra identità.
Dovremo
affrontare due facili e disastrosi populismi. Quello di Renzi,
che si procura consensi distribuendo mance alle categorie che ha scelto di
strumentalizzare per i suoi comodi. In realtà è prono alla Germania, come
dimostra la scelta di sponsorizzare come Presidente della Commissione europea,
cioè premier d’Europa un tedesco di nome Schulz. Berlino comanda già ora,
avendo un portoghese che guida Bruxelles, figuriamoci se arriva il potentissimo
uomo di sinistra teutonica, detto il Kapò.
Poi
c’è Grillo. Chiunque abbia visto le opinioni espresse dai suoi
eletti a Montecitorio e a Palazzo Madama, e abbia appreso le cifre delle loro
dichiarazioni dei redditi prima di pescare il biglietto della lotteria
parlamentare, constata che sono gente di estrema sinistra, fanigottoni, a 40
anni senza reddito, bravi solo a ciacolare sul Web e a formare comitati per
vietare strade e ferrovie.
Berlusconi
con la sua saggezza e il suo sogno ragionevole di un’altra Europa, dove
l’Italia si faccia rispettare, e impedisca il drenaggio
di risorse fuori dai nostri confini, è consapevole però che uscita dall’euro e
secessione dall’Ue ci trasformerebbero in una preda facilissima da inghiottire
da arabi e superpotenze, con debito pubblico e inflazione argentine.
Il
nostro programma ha un merito: di essere un sogno realistico, una follia
ragionevole. Con un leader di levatura mondiale a realizzarlo. Un
innocente perseguitato, la cui figura va illustrata dovunque, per la grandezza
che ha. E restituirà vigore all’Italia, e all’Europa, oggi impotente e chiusa
nell’orticello tedesco dalla Merkel e dai suoi servi passati e presenti, Monti
e Renzi…
Noi
siamo un’altra cosa, amiamo l’Italia, siamo la Forza Italia di Berlusconi.