Le
banche lanciano un salvagente da seicento milioni per salvare Sorgenia,
la società elettrica che, attraverso Cir fa capo alla famiglia De Benedetti:
quattrocento milioni sotto forma di aumento di capitale e altri duecento come obbligazioni
convertibili. È questo il costo che i ventidue creditori dovranno
accollarsi per tirare fuori dai guai la società elettrica e, di
riflesso, l’intero gruppo guidato da Rodolfo, il figlio dell’Ingegnere,
e da Monica Mondardini. Non è nemmeno da escludere che la fatica della
trattativa abbia incrinato i rapporti interni visto che, secondo le
indiscrezioni riportate dal Corriere della Sera, la Mondardini sarebbe entrata
nel vortice delle nomine pubbliche. Viene indicata per il vertice di Poste
Italiane. Concorre con Francesco Caio, anch’egli con un passato nel
gruppo dell’Ingegnere: è stato sostanzialmente l’ultimo amministratore
delegato di Olivetti e poi ha guidato Omnitel.
Il
piano delle banche per Sorgenia è stato sintetizzato in
una lettera che partirà nelle prossime ore. Manca solo la firma di Banca
Marche. Un ritardo dovuto forse al fatto che, date le condizioni di sostanziale
insolvenza dell’istituto, non c’è nessuno che voglia assumersi la
responsabilità di una firma tanto impegnativa.
Tanto più che per le banche non è proprio un’operazione semplicissima da
digerire. Non a caso il dossier è finito sui tavoli più alti: Fabrizio Viola
(Mps), Gaetano Miccichè (Intesa Sanpaolo), Federico Ghizzoni e
Alessandro Decio (Unicredit), Victor Massiah (Ubi), Giuseppe Castagna (Bpm),
Pierfrancesco Saviotti (Banco Popolare). L’ultimo vertice si è svolto due
giorni fa senza risultati. Le banche hanno deciso di andare avanti da sole.
Secondo il piano l’azionariato di Sorgenia avrà questa composizione: Mps al
22%, Ubi 18%, Banco Popolare l’11,5%, Intesa il 9,8%, Unicredit il 9,7% e Bpm
il 9 per cento. Complessivamente l’80% del capitale che metterà la Cir ai
margini della governance. La perdita del controllo è compensata dal fatto che,
in questa maniera la dinastia si toglie dai
guai.
Tanto più che alle banche non viene certo ceduto un
gioiello. Sorgenia ha debiti per 1,9 miliardi e deve anche fronteggiare
il problema della centrale di Vado Ligure di cui è azionista al 39% (il 50% fa
capo ai francesi di Gaz de France). L’impianto è sotto sequestro per disastro
ambientale. La scelta di cedere la patata elettrica alle banche se da una parte
evita guai molto gravi, dall’altra non sarà priva di conseguenze. Facile
immaginare che, da ora in avanti i rapporti di Rodolfo De Benedetti con il sistema
bancario saranno piuttosto complessi. Sorgenia, per esempio, aveva ottenuto
un extra-fido di seicento milioni. Tutto lascia pensare che da ora in
avanti, le altre società del gruppo smetteranno di avere un trattamento di
favore. Tanto più che le banche, sempre oculate nei confronti delle imprese
minori, sono state veramente generose verso la famiglia dell’Ingegnere. Per
non farsi estromettere Rodolfo aveva tentato un ultimo rilancio: metteva sul
piatto 100 milioni e chiedeva alle banche di partecipare per altri 190. Voleva
però la gestione e il privilegio sui futuri dividendi. La proposta è stata
respinta. Sorgenia andrà avanti con la protezione dell’articolo 182bis, lo
scudo che mette al riparo dai creditori. La gestione resta affidata all’attuale ceo Andrea Mangoni.
A lui il compito di trovare una soluzione.
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