Ho seguito, seppure indirettamente, la campagna
elettorale per il rinnovo del sindaco a Lugo e ho apprezzato la presenza sui
singoli argomenti e la con concretezza
del candidato Silvano Verlicchi.
In particolare proprio oggi si apprende tutta una serie di rinunce volontarie a
diritti, peraltro riconosciuti per
legge, cui il candidato intende rinunciare spontaneamente, particolarmente
indicativi. Non si tratta solo di una questione di mera rinuncia alle indennità
e alle collaborazioni discrezionali in capo ai primi cittadini (ma anche ai
presidenti della provincia, regioni, etc.) che in ogni modo rappresenterebbe di
per sé già un fatto apprezzabile, ma del segnale di sobrietà e di snellimento cui l’attuale governo ci
richiama in continuazione. Verlicchi in questo modo va ben oltre alla piena
attuazione della spending review voluta dal legislatore, ma aggiunge alcune
scelte facoltative che danno una netta indicazione del suo modo di concepire
l’ente pubblico e di come amministrarlo con la logica del “buon padre di
famiglia”. Rinunciare al capo di gabinetto e ai collaboratori direttamente
incaricati dal vincitore della competizione, oltre alla revisione degli
incentivi a favore dei dirigenti, rappresenta un modo serio e responsabile di porsi alla guida della città di Baracca.
Un esempio per tanti amministratori in sella (a cominciare dalla giunta provinciale ravennate) che,
viceversa, dimostrano nel concreto di
come sia difficile abbandonare la poltrona. Gianfranco Spadoni
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