mercoledì 20 luglio 2011

BALDININI LAURA PDL: CONSIDERAZIONI SUL MASTERPLAN DI LUGO


Questo Masterplan ci sembra rappresenti l’ennesima occasione in cui esibire una progettualità tanto altisonante quanto utopica e irrealizzabile. La storia dei sogni rimasti nel cassetto è cominciata, infatti, già nel 2001, con gli studi di fattibilità sul recupero del Pavaglione, affidati all’architetto Cervellati, al cui quadro di pianificazione (celebrato dalla giunta Roi e ben presto relegato nell’oblio) si è sovrapposto, qualche anno più tardi, lo studio, puntualmente disatteso dalla realtà dei fatti, degli architetti Stanghellini e Tampieri che, soltanto per il recupero del Pavaglione, hanno ipotizzato un investimento di 12 milioni di euro. Diverse le professionalità coinvolte, diverse le amministrazioni… ma identico il risultato: tutto sembra finito nel nulla… Sogni, progetti e… denaro pubblico. Ed ora, a soli tre anni dall’ultimo lavoro, con un’improvvisa accelerazione, ecco spuntare l’operazione Masterplan, uno strumento informale di governance dello scenario urbanistico lughese, destinato ad integrarsi con gli strumenti normativi e formali del PSC, del RUE e dei futuribili POC. Le idee messe in campo da questo decantato progetto condiviso, gestito dalla società torinese “Avventura Urbana”, per la cifra di 128.000 euro, sono tante, anche se molte, in verità, sembrano ripescate da un repertorio rispolverato e riadattato alle circostanze.


Il denaro da investire nella realizzazione delle 54 azioni, volte a concretizzare le 5 linee strategiche e i 18 obiettivi (di cui ha parlato il relatore) è davvero tanto, e se “la storia è maestra di vita”, è dunque lecito porsi seri dubbi sulla fattibilità dei tanti progetti ipotizzati che coinvolgono edifici pubblici e privati di Lugo 1 (centro) e Lugo 2 (parte sud della città).

Fatta questa premessa di ordine generale, qualche riflessione su alcuni punti delineati da questo Masterplan in merito al volto futuro che la nostra città dovrebbe assumere, a medio termine, nell’arco dei prossimi vent’anni.

Partirei dall’idea clou, quella del “giardino meraviglioso”, che sostituisca l’inospitale piazza Mazzini, cortile interno del Pavaglione.

L’idea, sottolineata come sconvolgente novità, è buona, ma nuova non è, visto che un’area verde ha caratterizzato il piazzale del quadriportico fino alla prima metà del ‘900.

La suggestione di un giardino con vegetazione, giochi d’acqua, panchine e attrazioni per bambini, va, però, contemperata con le esigenze del decoro (assolutamente dovuto a quel luogo simbolo) e delle tante iniziative sportive e culturali che, oggi, si svolgono in quello spazio, a torto o a ragione, sentito ancora dai lughesi come il cuore della propria città.

È opportuno chiedersi se questa iniziativa possa imprimere una svolta davvero significativa alla riqualificazione del tessuto commerciale, trasformando il Pavaglione in un’alternativa forte a quella grande distribuzione che, accolta con troppa disinvoltura dalle nostre amministrazioni, ha finito col decretare l’asfissia del piccolo commercio.

Appare poi poco credibile e surreale, secondo noi, a causa delle grandi dispersioni termiche presenti in uno spazio aperto di quelle dimensioni, l’impiego di un sistema di climatizzazione geotermico, utile a garantire una più gradevole passeggiata sotto i portici del Pavaglione.

A proposito di passeggiate, se appare condivisibile l’idea di una percorso tra le vie del centro a maggior vocazione commerciale, più problematica sembra, invece, la concretizzazione dello stesso tra il centro storico ed il Globo.

Si tratta, infatti, di due contesti completamente diversi, la cui frequentazione scaturisce da motivazioni inconciliabili. Da una parte il luogo dove gli acquisti e la suggestione dell’ambiente circostante fungono da cornice ad una tranquilla passeggiata, dall’altra il luogo dell’acquisto “mordi e fuggi”, della risposta ad un’esigenza immediata. Per spostare gente, ci vuole un interesse: bastano un giardino

o un “portale della luce” a garantirlo? Noi stentiamo a crederlo, tanto che ormai, qualsiasi iniziativa volta a collegare i due centri, a nostro avviso, sfiora l’utopia.
Discutibile anche la proposta di realizzare una struttura leggera destinata a risolvere l’annoso problema degli spazi per convegni e manifestazioni musicali. Una struttura di questo tipo potrebbe, forse, accogliere solo eventi estemporanei che, comunque, non richiedano proprietà acustiche ed impiantistiche appena dignitose.

Noi continuiamo a ritenere che il recupero del vecchio auditorium sia un investimento più appropriato: il locale ben si adatterebbe, sia per capienza che per caratteristiche tecnico-funzionali, alle esigenze della popolazione, senza considerare che il luogo fa parte, ormai, della memoria collettiva.

Anche il Carmine e la Rocca appaiono violentati da un’eccessiva eterogeneità delle funzioni loro attribuite: amministrative e commerciali, espositivo-culturali e sede di associazioni di volontariato. Sembrano quasi inutili contenitori da riempire con qualsiasi cosa non si sappia dove mettere. Noi riteniamo, al contrario, che il complesso del Carmine, così come la Rocca, debba trovare una destinazione unitaria volta a definire uno spazio culturale di eccellenza.

La proposta di eliminare una parte dei posti auto per liberare le banchine pedonali ed agevolare, così, la visibilità delle vetrine ci sembra, poi controproducente.

È utile agevolare l’accessibilità dei luoghi aperti al pubblico con la presenza di parcheggi nelle immediate vicinanze. I parcheggi, infatti, non allontanano la gente, ma, al contrario, rendono la vita più comoda, e la comodità, oltre a non costituire reato, continua a conservare un’indubbia capacità attrattiva.

Tale repulsione ai parcheggi sembra una linea guida, un criterio di riferimento costante, tanto che anche per l’area ex Venturi, ove, nel Masterplan di Lugo sud, si prevede di realizzare una zona commerciale di quartiere, non si è presa in considerazione la necessità, emersa dalle consultazioni cittadine, di dotarla di un’area di sosta, la quale, tra l’altro, avrebbe avuto anche l’utile funzione di “parcheggio scambiatore” in prossimità della stazione ferroviaria e della stazione autocorriere.

In conclusione, siamo in presenza di un insieme non ben amalgamato di proposte estemporanee, molte delle quali già viste. Il masterplan è, si, un “brainstorming” dal quale prendere spunti (anche se solo parzialmente condivisi dalla popolazione), sul quale c’è ancora tanto lavoro da fare, ma è anche forte il dubbio sulla sua utilità e sulla sua capacità di costituire una valida guida di riferimento per le future pianificazioni territoriali, che dovranno fare i conti, contemporaneamente, sia con una pressante esigenza di razionalità della spesa pubblica sia con la necessità di rispettare il patrimonio naturale e culturale, già seriamente compromesso da molti interventi passati. Laura Baldinini (capogruppo Pdl consiglio comunale)

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