DOPO CINQUE
MESI DEPOSITATA L’ATTESISSIMA SENTENZA DUL PROGETTO POWER CROP
RAVENNA. Clamoroso a Russi. Dopo cinque mesi di
attesa il Tar dà ragione al fronte del no, accoglie tutti i ricorsi e, con una
lunga sentenza depositata nei giorni scorsi e resa nota ieri, di fatto blocca
la costruzione della centrale a bio masse della Power Crop. Il tribunale
amministrativo regionale di Bologna ha integralmente accolto le motivazioni
dell’azione legale coordinata dall’associazione Clan-Destino e da Ravenna
Virtuosa, sottoscritta dai cittadini di Russi contrari al progetto e supportata
anche da Italia Nostra e dal Wwf. L’esito del ricorso - presentato al Tar
dall’avvocato Federico Gualandi del foro di Bologna - ha annullato tutti gli
atti impugnati: la Valutazione di impatto ambientale, l’autorizzazione unica
che comprende tutti i permessi a costruire e anche la Convenzione approvata dal
consiglio comunale di Russi il 19 marzo del 2011. In sostanza ogni atto
amministrativo necessario alla creazione della centrale a bio masse nella sede
dell’ex zuccherificio Eridania è stato azzerato. In attesa ovviamente
dell’ultima e decisiva sentenza quella che toccherà al Consiglio di Stato.«La
Regione Emilia Romagna nel febbraio 2011 aveva rilasciato parere positivo ad un
progetto che noi da sempre abbiamo fortemente osteggiato evidenziandone lacune
e limiti», hanno dichiarato ieri un comunicato congiunto Cinzia Pasi di Clan
Destino e Roberta Babini di Ravenna Virtuosa, ricordando come il primo fra i
numerosi punti sui quali ha posto l’accento l’avvocato Gualandi nell’udienza
dell’aprile scorso, verteva sull’importanza della tutela del Palazzo San
Giacomo e della Villa Romana e di come il parere negativo espresso dalla Soprintendenza
di Ravenna e dal ministero dei Beni Culturali doveva ritenersi vincolante.
Particolarmente indicativo un passaggio della sentenza che richiama
l’importanza «dell’esigenza di mettere al riparo il paesaggio dagli
stravolgimenti resi oggi possibili dalla rapida evoluzione delle tecniche
ingegneristiche, capaci di modificare il volto e la struttura di beni e
territori sprovvisti di vincolo, non perché privi di valore paesistico -
ambientale, ma - scrive il Tar - perché non esposti sino a quel momento, dato
lo stato della tecnica del tempo, a concreti rischi di compromissione e
aggressione».
Nessun commento:
Posta un commento