A PROPOSITO D IFUSIONE AXCEGAS-HERA, I
COMITATI ACQUA PUBBLICA DELLA REGIONE EMILIA ROMAGNA METTONO A NUDO LE
INCONGRUENZE DEL PARTITO DEMOCRATICO E LA DOPPIEZZA CHE ANCORA UNA VOLTA NE
CARATTERIZZA I COMPORTAMENTI.
Si è svolto il 18 settembre, l'incontro tra i Comitati
Acqua Pubblica della Regione Emilia Romagna e il Sindaco di Imola e Presidente
del Patto di Sindacato dei soci pubblici di Hera SpA sulla fusione Hera-Acegas.
Dopo ampia discussione e aver
ricevuto le risposte alle numerose domande che riguardano la fusione
stessa, i Comitati Acqua Pubblica della Regione Emilia Romagna esprimono la
loro contrarietà all'operazione stessa per due motivi principali, rilevando
come l'operazione non sia focalizzata alla gestione migliore dell'acqua e dell'ambiente,
ma guardi alla struttura societaria e finanziaria, finalizzata ai dividendi per
gli azionisti. Appare poco credibile che l'operazione significhi un
rafforzamento del ruolo pubblico. Anzitutto, alla fine del 2013, per l'azione
convergente di tre elementi: La fusione HERA/ACEGAS-APS, l'ingresso nel
capitale sociale del Fondo strategico Italiano FSI e con la possibile
conversione di 140 milioni di EURO di obbligazioni convertibili, la maggioranza
pubblica delle azioni di Hera detenute dai comuni, è fortemente in
pericolo. Sarà determinante il pacchetto della cassa depositi e prestiti
che sappiamo muoversi nella prospettiva delle fusioni e delle privatizzazioni.
La stessa scadenza del patto di sindacato determinerà il rischio concreto della
riduzione della proprietà pubblica sotto il 51%. A nostro parere il Fondo Strategico
Italiano (cioè CC.DD.PP.) doveva rafforzare la presenza pubblica magari a
scapito dei soggetti finanziari. Questa operazione, cioè l'interveto della
CC.DD.PP., potrebbe arrivare anche ad azzerare la presenza privata visto il
valore non particolarmente elevato delle azioni delle multi utilities in questo
periodo: in questo modo si aprirebbe la strada ad un concreto percorso di
ri-pubblicizzazione delle società ma ci pare
evidente che il governo si muove in direzione
opposta. In ogni caso la maggioranza pubblica dei Comuni emiliano romagnoli
scenderà sotto il 50 % e quindi si perde il valore per noi fondamentale di
un'azienda legata al proprio territorio. Inoltre la preannunciata
riorganizzazione aziendale, si muoverà in direzione di una spinta
divisionalizzazione (specializzazione), cancellando le caratteristiche di
multiutility e le Strutture Operative territoriali e minando ulteriormente il
radicamento territoriale, verso lo spostamento dei poteri al centro. Di questa
operazione soffriranno gli utenti, gli enti locali e i lavoratori.
In secondo luogo questa fusione rappresenta appieno come
la privatizzazione dei servizi pubblici (come l'idrico) ha comportato una drastica
riduzione degli spazi di democrazia, partecipazione e trasparenza. La struttura
stessa delle società di capitale (in maggioranza SpA miste), dettata dalla
normativa del Codice Civile, esclude qualsiasi intervento delle assemblee
elettive (Consigli Comunali) dall'approvazione delle decisioni assunte da
queste aziende, dai bilanci ai piani industriali.
Questa espropriazione decisionale viene esasperata dalla
collocazione in Borsa. Gli spazi di controllo e partecipazione popolare sono
praticamente ridotti a zero. I Consigli di Amministrazione, i Direttori
Generali, gli Amministratori Delegati sono gli unici soggetti che realmente
gestiscono queste aziende, svuotando si sostanza i termini di indirizzo,
programmazione, controllo che dovrebbero essere esercitati dai Comuni.
In tale modo è Hera-Acegas a decidere le strategie
e i Comuni e i territori ad adeguarvisi. A maggior ragione oggi dopo
l'abolizione delle ATO provinciali e la costituzione di un'unica ATO regionale,
ATESIR non ancora operativa e quindi totalmente assente in questo processo
decisionale.
Lo stesso percorso decisionale sulla fusione, è
totalmente governato dall'azienda e la richiesta dei comitati di posticipare
l'assemblea dei soci prevista per il 15 ottobre 2012 per permettere un ampio
dibattito pubblico partecipato, dando tempo a reali processi democratici ha
visto il netto rifiuto da parte del sindaco Manca.
Pertanto i comitati acqua bene comune di tutti i territori
dell'Emilia Romagna hanno deciso di mobilitarsi sia attraverso una azione di
informazione della cittadinanza, sia attraverso forme di pressione nei
confronti delle amministrazioni comunali, chiedendo la bocciatura delle
delibere e l'apertura di un pubblico confronto sulla ripubblicizzazione della
gestione dell'acqua e dei servizi pubblici locali. Comitati acqua bene comune di
tutti i territori dell'Emilia Romagna
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